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PI
dimostra il seguente grafico: I due metodi per calcolare l’inflazione danno
risultati leggermente differenti (che non supera
l’1%, salvo in rari casi).
Il motivo è molto semplice: abbiamo visto che il
deflatore del PIL indica la variazione prezzi dei
dei
beni prodotti all’interno del paese, mentre il C
PI
mostra la variazione dei beni consumati.
Perché gli economisti si preoccupano dell’inflazione?
Siccome l’inflazione pura non esiste gli economisti si preoccupano del fenomeno inflazionistico per i
seguenti motivi:
• L’inflazione influenza la distribuzione del reddito in quanto non tutti i prezzi e i salari aumentano
proporzionalmente (e.g.: rendite AVS non indicizzate = perdita di potere d’acquisto da parte degli
anziani al verificarsi del fenomeno inflazionistico)
• L’inflazione crea altre distorsioni:
le variazioni dei prezzi relativi genera un clima di incertezza, rendendo difficile per le imprese
prendere decisioni sul futuro come quelle sugli investimenti produttivi.
I prezzi fissati per legge generano un cambiamento dei prezzi relativi.
Il sistema fiscale interagisce con l’inflazione accentuando le distorsioni (e.g. progressione a
freddo o adeguamento degli scaglioni di imposta)
Se l’inflazione è un male, altrettanto lo è la deflazione che genera molti degli stessi problemi appena citati
e riduce le capacità della politica monetaria di influenzare il livello di produzione.
Gli economisti credono che il miglior tasso di inflazione debba essere basso e stabile, tra lo 0% e il 3% e che
un’economia in buona salute è un ‘economia con alta crescita, bassa disoccupazione e bassa inflazione.
2.3 Breve, Medio e Lungo Periodo
I tre fattori determinanti del calcolo del PIL, o produzione aggregata, sono
1. il livello di domanda
2. il livello di offerta
3. fattori culturali come il risparmio, il sistema educativo, le istituzioni, ecc.
Ognuno di questi fattori assume particolare importanza a dipendenza dell’orizzonte temporale che
analizziamo.
1. Nel breve periodo (1‐5 anni circa) è la variazione della domanda che influisce maggiormente sul PIL
2. Nel medio periodo (10 anni circa) è la variazione dell’offerta che influisce maggiormente sul livello
del PIL (lo stock di capitale, la tecnologia, la forza lavoro,ecc.)
3. Nel lungo periodo (100 anni e più) sono i fattori culturali a influenzare maggiormente il livello del
PIL.
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3 Il mercato dei beni
Per studiare l’andamento dell’attività economica nel breve periodo, gli economisti si concentrano sulle
interazioni tra produzione reddito e domanda che, nel breve periodo si riassume nel modo seguente:
Variazioni Variazioni Variazioni
Variazioni
nella nella nella
nel reddito domanda
domanda produzione
3.1 La composizione del PIL
La finestra e la tabella seguenti mostrano e spiegano le componenti del PIL
Il consumo (C): si tratta di beni e servizi acquistati dai consumatori (70‐80% del PIL)
L’investimento fisso (I): è la somma dell’investimento non residenziale e di quello residenziale.
La decisione di investire dipende dai servizi che questi beni daranno in futuro (15‐20% del PIL)
Spesa pubblica (G): beni e servizi acquistati dallo Stato e dagli enti pubblici (dagli aeroplani
all’attrezzatura per ufficio). I servizi includono anche quelli forniti dagli impiegati pubblici. G
non include i trasferimenti (assistenza sanitaria e sociale) ne gli interessi sul debito pubblico
Importazioni (IM): acquisti di beni e servizi all’estero effettuati dai residenti (consumatori,
imprese, governo)
Esportazioni (X): acquisti di beni e servizi nazionali da parte del resto del mondo
Esportazioni nette o saldo commerciale (X‐IM): possono dare luogo ad un avanzo o ad un
disavanzo commerciale.
Spesa in beni e servizi da parte dei residenti: C+I+G
Spesa totale in beni nazionali: C+I+G+(X‐IM)
Investimento in scorte: è la differenza tra beni prodotti e beni venduti in un dato anno e che va
considerata se si desidera calcolare la produzione annuale (siccome vendite e produzione non
sempre coincidono). L’investimento in scorte assume valore negativo.
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3.2 La domanda di beni
Indichiamo la domanda totale di beni con Z C + I + G + (X – IM), dove non è simbolo di uguaglianza ma
di identità. L’investimento in scorte non fa parte della domanda.
Per analizzare le varie componenti usiamo le assunzioni seguenti:
• Tutte le imprese producono lo stesso bene
• Il bene può essere usato indifferentemente per consumi, investimenti e spesa pubblica
• Le imprese sono disposte a fornire qualsiasi quantità del bene a un dato prezzo P (ipotesi che vale
breve periodo)
solo nel
• Non vi è commercio con l’estero (X = IM = 0)
La nostra identità diventa quindi Z C + I + G.
