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Il concetto di italiano standard
Il concetto di italiano standard è stato messo a punto da Gaetano aberrato, padre dellalinguistica italiana, ed è proprio lui che lo colloca più in alto sul piano cartesiano, identificandolo come più formale e colto. Nell'ultimo 50ennio però, l'italiano standard si è abbassato, che possiamo collocare più vicino all'incrocio degli assi nel quarto quadrante, e questa nuova versione viene definita "neostandard". Tratti dell'italiano neostandard: - Regolarizzazioni e riduzioni pronominali - lui, lei, loro come soggetti al posto di egli, ella, essi - Semplificazione del sistema a verbale, con uso esteso di alcuni modi e tempi - indicativo in luogo di congiuntivo e condizionale (imperfetto ipotetico e di cortesia), indicativo in luogo di congiuntivo in subordinate oggettive dipendenti da verbi di opinione, sapere e dire, e nelle interrogative indirette, presente in luogo di futuri (con indicatori temporali), futuro.epistemico● Tendenza alla paratassi e alla semplificazione dei periodi● Concordanze a senso● Frequenza di costruzioni con ordine marcato (dislocazioni, frasi scisse)● Frequenza del che polivalente● Forme ridondanti (congiunzioni avversative rafforzate, uso del ci e del ne, uso enfatico del doppio pronome, rafforzamento dei deittici "questo qui")● Uso di super, iper, stra, come prefissi con valore di superlativo● Apertura a regionalismi, gergalismi e neoformazioni Lezione 4 Emanuela Carbé "Mio salmone domestico" è un libro in cui le scelte si distaccano dall'italiano standard "Io è da cinque anni che scrivo storia lunga sui rotoli di seta ma continuò solo a fare i, finale perché non trovo più fogli scritti con inizio e parti centrali, che secondo me li ha nascosti mio salmone domestico" - è evidente l'assenza degli articoli, l'uso del che polivalente e "io èÈ da cinque anni che è un tema sospeso. "Che polivalente": uso esteso del che con significato generico, non direttamente e univocamente riconducibile a quello relativo, interrogativo, esclamativo, completivo, casuale, consecutivo, temporale - "devi stingere i pantaloni che mi vanno larghi".
Usi del che polivalente:
- Consecutivo-esplicativo: vieni che ti do una cosa
- Consecutivo: è stanco che non sta in piedi
- Casuale: mangia che devi crescere
- Enfatizzante-esclamativo: che simpatico che è
- Pseudorelativo: l'ho visto che aspettava l'autobus
Modelli di relativizzazione non sintetici:
- Che non flesso: la cosa che parlavi prima è importante
- Che scisso (che + ripresa clitica): ho fatto una cosa che ripensandoci era meglio se non la facevo
- Preposizione + pronome + ripresa clitica: è una cosa di cui ne abbiamo già parlato diverse volte
Diamesia: i due poli della dell'asse diamesico sono italiano
parlato e italiano scritto
Tratti morfologici e sintattici caratteristici del parlato
- Semplificazione del sistema pronominale
- Semplificazione del sosta e verbale
- Frequenza di concordanze a senso
- Frequenza di relativi non sintetici
- Tendenza alla paratassi (paratassi: costruzione del periodo fondata prevalentemente su un criterio di coordinazione - "parlava e rideva, invece "parlando, rideva" che rappresenta l'ipotassi)
- Prevalenza di nessi subordinati ad alta frequenza (pronome relativo, congiunzione che e che polivalente)
- Tendenza alla sintassi marcata
- Forme ridondanti (come dislocazioni con "a me mi")
- I deittici (nello scritto devono essere esplicitati con riferimenti puntuali, nel parlato possono appoggiarsi alla gestualità, o essere impliciti o intuibili dal contesto)
Lezione 5
Correzione analisi testo di compito + visione di un filmato
L'asse diamesico non è un'opposizione binaria così separata,
anzi presenta delle leggeresfumature tra i due poli (parlato e scritto): parlato-parlato > parlato-recitato > parlato-scritto > scritto-scritto
Sempre sull’asse diamesico possiamo fare un’altra distinzione: italiano parlato > italiano trasmesso > italiano scritto (questa distinzione si deve a Francesco Sabatini)
La trasmissione della lingua si deve alle scoperte del ventesimo secolo, grazie alla radio, alla televisione e al telefono; tutti i testi che si trasmettono con questi mezzi, condividono un certo spazio nella scrittura e nell’italiano parlato. Ad esempio: il telefono è il più vicino all’italiano parlato (trasmissione della comunicazione tramite udito e non vista); con la televisione e la radio non c’è possibilità di interazione con l’altra persona, essendo unidirezionale.
Gli strumenti più nuovi, come il web e i social, gli scambi di interazioni si sono ampliati (videochiamate, messaggi, email). Questa
apre un'altra distinzione, l'italiano trasmesso parlato (videochiamate e vocali) e l'italiano trasmesso scritto (email, messaggi, i post sui social). I tratti linguistici di questi spazi diversi, variano in relazione alle specifiche dei vari spazi, in base a cosa si tratta. Ad esempio, nella messaggistica prevale la brevità.
