Esempio: un operatore allo sportello (A) riceve una richiesta di
informazioni da parte di un cliente e la trasferisce al reparto che se ne
occupa (B) che trova le risposte e le trasferisce di nuovo al front-office
(A) per
comunicarle al
cliente.
Relazione
simmetrica e
diacronica
INTERDIPENDENZE Risorse Nascono in situazioni in cui ogni componente del sistema presta un
ASSOCIATIVE comuni contributo discreto al tutto e ciascuna è supportata dal tutto.
(pooled) Le parti sono interdipendenti ossia se ogniuna di esse non opera
adeguatamente, a trovarsi in difficoltà sarà l’organizzazione nel suo
insieme.
Tutte le organizzazioni caratterizzate da questo tipo di interdipendenza
per il fatto che ogni parte è condizionata e condiziona il resto della
struttura.
Tale interdipendenza si manifesta lungo la dimensione verticale della
struttura organizzativa (esempi: allocazione di risorse da parte della
direzione generale alle unità direttamente dipendenti che operano in
processi indipendenti l’una dall’altra. È il caso del modello divisionale
decentrato che vedremo nel capitolo 9)
Ogni volta che due unità utilizzano quote di risorse provenienti dalla
stessa fonte, il legame tra le due nasce per il fatto che maggiore è la
quantità di input assegnata ad A, minore sarà quella residua per B
Esempio: due ricercatori di uno stesso dipartimento lavorano su
ricerche del tutto indipendenti. L’assegnazione al ricercatore 1 di una
quota di fondi di ricerca fa si che il ricercatore 2 ne risenta. Esiste allo
stesso modo anche una relazione sui risultati realizzati che incidono sul
lavoro di tutti e sulla possibilità di incrementare le risorse sugli esercizi
successivi.
Azione Deriva da situazioni più complesse nelle quali le parti co-agiscono, co-
comune progettano, definiscono l’azione collettiva attraverso processi di mutuo
(intensive) e reciproco aggiustamento dell’azione dell’uno rispetto all’altro.
È il caso del lavoro in team e di tute quelle situazioni nelle quali le
conoscenze, le informazioni e gli output delle attività vengono
scambiate in parallelo e simultaneamente, ma non in sequenza,
condivise nel “qui e ora” attraverso processi collaborativi su input
comuni per la realizzazione di output comuni.
Esempio: equipe di specialisti medici impegnati in un intervento
chirurgico, team di basket o pallavolo in cui un giocatore agendo nel
proprio ruolo, interagisce con gli altri al fine di mettere il proprio
contributo per il risultato collettivo
Le interdipendenze finora
esaminate si riscontrano sia tra le
singole attività, sia tra le unità
organizzative. Nella tabella affianco
alcuni esempi.
Le interdipendenze classificate da Thompson (generiche, sequenziali e reciproche) possono
essere ordinate secondo livelli di complessità crescente ai fini del coordinamento.
La tipologia e l’intensità delle interdipendenze sono fondamentali per la progettazione e la
riprogettazione organizzativa.
Esse impattano su molte altre scelte organizzative: la dimensione e i caratteri dell’unità,
l’articolazione verticale della struttura, la presenza di organi diversi rispetto a quelli della linea
gerarchica, la scelta dei meccanismi di coordinamento, ecc..
La conoscenza dell’interdipendenza consente di effettuare adeguatamente analisi e diagnosi
del funzionamento organizzativo, di interpretare e riconoscere in modo specifico alcune
cause di inefficienza e disfunzioni aziendali, nonché la complessità interne all’organizzazione.
Il seguente caso presenta diverse tipologie di interdipendenze che si creano in un’azienda.
Vinidoc fa parte di un gruppo, il Vinitosca.
Vinidoc possiede 2 vigneti dal quale realizza 2 varietà di vino. Questi vengono distribuiti presso enoteche e
Vinidoc possiede 4 enoteche di proprietà. Ogni enoteca vende il vino con un proprio marchio e solo una
piccola parte viene venduta con il nome dell’azienda Vinidoc.
L’attività di vendita si svolge su 4 pomeriggi a settimana, per 3 ore al giorno e con un addetto alla volta.
Così come mostra l’organigramma l’azienda Vinidoc si articola in 5 unità e ciascuna svolge le proprie
attività.
All’interno delle unità sono riscontrabili molte interdipendenze sequenziali.
Esempio: tra produzione dell’uva e vendemmia, tra produzione dei mosti e lavorazione dei vini, tra
stoccaggio e trasporto di bottiglie.
Interdipendenze sequenziali si generano anche tra attività facenti parti di unità diverse
Esempio: trasporto dell’uva vendemmiata (Vitate) e ricevimento uva (vinificazione).
Vi sono inoltre interdipendenze reciproche.
Esempio: tra unita commerciale e imbottigliamento, infatti, l’unità commerciale sulla base degli accordi
convenuti dalle enoteche trasferisce all’unità di imbottigliamento le caratteristiche delle etichette e delle
bottiglie personalizzate, il prodotto etichettato e confezionato viene trasferito all’unità commerciale per la
vendita alle enoteche.
