CAPITOLO 7: PERSONE D’INCHIOSTRO CHE CAMBIANO IL MONDO
Hitler è stato uno dei pochi individui di cui si possa dire con certezza che senza di lui la
storia avrebbe seguito un altro corso. Quindi il 900 sarebbe potuto andare
diversamente se alcuni eventi della vita del dittatore fossero andati diversamente? Si
pensa che le opere di Wagner abbiano contribuito a plasmare la personalità di Hitler.
Wagner non era solo un brillante compositore, era anche un sostenitore del
nazionalismo tedesco estremo e un forte antisemita che scrisse della necessità di una
grande soluzione per una minaccia ebrea molto prima che i nazisti la mettessero in
pratica. Hitler idolatrava Wagner, era il suo modello di vita.
Persone d’inchiostro e Olocausto, 1933
I personaggi della finzione narrativa non sono nient’altro che gocce d’inchiostro sulla
carta. Ma riescono a superare quel mondo e arrivare nel nostro ed esercitarvi un
potere reale. Influenzano i nostri comportamenti e usanze, e nel fare questo
trasformano le società e la storia, talvolta con esiti disastrosi. Ad esempio BULWER-
Rienzi.
LYTTON scrisse il Il giovane Wagner ne fu ispirato e ne trasse il soggetto per la
sua opera. Wagner portò sul palcoscenico delle persone d’inchiostro e narrò la loro
vicenda. Questo cambiò Hitler e di conseguenza il mondo. Normalmente le storie sono
relativamente innocue poiché la maggior parte delle persone distingue realtà da
fantasia. Ma i risultati di studi riguardo gli effetti delle narrazioni sulla mente umana ci
la finzione narrativa ci plasma la mente.
dicono che Le storie ci insegnano dei fatti
relativi al mondo reale; influenzano la nostra logica morale; e ci segnano con paure,
speranze e ansietà che alterano il nostro comportamento, forse persino la nostra
personalità.
Le storie musicali che tanto amava Hitler non lo resero una persona migliore, furono
qualcosa di significativo nel complesso di insieme di fattori che produssero il peggiore
conflitto della storia e genocidio. Hitler governò per l’arte, attraverso l’arte. L’interesse
di Hitler per le arti era intenso tanto quanto il suo razzismo. Gli obiettivi ultimi di Hitler
non erano militari e politici, ma artistici. Nell’ultimo Reich le arti sarebbero state il
bene supremo. Si definiva il più grande attore d’Europa, la sua capacità di esibirsi in
pubblico lo ha aiutato a ipnotizzare il popolo tedesco.
Nella notte del 10 maggio 1933 i nazisti diedero alle fiamme libri scritti da ebrei,
modernisti, socialisti, bolscevichi e autori ritenuti “contrari allo spirito tedesco”.
Stavano purificando le lettere germaniche con il fuoco. I nazisti, profondamente ispirati
dalle storie musicali di Wagner, avevano compreso che le persone d'inchiostro sono
fra le più potenti e pericolose persone al mondo. E perpetrarono dunque un olocausto
di persone d'inchiostro indesiderabili così che ci sarebbero stati meno ostacoli per un
olocausto di persone reali.
CAPITOLO 8: STORIE DI VITA
DAVID CARR, un giornalista del New York Times era un alcolizzato e un drogato; dopo
The Night of the Gun.
anni decide di scrivere un libro di memorie sulla sua vita,
Racconta la sua storia facendo non solo affidamento sui propri ricordi, ma cercando
informazioni esterne e intervistando le persone coinvolte negli avvenimenti da lui
narrati. Così facendo si accorge che “le persone ricordano più spesso ciò con cui
possono convivere piuttosto che il modo in cui hanno davvero vissuto”. Per il suo libro,
Carr ha cercato informazioni esterne innanzitutto perché era stato quasi sempre
ubriaco, o fatto e fuori di testa, dunque sapeva che la sua memoria era andata. Inoltre,
In un milione di piccoli pezzi,
era da poco uscita l’autobiografia di JAMES FREY, che si è
rivelata essere falsa, molti dettagli erano inventati o ritoccati. Ma le invenzioni di Frey
non erano niente in confronto ad alcune altre recenti autobiografie.
I libri di memorie menzogneri sono vecchi come i libri stessi, ma negli ultimi 40 anni
c'è stato all'incirca uno scandalo all'anno, e qualche volta anche di più. Un esempio è
Sopravvivere coi lupi. Una bambina ebrea, miracolosamente sopravvissuta nella
Germania nazista, attraversa l’Europa vivendo varie avventure e viene adottata da un
branco di lupi. Peccato che niente di quanto scritto fosse vero, né la parte sui lupi e
nemmeno il fatto che fosse ebrea.
Se è vero che ci sono dei casi limite, quasi tutte le autobiografie sono disseminate di
palesi falsità. Cose stupefacenti accadono ai biografi di se stessi, e con stupefacente
frequenza. Gli autori di memorie sono in grado di ricordare situazioni e dialoghi della
loro infanzia ricca di eloquenti dettagli, cosa impossibile. Molti critici sostengono che
quasi tutte le autobiografie dovrebbero stare sullo stesso scaffale delle opere di
narrativa finzionale. I memorialisti non raccontano storie vere, ma verosimili. La
narrativa di una vita è un «mito personale» su chi siamo nel nostro profondo: da dove
veniamo, come abbiamo imboccato una certa strada, e cosa significhi tutto questo. Le
nostre storie di vita equivalgono a chi siamo. Sono la nostra identità. Tuttavia, una
storia di vita è tutt'altro che un resoconto obiettivo, bensì è una narrativa
accuratamente modellata, colma di dimenticanze strategiche e significati elaborati.
