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(OVIUMQUE MAGISTROS)
Né ti dispiaccia/che tu non di debba pentire,dispiacere (NEC TE PAENITEAT) strofinare /di aver rovinato le
labbra con la canna/alla canna (CALAMO TRIVISSE LABELLUM—> suonando il flauto)
cosa non faceva Aminta (QUID NON FACIEBAT AMYNTAS) per imparare (UT SCIRET) le stesse cose
(HAEC EADEM)
- CERA: ablativo perché con la metrica la A è lunga
- MAGISTROS: MAGISTER, I
- HAEC EADEM: HIC, HAEC, HOC; HAEC neutro plurale e anche per EADEM sempre il neutro plurale).
- TRIVISSE: [tĕro], tĕris, trivi, tritum, tĕrĕre verbo transitivo III coniugazione—> infinito perfetto attivo
Est mihi (ABL.POSS) /disparibus (disuguali) septem compacta (messe insieme,unite)
cicutis fistula (canne), Damoetas (DAMETA) dono mihi quam dedit olim (che un giorno)
et dixit moriens: "Te nunc habet ista secundum.” (come secondo “padrone”
Dixit Damoetas, invidit /stultus Amyntas.
Io ho (EST MIHI) una siringa campestre -una zampogna (CICUTIS) di sette canne disuguali,/messa
insieme (COMPACTA) con sette (SEPTEM) differenti canne (DISUGUALI FISTULA) che un giorno mi donò/
mi diede in dono Dameta, (OLIM DEMOETAS DONO MIHI QUAM DEDIT —> QUAM: riferito a FISTULA)
e morendo mi disse (ET DIXIT MORIENS) “ questa (ISTA) ora ha te (NUNC TE HABET ) come secondo
padrone (SECUNDUM)”
Così disse Dameta e lo sciocco Aminta ne ebbe invidia (DIXIT DEMOETAS IVIDIT STULTUS AMYNTAS)
- EST MIHI: ablativo di possesso
- DISPARIBUS CICUTIS: ablativo
- TE SECUNDUM: valore predicativo, SECUNDUM
Praeterea(inoltre)/ duo nec tuta (nonsicuro) mihi valle reperti (trovati)
capreoli, sparsis etiam nunc (anche adesso ) pellibus albo;—> (bianco)
bina die (ogni giorno) /siccant ovis ubera (mammelle) ; quos tibi servo.(te li conservo)
Inoltre (PRAETEREA)due caprioli trovati (DUO CAPREOLI REPERTI) da me(MIHI .pronome d’agente?) in
una valle non sicura ( NEC TUTA VALLE ) con la pelle sparsa anche adesso di macchie bianche
(PELLIBUS ETIAM NUNC SPARSIS ALBO)
ogni giorno due mammelle (BINE UBERA ) di pecora (OVIS ) prosciugano ogni giorno.(SICCANT DIE) .Te li
conservo io/io te li conservo (QUOS TIBI SERVO ) QUOS: nesso relativo, quando il pronome relativo ha
valore di pronome dimostrativo, quindi traduco con TE li conservo)
Iam pridem (già da tempo) / a me illos abducere / Thestylis orat;
et faciet, quoniam (dal momento che ) sordent tibi munera nostra.(doni)
Huc ades,(vieni qui ) o formose puer: tibi lilia plenis
ecce / ferunt Nymphae/ calathis (cesto,canestri ): tibi ( a te ) /candida Nais,(Naide)
(pallide)pallentis violas et summa papavera carpens,(raccogliendo)
narcissum et florem iungit bene (unisce) olentis anethi;
Già da tempo (IAM PRIDEM ) Testili (THESTYLIS) implora/prega (ORAT) di portarli/portarmeli via da me /di
portarseli via( A ME ILLOS ABDUCERE) e lo farà (ET FACIET) dal momento che (QUONIAM) i miei doni
sono sgraditi a te (TIBI MUNERA SORDENT) (tu disprezzi i miei doni ).
