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2. PESTALOZZI: LA PEDAGOGIA DELL’AMOREVOLEZZA
Johann Heinrich Pestalozzi studia a Zurigo teologia e poi giurisprudenza,
percorsi formativi e significativi che svilupperanno in lui una particolare
sensibilità nei confronti dei temi politici e sociali. Nel 1787 pubblica Leonardo e
Gertrude considerato il romanzo pedagogico per eccellenza del romanticismo
europeo. Grazie ad esso prenderà avvio la sua esperienza educativa più famosa
e duratura dove darà compimento alle sue teorie pedagogiche. Egli individua
nelle personalità umana tre facoltà, che saranno l'origine di quell'impegno
educativo che egli intende come integrale:
- la mente, in quanto forma dell'intelletto che si manifesta come
percezione di tipo sensoriale o intuizione e che ha inizio con la vita del
bambino. L'intelletto ha la forza di superare le sensazioni che altrimenti
ci terrebbero legati a una dimensione ristretta e angusta e ci consente
di comprendere il significato delle cose;
- il cuore, manifestazione di una dimensione interna legata al valore del
bello e del bene e quindi a Dio. Esso ci permette di provare sentimenti
d'amore, di fede;
- la mano, la cui forza si esplica nell'attività pratica umana in cui la forza
e la destrezza si uniscono alla volontà e al buon senso.
L'educazione è integrale quando coltiva, nei tempi debiti, ciascuna di queste 3
facoltà. L'essere umano si sviluppa proprio grazie alle relazioni con i contesti e
con le persone che li abitano, è già ravvisabile in questo passaggio in cui
Pestalozzi espone la sua teoria delle sfere vitali.
Un ruolo primario è quello esercitato dalla famiglia, in cui trovano forma le
prime relazioni educative, indispensabili per la crescita sia dell'uomo sia del
futuro cittadino "le prime eccellenti relazioni della natura". Egli attribuisce un
valore particolare alla madre: ritenuta la prima educatrice e il modello a cui
anche un educatore deve espirarsi. Pestalozzi si rivolge a lei e la invita a far
dialogare il cuore con la ragione, equilibrando le due dimensioni essenziali che
intervengono nella relazione educativa. La figura materna delicata e riflessiva
con capacità di applicare i suoi principi di far uso di un amore pensoso: di
percepire profondamente l'altro in maniera sensibile e attenta. Il tema del
cuore è ricorrente nel pensiero di Pestalozzi e questa fondamentale facoltà
umana insieme alle altre due, quella della mente e quella della mano. Queste 3
facoltà naturali presenti nel bambino vanno sviluppate in forma armonica:
allenando il bambino a sviluppare la conoscenza attraverso l'osservazione e
l'esperienza diretta. Il passaggio dal noto all'ignoto, dal semplice al complesso
è un procedimento di tipo empirico che conduce a una conoscenza diretta delle
cose, proprio perché filtrata attraverso un'azione concreta che serve a fissare i
contenuti che sono stati appresi. Il lavoro, l'arte, ciò che viene prodotto dal
genio e dalla creatività non hanno solo un valore in sé ma acquisiscono senso
ulteriore quando vengono messi a disposizione della società. Il tema
dell'affettività, dalle cure familiari e mantenere in un ambiente capace di
riconoscere e coltivare le espressioni dei sentimenti che hanno portato la critica
contemporanea a riconoscere nel suo pensiero una particolare declinazione
della Pedagogia, definendola la pedagogia dell'amorevolezza.
Pestalozzi ha vissuto intensamente l'opera di educatore: la ricerca della postura
educativa è un percorso che lo ha riguardato da vicino come studioso e come
precettore. In molti dei ritratti che lo raffigurano il suo sguardo è rapito dai
bambini e i suoi gesti sono affettuosi e carichi di amorevolezza. L'educatore
non è un attore artificiale e non può mirare allo sviluppo di un'unica facoltà nel
bambino e l'atto educativo non deve muoversi all'interno di un sistema troppo
rigoroso, contrario alla libertà, alla leggerezza e alla gioia tipica dell'infanzia.
Secondo l'autore la relazione educativa deve potersi porre a servizio delle
potenzialità che sono già naturalmente a disposizione del bambino e
l'educatore deve collocarsi accanto al bambino per assistere e accompagnare
l'opera di perfezionamento della sua natura originale. La metafora del
giardiniere: come un giardiniere conosce la natura e i suoi processi di crescita
delle piante allo stesso tempo un educatore deve conoscere la natura e i
processi di crescita dei suoi educandi, le loro potenzialità, le loro caratteristiche
per accompagnarli al loro pieno sviluppo.
