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1) MANAGEMENT DI UN TRASLOCO ALLA RENAULT
Es. del 2001 della Renault che deve traslocare da certi locali per realizzare delle nuove
tecnologie e deve quindi spingere, attraverso le tecniche dello storytelling, verso la
dinamica del cambiamento. Adatta però un particolare approccio che non prevede
l’ascolto passivo di un racconto pensato ad hoc dai manager, ma parte con uno studio che
prevede la raccolta delle storie di coloro che hanno vissuto in primis quest’esperienza di
cambiamento. Di queste storie raccolte ne sono state scelte 21 che sono state racchiuse
poi in una storia finale. In questa storia finale la scrittura si fonda sul concetto del racconto
a due voci, dove una è rappresentata dall’equipe di storytelling e l’altra dagli informatori
(dai dipendenti che hanno contribuito con le loro storie) e si utilizzano quindi le due
colonne per confrontarli e per validare la loro diffusione. Queste persone sono come degli
eroi precursori: sono coloro che hanno lasciato gli uffici dove hanno lavorato per anni per
ritrovarsi in open space, hanno ridotto di un decimo i documenti archiviati, hanno imparato
a prenotare le Sali riunioni via internet, e tutto questo in tempi molto brevi.
2) LO STORYTELLING ASSISTITO DAL PC
Si tratta quindi di gestire delle relazioni attraverso i metodi dello ST e per farlo in modo
sistematico occorre gestire le forme di scrittura digitalizzandole e rendendole così
tracciabili e passibili di controllo. Solo attraverso la tracciatura della scrittura del sapere dei
lavoratori si giunge a quelle conoscenze tacite e informali senza le quali un’azienda non
può sopravvivere. Lo storytelling digitale è comunque un meccanismo pesante e costoso e
con gli anni si è quindi automatizzato e ha cercato di indicizzare gli argomenti di modo da
rendere più fluida la registrazione di racconti che sennò sarebbero tanti piccoli focolai
discorsivi distinti. L’impresa post industriale si considera sempre di più una macchina per il
trattamento di storie che vengono filtrate, rielaborate e adattate prima di diventare veri e
propri vettori di esperienze che possono essere diffuse. Diventa però sempre più
complesso l’indicizzazione dei racconti, che è oggetto di studio del programma ontostoria,
che classifica i racconti in base ai termini in essi contenuti.
3) LE AZIENDE RECITANTI
Ogni organizzazione è una storytelling organization, e non si tratta solo di inventare delle
storie per nascondere una certa realtà o per spingere verso certi comportamenti, ma mira
a far condividere un insieme di credenze che orientino i flussi di emozioni creando un mito
collettivo. Lo ST può essere molto utile quindi sia come metodo di vigilanza sui
comportamenti, sia come meccanismo pedagogico di supporto al cambiamento. E’ sia una
risorsa del marketing per la gestione del personale, sia un regolatore delle relazioni. Ecco
che allora agli ingranaggi dei macchinari si sostituiscono gli ingranaggi narrativi. Al posto
della disciplina la condivisione di una storia artefatta collettiva. A capo di tutta questa
“prolissità produttiva” c’è lo ST.
4) ENRON, UNA FAVOLOSA STORIA DI WALL STREET
Enron può essere usato come esempio per antonomasia per spiegare il mutamento
dall’impresa capitalista all’impresa racconta storie che vive di credenze condivise.
Denominata “azienda di fantasia”, è una di quelle che ha fatto dello ST la sua ragione
d’essere e nasce nell’85 dopo la decisione governativa di liberalizzare il gas grazie Ken
Lay che assunse Skilling come amministratore delegato. Egli, imponendo la sua logica di
mercato che prevedeva una contabilità basata non sui guadagni reali ma su quelli
potenziali, riuscì a prendersi gioco di tutta Wall Street e affrancandosi dai valori storici
riusciva a trasformare la contabilità in un sogno incantato e a convincere gli esperti della
borsa a consigliare le aziende della Enron. Tutte le riunioni tenute a tal fine, secondo Boe
che studierà a lungo questo caso, erano come delle messe in scena, delle
rappresentazioni metateatrali, dei discorsi retorici usati solo per convincere della stabilità
delle azioni.
5) LA STORY, LA NUOVA MONETA DEL MANAGEMENT FINANZIARIO
In questo capitalismo frenetico ossessionato dalla ricerca del profitto veloce e il ricorso allo
ST per legittimarsi si va alla ricerca di quello che Harrison definisce il capitale impaziente.
Grazie allo ST riesce ad accattivare nuovi partner, e solo facendosi bella e flessibile
un’azienda riesce a competere nel mercato. Non servono più i fatti e il mondo della finanza
si allontana sempre di più dalle stime razionali e dalle prestazioni economiche per
concentrarsi in una gestione estetica dell’azienda che riesca a convincere tutti gli attori.
Tutto questo si ritrova nel caso della Enron e comunque non ha segnato assolutamente lo
storytelling che continua a essere considerato “la bibbia” degli spin doctor, dei guru del
management e dei guru della politica.
