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Il rapporto scuola-famiglia nel tempo
Il rapporto scuola-famiglia sembra essersi radicalmente trasformato nel tempo, sulla scorta dei mutamenti socioculturali ed economici che hanno attraversato il nostro paese e il continente europeo.
Ieri i docenti incontravano genitori che possedevano un livello di istruzione e professionale inferiore al loro, genitori che riconoscevano l'autorevolezza dell'insegnante come qualcosa di legittimo ed indiscutibile.
Oggi le famiglie costituiscono una realtà più che mai eterogenea, molti genitori posseggono livelli di istruzione pari a quello dei docenti spesso anche superiore.
Agli inizi del processo di scolarizzazione di massa, lo stato, per mezzo della scuola, si assume l'onere dell'educazione delle nuove generazioni. I genitori non sono considerati all'altezza del compito educativo che è loro proprio. Le famiglie riconoscono alla scuola e ai suoi docenti una competenza che non osano discutere.
Negli anni '60 gli ideali di uguaglianza...
partecipazione e democrazia interessano anche il rapporto famiglie-istituzione scolastica e si traducono in norme che sanciscono la presenza dei genitori all'interno del sistema educativo. Negli anni 80 e 90, il "formalismo partecipativo" si fa strada tra le famiglie. Nel corso della fine del XX secolo, nella scuola dell'autonomia si affermano i principi di cooperazione e di corresponsabilità, tuttavia è l'ideologia neoliberista ad avere la meglio. Secondo il CERI, l'estensione del pensiero neoliberista al sistema scolastico in realtà non ha fatto che aggravare le disuguaglianze di status e i fenomeni di segregazione sociale già esistenti. L'erosione dei servizi pubblici a vantaggio del libero mercato ha prodotto una destrutturazione delle istituzioni, una riduzione delle risorse ad essa destinate. Assoggettamento (genitore passivo), partenariato e soddisfacimento sembrano essere le tre principali.La nuova cultura di mercato si lascia alle spalle cittadini e educatori per rivolgersi a un mondo di clienti, interni ed esterni all'impresa educativa.
L'EDUCARE: UN TERRITORIO DAI CONFINI LABILI E UN PROCESSO DAGLI ESITI INCERTI
KTHTIN → non è l'oggetto dei una relazione ciò che stabilisce la form e la struttura della stessa, bensì, au contraire, è quest'ultima a definire l'oggetto della relazione. Leggere il rapporto scuola-famiglia da questa prospettiva significa interrogarsi su quale sia la natura della relazione che si stabilisce tra le due istituzioni.
L'oggetto che convoca la scuola e le famiglie alla relazione è il processo educativo-formativo delle nuove generazioni. Tale processo è, in sé stesso, estremamente delicato e coinvolge innumerevoli elementi. L'oggetto/soggetto dell'incontro tra
generazioni. La scuola e la famiglia sono due istituzioni fondamentali nella formazione e nell'educazione dei figli/studenti. La scuola ha una prospettiva più ampia, di tipo socio-politico, mentre la famiglia ha uno sguardo più personale-affettivo. L'oggetto/soggetto dell'azione di entrambe le istituzioni, il processo educativo del figlio/studente, non ha confini precisi, chiari, delimitabili. La labilità dei confini genera tensioni, conflitti, invasioni di campo e incertezza nell'agire di entrambi i partner. Il coinvolgimento dei genitori nella vita della scuola porta benefici sia per gli studenti e per i genitori stessi, sia per la scuola e per l'intera comunità, come evidenziato dalla ricerca internazionale. La relazione tra le due agenzie educative costituisce un nodo critico, in qualche modo irrisolto, nell'ambito del processo educativo delle nuove generazioni.generazioni.
QUALE CORRESPONSABILITÀ TRA FAMIGLIE E SCUOLA?
La famiglia adempie al compito cruciale per una società di garantire la sopravvivenza della stessa con la generazione di nuovi membri. Alla generatività biologica, si accompagna quella psicologica e educativa. La scuola rappresenta la prima istituzione pubblica (vs. privata) che i nuovi nati incontrano e con la quale sono chiamati a confrontarsi in modo sistematico e prolungato. Essa costituisce anche lo spazio pubblico in cui i bambini sperimentano la differenza che connota la società multiculturale.
Le due istituzioni sono strutturalmente diverse tuttavia entrambe le istituzioni condividono i compiti connessi con i processi di socializzazione del nuovo nato.
