vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
In Italia, oggi, possiamo distingue 4 macro varietà, connotate da fatti fonetici e lessicali:
1. Varietà settentrionale
Elementi fonetici:
- Neutralizzazione dell’opposizione e/è o/ò
- “s” intervocalica sempre sonora
- “Z” a inizio parola sempre sonora
- le consonanti intense la cui durata non sia segnata nella grafia sono rese come
deboli (A casa, non “accasa”
Elementi morfosintattici e sintattici:
- nomi propri preceduti da articolo
- usare i pronomi oggetto di prima e seconda persona come soggetti (te cosa ne
pensi?)
- Frequente utilizzo del passato prossimo anche quando lo standard vorrebbe il
passato remoto
2. Varietà centrale
Elementi fonetici:
- dittongo uò->ò
- le occlusive in posizione intervocalica tendono a diventare fricative (c aspirata)
- la “c” intervocalica tende a diventare “sc”, e la “g” diventa “g” francese
- le fricative dopo una nasale, laterale o vibrante, tendono a diventare affricate
(“pentsare”)
Elementi morfosintattici e sintattici:
- Uso dell’oggetto preposizionale (Ho incontrato a Mario)
- usare i pronomi oggetto di prima e seconda persona come soggetti (te cosa ne
pensi?)
- Uso del congiuntivo imperfetto come imperativo (Chiudesse la porta!)
3. Varietà meridionale
Elementi fonetici:
- Vocali in posizione finali tendono a neutralizzarsi
- Affricate dentali sorde che seguono una nasale tendono a sonorizzarsi in “dz”
- La coppia di “gli” spesso si neutralizza in j
Elementi morfosintattici e sintattici:
- Uso dell’oggetto preposizionale (Ho incontrato a Mario)
- Impiego transitivo di verbi che nello standard sarebbero intransitivi (Es. esci il cane)
- Uso del congiuntivo imperfetto come imperativo (Chiudesse la porta!)
4. Varietà meridionale estrema (Puglia del sud, Calabria del sud, Sicilia)
N.B= Da ricordare poi che le varietà diatopiche divergono anche per il lessico, specie con i “geoomonimi”
(forme diverse che identificano un medesimo referente-> es. cocomero/anguria), e per la morfologia, in
particolare per alcuni casi di “metaplasmo” (passaggio di classe o categoria grammaticale-> al meridione di dice
“lo scatolo”, al nord “la sale”)
La diamesia
Un ulteriore fattore che influenza il tipo di testo che viene prodotto e usufruito è il tipo di mezzo che ne rende
possibile la diffusione, fattore che differenzia diversi tipi di testo secondo la varietà diamesica.
Nella tradizione degli studi linguistici la variazione diamesica è stata di norma rappresentata come una serie di
varietà collocabili su un’asse che ha come estremi da un lato lo “scritto-scritto”, e dall’altro il “parlato-parlato”.
Per approfondire la dimensione diamesica andiamo quindi dapprima ad analizzare le differenze che
intercorrono tra testo scritto e parlato, per poi soffermarci brevemente su alcune varietà testuali che si
possono collocare nel mezzo dell’asse, con particolare riguardo per i testi mediati dalle nuove tecnologie,
capaci di mescolare lo scritto con il parlato.
Tratti mediali-comunicativi dello scritto Tratti mediali-comunicativi del parlato
Si usa materiale grafico: attivazione canale visivo Si usa materiale fonico: attivo canale acustico
Struttura planare: è compresente, articolato e Struttura lineare: si sviluppa nel tempo, semplice e
persistente non persistente
Altamente professionale: passa attraverso diverse Controllato direttamente e nell’immediato: meno
verifiche tipografiche professionale
Testo con responsabilità autoriale chiara Testo dinamico e cooperativo
Non presuppone condivisione contesto: richiede alta Presuppone la condivisione di un contesto: testo
chiarezza per essere compreso meno chiaro universalmente
Tratti formali dello scritto Tratti formali del parlato
Le funzioni pragmatiche sono esplicitate con Funzioni pragmatiche esplicitate da fattori prosodici
segnaletica paragrafematica (ritmo, intonazione, ecc…)
Forte tipizzazione Meno tipizzato
Punta sull’abbondanza di segni di coesione e Grazie all’interazione l’unitarietà testuale non
coerenza per associare un’unitarietà al testo costringe a troppi segni di coesione e coerenza ma si
rifà ad altri metodi (ripetizioni, anafora zero, anafora
pronominale, ecc…)
Permette la rielaborazione della forma e la Prevede immediatezza: scarso raggio di correzione
correzione
Permette la compresenza di più discorsi paralleli Conduce solitamente un discorso per volta
Testo tendenzialmente più ricco di termini specifici, Testo più immediato e quindi con terminologia più
più complesso nella forma, in cui sono ammessi comune e meno elaborato nella forma e sintassi
costrutti particolari
Non permette collegamenti con il contesto Permette collegamenti con il contesto
Testi tendenzialmente più oggettivi Testi che richiamano anche la sfera emotiva
Le forme mediane nell’asse delle variazioni diamesiche…
Coma già accennato, tra le forme di “Scritto-scritto” e “parlato-parlato, si riconoscono molti tipi di testo
intermedi, tra cui in particolare molti testi neomediali. Tra questi citiamo ad esempio:
● Testi delle trasmissioni radiofoniche: Di norma partivano da un testo scritto in italiano standard. Con il
tempo però il linguaggio è iniziato a diventare sempre più naturale e plurilinguistico e con una
tendenza di sempre maggiore interazione con gli ascoltatori: questo ha portato alla nascita di alcuni
elementi modali, testuali e paratestuali che caratterizzassero questo tipo di testo, quali la sigla, stacchi
musicali, stacchi pubblicitari, ecc…
● Testi cinematografici: I testi cinematografici ben rappresentano la via di mezzo tra scritto e parlato.