5) LA POLITICA “MESSA IN STORIA”
ASHLEY’S STORY
1) Una famiglia dell’ 11 settembre
Es. del video per la propaganda elettorale di Bush nel novembre del 2004, che molti
hanno detto esser stato vincolante. Si tratta dello spot più caro di tutta la campagna
elettorale e riprende un evento accaduto realmente ovviamente amplificandolo grazie a
sapienti tecniche teatrali. La sua efficacia è stata riconosciuta da tutti ed è diventato un
esempio classico di comunicazione politica efficace. Innanzitutto c’è la componente della
morte della madre di Ashley durante la tragedia delle torri gemelle, perciò c’è una
componente emozionale che è comune a tantissime persone. Il presidente non dice nulla
se non le magiche parole “Are you safe?” e anche il merito di questa parola va sottolineato
perché ha un doppio senso: lei è stata sia salvata dal pericolo sia guarita da un trauma.
Bush riesce a rompere il silenzio in cui Ashley era caduta dopo la morte per cui viene
presentato come guaritore. Questa clip rappresenta l‘attacco del World Trade Center
come qualcosa che riguarda il passato e fa sentire uniti contro la guerra al terrorismo.
Anche poi l’immagine finale di Bush che tende la mano a un pompiere è stata abilmente
ritoccata per assomigliare alle iconografie di Cristo che tende la mano ai santi.
2) Loro raccontano una storia, noi recitiamo una litania
L’Ashley story è quindi un capolavoro di manipolazione che potrebbe consacrare lo
storytelling e quindi anche il mestiere dello spin doctor (consigliere in comunicazione). Il
termine spin fa riferimento al verbo ribaltare che venne utilizzato da Atwater, il consigliere
di Reagan, per spiegare come le cose sarebbero cambiate con Reagan alla presidenza. E
fu proprio così che egli, grazie a una intensa campagna di spinning venne proclamato
vincitore. Il termine compare a prima volta nel 1984 nel New York Times e faceva
riferimento alla distorsione e al capovolgimento e s’ispira al movimento di una palla da
biliardo. Gli spin doctor si definivano quindi come agenti di influenza capaci di fornire
argomenti e immagini in grado di suscitare l’effetto di opinione desiderato. Per certi analisti
il termine spin è molto vicino alla creazioni di emozioni controllate e al tentativo di
controllare le reazioni politiche.
Tutti gli spin doctor aiutano a vincere le elezioni fornendo delle storie, infatti i fatti parlano,
ma le storie fanno vendere, per cui occorre comunicare attraverso le forme narrative.
Molti studiosi distinguono così tra il racconto repubblicano (ed. quello di Bush) e la litania
democratica (es. di Kerry). La diffusione delle idee di Barthes che sostenevano il racconto
come una delle principali categorie della conoscenza negli USA venivano confermate
anche dopo l’esperienza di Katrina. Il racconto di questo evento catastrofico Bush non
aveva saputo gestire, associato anche alla guerra in Iraq che divenne molto più lunga
delle aspettative, aveva ormai rovinato la figura del presidente e l’indice della sua
popolarità crollò. Persino Safire che qualche anno prima ironizzava controllo storytelling si
convince, dopo questi eventi, che siamo tutti dentro un racconto e che non possiamo
sottrarci a esso. Per chi conosce lo ST si aspetta solo la prossima story, ovvero quella del
“come back Bush” .
3) Il potere per mezzo del racconto
Lo ST influenza quindi i discorsi politici ed è diventato un nuovo paradigma nelle scienze
politiche. La narrazione di racconti edificanti non solo domina le campagne elettorali, ma
influenza anche il potere esecutivo e si utilizza per gestire le situazioni di crisi. Per i
politologi le ragioni del successo di quest’arte vengono ricondotti sia alla natura
prettamente americana, nel carisma e nel talento degli individui che sono stati grandi
storytellers e un’altra ragione risiede nello spirito del tempo post- moderno, bisognoso di
credere ancora in qualcosa. La vita e la storia politica dei presidenti americani sono state
trasposte in racconti ma le storie nate dagli spin doctor non hanno niente a che vedere con
le storie su Lincoln: mentre queste ultime hanno infatti il compito di ricordare e legittimare
le azioni di un presidente del passato, le storie dei manager della comunicazione odierna
sono costruite per prendere il potere ed esercitarlo. Realizzano quindi le condizioni della
loro stessa diffusione nella società.
Se nel passato i fondatori della democrazia americana si tenevano lontani dai discorsi
astuti e temevano la democrazia di opinione o democrazia diretta, Reagan si fa iniziatore
di una nuova governante, una sorta di “narrarchia”, dato che è stato il primo presidente a
governare a colpi di aneddoti. I suoi successori hanno tentato di imitarlo finendo quasi col
plagiare i suoi discorsi. E Salmon fa l’esempio di due discorsi di Reagan e Bush che
sembrano scritti dalla stessa persona e che offrono lo stesso messaggio (i cittadini
coraggiosi sono lo spirito e il cuore dell’America).
4) Il grande narratore Reagan e i suoi discepoli Clinton e Sarkozy
Il consigliere di Reagan, David Gerger fu assunto anche da Bill Clinton e lo cita all’inizio
del suo “Mylife” proprio per avergli insegnato che tutti hanno una storia da raccontare. E
Clinton stesso che afferma il ruolo della politica non solo in ambito economico/politico nel
dare alla gente di migliorare le propria storia. La Casa Bianca è il palcoscenico dove si gira
il film della presidenza. Il potere esecutivo diventa “potere di esecuzione della regia” della
sceneggiatura presidenziale. Secondo Rose, autore di The post modern president, il
successo di una presidenza è la capacità di guidare l’opinione pubblica e quando questo
accade