(+RNA).
● Questo nuovo RNA positivo può svolgere due funzioni:
○ fungere da mRNA per la sintesi delle proteine virali,
○ servire da stampo per ricostruire nuove copie di RNA negativo.
4. Produzione delle proteine virali
I ribosomi cellulari traducono l’RNA positivo in proteine:
● proteine del capside,
● enzimi virali,
● proteine utili alla replicazione e al movimento intercellulare.
5. Replicazione del genoma
● Alcune copie di RNA positivo vengono usate come stampo per produrre nuovi
genomi a RNA negativo.
● In questo modo si accumulano numerose copie del genoma virale corretto (–RNA).
6. Assemblaggio
● Le nuove proteine capsidiche racchiudono i genomi a RNA negativo.
● Vengono così prodotte nuove particelle virali mature.
7. Diffusione
● I nuovi virioni o i genomi virali possono spostarsi da cellula a cellula attraverso i
plasmodesmi, oppure tramite il floema per infettare tutta la pianta.
Differenza chiave tra +RNA e –RNA
● +RNA → funziona subito come mRNA → prima fa produrre le proteine (compresa la
polimerasi), poi replica il genoma.
● –RNA → non è leggibile dai ribosomi → deve portare già all’interno del virione la
RNA polimerasi RNA-dipendente, che trascrive il genoma virale in +RNA, usato
come mRNA e come stampo.
Trasporto dei virus nelle piante
Una volta che il virus si è replicato all’interno della cellula ospite, non resta confinato lì: deve
diffondersi nella pianta per colonizzare altri tessuti. Il movimento può avvenire sia come
particella virale intera, sia come acido nucleico libero o associato a proteine.
1. Trasporto a breve distanza (cellula-cellula)
● Avviene soprattutto attraverso i plasmodesmi, cioè i canali che collegano cellule
vegetali adiacenti.
● Non si tratta però di un semplice passaggio: il virus deve “forzare” la cellula a
produrre particolari proteine carrier(proteine di movimento) che agiscono come porte
e permettono il transito del genoma virale o del virione attraverso la membrana.
● Le principali informazioni genetiche del virus servono quindi a produrre:
1. RNA polimerasi (per replicare il genoma virale),
2. proteine del capside (per assemblare nuovi virioni),
3. proteine carrier (per facilitare il movimento tra cellule).
● La velocità è relativamente lenta: il virus riesce a spostarsi di circa una decina di
cellule al giorno, equivalenti a 1–2 mm al giorno.
2. Trasporto a lunga distanza (sistemico)
● Dopo aver invaso un certo numero di cellule, il virus può raggiungere i tessuti
conduttori, in particolare il floema, che rappresenta la via principale per la diffusione
rapida nella pianta.
● Una volta nei vasi floematici, i virus viaggiano con la linfa e riescono a spostarsi
velocemente verso organi distanti, come le radici o i meristemi apicali, colonizzando
così tutta la pianta.
● Storici esperimenti (Samuel, 1934, con il virus del mosaico del tabacco su pomodoro)
hanno mostrato che:
○ occorrono circa 3 giorni per l’invasione completa della foglia inoculata
(diffusione lenta tra cellule contigue),
○ ma in soli 2 giorni aggiuntivi il virus riesce a raggiungere le radici e le foglie
apicali (grazie alla diffusione rapida nei tessuti conduttori).
Floema e xilema
● I virus possono spostarsi sia attraverso il floema che lo xilema, ma:
○ nel floema sono più frequenti e in quantità maggiore, perché i vasi floematici
sono formati da cellule vive che offrono un ambiente favorevole alla
replicazione,
○ nello xilema (costituito da cellule morte) la presenza è più limitata.
● Nei tessuti conduttori i virus possono muoversi anche a velocità notevoli, dell’ordine
di centimetri per ora.
Comportamento sistemico e distribuzione
● La capacità di un virus di diffondersi sistemicamente in un ospite dipende dalla sua
possibilità di sopravvivere e replicarsi nei tessuti conduttori.
● Non sempre la distribuzione è uniforme:
○ alcuni virus invadono solo il parenchima fogliare e il floema,
○ altri, inoculati direttamente dai vettori nel floema, restano confinati in questo
tessuto.
● Nelle piante legnose si osserva spesso l’assenza di virus nei meristemi apicali: ciò
spiega perché la tecnica di micropropagazione dai meristemi viene usata per
ottenere piante sane.
Trasmissione dei virus nelle piante
I virus non hanno capacità di movimento autonomo: per diffondersi devono sfruttare vie di
trasmissione, che possono essere dirette o indirette.
1. Trasmissione diretta (pianta → pianta)
Avviene senza intervento di vettori intermedi.
Le modalità principali sono:
● Propagazione agamica
Se si riproduce vegetativamente (per talea, innesto, micropropagazione) una pianta
infetta, anche la nuova pianta sarà infetta.
È la via più comune e importante in agricoltura.
● Innesto
Il virus può passare dal portainnesto al nesto.
Ci sono casi di incompatibilità, ma di norma da una pianta malata si ottiene una
pianta malata.
● Contatto diretto
Raro. Può avvenire quando due piante si sfregano, provocando lesioni e
permettendo il passaggio di succhi cellulari infetti.
