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1.2. La domanda familiare per un paziente non richiedente
1.2.2. Quando il paziente è un bambino
1.2.2.1. Il primo contatto
Quando il paziente è un bambino i portatori della domanda di aiuto sono i suoi genitori o gli adulti che ne hanno tutela. Per bambino intendiamo il piccolo dalla nascita all'preadolescenza, alla fine cioè della scuola elementare o all'inizio della scuola media. Qualora il primo contatto per un paziente bambino venga mediato da un professionista raccoglieremo il motivo dell'invio e poi richiederemo che il contatto venga preso direttamente dai genitori. Nel caso in cui il primo contatto venga attivato da persone diverse dai genitori, per esempio un parente, ciò ci indurrà ad assumere una posizione di allerta per questa domanda inconsueta. Il terapeuta ascolterà il richiedente e le sue motivazioni a scavalcare l'ordine gerarchico della responsabilità genitoriale, poi lo incoraggerà a far chiamare chi di
dovere, annotando quanto raccolto nella telefonata. La modalità di gran lunga più frequente di primo contatto per i problemi di un bambino è rappresentata da una telefonata della madre. Quando il primo contatto telefonico viene invece attivato dal padre è bene che il consulente se lo appunti per tenere dentro di sé una domanda sul significato di questo dato. Nella nostra cultura, per quanto i ruoli genitoriali siano in trasformazione, i bambini solitamente sono collocati prevalentemente nel mondo emotivo, gestionale e di responsabilità della madre. Quando l'interlocutore è il padre, questo può essere effetto di una scelta legata agli orari di lavoro più favorevoli di un genitore rispetto all'altro ma può anche esprimere una situazione significativa di incompetenza, criticità della madre assente, piuttosto che un bisogno di controllo del coniuge, che si interpone tra il mondo esterno e la moglie. La mente del- curante deve entrare in contatto con il richiedente in una posizione riflessiva findal momento della domanda, ponendosi semplici interrogativi che aiutino a non esseresommersi dai dati ma a decodificarli. Utile in questo primo contatto la metafora del terapeutacome un segugio che va a caccia, cercando tra i dati le tracce significative.
- Scaletta del primo contatto: valutazione o terapia?
Nel breve colloquio telefonico per una richiesta di appuntamento è inoltre importante metterea fuoco chi sia l'inviante, poiché spesso la consultazione per un bambino si esprime in uncontesto di semicoazione rispetto alle esigenze sociali. La scuola, per esempio, è un invianteche ha grande potere di influenzamento. Diverso è l'invio operato dai servizi sanitari che sioccupano di curare i piccoli pazienti o dei pediatri che si decidono a esprimere le propriepreoccupazioni sull'evoluzione del bambino che hanno in cura. Nel primo contatto telefonico
Il professionista raccoglierà: chi è l'inviante, breve definizione del problema, "chi" chiede "cosa", e con quale atteggiamento, composizione del nucleo convivente, reazione alla proposta di formato per il primo incontro.
Le domande che uno psicologo riceve sono di due tipi: veniamo contattati per una valutazione dello sviluppo, una diagnosi, e quindi per un intervento che si pone a un primo livello, o ci viene già richiesta una terapia, dopo un intervento valutativo di primo livello già eseguito? Se, per esempio, l'inviante è dei servizi sanitari, con tutta probabilità una diagnosi è già stata comunicata e l'intervento che il richiedente si aspetta da noi sarà già di terapia. Se invece l'inviante è un'insegnante in difficoltà nel gestire il comportamento del bambino in classe, è probabile che i genitori si aspettino per prima cosa una nostra
valutazione.Bisogna procedere chiedendo se anche il coniuge è informato della chiamata della moglie. In caso affermativo si propone un incontro preliminare con i genitori a scopo esplorativo. In caso il marito non sia informato si invita a coinvolgerlo, anche nel caso in cui la coppia sia separata o divorziata e il figlio viva con la madre. Dopo aver sondato se ci siano altri figli si prosegue chiedendo se ci sono difficoltà per un primo incontro con l'intera famiglia. Il tentativo di vederli assieme come genitori serve a definire l'auspicabile livello cooperativo che ci aspettiamo da loro, che deve vederli allineati per il bene del figlio. Nel caso in cui la situazione appaia caratterizzata da grave tensione tra i genitori, il terapeuta si rassegnerà a convocare separatamente e parallelamente ciascuno di loro, prima da solo poi con il figlio. Meglio dare simultaneamente entrambi gli appuntamenti, anche se saranno in giorni diversi. Per il primo incontroesplorativa sono molteplici. Da un lato, si cerca di comprendere meglio le dinamiche familiari e le relazioni tra i genitori e il bambino. Dall'altro lato, si cerca di individuare eventuali segnali di disagio o difficoltà nel bambino stesso. Per quanto riguarda la formattazione del testo, ecco come potrebbe apparire utilizzando i tag HTML:Esplorativo è tuttavia necessario testare con una certa insistenza la disponibilità dei genitori a essere presenti contemporaneamente. Nei casi in cui si incontra una resistenza insuperabile occorre tenere presente che essa cela più significati di quelli esplicitati.
