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ECONOMIA CIRCOLARE

È un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile, con l'obiettivo di estendere il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico.

Quali vantaggi presenta questa economia?

  • riduzione della pressione sull'ambiente
  • maggiore sicurezza nella disponibilità delle materie prime
  • impulso all'innovazione e alla crescita economica
  • incremento dell'occupazione
  • prodotti più durevoli e innovativi
  • migliore qualità di vita

ECONOMIA DEI SERVIZI FUNZIONALI

In questo tipo di economia, l'impresa vende una performance, un risultato e non semplicemente un prodotto; i consumatori acquistano mobilità

individuale. Le vendite funzionali assumono la forma di contratti di leasing o di comproprietà dei beni; per il produttore l'obiettivo economico è creare il valore d'uso più alto possibile, perciò egli è indotto ad ottimizzare l'utilizzo nel lungo termine dei prodotti, di cui il cliente non ha bisogno di acquisirne la proprietà.

Quali sono i vantaggi di questo tipo di economia?

  • riduzione della produzione industriale, dei rifiuti generati dal consumo
  • mantenimento di relazioni di lungo termine con i clienti
  • reddittività assicurata senza necessità di aumentare la produzione e le vendite

Quando il prodotto è giunto al termine della sua vita, il produttore può riciclare e riparare ciò che è possibile e poi reinserire il prodotto nel suo ciclo economico. Tuttavia, questo tipo di economia presenta delle complessità applicative in quanto richiede ai consumatori di rinunciare alla

proprietà di unbene (infatti è applicabile solo a prodotti in cui è significativa la distinzione tra proprietà e utilizzo del bene) e per la complessità della relazione contrattuale tra impresa e cliente in termini di responsabilità. Il marketing può alleviare la povertà nel mondo? Circa due terzi della popolazione mondiale vive con meno di 1000 dollari l'anno, e questo spicchio supera di gran lunga la fetta dei ricchi. È noto, tuttavia, che la crescita economica di un Paese è strettamente correlata alla creazione di nuove imprese al suo interno. Si è così affrontato il problema riguardante lo sviluppo di forme di marketing low cost per fornire agli imprenditori dei Paesi poveri strumenti di marketing adeguati. In particolare, Prahalad è arrivato a sostenere che vender ai poveri può essere, allo stesso tempo, redditizio e contribuire a diminuire la povertà. La sua idea viene cosìriassunta:vi è un potere d'acquisto inutilizzato, perciò le imprese possono realizzare profitti significativi vendendo ai poveri; vendendo ai poveri, le imprese li aiutano a creare prosperità e quindi a ridurre la povertà; le grandi imprese dovrebbero impegnarsi in primo piano in questo processo di vendita. Inoltre, Prahalad sostiene che l'obiettivo prioritario dovrebbe essere quello di creare capacità di consumo nei Paesi in via di sviluppo; e per raggiungere ciò, il management dovrebbe seguire tre principi: - accessibilità che si basa sul realizzare packaging di piccole dimensioni quindi alla portata di tutti - raggiungibilità dei negozi magari con una breve passeggiata - disponibilità in quanto i consumatori "in via di sviluppo" non possono procrastinare le decisioni di acquisto. La strategia di piccoli packaging 22La strategia adottata di vendere i beni di consumo in confezioni più

piccole, rendendole così accessibili ai poveri, non risulta poi così efficace in quanto, anche se in piccole confezioni, creare valore aumentando la comodità e aiutando a gestire i flussi di denaro, non aumenta l'accessibilità, ne risolve il problema della fame e della malnutrizione.

L'unico modo in cui i poveri possono acquistare prodotti nuovi è dirottare la spesa da altri prodotti con il rischio di trascurare bisogni di prima necessità; inoltre, molti prodotti venduti in packaging di piccole dimensioni hanno lo stesso prezzo al chilo delle confezioni più grandi e le confezioni monouso hanno un impatto negativo sull'ambiente (ciò causerebbe un grave problema nei Paesi poveri dove la raccolta rifiuti è inadeguata).

La strategia di basso prezzo

L'unico modo per aiutare i poveri a ridurre la povertà è aumentare il reddito reale, e ciò si può realizzare in due modi: diminuire i prezzi

Dei beni o aumentare il reddito. Invece, l'unico modo per aumentare l'accessibilità reale è ridurre il prezzo per singolo uso e si può fare in tre modi: ridurre i profitti, ridurre i costi senza diminuire la qualità, ridurre i costi riducendo la qualità: la riduzione del profitto risulta una strada limitata in quanto i mercati per la vendita ai poveri sono costosi da servire in quanto dispersi geograficamente e possiedono scarse infrastrutture per il trasporto. Praticare prezzi più bassi per marche della stessa qualità genera rischi di importazioni parallele da Paesi low-price a Paesi high-price (rischio elevato dei prodotti farmaceutici). L'ultima strada rimanente è la riduzione di costi con conseguente riduzione di qualità in modo tale che il rapporto qualità-prezzo sia accettabile per i consumatori poveri.