Sono invece presenti interdipendenze generiche tra il centro vendita in loco e le enoteche poiché la
quantità di prodotto allocata alle enoteche per la vendita dipende dalle politiche commerciali dell’azienda.
Vi è ancora un’interdipendenza di tipo generico tra le enoteche di proprietà che deriva dall’assegnazione
del budget ai singoli negozi che dipende dalle risorse assegnate agli altri, e dal fatto che tutti partecipano
con le proprie performance alla creazione del risultato finale del gruppo.
Vi sono interdipendenze intensive tra le 3 persone provenienti dall’unita vitate o di vinificazione che,
dovendo ciascuna svolgere 4 ore a settimana, si auto organizzano e collaborano tra loro per accogliere e
servire i clienti interessati per quei 4 giorni a settimana, in cambio di un compenso legato alle loro
performance individuali di vendita. Esse organizzano i turni e progettano tutte le attività di vendita del
centro. Vi è tra loro anche una relazione generica poiché nell’attività diretta di vendita ogniuno dei soggetti
svolge le sue quanttro singolarmente, con un elevato livello di autonomia e in modo indipendente dagli altri
ma tutti contribuiscono al raggiungimento del risultato finale con un incentivo singolo indipendente.
Si crea un’interdipendenza sequenziale poiché il centro vendita è aperto 3 ore al giorno e gli addetti
devono svolgere 4 ore a settimana perciò accade che in alcune giornate ci siano più venditori che si
alternano nella fascia oraria di apertura.
A conclusione è opportuno specificare che l’interdipendenza può essere distinta tra
- Volontaria: si genera quando due o più attori riconoscono l’esistenza di
interdipendenza e scelgono volontariamente di attivare una relazione.
- Artificiale: un attore esterno alla relazione, per esempio una grande azienda o un
soggetto pubblico che svolge un ruolo di regolamentazione del settore, a essere
consapevole delle interdipendenze e per questo motivo induce due o più attori a porsi
in relazione tra di loro
- Naturale: quando non vi è consapevolezza da parte di alcuno dell’esistenza delle
interdipendenze. Queste emergono a seguito di comportamenti che riflettono il senso
di appartenenza a gruppi sociali o culturali (adesione ad associazioni di settore o
comunque di riferimento) o come conseguenza dell’ingresso in settori di attività
fortemente regolati.
5.2 Interdipendenze e complessità
Esistono fattori che entrano in gioco e sono da prendere in esame in quanto elementi
concorrenti nella determinazione della complessità dell’interdipendenza, tra questi:
• Il contenuto della relazione: come le informazioni, risorse, risultati, competenze. Ad
esempio: la gestione delle interdipendenze aventi ad oggetto informazioni o conoscenze
scaturite tra due o più team che lavorano nella ricerca e sviluppo di un’azienda
farmaceutica che si occupa di scoprire e produrre vaccini è molto più complessa della
gestione di un’interdipendenza sviluppata tra due unità operative di un’impresa
manifatturiera che si scambiano risorse materiali omogenee per produrre un prodotto
standard.
• La dimensione e la dispersione (anche virtuale): il numero di attività/attori coinvolti e la
loro collocazione spaziale e le relazioni di dipendenza che si vengono ad instaurare a
seguito della divisione del lavoro. Elementi che hanno impatto sul coordinamento e sui
costi.
Ad esempio: è molto diverso coordinare un team composto da un numero di persone
limitato e localizzato in contesti prossimi, dal coordinare un team con un numero di attori
elevato e per di più disperso geograficamente.
Anche l’interfaccia virtuale influisce sulla complessità di coordinamento e sulla gestione
poiché se per certi versi riduce le problematiche legate alla gestione fisica, per altri può
generare distanza socio relazionale ed emotiva aumentando le barriere all’integrazione
organizzativa.
• La frequenza e la rapidità: il numero di volte che le unità organizzative o le persone entrano
in relazione nell’unità di tempo, nonché il tempo dello “scambio”. è inoltre fondamentale
capire ogni quanto questa interdipendenza si verifica. Va comunque tenuto conto che vi
sono interdipendenze sporadiche che possono essere più intense di quelle continue
generando così un’interdipendenza più complessa.
• L’incertezza: possibilità o meno di associare una distribuzione di probabilità al
manifestarsi dell’interdipendenza
• La rilevanza: l’impatto e l’importanza dell’interdipendenza nello svolgimento delle attività
e sul risultato finale dell’intero processo in cui sono coinvolte le attività interdipendenti.
Combinando tutte le variabili sopra elencate si determina la complessità ossia la difficoltà di
comprendere le possibili eccezioni che si possono creare tra le attività e le unità durante il
processo di trasformazione.
Si confrontano di seguito le relazioni che si vengono a determinare tra giocatori di 4 diversi
sport.
Andiamo a vedere gli elementi che contribuiscono a determinare la complessità delle relazioni che si creano nei diversi sport tra i
giocatori.
Tutti gli sport sopra riportati sono sport di squadra ma configurazioni delle dimensioni analizzate molto diverse tra loro.
La progettazione organizzativa è chiamata a valorizzare tali aspetti se vuole svolgere la sua funzione efficacemente.
Per quanto riguarda la rapidità d’azione nel basket i tempi sono molto stretti, definiti da re
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