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CAPITOLO 2: SVILUPPARE UNA DOMANDA DI RICERCA
1. La scelta di un problema
Come trovare il progetto giusto su cui lavorare l’intero anno accademico?
1) trovare una valida fonte di ispirazione nel proprio insegnante o tutor;
2) chiedere di quali problemi si interessi e sceglierne uno che vi attragga;
3) prenderne uno e iniziare a prepararlo;
4) ridurlo in sottoargomenti;
5) fare in modo che l'argomento diventi una domanda precisa.
2. L’esame della letteratura
Chi si espone ad una prima ricerca cade in due tendenze:
- pensare di essere il primo ad affrontare il problema;
- sentirsi sopraffatti dal numero di libri e pensare che la ricerca è già stata pensata da qualcun altro.
3. L'uso di internet
3.1. Internet non è una biblioteca
Internet assomiglia ad una biblioteca, ma c'è una grande differenza tra le due cose. Tutte le
informazioni e le biblioteche sono messe lì da una persona diversa dall'autore che prende la
decisione di farlo. Inoltre, i libri e le riviste che sono scelti dal bibliotecario hanno dei redattori e
degli editori. Internet non ha filtri e ognuno può scrivere ciò che vuole.
Come distinguere ciò che ha valore da ciò che non ne ha? La regola fondamentale è controllare la
fonte. Se questa è un’università, un’associazione professionale, un’organizzazione privata
rispettabile o un ente pubblico, l’autore del materiale ha credibilità.
3.2. Il materiale della biblioteca potrebbe essere disponibile attraverso un’interfaccia web
A causa dell’inaffidabilità di internet, alcuni professori potrebbero richiedere di limitare l’utilizzo di
materiale preso online. Il problema è che il materiale di molte biblioteche è disponibile attraverso
un’interfaccia di internet. L’operazione è differente dal ricercare online ciò che desideriamo perché
il materiale è selezionato dalla biblioteca in questione.
3.3. I motori di ricerca
Virgio, Yahoo e Arianna sono strumenti del web che utilizzano parole chiavi, nomi propri e frasi.
PsycINFO e PsycLIT. Fino a poco tempo fa l’unico strumento di ricerca adottato era la rivista
Psychological Abstracts: contiene i riassunti della maggior parte degli articoli pubblicati in
psicologia. L’indice li elenca, dividendoli per aree e li descrive.
PsycINFO e PsycLIT sono due versioni della banca di dati. PsycINFO comprende anche tesi di
dottorato e resoconti tecnici e permette di ricercare per autore, titolo, parola chiave o frase.
4. Individuare gli articoli importanti
Siamo costretti a restringere la ricerca solo ai full-text, cioè agli articoli disponibili interamente.
Dopo aver identificato la maggior parte degli articoli attinenti al nostro campo, iniziamo a leggerli:
sono importanti le introduzioni; leggere il riassunto e la conclusione, per capire i risultati
fondamentali; controllare la bibliografia; esperimenti fondamentali.
Gli scienziati esperti possono commettere degli errori e possono sbagliare il disegno sperimentale.
Il fatto che facciano pubblicazioni in importanti riviste scientifiche non significa che queste siano
perfette.
CAPITOLO 4: VARIABILI
Abbiamo detto che si prende il fenomeno e lo si trasforma in una o più variabili.
Una variabile è qualche proprietà di un evento reale che è stata misurata.
Poiché le variabili appartengono alla realtà, e la teoria è un prodotto dell’immaginazione, il
collegamento tra variabili e teoria richiede certi assunti.
1. Tipi di variabili
1.1. Variabili indipendenti e dipendenti
La variabile dipendente è una misura del comportamento del soggetto. È quella che viene
manipolata dallo sperimentatore. La risposta data dalla persona o dell'animale è misurata usando
una fra diverse dimensioni:
- FREQUENZA: numero di volte in cui un evento accade;
- VELOCITÀ: il rapporto della frequenza rispetto al tempo;
- DURATA: tempo speso nell’attività;
- LATENZA: tempo impiegato per cominciare un'attività;
- TOPOGRAFIA: misurazione della forma del comportamento;
- FORZA: intensità;
- LOCUS: luogo.
Vengono chiamate variabili dipendenti perché dipendono dal valore di un’altra variabile, cioè
quella indipendente.
La variabile indipendente è considerata la causa di qualche modificazione degli stimoli e delle
risposte. Ad esempio, testiamo la legge della frustrazione-aggressività promettendo una
ricompensa agli studenti. Li dividiamo in due gruppi: ad uno diamo la ricompensa e all’altro no. Se
il gruppo frustrato considera il compito poco divertente, allora la nostra ipotesi è confermata.
- variabile indipendente > se agli studenti viene data o no la ricompensa.
- variabile dipendente > quanto è divertente il compito.
Ogni variabile indipendente ha almeno due valori, chiamati livelli. In questo caso è frustrati e non
frustrati.
La variabile indipendente spesso è ciò che lo sperimentatore fa il soggetto, e la variabile
indipendente ciò che il soggetto fa di conseguenza. Tuttavia, a volte vi sono variabili indipendenti
non controllate dallo sperimentatore: esse sono chiamate variabili del soggetto, come ad esempio
il sesso, la povertà, all’età, QI.
1.2. Variabili «confuse»
Una variabile confusa è una variabile che varia con la variabile indipendente.