● Via gamica (tramite semi o polline)
Alcuni virus riescono a trasmettersi attraverso i semi:
○ Il polline infetto germina male, quindi la trasmissione via polline è poco
frequente.
○ Più comune è la trasmissione tramite pianta madre infetta, che può originare
semi infetti.
○ Anche se solo pochi semi su migliaia sono infetti, diventano focolai di nuova
infezione.
2. Trasmissione indiretta (pianta → vettore → pianta)
È la modalità più diffusa, mediata da insetti, acari, nematodi, funghi o piante parassite.
Tipi di trasmissione da parte dei vettori
● Non persistente
○ L’insetto acquisisce il virus in pochi secondi/minuti.
○ Non c’è periodo di latenza.
○ Il virus rimane solo nello stiletto/canale alimentare.
○ La ritenzione dura poco (fino alla prossima muta).
○ Il virus viene trasmesso subito durante l’alimentazione, ma si esaurisce
rapidamente.
● Persistente
○ L’acquisizione richiede tempi lunghi (ore/giorni).
○ Esiste una latenza: il virus deve attraversare l’intestino, passare nell’emolinfa
e arrivare alle ghiandole salivari.
○ Una volta acquisito, l’insetto può trasmettere il virus per giorni, settimane o
per tutta la vita.
○ Due sottotipi:
■ Circolativa → il virus circola nel corpo dell’insetto ma non si replica.
■ Propagativa → il virus si moltiplica dentro l’insetto senza
danneggiarlo.
○ Rara ma possibile la trasmissione trans-ovarica, cioè alle uova, con nascita
di insetti già infetti.
Insetti vettori più importanti
● Afidi (i principali diffusori di virus nelle colture).
● Cicaline.
● Coccidi (cocciniglie).
● Aleurodidi (mosche bianche, molto diffuse in serra).
● Tripidi (possono anche uccidere direttamente la pianta).
● Psille (parassiti delle pomacee).
● Coleotteri (con apparato boccale masticatore, trasmettono virus solo in modo non
persistente).
Altri vettori:
● Acari (pungenti-succhianti).
● Nematodi (parassiti radicali, trasmettono virus mentre succhiano linfa dalle cellule).
● Funghi (alcuni fungono da vettori di virus del suolo).
● Cuscuta (pianta parassita che, attraverso austori, può trasferire virus tra piante
diverse).
Classificazione e nomenclatura dei virus
I virus non sono organismi cellulari e sfuggono alla classificazione tradizionale.
● Storicamente si è usata una nomenclatura in acronimi: pianta infettata + sintomo +
“V” (virus).
● Oggi si tende a una classificazione più sistematica, basata su struttura, genoma e
sequenze molecolari.
Sintomi delle virosi nelle piante
I virus provocano sintomi molto variabili, spesso legati a alterazioni dello sviluppo:
● Nanismo o gigantismo della pianta.
● Malformazioni di foglie, fiori o frutti.
● Alterazioni cromatiche (mosaicature, screziature, clorosi).
● Riduzione di vigoria e produttività.
Difesa e prevenzione
Poiché non esistono veri farmaci antivirali per le piante, le strategie si basano su:
● Prevenzione: uso di materiale propagativo sano (semi, portainnesti certificati).
● Controllo geografico: evitare l’introduzione in nuove aree.
● Gestione dei vettori: ridurre la diffusione controllando afidi, mosche bianche, tripidi,
ecc.
Funghi
1) Premessa terminologica (attenzione!)
● “Muffa”: termine corretto in micologia; indica lo stadio visibile che ricopre una
zona colonizzata. In microbiologia il termine non è usato in senso tassonomico
preciso.
● Niente “funghi superiori/inferiori”: non ha senso dire più o meno evoluti; i funghi
sono funghi.
2) Dove stanno i funghi nella classificazione
● Storicamente (1866) si mettono con le piante; poi nasce la microbiologia e il regno
dei protisti.
● Solo nel 1969 i funghi vengono riconosciuti come regno a sé, perché molto diversi
dagli altri organismi.
● Con le analisi del DNA l’albero filogenetico dei funghi è stato rimaneggiato: molte
riclassificazioni, a volte pesanti.
● Oggi conviene distinguere tre grandi gruppi che trovi nei testi:
1. Funghi veri e propri (Eumiceti)
Funghi in senso lato
2. Muffe mucillaginose (protisti) con galattosammina anziché chitina
3. Oomiceti (cromisti) → non sono funghi, anche se assomigliano molto.
(Nota: gli attinomiceti sono batteri che fanno micelio.)
Esempi utili
● Muffe mucillaginose: colorate nel bosco in periodi molto umidi; non fitopatogene;
ultime fasi di biodegradazione.
● Oomiceti: causano malattie “modello” come la peronospora della vite; parete di
cellulosa (non chitina).
3) Struttura e organizzazione (cosa guardare per capire il
comportamento)
3.1 Tallo (corpo del fungo)
● Olocarpico: indifferenziato; a maturità tutto il tallo diventa struttura riproduttiva
(alcuni noti più come vettori di virus che per il danno diretto).
● Eucarpico: differenzia parte vegetativa e parte riproduttiva → 95–98% dei casi
che interessano a noi.
3.2 Tipo di crescita
● Lievitiforme: tallo unicellulare, moltiplicazione per gemmazione (spesso con zona
dedicata). In piastra ricordano i batteri, ma sono pi&
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