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Livelli essenziali
- Servizio sociale professionale e segretariato sociale
- Interventi per le situazioni di emergenza sociale
- Assistenza domiciliare
- Strutture residenziali e semi residenziali per soggetti con fragilità sociali
- Centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario
Il principio di sussidiarietà, non gestisce i confini relazionali né in base al calcolo delle utilità, né in base al comando su vincoli, risorse e diritti bensì in base al criterio della reciproca valorizzazione degli attori in gioco. Non c'è né profitto né perdita, né inclusione né esclusione, ma cura della relazione come bene comune a tutti i partecipanti. Un governo concepito come procedura di accordi e coordinamenti fra gli attori, nel quadro dei diritti naturali di ciascuno, promette relazioni sociali ai vari livelli micro, meso, macro assai più eque e stabili di un governo concepito come regolazione del
comunità locale nel promuovere il benessere e l'inclusione di tutti i suoi membri. Attraverso il piano di zona, i comuni identificano le criticità sociali presenti sul territorio e progettano interventi mirati per affrontarle. Il principio di sussidiarietà sottende l'approccio al piano di zona. Esso prevede che le decisioni e le azioni siano prese a livello più vicino ai cittadini, cioè a livello locale, anziché a livello centrale o nazionale. Questo perché si ritiene che le comunità locali abbiano una conoscenza più approfondita delle esigenze e delle risorse del territorio e siano quindi in grado di individuare soluzioni più efficaci. Attraverso il piano di zona, si cerca di superare gli ostacoli che impediscono lo sviluppo delle persone e della comunità stessa. Non si tratta solo di rispondere alle criticità sociali esistenti, ma anche di promuovere l'integrazione e l'accoglienza di ogni individuo nella propria comunità. Il piano di zona diventa quindi uno strumento per favorire l'inclusione sociale e per garantire a tutti l'accesso ai servizi e alle opportunità necessarie per il proprio sviluppo personale. In conclusione, il piano di zona rappresenta la capacità progettuale di una comunità locale nel promuovere il benessere e l'inclusione di tutti i suoi membri, utilizzando il principio di sussidiarietà come guida per affrontare le criticità sociali e favorire lo sviluppo individuale e collettivo.comunità locale, nell’ottica dellacommunity care. E anche il superamento dell'ottica di servizi finalizzati alla mera erogazione di prestazione, siano essedi tipo sanitario o di tipo assistenziale. Ed è anche uno strumento di promozione, orientamento e attivazione di risorsedella comunità. La L. 328/00 definisce principi, competenze, ruoli, strumenti e sistemi di finanziamento dei diversisoggetti pubblici e di terzo settore. Secondo questa legge, la promozione del benessere del cittadino avviene conun’ottica di sussidiarietà verticale. Quindi questa legge coniuga la regolazione centrale con l’autonomia del welfaremunicipale, chiamato a integrare le politiche sociali con quelle della salute, dell’Istruzione, della formazione e dellavoro. Lo strumento individuato da questa legge è il piano di zona. Con la modifica del titolo V della parte secondadella costituzione, si è demandata la potestà legislativa
Esclusiva in materia di assistenza e servizi sociali alle regioni (compete allo stato la definizione dei LIVEAS, che sono ancora da stabilire). Ogni regione, nell'ambito delle proprie competenze legislative, ha dato attuazione agli adempimenti della l. 328/00, emanando una propria legge di riordino dell'intera programmazione sociale. I piani di zona sono finanziati con il fondo nazionale delle politiche sociali (FNPS). Nel piano si definiscono gli obiettivi di servizio da perseguire sull'intero territorio nazionale, si individuano tre aree di intervento e i soggetti chiamati a istruire e costruire il piano di zona sono:
- i comuni
- le comunità montane
- i soggetti di terzo settore
- i soggetti del quarto settore
- altri soggetti sociali
- l'ASL
Il piano di zona ha la finalità di: promuovere e favorire la formazione di sistemi locali, qualificare la spesa attivando risorse, declinare i criteri di ripartizione della spesa tra i comuni, l'ASL.
e sulla qualità dei servizi offerti. Inoltre, il piano di zona prevede anche la promozione di progetti di inclusione sociale e di sostegno alle persone più vulnerabili. Per garantire l'efficacia del piano di zona, è fondamentale la collaborazione tra i vari soggetti coinvolti, come le istituzioni locali, le associazioni di volontariato, le organizzazioni del terzo settore e le ASL. Questa collaborazione si concretizza attraverso forme di concertazione e di partenariato, al fine di favorire la sinergia tra i diversi servizi e di ottimizzare l'utilizzo delle risorse disponibili. In conclusione, il piano di zona rappresenta uno strumento fondamentale per la programmazione e l'organizzazione dei servizi sociali e sanitari a livello territoriale. Attraverso la definizione di obiettivi, priorità e modalità di intervento, esso mira a garantire una migliore qualità della vita per tutti i cittadini, promuovendo l'inclusione sociale e il benessere delle persone.Ai servizi di welfare. Il piano di zona è elaborato e attuato dai comuni associati e approvato dall'Assemblea dei sindaci del distretto socio sanitario (bacino di circa 100.000 abitanti) d'Intesa con l'ASL, e in collaborazione con il terzo settore. Lo strumento di Intesa con l'ASL è la sottoscrizione di un accordo di programma a cui partecipano isoggetti del terzo e del quarto settore. Il piano ha una validità triennale, ma è articolato in programmi annuali. Le modalità organizzative di elaborazione e costruzione del piano di norma prevedono tre livelli di governance:
- Tavolo politico: fornisce l'indirizzo, le priorità. Al tavolo politico siedono i soggetti istituzionali coinvolti quindi, sindaci o i loro delegati, rappresentanti del terzo settore.
- Tavolo tecnico: chiamato ufficio di piano. È il luogo dove si elabora il piano. È composto dai dirigenti e funzionali dei comuni, rappresentanti del distretto
Attiva una valutazione multidimensionale. L'equipe multiprofessionale predispone il piano di assistenza e definisce anche l'eventuale quota di partecipazione alla spesa. Altre misure a sostegno della domiciliarità: RSA aperta è rivolta a persone affette da demenza e