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L'INFLAZIONE MODERATA E LA DISINFLAZIONE

I governi dei paesi ricchi e politicamente stabili, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, non sono costretti a stampare moneta per finanziare la spesa pubblica. Nel breve periodo le politiche che favoriscono un'espansione economica tendono anche a generare un'inflazione più elevata, mentre le politiche di contenimento dell'inflazione deprimono l'economia.

LA LEGGE DI OKUN

Per quanto la disoccupazione ciclica e il gap di produzione si muovano all'unisono, la disoccupazione ciclica sembra evidenziare fluttuazioni meno ampie del gap di produzione. Per esempio, nel 1982 il gap di produzione degli Stati Uniti raggiunse il -8%, ma il tasso di disoccupazione ciclica si fermò al 4%. Le stime moderne della legge di Okun - la relazione negativa fra il gap di produzione e il tasso di disoccupazione - in generale indicano che un aumento di un punto percentuale del gap di produzione comporta una riduzione di mezzo punto del tasso di disoccupazione.

percentuale del tasso di disoccupazione. Il fatto che un aumento di un punto percentuale della produzione aggregata riduce il tasso di disoccupazione solo dalla metà può sembrare sconcertante.

IL GAP DI PRODUZIONE E IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE

La produzione potenziale, in genere, aumenta progressivamente nel tempo, rispecchiando la crescita di lungo periodo. Si ha un gap recessivo se la produzione aggregata effettiva è inferiore alla produzione potenziale, e un gap inflazionistico se la produzione aggregata effettiva è superiore alla produzione potenziale. Si ha un gap di produzione positivo o negativo, rispettivamente, se l'economia produce più o meno di quanto ci si "aspetterebbe" perché i mezzi non hanno ancora raggiunto il nuovo livello di equilibrio. E i salari, come abbiamo visto, sono i prezzi che si formano nel mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è composto dalla disoccupazione ciclica e dalla disoccupazione naturale.

Quindi esiste una relazione fra la disoccupazione e il gap di produzione. Questa relazione è definita da due regole:
  1. Se la produzione aggregata effettiva è uguale alla produzione potenziale, il tasso di disoccupazione effettivo è uguale al tasso naturale di disoccupazione.
  2. Se il gap di produzione è positivo (un gap inflazionistico), il tasso di disoccupazione è minore del tasso naturale; se il gap di produzione è negativo (un gap recessivo) il tasso di disoccupazione è maggiore del tasso naturale.
In altre parole, alle fluttuazioni della produzione aggregata intorno al trend di lungo periodo della produzione potenziale corrispondono fluttuazioni del tasso di disoccupazione intorno al tasso naturale.

LA CURVA DI PHILLIPS DI BREVE PERIODO

Una riduzione della disoccupazione tende a causare un aumento dell'inflazione e viceversa. Questo concetto fondamentale è espresso dalla CURVA DI PHILLIPS. In un famoso articolo del 1958 l'economista

Neozelandese A. W. H. Philips scoprì che le serie storiche dei dati relativi alla Gran Bretagna mostravano una relazione inversa tra il tasso di disoccupazione e il salario: quando il tasso di disoccupazione era elevato, il salario tendeva a diminuire, e quando il tasso di disoccupazione era basso, il salario tendeva ad aumentare. Molti economisti sono giunti alla conclusione che esista una relazione inversa di breve periodo tra il tasso di disoccupazione e il tasso di inflazione, detta curva di Phillips di breve periodo, o CPBP.

Già all'epoca alcuni economisti affermavano che una curva di Phillips più accurata avrebbe dovuto includere altri fattori. Nel capitolo 12 abbiamo discusso gli effetti degli shock dell'offerta, come le improvvise variazioni del prezzo del petrolio, che provocano uno spostamento della curva di offerta aggregata di breve periodo. Gli stessi shock fanno spostare anche la curva di

Phillips di breve periodo: l'impennata dei prezzi del petrolio fu un importante fattore dell'inflazione che caratterizzò gli anni 1970 e che ha svolto un ruolo determinante nell'accelerazione dell'inflazione nel biennio 2007-2008. In generale, uno shock dall'offerta negativo spinge CPCB verso l'alto, dal momento che l'inflazione aumenta per ogni dato livello di disoccupazione, mentre uno shock positivo la spinge verso il basso con un tasso di inflazione inferiore per ogni dato livello del tasso di disoccupazione. Entrambi gli spostamenti sono illustrati nella figura 16.8. Ma gli shock dell'offerta non sono gli unici fattori che possono influire sul tasso di inflazione. Oggi la maggioranza degli economisti accetta il fatto che il TASSO D'INFLAZIONE ATTESO - il tasso di inflazione che i datori di lavoro e i lavoratori prevedono si realizzerà nel futuro immediato - è la più importante determinante dell'inflazione, oltre

al tasso di disoccupazione. 87LE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE E LA CURVA DI PHILLIPS DI BREVE PERIODO

Il tasso di inflazione atteso è il tasso di inflazione che lavoratori e imprese prevedono si realizzerà nell'immediato futuro. Una delle più importanti scoperte della macroeconomia moderna è che il tasso di inflazione atteso influenza la relazione tra disoccupazione e inflazione nel breve periodo. Il salario stabilito nel contratto è più elevato se tutti si aspettano un'inflazione sostenuta anziché una condizione di stabilità dei prezzi. Un aumento del tasso di inflazione atteso sposta verso l'alto la curva di Phillips di breve periodo: il tasso di inflazione effettivo in corrispondenza di ogni dato tasso di disoccupazione aumenta all'aumentare dell'inflazione attesa. Infatti i macroeconomisti ritengono che l'inflazione attesa e quella effettiva siano legate da un rapporto di uno a uno: in altre parole,

All'aumentare del tasso di inflazione atteso, il tasso di inflazione effettivo aumenta dello stesso ammontare; e se il tasso di inflazione atteso diminuisce, il tasso di inflazione effettivo diminuisce dello stesso ammontare.

