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La 6S dello storytelling individuale
Se facciamo storytelling d'impresa come singoli individui, la 6S dello storytelling saranno imprescindibili.
Gli obiettivi dello storytelling individuale
Ci raccontiamo perché vogliamo essere compresi, divorati, sfogliati, ammirati. Se vogliamo fare gli storyteller ed essere letti dobbiamo essere utili e coinvolgenti e pianificare un lavoro narrativo che tenga conto:
- del nostro pubblico;
- della pianificazione dei tempi e degli spazi.
Il nostro obiettivo diventa:
- generare emozioni autobiografiche: il nostro raccontare produce non solo conoscenze nei pubblici, ma riconoscimento;
- far divergere (divertire e riflettere): dobbiamo portare via i nostri lettori in un altro tempo, spazio e in un altro mondo. Siamo costruttori di mondi che valgono la pena di essere seguiti.
CASO - GHALI
Ghali si racconta molto bene online: leggiamo per esempio che cosa ha scritto tempo fa in occasione del suo compleanno (immagine accanto).
Ghali ha creato un mondo, di cui detiene le chiavi e la
possibilità per noi di entrarci o meno, fatto di coerenza verso i lettori, interazione costante, riflessione, positività e autenticità. La sua personalità genera continuamente emozioni autobiografiche. Chi è il vostro lettore? Ha sempre ragione o forse no? Ogni narratore ha un compito iniziale: trovare il proprio pubblico e, in base a quello, definire i temi di rilevanza. Raccontiamo perché abbiamo uno scopo sovrano: essere letti! Percui non dobbiamo perdere tempo cercando di andare bene a tutti: pensiamo a quale può essere la nostra comunità di letture, costruiamola e non perdiamola. Prepariamoci a rispondere a queste domande: - Chi è il nostro pubblico? - Chi siamo noi per loro? Possiamo così iniziare a costruire racconti mirati. Immedesimarsi nel pubblico: la regola d'oro Se vogliamo raccontare per un'audience specifica dobbiamo immergersi nella vita e nel racconto di quella audience, con una facoltàspecifica: la capacità di identificarsi e simulare le vite degli altri.Quale è il racconto?
Un racconto ha una struttura ben precisa. Quella più elementare ruota intorno alle seguenti domande:
- Chi?
- Ha fatto cosa?
- Perché?
- Superando quali ostacoli?
- Che tipo di ferite e sofferenze ha affrontato?
- Ci sono tesori o doni che hanno fatto superare l'ostacolo o curare la ferita?
- Quali risultati sono stati ottenuti?
- Quale è il lascito del racconto (la "morale")?
Un racconto di vita e di impresa, soprattutto individuale, è sempre:
- un invito all'azione o comunque la messa in scena di un atto;
- la motivazione profonda di quell'atto (perché stiamo agendo così)?
CASO - ACHILLE LAURO
Achille Lauro, dopo la sua esibizione a Sanremo nel 2020 ha dichiarato in un'intervista:
Vero, genuino, spontaneo? No! L'importante è che un racconto sia verosimile, coerente e significativo per il pubblico.
Che
personaggio sei? Nel raccontarci dovremo costruire un personaggio, che può assumere delle posizioni nell'arco del racconto:
- condottiero: qualcuno che ha un'autorità particolare;
- Joker: la variabile impazzita;
- ribelle;
- scienziato;
- guerriero;
- buon amico;
- mago;
- ...
*Il ponte narrativo: un modello per il racconto di sé. È un modello (o tecnica) dello storytelling per costruire racconti individuali, che consiste nel focalizzare cinque parti o racconti da far confluire in un'unica sceneggiatura madre. Queste cinque parti sono:
- Racconto garante: qui dimostriamo che abbiamo una serie di garanzie autobiografiche (ovvero dimostriamo che siamo davvero in grado di fare qualcosa);
- Racconto rappresentativo: è la parte della nostra storia dove mettiamo in luce cosa rappresentiamo;
- Racconto di posizionamento: perché siamo unici? Dove ci posizioniamo sul mercato?
- Racconto di fatti: mettiamo in luce le nostre prove del nove, i...
5. Racconto di futuro: dove dichiariamo il nostro sogno di domani.
Il racconto visivo: le iconografie narrative
Dobbiamo definire come rappresentarci visivamente. Saremo chiamati a delimitare i colori e le sfumature visive dei nostri racconti e le forme e oggetti con cui ci esprimiamo e che sono i nostri simboli.
Strumenti: gli specchi delle vostre brame
Quali sono i nostri strumenti? Lo strumento è solo un pezzo di una strategia più ampia, che dobbiamo scegliere nel mix di mezzi in base:
- all'esperienza d'uso dei nostri pubblici;
- alle forze a disposizione: siamo da soli o possiamo contare su altre energie?
Che tempi vi date?
Dobbiamo vagliare le tempistiche in base a forze e risorse. La regola d'oro è racconti sostenibili per riuscire a sviluppare la nostra narrativa.