Oh bellissimo fanciullo (O FORMOSE PUER) , vieni qui (ADES imperativo da ADSUM. Lett: sii qui , HUC:
avverbio di moto a luogo), ecco (ECCE) che a te (TIBI ) le ninfe portano/recano (NYMPHAE FERUNT)
i gigli con canestri stracolmi/canestri pieni di gigli (CALATHIS PLENIS LILIA)
A te una splendida Naide (TIBI CANDIDA NAIS,ninfa dei boschi.), raccogliendo (CARPENS) pallide viole
(PALLENTES VIOLAS —> pallentes= participio presente di PALLEO) e la sommità dei papaveri,
(SUMMA PAPAVERA CARPENS—> summa = aggettivo che indica la parte alte dei papaveri) unisce
bene (IUNGIT BENE) il narciso e il fiore dell’aneto (NARCISSUM ET FLOREM ANETHI: genitivo singolare
del participio presente che concorda con il genitivo ANETHI) ben odorante OLENTIS
BENE: avverbio
tum /casia (cassia) atque aliis intexens(intrecciando) suavibus herbis
mollia luteola (giallognoli) pingit (decora) vaccinia (giacinto) calta (calendula)
Ipse ego /cana legam tenera lanugine mala (dalla tenera)
castaneasque nuces, mea quas Amaryllis amabat;
Poi (TUM) intrecciando con la Cassia (INTEXENS CASIA) e altre erbe profumate (ATQUE ALIIS HERBIS
SUAVIBUS decora (PINGIT) giacinti molli con il giallo/ vivido/ fulvo colore del fioranggio ( MOLLIA
VACCINIA LUTEOLA )
—> LUTEOLA: la metrica mi dice che la A di LUTEOLA è lunga, ed è un ablativo mentre MOLLIA
VACCINIA sono brevi e vanno insieme) (LUTEOLA: colore fosco e intenso
Io stesso (IPSE EGO) coglierò (LEGAM ) le mele bianche dalla tenera lanugine ( CANA MALA e TENERA
LANUGINE—> aggettivi terminanti in A CANA MALA è TENERA LANUGINE la metrica ci dice che vanno
insieme = MALUM in latino: le mele e CANUS: il bianco) e le castagne/le noci ( CASTANEASQUE
NUCES) che la mia Amarilli amava (MEA QUAS AMARYLLIS AMABAT)
addam (aggiungerò) cerea pruna, honos (onore) erit huic quoque pomo;
et vos, o lauri, carpam / et te, proxuma(accanto) myrte,
sic / positae (PART.PERF abbinare,ordinare,disposti ) quoniam(poichè ) suavis
miscetis (mischiate) odores.
Rusticus es Corydon: nec munera (DONI) curat Alexis,
nec si muneribus certes, concedat Iollas.
. Aggiungerò prugne ceree (ADDAM CEREA PRUNA color della cera), ci sarà (ERIT) un onore anche per
questo frutto (le susine—> HONOS HUIC QUOQUE POMO ) e tu/voi ,oh allori ( ET VOS,O LAURI) coglierò
(CARPAM ) e tu oh mirto che gli nasci accanto ( ET TE PROXUMA MYRTE —> proximus: vicinissimo)
(QUONIAM) poiché mischiate/mescolate (MISCETIS: da MISCIO, indicativo presente, mischiate) gli
odori così (SIC ODORES SUAVIS ) abbinati/disposti —>perché così disposti mescolate profumi soavi”.
- POSITAE da PONO, participio perfetto
- SUAVIS: accusativo in desinenza arcaica
- CARPAM: futuro e anche ADDAM, da ADDO
- HUIC: dimostrativo).
Sei un villano/un rustico, oh Cordine (RUSTICUS ES CORYDON ) e Alessi non si cura dei tuoi doni (NEC
MUNERA CURAT ALEXIS ) , ne se tu potessi gareggiare in doni non lo concederebbe Iolla (NEC SI
MUNERIBUS CERTES, CONCEDAT LOLLAS (forse, come si è ritenuto sarà il nome del DOMINUS di
Alexis al verso 2).
-[certo], certas, certavi, certatum, certāre verbo transitivo e intransitivo I coniugazione (gareggiare,lottare..)
Heu | heu, quid volvi /misero mihi (per me infelice) ? Floribus austrum
perditus (da schiocco ) et liquidis immisi (gettare ) fontibus apros (APROS,APER)
Quem fugis - a - demens? Habitarunt di (dei) quoque (perfino) silvas
(DARDANO) Dardaniusque Paris. Pallas quas condidit arces
ipsa colat; nobis placeant ante omnia silvae.
Ahimè (HEU HEU) che cosa ho voluto per me infelice? (QUID VOLVI MIHI MISERO )
Ho gettato (IMMMISI da sciocco (PERDITUS) il vento austro nei fiori (FLORIBUS AUSTRUM e ho lanciato i
cinghiali (APROS, da APER) nelle acque limpide (FONTIBUS LIQUIDIS)
—> C’è la delicatezza del fiore e la forza del vento, dall’altra il cinghiale e l’acqua. Ho provocato
l’irreparabile: significato della frase idiomatica
- FLOS, FLORIS,
- IMMISI, da IMMITTO, perfetto.
- FONS, FONTIS
Oh stolto chi stai fuggendo (QUEM FUGIS riferito a se stesso), persino gli dei abitarono le
selve(HABITARUNT DI QUOQUE SILVAS) e Paride discendente di Dardano (DARDANIUSQUE PARIS :
Daardanide).