Solitamente nelle famiglie normo costituite l'invito a un primo incontro dei soli genitori viene accolto senza difficoltà, anche se in presenza di una richiesta implicita di valutazione, possiamo aspettarci la sollecitazione a vedere fin da subito il bambino.
In questo caso una pacata spiegazione e una certa fermezza tranquillizzano i genitori, a cui si può suggerire, se il bambino frequenta la scuola materna o elementare, di portare i disegni o i quaderni dell'ultimo periodo. Questo materiale sarà prezioso per ipotizzare un eventuale ritardo che potrebbe richiedere un approfondimento valutativo di tipo neuropsichiatrico.
Le aspettative nel caso di una richiesta di valutazione esplorativa sono molteplici. Da un lato, si cerca di comprendere meglio le dinamiche familiari e le relazioni tra i genitori e il bambino. Dall'altro lato, si cerca di individuare eventuali segnali di disagio o difficoltà nel bambino stesso.
sono molto diverse rispetto a unadomanda di terapia: nel secondo caso abbiamo un po' di tempo a disposizione e viene tollerato il nostro interessarci del complesso affresco familiare; nel caso di una valutazione invece i genitori si aspettano una rapida convocazione del paziente per ottenere una restituzione.31.2.2.3. Il primo colloquio con i genitori
Nelle patologie infantili i genitori sono portati a domandarsi cosa hanno fatto di sbagliato con il loro figlio, interrogativo utile, che dovrebbe essere ben accolto dagli operatori. Una sana autocritica è matrice trasformativa della nostra vita, segno di una disponibilità al cambiamento. D'altra parte, il dovere di non colpevolizzare i genitori si trasforma nel fondamentale atteggiamento empatico del terapeuta esperto, che accoglie con calda benevolenza la riflessione autocritica dei genitori, così come, se necessario, fermamente la mobilita e la induce nei genitori meno consapevoli, al fine di guidarli a un
Possibile processo di riparazione. Per sostenere l'autocritica è vantaggioso parlare contemporaneamente di quanto i genitori hanno fatto di positivo per la crescita del figlio così come occorre considerare le specifiche difficoltà che il bambino può aver presentato. Le domande di consultazione per un bambino richiedono dunque un periodo di preparazione attraverso uno o più colloqui preliminari che precedono la convocazione del piccolo paziente, colloqui in cui i genitori possano descrivere le proprie preoccupazioni per la crescita del figlio e analizzare i propri dubbi e le proprie ipotesi circa l'origine del problema, esprimendo liberamente i loro conflitti, le loro ansie, le loro difficoltà ed esasperazioni; tutto ciò in assenza dei figli che potrebbero essere turbati. Proprio datori di cure come essi chiedono consulenza, si fanno portatori di una domanda che deve essere accolta e sottolineata come legittima, ponendo le basi corrette.
per il futuro trattamento e che quindi libererà la loro genitorialità dai vincoli che stimolano risposte disadattive nei loro figli. Questa accoglienza dei genitori è fondamentale per non colludere con un processo "espulsivo" di delega del bambino a un tecnico riparatore, processo spesso molto più nocivo del buon lavoro che il tecnico potrebbe fare. Nel corso del primo colloquio facciamo emergere quindi le preoccupazioni dei genitori per ciò che riguarda il comportamento e la personalità del figlio paziente e di eventuali altri fratelli. Qualora queste preoccupazioni riguardino invece prevalentemente il suo sviluppo possiamo valutarli in prima persona con un'osservazione diretta del paziente oppure invitare i genitori a rivolgersi a un neuropsichiatra infantile per un bilancio dello sviluppo. Nel caso, infatti, in cui la richiesta appaia eminentemente valutativa non è opportuno rimandare la convocazione del paziente oltre unSecondo colloquio. In altri casi il quesito sullo sviluppo cognitivo cela però ben altre problematiche che richiederanno un differente approccio: in questi casi, dopo un primo incontro con il paziente, si dovrà rassicurare tutti circa la sua adeguatezza prestazionale, ridefinendo le aree problematiche che necessitano di trattamento, riproponendo un percorso che può lasciare a casa il paziente per proseguire con i genitori oppure ridefinire l'opportunità di una convocazione familiare.
Se ciò che ci viene presentato è invece un disturbo psicologico possiamo rinviare l'incontro con il bambino e dedicare un po' di spazio a elaborare con i genitori ipotesi sulle cause di quanto li preoccupa. La dimensione interpersonale con i genitori è quella dell'alleanza di lavoro dove lo psicoterapeuta offre le sue conoscenze per fondare una collaborazione a sostegno della loro genitorialità.
I 5 obiettivi del colloquio di accoglienza
di fondamentale importanza coinvolgere il bambino nel processo terapeutico. Una seconda soluzione potrebbe essere quella di convocare sia i genitori che il bambino per continuare la fase preliminare. Questa opzione è spesso scelta quando il bambino è in età scolare e la patologia descritta è meno grave. In entrambi i casi, è importante creare un ambiente sicuro e accogliente per il bambino, in modo che si senta a suo agio nel condividere le sue esperienze e i suoi sentimenti.la gravità del paziente o la sua giovane età richiedono un ascolto dei genitori attento e disponibile, difficile da esaurire in un solo incontro. La conflittualità coniugale,