CAP. 9 - Le storie non amano essere inventate
Lo storytelling professionale: dal brief alla realizzazione finale
Esiste un modello da
seguire se si vuole fare storytelling all'interno di un'organizzazione: dobbiamo seguire un percorso che ci consenta di partire dalle esigenze nostre o del brand in questione. Saremo chiamati a impegnarci nell'individuazione creativa e artistica di contenuti ispirativi ed esperienze narrative coinvolgenti per noi e per gli altri a cui vogliamo rivolgerci. Story-framing: cerchiamo di capire dove siamo Se decidiamo di raccontarci avremo bisogno di una cornice in cui inserire i nostri bisogni, le nostre ragioni, i nostri pubblici. Le esigenze di business: l'inizio del viaggio Molto avrà inizio dalle richieste nostre o dell'organizzazione in questione, che potranno prendere forma attraverso dei brief. Ci sono alcune questioni rilevanti da chiarire prima di iniziare un progetto narrativo: - Di chi è la narrative accountability? Chi è l'autore? - Che tipo di risorse l'organizzazione è disposta a mettere in campo? Chiediamo sempreDove si vuole applicare lo storytelling: è rilevante definire non solo la funzione organizzativa coinvolta, ma anche l'oggetto di applicazione (è un marchio o un prodotto?). Ricordiamoci che tutto parte da una mancanza (narrative lack), che un'organizzazione desidera riparare: è indispensabile capirla.
Bisogni narrativi: alcune domande importanti da fare
Storytelling perché? La reason why. È utile capire bene il motivo profondo per cui un'organizzazione desidera fare narrazione d'impresa. Di solito sono riconducibili a quattro fondamentali "reason why":
- presidiare l'esistente, raccontandolo meglio;
- ingaggiare animi (interni e/o esterni a un'organizzazione);
- ...
A seconda dell'obiettivo si dovranno scegliere poi i lettori, le trame, i generi, le declinazioni delle micro-storie specifiche, i profili degli eventuali personaggi da inserire nei racconti, gli strumenti di diffusione.
Story-listening.
Quali pubblici? Le iniziative di narrazione d'impresa hanno sempre un lettore. Se ci raccontiamo come aziende o marche avremo due tipi di fruitori:
- pubblici interni: i dipendenti;
- pubblici esterni: i clienti e il sistema di stakeholder.
Lavorare sui pubblici interni è relativamente più semplice, perché hanno una relazione con la struttura organizzativa e sono una comunità "confinata", all'interno di un limite.
Story design. Cosa raccontare e a chi
Arrivati a questo punto solitamente il professionista del brand o corporate storytelling stende un progetto o piano strategico, per mettere nero su bianco:
- chi è il lettore del racconto (story map);
- quali sono le linee narrative che si possono attivare.
I lettori di un racconto e le story map
Un piano o progetto di storytelling non può prescindere dall'ascolto del proprio pubblico, che porta alla definizione di una mappa narrativa del loro momentum vitae o life journey.
È sempre bene sondare e capire la storia di vita dei propri lettori, perché da questa emergeranno i grandi temi del racconto che poi saranno costruiti e orchestrati per loro.
La definizione delle linee narrative
Un piano di storytelling ha bisogno di una "sceneggiatura madre" fatta di grandi temi e questioni chiave, da cui attingere per sviluppare il racconto nel tempo, che assume varie forme: dallo script per una nuova campagna di comunicazione, al concept design di un company logo.
I racconti d'impresa: di cosa parlano solitamente
Content e visual narrative
Un piano o progetto di storytelling ha bisogno di un immaginario visivo di base e di specifici contenuti: immagini, foto, video, illustrazioni, scribing. Per questo ci sono i visual storyteller.
Story-making. Dove si incarnano i racconti
La componente fisica del racconto, da cui deriva la competenza del media narrative designer, è essenziale per far vivere una story experience efficace per un pubblico.
Per cuila domanda diventa: quale esperienza vogliamo far vivere ai nostri pubblici? Crossmediali?Transmediale? Sfruttando solo la carta? Il piano o progetto di storytelling richiede ladefinizione sistematica dei diversi media del racconto:- i format con cui farlo girare (format making)- i canali e le piattaforme di riferimento in cui inserire l'esperienza narrativa, dandolevita.Le storie si incarnano non solo in strumenti, ma anche in comportamenti concreti. I branddiventano belief & story-driven e devono prendere posizione su temi e questioni più o menosociali rilevanti: deve essere ben chiaro quali comportamenti portare avanti che dianotestimonianza concreta dei contenuti dichiarati. Va indicata quindi una specifica narrativeembodiment.*I racconti di prodotto/servizio: su cosa si basano*E i tempi?Da un punto di vista narrativo diventa di vitale importanza chiedersi quale sviluppotemporale avrà il proprio progetto di storytelling:- breve: pochi giorni oSettimane: lungo: da un anno in poi.
Il budget e le risorse: Fare un progetto di narrazione d'impresa richiede impegno e, come abbiamo visto, ha dei costi non solo di natura meramente economica. Senza denaro non si fa nulla, ma se manca una mentalità consapevole e preparata dal punto di vista manageriale, il denaro non si attiva.
Ingegneria dei racconti: il delivery del piano: Dopo aver scritto e discusso il piano o progetto di storytelling, se questo viene approvato, si passa alla fase di realizzazione in cui il gruppo di storytelling management e quello operativo agiscono in concerto. Possiamo rappresentare il processo dello storytelling engineering in un'organizzazione in questo modo (figura a lato).
CAP. 10 - Le storie tornano a casa, dai lettori