Che Pallade (PALLAS =Atena) abiti pure le città (QUAS CONDIDIT ARCES: le città, anche se è la sommità
delle rocche, ma metodicamente sta per città) che lei ha fondato (IPSA COLAT) (CONDO, is).
A me (NOBIS) continuino a piacere le selve /continueranno sempre a piacere le selve, i boschi
(PLACEANT ANTE OMNIA SILVAE)
Torva (feroce) leaena lupum sequitur (DEPON) , lupus ipse capellam,
florentem cytisum (citisio in fiore) sequitur lasciva capella,
te Corydon, /trahit sua quemque voluptas.-> ognuno è mosso dal proprio piacere
la turba lenonessa insegue il lupo(TORVA LEAENA LUPUM SEQUITUR = deponente transitivo) lo stesso
lupo (LUPUS IPSE) la carpetta (CAPELLAM) , e la capretta lasciva il citiso in fiore (CAPELLA LASCIVA
CYTISUM FIORENTEM) Coridone, invece, segue te (CORYDON SEQUITUR TE)
Il proprio desiderio (SUA VOLUPTAS è il piacere o anche la forza del piacere. Parola tipica di Epicuro. La
forza che ha in se il piacere di muovere chiunque) spinge (QUISQUAE: QUAMQUE) ciascuno (TRAHIT SUA
QUEMQUE VOLUPTAS )
Aspice, aratra iugo referunt suspensa (appesi) iuvenci (i giovenchi)
et sol crescentis decedens duplicat umbras.
(Eppure a me) Me tamen urit amor; qui (quale) enim modus(limite,misura) adsit amori?
—>CONG.DUB
A Corydon, Corydon, quae te dementia cepit!
Semiputata tibi(a te) frondosa vitis in ulmo est
quin tu aliquid (perchè piuttosto ) saltem (almeno ) potius, quorum indiget usus,
viminibus mollique paras detexere (INTRECCIARE) iunco?
Invenies (FUT.SEMPL ) alium, si te hic fastidit, Alexim.(ti disprezza)
Guarda (ASPICE)/contempla (imperativo) i giovenchi riportano (REFERUNT: REFERO) gli aratri appesi al
gioco (ARATRA IUGO REFERUNT SUSPENSE IUVENCI) e il sole tramontando raddoppia le ombre (SOL
CRESCENTIS DECEDENS DUPLICAT UMBRAS) che si allungano (crescenti) (di nuovo un’immagine che
dovrebbe indurre alla pace), eppure (ME TAMENT URIT AMOR : UROR, URERE) a me brucia amore (io
sono bruciato d’amore): quale limite/criterio potrebbe esserci all’amore? (QUIS ENIM MODUS ADSIT AMOR
- ADSIT: da ADSUM congiuntivo dubitativo
- MODUS: qua c’è il valore di limite in tutte le cose)
Oh Cordine, Coridone quale follia ti ha preso (si rivolge a se stesso)!
—> (Descrive come la terra e i suoi poderi sono ora lasciati da soli da questo amante infelice che in preda
all’infelicita non li cura più).
(La metrica ci aiuta a dire che la A di quel FRONDOSA è lunga e andrà con ULMO - genere femminile
perché è un albero) a te la vite potata solo per metà ti rimane attaccata all’olmo frondoso
Perché piuttosto (QUIN POTIUS) non ti dedichi a intrecciare qualcosa (ALIQUID) di cui c’è bisogno con il
vimine e il giunco molle.
Se questo Alessi ti disprezza ne troverai (INVENIO) un altro.
SALTEM= almeno
[indĭgĕo], indĭges, indigui, indĭgēre verbo intransitivo II coniugazione = bisogno
ECOGLA III
I pastori Menalca e Dameta si incontrano,si salutano ed iniziano ad accusarsi a vicenda
di varie malefatte. Menarca accusa Dameta di aver rubato un capro
I due pastori allora iniziano a litigare,ad insultarsi e a mettere in discussione l’uno le doti
poetiche dell’altro . Dameta propone quindi una gara di canto ,il giudice sarà un loro
vicino Palemone
SPOILER: entrambi saranno vincitori
MENALCA
Dic mihi, Damoeta, cuium pecus? An Meliboei?
Dimmi, Dameta, di chi è il gregge? forse di Melibeo?
DAMETA
Non, verum Aegonos; nuper mihi tradidit Aegon.
No, ma di Egone; me lo ha affidato poco fa (NUPER) Egone.
MENALCA
Infelix o semper, oves, pecus! ipse Neaeram
dum fovet (corteggia) ac ne me sibi praef