Le famiglie e la scuola sono chiamate a rispondere insieme ai bisogni di crescita e formazione delle nuove generazioni (co-responsabilità educativa). La progettualità educativa, fulcro dell’esercizio della corresponsabilità
comunicative e di ascolto attivo,f. capacità di lavorare in team,g. apertura al confronto e alla condivisione,h. rispetto reciproco e fiducia reciproca. La scuola e le famiglie devono lavorare insieme per garantire un ambiente educativo coeso e armonioso per i bambini. La coerenza è fondamentale per creare un'esperienza educativa efficace. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario definire alcuni aspetti cruciali. In primo luogo, è importante avere un quadro formativo chiaro che includa tempi, modi, struttura e risorse a cui attingere. Inoltre, sia i docenti che i genitori devono seguire percorsi formativi per acquisire le competenze necessarie per praticare la co-responsabilità. È inoltre essenziale offrire molteplici percorsi di partenariato alle famiglie, in modo da favorire il loro coinvolgimento, tenendo conto dell'unicità di ciascuna di esse. Perché la co-responsabilità diventi lo sfondo del rapporto scuola-famiglie, è auspicabile che le persone coinvolte abbiano una forte motivazione, una buona conoscenza di sé, competenze comunicativo-relazionali, capacità di mediazione e gestione dei conflitti, competenze comunicative e di ascolto attivo, capacità di lavorare in team, apertura al confronto e alla condivisione, rispetto reciproco e fiducia reciproca.Cooperative e conoscenza del linguaggio e della cultura dell'istituzione nella quale si è chiamati ad agire. Perseguire e praticare la corresponsabilità educativa nel contesto di un rapporto basato sulla reciprocità di due parti, tuttavia, abitano una relazione asimmetrica, richiede una grande maturità personale e una forte competenza professionale, nonché uno sfondo socio-culturale e istituzionale che promuova questi valori e queste pratiche. Pag. 26 a 36
PER NON CONCLUDERE
Il cambiamento socio-culturale che concerne la società attraversa le sue istituzioni. Se la scuola risulta essere refrattaria al cambiamento, la fenomenologia familiare parla di realtà che anticipano il cambiamento, la fenomenologia familiare parla di realtà che anticipano anche i cambiamenti legislativi. La scuola vive ancora nel passato, le famiglie abitano il presente; la scuola fa riferimento a principi e valori in cui molte famiglie non
sembrano riconoscersi più.ROSALBA ZANNANTONI: LA FAMIGLIA AFFIDATARIA COME RISORSA DELLA COMUNITÀ LOCALE
“sono tutti nostri figli” possiamo dichiarare oggi sullo sfondo di una crisi sociale che sta dissolvendosi in mille frammenti, alla ricerca di faticose elaborazioni per nuove immagini di esistenza, più consone ai valori di responsabilità e di incontro con l’altro.
Papa Francesco delineava un nuovo/antico percorso della vocazione umana del custodire, per una convivenza più bella più buona. Per cambiare il corso degli eventi e noi stessi, è necessario coltivare valori comunitari quali la fiducia la responsabilità la solidarietà.
Ci troviamo in un epoca di trasformazione che impone il rafforzamento delle convizioni irrinunciabili e la definizione dei fonamenti da salvaguare.
IL BENESSERE SOLIDALE
L’accogliere nella propria famiglia un minore in affidamento si configura quale evento di solidarietà tra le
persone e le famiglie, nell'ottica del bene che le generazioni di interscambio. La famiglia, non solamente la famiglia naturale, è il luogo dell'apprendimento ad essere, lungo un percorso esteso che attraversa tutta la vita. Insieme alle famiglie, naturale ed affidataria, e insieme al minore, le persone che a vario titolo rappresentano competenze sociali, professionali e personali andranno a costruire un tessuto vitale in cui ogni bambino possa incontrare spazi, tempi e soprattutto relazioni, per aggiungere l'integrità del suo essere persona.
LA CURA DEL MINORE
Numerose ricerche nell'ambito dello sviluppo infantile si riferiscono alla teoria interpretativa dell'attaccamento. Bowlby sostiene che è nella fase iniziale della vita che si sviluppano le competenze affettive. L'attaccamento è interno. È nella fase iniziale della vita che si sviluppano le competenze affettive e l'infanzia è deputata
All'elaborazione di rappresentazioni e stili regolativi delle emozioni. Questo qualcosa di internalizzato ha aspetti di sentimenti, desideri, aspettative, che servono come una specie di filtro per il recepimento e l'interpretazione dell'esperienza personale. Da tale paradigma vengono a delinearsi diversi profili di attaccamento: sicuro, insicuro, evitante o disorganizzato cui corrisponderanno modelli operativi interiorizzati. La teoria dell'attaccamento fornisce importanti riflessioni sulle esperienze precoci dei bambini nel contesto delle famiglie sensibili ai bisogni di cura e protezione dei piccoli, come pure nel contesto di famiglie sfavorevoli rispetto a tali bisogni. In questo secondo caso gli verrebbe a mancare la "base sicura" cui affidarsi e da cui iniziare l'esplorazione di altri rapporti sia parentali sia sociali. L'aver cura dei minori in affidamento impegna la nuova famiglia in percorsi relazionali inediti. Tutto si connette se il
focus del processo si impernia sulla relazione educativa, in un quadro consapevole di valori. Nella rielaborazione della rottura e della perdita dell'integrità del sé ferito, i genitori affidatari ed i servizi possono insieme elaborare un pensiero progettuale e educativo imperniato attorno a valori personali da sviluppare. Questi vengono così enunciati: disponibilità, sensibilità, accettazione e appartenenza alla famiglia. La consapevolezza educativa e la qualità della relazione sono essenziali per interrompere la spirale distruttiva che tende a reiterarsi. Il nuovo ruolo genitoriale degli affidatari si declina rispetto alle rappresentazioni mentali di sé e degli altri che il minore ha elaborato. La prima dimensione di cura si basa sulla capacità di trasmettere al bambino sentimenti di disponibilità emotiva e fisica, al fine di comunicare risposte calde, affidabili e coerenti. Da questo ne deriva una particolaresensibilità che crea sintonia emotiva, empatia. L'accettazione incondizionata di ciò che il bambino è, della sua storia, permette lo sviluppo dell'autostima. Egli può percepire di essere degno di amore e di aiuto. Infine, il senso di appartenenza e di fiducia in se stesso si consolida, favorendo una crescita equilibrata e serena.