Nel 1977, gli psicologi BROWN e KULIK coniarono il termine «ricordo fotografico»
per indicare ricordi vividi e dettagliati relativi a eventi di grande impatto come
l'assassinio di John F. Kennedy. In quella circostanza, le persone ricordavano con
precisione dove si trovavano, cosa stavano facendo e con chi erano nel momento in
cui avevano appreso la terribile notizia. Studi successivi sui ricordi fotografici hanno
dimostrato che è vero che ricordiamo in maniera intensa i momenti significativi e
traumatici della nostra vita, ma i dettagli di questi ricordi non sono affidabili.
Nella nostra epoca, il momento per eccellenza dei ricordi fotografici è l'11 settembre,
che ha prodotto una quantità enorme di ricerche sull’inattendibilità della memoria.
Gli studi mostrano due cose: che tutti sono estremamente certi dei loro ricordi sull'11
settembre e che oltre il 70% delle persone ricorda in modo sbagliato aspetti salienti
degli attacchi. Ad esempio, il presidente George W. Bush disse di aver visto, in Tv, un
aereo colpire la torre. Ma la mattina degli attacchi non era ancora disponibile alcun
filmato del primo schianto aereo contro le torri. Bush non fu il solo a ricordare
erroneamente di aver visto il primo aereo colpire le torri. In uno studio, il 73% dei
soggetti erano sicurissimi di ricordare di aver guardato in televisione lo schianto del
primo aereo contro la Torre Nord. Analogamente molti inglesi ricordano di aver visto
filmati inesistenti dell'incidente d’auto di Parigi in cui rimase uccisa la principessa
Diana. In sostanza, le ricerche sui ricordi fotografici dimostrano che alcuni dei ricordi
maggiormente impressi nella nostra mente, di cui siamo certissimi, sono pure e
semplici invenzioni.
Uno psichiatra condusse uno studio su una sua paziente, mettendole in testa, tramite
l’ipnosi, alcuni ricordi, tra cui quello di uno stupro di una bambina, generando in lei
un’allucinazione retroattiva. Anche quando le disse che i ricordi erano finti, lei non gli
credette, fermamente convinta di quello che aveva visto. La memoria continuò ad
essere ritenuta un sistema affidabile. Poi fu la volta del «grande panico sessuale degli
anni 90». In tutti gli Stati Uniti, psichiatri, ipnoterapisti e altri terapeuti
«recuperavano» ricordi repressi di abusi infantili in soggetti adulti. Ma in molti
sostenevano che in realtà quei terapeuti stavano inavvertitamente creando dei falsi
ricordi, e non facendone emergere di reali. Si scatenarono le controversie e gli
psicologi decisero di definire la questione scientificamente e scoprirono che la
memoria è molto meno affidabile di quanto chiunque fino a quel momento avesse
sospettato.
In un esperimento, degli psicologi raccolsero informazioni sull'infanzia di alcuni
studenti universitari. Poi, in laboratorio, sottoposero agli studenti elenchi di fatti reali
accaduti nella loro vita. Gli elenchi nascondevano la stessa bugia: quando il soggetto
aveva cinque anni, si era allontanato dai genitori in un centro commerciale. I genitori
avevano passato momenti di angoscia, e lui pure. Alla fine, un anziano signore li aveva
fatti ritrovare. Inizialmente, gli studenti non avevano alcun ricordo di questo fatto
inventato. Ma quando, in seguito, furono richiamati in laboratorio e fu domandato loro
dell'episodio, il 25% affermò di ricordarlo. E ricordavano non solo i fatti nei termini
espressi dai ricercatori, ma ci avevano loro stessi aggiunto molti nitidi dettagli. Questo
studio fu tra i primi dei molti che dimostrano quanto incredibilmente vulnerabile alle
suggestioni sia il sistema della memoria.
Sono risultati che sconvolgono perché se non possiamo fidarci dei nostri ricordi sulle
grandi cose della vita, come possiamo farlo per quelle piccole? Come possiamo
credere che qualunque cosa, nella nostra vita, sia stata come ce la ricordiamo? È certo
che la nostra memoria sia continuamente in difetto. Non si tratta solo di dimenticare le
cose. Il punto è che ciò che ricordiamo è impreciso.
La memoria ovviamente svolge sostanzialmente bene la sua funzione di preservare i
lineamenti fondamentali della nostra vita: sappiamo il nostro nome, la scuola che
abbiamo frequentato, chi sono i nostri genitori. Tuttavia, le ricerche dimostrano che i
nostri ricordi non sono ciò che pensiamo che siano. Quasi tutti noi siamo convinti che
siano informazioni affidabili a cui possiamo accedere ogni volta che vogliamo. Ma non
è così semplice. Alcuni ricordi potrebbero nel tempo mischiarsi con altri ricordi di
esperienze simili.
Il passato, come il futuro, non esiste realmente. Sono entrambi fantasie create nella
nostra mente. Il futuro è una simulazione che effettuiamo nel nostro cervello allo
scopo di contribuire a modellare il mondo in cui vogliamo vivere. Il passato è
realmente accaduto, ma, per come ce lo rappresentiamo mentalmente, è anch'esso
una simulazione prodotta dalla mente. I nostri ricordi non sono registrazioni esatte di
ciò che è davvero avvenuto, bensì ricostruzioni e molti dei dettagli sono inaffidabili. La
memoria non è proprio totale finzione, quanto piuttosto finzionalizzazione.
Gli eroi delle nostre epiche
Considerando le debolezze, le omissioni e le invenzioni della memoria, alcuni
ricercatori sono giunti a concludere che la mente è un sistema non pienamente
funzionante. I ricordi
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