Altri modi per rendere i prodotti più convenienti sono: modello di accesso condiviso

per beni come telefoni, lavatrici
  1. adozione di tecnologie, come i pannelli solari, per generare energia
  2. elettrica a basso reddito
  3. ridurre costi di transazione con sistemi di distribuzione appropriati che
  4. colleghino vecchie e nuove tecnologie (bici e telefono)
Ad ogni modo, lo sviluppo di una strategia per la vendita ai poveri implica una rivisitazione del concetto di prodotto ponendo l'accento sulla funzione di base; e allo stesso tempo, le strategie di comunicazione e distribuzione devono essere personalizzate per soddisfare i bisogni specifici di questi mercati. Il ruolo del microcredito Si è ritenuto che il microcredito sia positivo solo in misura limitata per varie ragioni individuate da Khawari: il microcredito non allevia la povertà ma riduce la vulnerabilità al consumo; le imprese che operano con il microcredito lavorano in una scala troppo modesta, senza personale retribuito, con poche attrezzature, bassa produttività e redditi modesti; solo una

Piccola parte del credito è utilizzata per finalità imprenditoriali. Quale è il modello di business adeguato a questi mercati? Si è focalizzata l'attenzione su imprese di carattere caritatevole, dove i clienti pagano poco e nulla in quanto il profitto proviene da donazioni e contributi e il lavoro è svolto da volontari; al lato opposto, troviamo le imprese puramente commerciali dove la maggior parte delle transazioni avviene a prezzi di mercato. Tuttavia, sono risultati interessanti situazioni intermedie dove le imprese perseguono nuove combinazioni di valori e dove i clienti più agiati sovvenzionano i clienti meno abbienti.

I modelli di business prevalenti rientrano in tre categorie:

  • Modello non-profit dove gli imprenditori sociali mirano a soddisfare bisogni ignorati dagli attuali meccanismi di mercato e agiscono dove i Governi non sono in grado o non sono disposti a farlo; il fattore chiave di questo modello è sfruttare le risorse

disponibili e sono totalmentedipendenti da donazioni.modello ibrido senza scopo di lucro dove l'obiettivo è fornire prodotti e servizi alle popolazioni che sono state escluse dai principali mercati ma non viene esclusa la possibilità di realizzare profitti e reinvestirli

modello dell'impresa sociale che è caratterizzato dallo scopo di lucro ma si differenzia dagli altri modelli di business per la destinazione degli utili: i profitti vengono realizzati ma non vengono utilizzati per massimizzare il rendimento degli azionisti ma per supportare i gruppi a basso reddito.

Il potere della società civile e la responsabilità sociale dell'impresa

Il crescente potere dei cittadini genera nuove aspettative che costituiscono un contrappeso nei riguardi delle imprese e delle autorità pubbliche; infatti, nel mondo industrializzato, i consumatori rappresentano una forza che le imprese e le autorità pubbliche non possono permettersi di ignorare.

I nuoviconsumatori sono caratterizzati da sette atteggiamenti tipici: 1. Senso di potere: I consumatori sono sempre più consapevoli di muoversi in mercati in cui l'offerta è abbondante ma sono anche attenti e capaci di distinguere e destreggiarsi tra le varie marche, negozi, pubblicità. 2. Comportamento d'acquisto professionale: Il consumatore ritiene l'impresa responsabile della sua potenziale insoddisfazione e, infatti, ricerca esperienze gratificanti. 3. Relazione soddisfazione-piacere-fedeltà: Il consumatore ha bisogno di dialogo e desidera una relazione di fiducia con l'impresa per mantenere la fedeltà del cliente. 4. Ricerca di nuovi valori: Il consumatore è alla ricerca di nuovi valori, mentre prima ricercava comfort e sicurezza, oggi ricerca nuovi stimoli, piacere, innovazione influenzata anche dai nuovi gruppi di lavoratori, ambientalisti. 5. Desiderio di consumo etico: Il consumatore ha preso coscienza del fatto che per mantenere la fedeltà del cliente, l'impresa deve offrire di più rispetto a quello che il cliente richiede. Ricorda di utilizzare i tag HTML appropriati per formattare il testo.Ancora, il nuovo consumatore ha sostituito lo "spreco ostentato" con il consumo politicamente corretto che sottolinea un comportamento d'acquisto in cui il consumatore considera l'acquisto di una marca simile a un atto politico; infatti, tra mondo industriale e consumatori stanno nascendo relazioni nuove e più responsabili. Azionisti, stakeholder e capitalismo Tuttavia, per molto tempo, l'impresa è sempre stata orientata al valore degli azionisti, sottolineando che l'obiettivo dell'impresa era quello di aumentare i profitti e di conseguenza il valore delle azioni; l'approccio ai portatori di interesse, già stakeholder, sostiene invece che l'impresa è responsabile nei loro confronti e deve operare per il bene di tutti i suoi stakeholder.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
77 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher virginiapiano di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Marketing strategico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Pettinao Daniela.