Ad esempio, in uno studio per verificare la preferenza dei colori tra i sessi attraverso gli abiti
indossati, potrebbe risultare complesso distinguere se la scelta dipende da fattori biologici (come il
sesso) o dall’esperienza passata, considerando che la società tende ad associare il blu ai maschi e il
rosa alle femmine, potenzialmente influenzando le preferenze di colori.
1.3. Variabili quantitative e qualitative
Le variabili quantitative sono quelle che variano in grandezza. Ad esempio, la velocità e il suono.
Le variabili qualitative sono quelle che variano nel genere.
1.4. Variabili continue e discontinue
Le variabili quantitative possono essere continue e discontinue:
• le variabili continue non sono limitate a certi valori, come i numeri interi. Possono assumere un
numero infinito di valori. ES. peso, età, altezza, temperatura.
• le variabili discontinue rientrano in categorie. Possono assumere un numero finito di valori. Non
hanno un valore intermedio. ES. gruppo sanguigno.
Anche se una variabile è continua, la sua misura spesso può essere discontinuo: l’altezza, ad
esempio, è una variabile continua ma generalmente la misuriamo con il centimetro più vicino.
Poiché accade ciò, è necessario distinguere i limiti reali dai limiti apparenti:
• i limiti reali sono più specifici e sono posizionati esattamente a metà strada tra due limiti
apparenti. ES. 0,5.
• i limiti apparenti sono un valore che sembra avvicinarsi ma non è necessariamente il valore a cui
la successione converge. ES. 1,2 o comunque un numero intero.
2. Misurazione
Tutti i tipi di variabili descritti fino ad ora devono essere misurati sulla stessa scala. Affinché le leggi
si formino bisogna rispettare due condizioni:
- il fenomeno è sufficientemente regolare da poter essere descritto in modo preciso;
- la legge deve essere sufficientemente semplice da poter essere espressa con un’equazione.
2.1. Che cos’è la misurazione?
La misurazione è un'assegnazione di valori numerici ad eventi o oggetti secondo regole che
permettono di rappresentare importanti proprietà degli eventi oggetti con proprietà del sistema
numerico.
Tipi di scala di misurazione:
Distinguiamo 4 scale:
1) Scale nominali. Una scala nominale è una scala che permette di classificare gli oggetti o eventi in
categorie. ES. le materie del corso di Laurea, i diversi tipi di pizze, ecc.
La regola è che gli oggetti o eventi di uno stesso tipo ottengono lo stesso valore numerico, e gli
oggetti o eventi di un altro tipo ottengono un altro valore numerico.
ES. Ulf è uno studente straniero in Italia, che deve imparare i nomi italiani delle verdure. Deve
imparare che i piselli freschi, surgelati e in scatola sono lo stesso vegetale. Per Ulf i diversi tipi di
piselli sono considerati tutti come la stessa categoria di vegetale.
Proprietà formali:
• equivalenza fra i membri di ciascuna categoria:
- simmetria (Se A=B, B=A)
- transitività (Se A=B, e B=C, segue che A=C)
• non equivalenza fra i membri di categorie diverse:
- simmetria (Se A=B, B=A)
- non transitività (Se A#B, e B#C, segue che A è = o # da C)
• operazioni statistiche:
- contare le frequenze
- metodi statistici per dati categoriali
2) Scale ordinali. Una scala ordinale è una scala che dispone gli oggetti o eventi a seconda della
loro grandezza.
Ad esempio, ci sono i cinque tipi di verdure nel frigorifero da classificare secondo l'ordine di
preferenza, assegnando 5 al vegetale preferito in assoluto:
5 piselli
4 granoturco
3 fagioli
2 broccoli
1 asparagi
La regola è che la posizione ordinale del valore numerico sulla scala deve corrispondere al grado
dell'attributo psicologico degli oggetti o eventi.
Proprietà formali:
• equivalenza fra i membri di ciascuna categoria:
- simmetria (Se A=B, B=A)
- transitività (Se A=B, e B=C, segue che A=C)
• relazione di ordine fra le categorie diverse:
- asimmetria (Se A>B, B non è >A)
- transitività (Se A>B, e B>C, segue che A è > C)
• operazioni statistiche:
- contare le frequenze
- metodi statistici per dati categoriali e ordinali
3) Scale a intervalli. Una scala di intervalli è una scala in cui le differenze fra i valori numerici hanno
significato.
Ad esempio “Io adoro i piselli ma odio gli asparagi. In una scala da 1 a 7, dove 1 sono gli asparagi e
7 i piselli, dove colloco i broccoli, il granoturco ed i fagioli?”:
7,0 piselli
6,5 granoturco
6,0 fagioli
5,0 broccoli
4,0
3,0
2,0
1,0 asparagi
C’è una differenza di 5 unità tra fagioli e asparagi, e una differenza di 0,5 unità fra il granoturco e i
fagioli.
La regola è che la differenza fra i valori numerici sulla scala deve corrispondere a differenza e
psicologiche fra eventi od oggetti.
• proprietà formali:
- costanza nel rapporto fra gli intervalli
4) Scale a rapporti. Una scala a rapporti è una scala caratterizzata da un punto zero significativo
nonché la differenza significative fra i suoi valori numerici.
ES. “se do 10 ai fagioli in una scala illimitata, quanto valgono broccoli, granoturco ecc.?”:
30
20 piselli
15 granoturco Se non ho