Comunicazione mediata dal computer (CMC):
- Scarsa pianificazione dei testi
- Presenza di tratti informali prevalenti nei registri parlati
- Brevità ottenuta attraverso le abbreviazioni (ora questo vincolo è stato tolto, inizialmente era motivato da un fattore di economicità di spazio)
Frase foderata o struttura a cornice: "voleva trargli fuori le budella dalla pancia, voleva trargli" per sottolineare gli enunciati nella stessa maniera in cui lo si fa nello scritto.
Lezione 6 - storia della lingua italiana
La disciplina della lingua italiana è nata nel 1960 con Bruno Migliornini con l'opera
“storia della lingua italiana”, nato esattamente un secolo dopo l’unità d’Italia e quindi data storica per la lingua italiana. Dante è il padre della lingua italiana, nonostante la disciplina sia nata solo nel 1960; nel 1964 Pierpaolo Pasolini afferma “ho fatto una scoperta, che è un po’ come l’uovo di Colombo: mi sono accorto che in questi anni è nato l’italiano come vera lingua nazionale”.
Esempi:
A) film “la terra trema” di Luca Visconti (1948) - film realista: abbiamo due voci, quella onnisciente dell’autore fuori campo, e quella dei personaggi, nativi siculi, che utilizzano solamente dialetto siciliano. Non appartiene all’italiano standard, in quanto il dialetto appartiene ad un sistema linguistico differente. Fino al secolo precedente non c’era la parte diamesica, l’italiano era solo scritto, la parte orale era occupata totalmente dai dialetti. La voce del narratore,
è un copione recitato, perché appunto a quei tempi non c'era un italiano standard applicato nell'orale; l'italiano standard era concepito solo a livello di scrittura. Il narratore non parla, si limita a leggere un testo precedentemente scritto. B) film "due soldi di speranza" (1952) - film neorealista rosa: abbiamo sempre due voci, quella narrante e quella dei personaggi, che si esprimono attraverso dialetto dell'area campana; il protagonista, Antonio, ha scritto in lingua italiana una lettera per la madre, nonostante nel parlato si esprima in dialetto. Nella lettera sono presenti molti tratti dell'italiano non standard, come il che polivalente. Ciò nonostante ha utilizzato l'italiano standard, ma perché? Perché per scrivere non ha altro strumento se non la lingua italiana, in quanto il dialetto è una lingua prettamente orale. Sulla sedia mesico, l'italiano occupa solo il polo della scrittura, il dialetto.occupa solo il polodell'oralità, e non vi è scambio tra i due poli.
Diglossia: forma di bilinguismo in cui le due lingue disponibili stanno in un rapporto gerarchico e complementare; si usa una delle due lingue conosciute, in base all'esigenza che l'individuo ha.
Oggi giorno il dialetto è passato in secondo piano, rispetto all'italiano standard.
In che modo si è giunti alla diglossia?
Ai tempi di Dante, ogni regione aveva un proprio volgare orale, e come forma scritta veniva utilizzato il latino; leggendo i testi di Dante, ci accorgiamo che grammaticalmente e lessicalmente la sua scrittura corrisponde all'italiano utilizzato da noi oggigiorno, dunque ne deduciamo che sia proprio il grande poeta a essere il padre della nostra lingua. Dante ha spinto l'uso della lingua volgare su ogni tipo di oggetto, ha parlato di qualsiasi cosa, politica, amore, storia; questa è una grande novità, perché prima il volgare era
Prettamente di usoparlato e colloquiale. Ma in che modo la lingua italiana è diventata la nostra lingua? Fino al Novecento, nessuno identificava questa lingua come lingua italiana, ma la consideravano come volgare fiorentino. Le opere iniziano a essere lette in nord italia, durante il suo esilio lontano da Firenze, grazie ai suoi spostamenti lungo la Pianura Padana. Siamo all'inizio del Cinquecento, con Pietro Bembo, con l'opera "le prose della volgar lingua", del 1525, il primo a utilizzare il volgare fiorentino, senza essere di origine Fiorentina. Egli imita Boccaccio e Petrarca per la prosa e la poesia; questo sforzo di emulazione viene fatti in tutta Italia, da moltissimi autori. Dai testi di Dante, vengono prese delle regole grammaticali e sintattiche, da usare come modelli per la scrittura. Ludovico Ariosto scrive "l'Orlando Furioso" per tre volte, la terza edizione viene riscritta in volgare fiorentino, dopo la pubblicazione de "le
prosedella volgar lingua”, in cui vi sono le regole di scrittura, prese dai testi di Dante; tra i tanti“errori” di Ariosto, c’era la scelta dell’articolo, “il scudo”, che cambió in “lo scudo”.Nel 1612 viene stampato per la prima volta il primo vocabolario dell’Accademia della Crusca,ma il processo che ci ha portati alla lingua italiana, inizia con Bembo nel 1525. Da questomomento in poi, tutti gli altri volgari sono considerati dialetti, passando in secondo pianosulla scala gerarchica, rispetto a quello fiorentino.Machiavelli, per esempio, come tanti altri fiorentini, non ha adottato le regole di scrittura diBembo, perché le basi grammaticali di Bembo si basano su un fiorentino di un secolo emezzo precedente, che è diverso, mutato nel tempo, non contemporaneo a loro. Dunquemolti fiorentini si rifiutarono di utilizzare la lingua di Dante, essendo distante nel temporispetto a loro.Resta immobile la lingua dantesca,
fino all'Ottocento con l