3.2.1 Consumo (C) Quando Y aumenta le persone comprano di più;
d
Y: reddito quando diminuisce, riducono i loro consumi, quindi
possiamo scrivere:
T: imposte al netto dei trasferimenti C = C (Y ), il consumo è funzione del reddito
d
Y : reddito disponibile, ovvero ciò che rimane del
d
reddito dopo aver ricevuto i trasferimenti dal governo Assumiamo che la funzione del consumo sia descritta
e pagato le imposte. linearmente dalla seguente relazione:
C: consumo ) = c + c Y , ma siccome Y Y – T otteniamo:
C (Y d 0 1 d d
Funzione del consumo: C (Y )
d C (Y ) = c + c (Y – T)
d 0 1
Equazioni di comportamento: equazioni che “il consumo è una funzione del reddito Y e delle imposte T. Un
descrivono alcuni aspetti del comportamento degli reddito più alto fa aumentare il consumo in modo meno che
agenti economici proporzionale e delle imposte più elevate fanno diminuire il
consumo anch’esse in modo meno che proporzionale”
c : consumo desiderato (intercetta) in
0
corrispondenza di un reddito disponibile nullo
(parametro positivo). Il consumo è finanziato in questo
caso da risparmi o prestiti.
c : propensione marginale al consumo , ossia
1
l’effetto sul consumo di un euro aggiuntivo di reddito
disponibile (valore positivo fra 0 e 1)
3.2.2 Investimento (I) Nel nostro caso l’investimento sarà preso come dato, quindi:
Variabile endogena: sono variabili di un modello
economico che dipende da altre variabili dello stesso I =
modello (e.g.: consumo) “Questa ipotesi comporta che quando osserviamo variazioni nella
Variabile esogena: variabile di un modello che non è produzione, dobbiamo assumere che l’investimento non risponda
spiegata dallo stesso ma viene presa come data. in alcun modo e non è difficile capire che questa ipotesi può essere
Queste variabili si indicano con una barretta sopra la una pessima descrizione della realtà”
).
lettera (e.g.:
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3.2.3 Spesa pubblica (G) Nel nostro caso, spesa pubblica G ed imposte al netto dei
Politica fiscale: politica del governo descritta da T e trasferimenti T saranno presi come dati, quindi:
G e quindi basata sulle entrate e sulle uscite del
settore pubblico ,
G =
Variabile esogena: variabile di un modello che non è “Questa ipotesi è stata fatta in quanto il governo non presenta
spiegata dallo stesso ma viene presa come data. regolarità di comportamento come i consumatori e le imprese e
Queste variabili si indicano con una barretta sopra la non esiste dunque un’unica funzione per G e per T che ne descriva
).
lettera (e.g.: il comportamento. In secondo luogo gli economisti cercano di
suggerire dei livelli di G e di T e non avrebbe quindi senso
descriverli come funzioni al posto di costanti esogeneamente
date”
3.3 La determinazione della produzione di equilibrio
Riassumendo quando fatto sinora concludiamo che, ricordandoci di aver supposto l’assenza di scambi con
l’estero, la domanda di beni nel sistema economico è descritta da:
+ c (Y – ) + +
Z c 0 1 Se l’equilibrio, nel nostro esempio per via
Equilibrio sul mercato dei beni: esprime la dell’assunzione di scorte nulle, è definito come
relazione tra produzione e domanda. Nel caso in cui Y = Z , sostituendo Z con la nostra funzione di
l’investimento in scorte è nullo, l’equilibrio richiede che domanda otteniamo la produzione d’equilibrio:
la produzione Y (il reddito è sempre uguale alla
produzione quindi Y si usa per entrambi) sia uguale
alla domanda Z Y = c + c (Y – ) + +
0 1
Equazione di equilibrio: esprime la relazione fra “In equilibrio, la produzione, Y è uguale alla domanda. A sua volta,
produzione Y e domanda Z. Nel caso di investimento in la domanda dipende dal reddito, Y, che è uguale alla produzione”
scorte pari a 0, l’equazione di equilibrio è Y = Z sciogliamo le parentesi, risolviamo ed otteniamo
Spesa autonoma: è la componente della domanda l’equazione che descrive la produzione di equilibrio:
di beni che non dipende dal livello di produzione. Essa
è quasi sempre positiva tranne nel caso in cui il Y = c + c Y – c + +
0 1 1
governo presentasse un grosso avanzo di bilancio ⇔Y
(imposte molto maggiori della spesa pubblica, vedi Y = c – c + +
‐ c
1 0 1
l’equazione che descrive la produzione di equilibrio) ⇔Y(1‐ )= c – c + +
c
1 0 1
Moltiplicatore: è un numero che moltiplica l’effetto –
della spesa autonoma Y=
Bilancio in pareggio: si ha quando T = G, ossia
quando le imposte equivalgono la spesa pubblica Moltiplicatore Spesa autonoma
Qual è il significato del moltiplicatore?
1. A partire da un punto di equilibrio Y=Z aumentiamo c di 1 miliardo; questo incremento fa
0
aumentare la domanda iniziale di 1 miliardo.
2. Le imprese aumentano la produzione di 1 miliardo di euro (non vi sono scorte).
3. L’aumento di produzione implica un aumento di reddito di 1 miliardo (produzione=reddito)
4. L’aumento di reddito implica ancora un aumento di domanda pari a 1 miliardo moltiplicato per la
+ c (Y – ) + + e l’unica variabile toccata è
propensione marginale al consumo (siccome Z c
0 1
⇒ ∆Z ∆Y
c = c mia
Y 1 1
5. L’aumento di domanda implica l’aumento della produzione pari a c mia che implica ancora un
1
mia
aumento del reddito pari a c 1 12
mia del reddito implica (vedi punto 4) un aumento della domanda di c mia...
6. L’aumento di c
1
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Seguendo questa logica l’aumento totale della produzione dopo n passaggi sarà uguale a
∑
1 1 , ossia alla spesa iniziale per il valore del moltiplicatore
Serie geometrica
Riassumendo: la produzione dipende dalla