Benchè questi dovrebbero infatti rappresentare la natura parlata del testo, spesso, soprattutto nel
doppiaggio, ne scaturiscono testi dialogici che risultano tuttavia ben lontani dal parlato naturale.
Focalizzandoci però più in generale sui media digitali e telematici, possiamo dire che l’accelerazione di alcuni
loro meccanismi comunicativi dipendono proprio da fattori diamesici:
La testualità scritta e parlata si va incontro l’un l’altra, caratterizzando i testi mediali in questo modo: Il testo
non è pensata per essere persistente, risponde a necessità immediate dell’utente, è debolmente strutturato, ha
diversi punti di accesso, è tendenzialmente breve e semplice.
Il testo: natura, forme e tipi
La natura del testo
Il testo, dal latino “textus”, participio passato di “tessere”, si delinea metaforicamente con l’attività di tessere i
fili dell’ordito fino a dar vita ad una trama in un complesso unitario.
In termini più concreti un testo è il medium poli-simbolico di uno scambio comunicativo; il risultato di
un’intenzione comunicativa che viene riconosciuta, razionalizzata e interpretata da chi lo usa, sfruttando:
- Contenuti espliciti
- Conoscenze pregresse, linguistiche e non
- Schemi mentali, ecc…
Testualità non è solo lingua…
Gli studiosi della testualità, osservando il “testo” moderno, ne constatano che sia immerso in un universo
multimodale. A maggior ragione allora, oggi più che prima, il concetto di testualità non è esclusivamente
ancorato ai codici linguistici, ma include diversi segni grafici (immagini, sinfonie, balletti, ecc…)
Il testo come artefatto culturale e realtà ermeneutica (interpretativa)
Avendo definito il testo come il medium comunicativo che deve essere riconosciuto, razionalizzato e
interpretato da chi lo usa, è necessario ora soffermarsi su due elementi importanti di tale medium:
● Il testo come artefatto culturale
Il testo si può definire come artefatto culturale nella dimensione in cui la sua realizzazione e la sua
interpretazione diventa conseguenza di elementi culturali che vengono riconosciuti e compresi. Inoltre
al destinatario è richiesto di porsi in ascolto con il mittente e di dialogare con la sua cultura per
coglierne le intenzioni comunicative.
● Il testo come prodotto interpretativo
Il testo si definisce come prodotto interpretativo nella dimensione in cui il destinatario di un testo, per
riconoscere a tale medium una funzione comunicativa, deve anzitutto saper interpretare quanto
questo manifesta, poggiandosi su conoscenze culturali, conoscenze contestuali, ecc…
Circa tale dimensione è giusto sottolineare che un testo può risultare sempre meno difficilmente
interpretabile, quanto più rigido, schematico, ed esplicito (Testo che Sabatini definirebbe “molto
vincolante”)
Es. Stralcio del “Codice Penale”
In tale ottica possiamo sostenere che l'assorbimento di un testo richiede responsabilità e fatica: per dialogare
con il mittente scoprendone la cultura, per ricercare elementi culturali comuni, per interpretare il testo, ecc…
I principi costitutivi e regolativi del testo
I due linguisti austriaci De Beaugrande e Dressler, hanno delineato, per meglio delineare i testi, 7 principi
costitutivi del testo, e 3 principi regolativi.
I 7 principi costitutivi del testo, sono 7 caratteri che definiscono il testo in quanto tale, e sono:
1. Coesione=il tratto testuale che rende il testo compatto e unitario
2. Coerenza= Il tratto riguardante le relazioni semantiche che il destinatario riesce a cogliere all’interno
del testo
3. Intenzionalità= il tratto che collega il testo al mittente con una specifica intenzione
4. Accettabilità= L’accoglienza del testo da parte del destinatario
5. Informatività= Il tratto legato alla trasmissione di informazioni
6. Situazionalità= Il tratto circa il contesto ambientale e culturale in cui il testo è prodotto e interpretato
7. Intertestualità= Tratto inerente ai testi richiamati direttamente o indirettamente
I 3 principi regolativi del testo, sono principi che stabiliscono il grado di funzionalità comunicativa del testo, e
sono:
1. Efficienza= caratteristica del testo di essere facilmente decodificabile e comprensibile
2. Efficacia= caratteristica del testo di raggiungere il proprio fine
3. Appropriatezza= caratteristica del testo di rivelarsi adeguato alla situazione comunicativa nella quale
sono prodotti.
Unità del testo
Il testo è inoltre necessario che sia concepito come oggetto comunicativo unitario , caratterizzato da
individualità e autonomia semiotica. A rendere il testo unitario, agiscono:
● Il paratesto: parte accessoria e complementare di un testo. Costituisce un indicatore di unità e rende
inoltre alcuni tipi di testi immediatamente riconoscib