L'INFLAZIONE E LA DISOCCUPAZIONE NEL LUNGO PERIODO

La maggior parte degli economisti ritiene che, in effetti, nel lungo periodo questo trade-off non esista, cioè che nel lungo periodo non sia possibile ottenere una minore disoccupazione accettando un più alto tasso di inflazione. Per capire perché, dobbiamo introdurre un nuovo concetto: la curva di Phillips di lungo periodo.

LA CURVA DI PHILLIPS DI LUNGO PERIODO

La figura 16.11 rappresenta le due curve di Phillips di breve periodo della figura 16.9, CPBP e CPBP , affiancandovi un'altra curva di Phillips di breve periodo, CPBP , in corrispondenza di un tasso di inflazione atteso del 4%. Per evitare che l'inflazione acceleri nel tempo, il tasso di disoccupazione deve essere

abbastanza elevato da far sì che il tasso di inflazione effettivo coincida con il tasso di inflazione atteso. CPLP è la curva di phillips di lungo periodo, la relazione tra la disoccupazione e l'inflazione nel lungo periodo, dopo che le aspettative di inflazione hanno avuto il tempo di adeguarsi all'esperienza. E' verticale perché qualsiasi tasso di disoccupazione inferiore al NAIRU genera un'inflazione in continua accelerazione; in altre parole, la curva di Phillips di lungo periodo mostra che esistono limiti alle politiche economiche espansive, perché un tasso di disoccupazione inferiore al NAIRU non è sostenibile nel lungo periodo. Inoltre, c'è un ulteriore punto che non abbiamo ancora evidenziato: qualsiasi tasso di disoccupazione superiore al NAIRU comporta una decelerazione dell'inflazione.

IL TASSO NATURALE DI DISOCCUPAZIONE RIVISITATO

Il concetto di tasso naturale di disoccupazione: la quota del tasso di

disoccupazione che non è influenzata dagli alti e bassi del ciclo economico. Abbiamo introdotto anche il NAIRU. Qual è la relazione fra questi due concetti? La risposta è che il NAIRU non è che un altro nome per il tasso naturale di disoccupazione: il livello di disoccupazione di cui l'economia ha bisogno per evitare un'accelerazione dell'inflazione è il tasso naturale di disoccupazione. In effetti, gli economisti stimano il tasso naturale di disoccupazione inferendo dati sul NAIRU dall'andamento del tasso di inflazione e del tasso di disoccupazione nell'arco del ciclo economico.

I COSTI DELLA DISINFLAZIONE

L'esperienza ha insegnato ai responsabili della politica economica che abbattere l'inflazione è molto più difficile che provocarne un aumento. Infatti, una volta che il pubblico si forma aspettative di inflazione, ridurre l'inflazione è un processo doloroso. Il tentativo di mantenere il

Il tasso di disoccupazione stabilmente al di sotto del tasso naturale causa una continua accelerazione del tasso di inflazione, che viene incorporata nelle aspettative. Per ridurre l'inflazione attesa i responsabili della politica economica devono innescare un processo inverso, adottando politiche restrittive che portino la disoccupazione al di sopra del tasso naturale per un periodo di tempo sufficientemente lungo. Il processo di riduzione dell'inflazione incorporata nelle aspettative è detto DISINFLAZIONE. La disinflazione può essere molto onerosa. Alcuni economisti sostengono che sia possibile ridurre i costi della disinflazione se i politici mostrano una forte determinazione a perseguire una politica anti-inflazionistica: una politica di disinflazione chiaramente annunciata e credibile, affermano, può ridurre le aspettative di inflazione futura e dunque traslare verso il basso la curva di Phillips di breve periodo.

LA DEFLAZIONE

Prima della seconda guerra

mondiale la DEFLAZIONE - la diminuzione del livello generale dei prezzi per un periodo prolungato - era quasi altrettanto comune quanto l'inflazione. LA DEFLAZIONE DA DEBITI La deflazione, come l'inflazione, genera guadagni e perdite, ma in maniera esattamente opposta. A causa della caduta del livello dei prezzi, un euro domani vale 90 di più di un euro oggi. In una famosa analisi condotta all'inizio della Grande Depressione, Irving Fisher (l'economista a cui si deve l'analisi dell'EFFETTO FISHER sui tassi di interesse) suggerì che gli effetti della deflazione su creditori e debitori possono esacerbare una recessione. La deflazione, in effetti, sottrae risorse ai debitori e le ridistribuisce ai creditori. Fisher sosteneva che i debitori, essendo di solito a corto di fondi, sono costretti a ridurre drasticamente la spesa all'aumentare dell'onere reale del debito. Al tempo stesso è improbabile che i creditori alterino in misura.

sostanziale ipropri consumi all'aume

Dettagli
A.A. 2021-2022
114 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher friggione_eleonora di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Tateo Francesco.