3. FROBEL: IL GIARDINO DELL’INFANZIA
Frobel lavora come guardia forestale (da cui la passione e la conoscenza della
natura) dove riconosce anche la passione per l'educazione cui si dedicherà
intensamente negli anni successivi, scoprendo dopo diverse esperienze di
insegnamento che il suo ambito di elezione è quello dell'infanzia. Nel 1826
scrive l'Educazione dell'uomo, in cui espone le sue idee principali sullo sviluppo
dell'uomo e sull'educazione. Istituisce la prima scuola per maestre giardiniere,
evidenziando come l'educazione dell'infanzia necessiti di una formazione
specifica. I giardini di infanzia si diffonderanno in tutta la Germania, i quali
andranno a sottolineare l'importanza della figura femminile nell'educazione
infantile. La riflessione da cui partire è senz'altro quella legata alla profonda
passione che Frobel manifesta nei confronti dell'età infantile con un'attenzione
dedicata proprio alle fasi di sviluppo dell'essere umano. Egli riconosce
nell'uomo e nella natura una manifestazione di Dio: la natura accompagnerà
costantemente Frobel. Il bambino, portatore di spiritualità, è chiamato a
diventare uomo prendendo coscienza del divino che è in lui, proprio grazie
all'azione educativa che trova nella famiglia la sua prima sede naturale. Egli
riconosce l'innata bontà dell'infanzia spontanea, genuina, depositaria della
voce di Dio. Nel testo l'Educazione dell'uomo egli ci presenta una sorta di teoria
generale dello sviluppo infantile e lo distingue in 3 periodi:
il periodo del lattante: periodo in cui tutte le manifestazioni del bambino
(pianto e riso) devono essere riconosciute dai genitori e il bambino riesce a
cogliere dentro di se le cose esteriori;
il periodo dell'infanzia: caratterizzato dello sviluppo del linguaggio soprattutto
attraverso il gioco e la parola, che costituiscono i mezzi attraverso cui il
bambino manifesta la sua necessità di esprimere il proprio mondo interiore;
il periodo della fanciullezza: è quello in cui si sviluppa l'interiorizzazione, il
processo che consente, attraverso la curiosità e l'interesse, di apprendere i
contenuti che stanno fuori di sé.
L'educazione diventa istaurazione e, anche attraverso la scrittura, il linguaggio
diventa più articolato.
Le tre fasi non devono avere limiti tra di loro, per non creare delle spaccature
che impedirebbero quella continuità dello sviluppo armonico della persona. Il
principio base della pedagogia di Frobel è che Dio è in tutto, nella natura e
nell'uomo. La natura è il luogo adatto per sviluppare la dimensione spirituale
dell'uomo perché permette il contatto con gli elementi più semplici. Frobel
intuisce che bisogna dare al bambino la possibilità di stare nella natura
(giardino), di sperimentarla in tutte le sue dimensioni. I giardini vengono
chiamati dell'infanzia perché i fanciulli saranno le piante, mentre il maestro il
giardiniere. In questo giardino, il bambino, come una pianta, cresce
liberamente e secondo la sua autentica natura interiore in un ambiente gioioso
e sereno. Il giardino esterno è diviso in due parti: una organizzata in piccoli
lotti, ove ciascun bambino può impegnarsi individualmente a coltivare ortaggi e
frutti, una invece destinata al lavoro comune. In questo lavoro il bambino deve
essere lasciato libero di creare e agire come desidera. Lo strumento principale
utilizzato nel giardino di infanzia è il gioco: esso costituisce il più alto grado
dello sviluppo del bambino in quanto procura gioia, libertà, contentezza. Un
bambino che gioca con bravura attivamente, diverrà certamente un uomo
attivo, tranquillo e costante, capace di sacrificarsi al bene suo e degli altri. Il
gioco è ordinato a promuovere nel bambino la libera espressione ma al
contempo ne indirizza l'attività sulla base della teoria dei doni: oggetti per lo
più di legno, facilmente manipolabili dai bambini. I doni sono gli elementi più
semplici di cui è formata la natura e lo scopo è quello di generare nel bambino
il senso della quantità e della qualità in cui si esprime la natura.
Frobel intende la pedagogia come la conoscenza della vita nel suo insieme la
quale è scienza, scienza della vita, ma studia anche la consapevolezza del suo
fondamento. L'educatore deve accompagnare lo sviluppo naturale e consentire
a ciascuno la propria realizzazione con pazienza garantendo protezione e
conforto. Egli è un mediatore tra il bambino e la natura e gli si pone accanto
nelle maniere più opportune, senza mai prevaricare, obbligare, ma con quella
dolce determinazione. Per Frobel la prima figura educativa è la madre che non
è soltanto impegnata nelle pratiche di accudimento ma alla quale il nostro
autore assegna un ruolo importante nella formazione del carattere. Lo stile
educativo della madre nel contesto domestico deve trovare un suo naturale
proseguimento nel giardino di infanzia, e così la maestra giardiniera, dotata di
una preparazione specifica, diviene regista di un incontro comunitario
permanente con tutti coloro che si occupano del bambino, in un luogo dove
ciascuno ha modo di imparare reciprocamente. Il compito della maestra
giardiniera discende direttamente dall'idea di bambino: deve lasciare la libertà
e spontaneità di crescita, predisporre un ambiente che sia a sua misura (negli
arredi, nelle forme) e armonicamente inserito nella natura, giacché è il
progressivo rispecchiamento del bambino nell'armonia della natura e garantire
il farsi integrale del germe spirituale. Ella segue quelle che sono le intuizioni dei
bambini, che si sviluppano per lo più sotto la forma del gioco. Questi attestano
la profonda attenzione della maestra sia nei confronti delle peculiarità di ogni
bambino sia nel dare soddisfacimento a quella umana necessità interiore di
fare e creare che contraddistinguerà ogni tappa della vita dell'uomo.