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Il fagiolo protagonista di una storia di immigrazione
Nel testo della scrittrice brasiliana, il fagiolo (chiamato "feijão preto") importato diventa il protagonista narrante di una storia di immigrazione. La padrona di casa, Christiana, sta preparando un piatto tipico brasiliano, la "fagiolata brasiliana", in occasione di un pranzo domenicale preparato per i suoi amici italiani. Durante la preparazione però, un fagiolo cade accidentalmente a terra. Una volta caduto, il fagiolo si sentirà escluso e abbandonato, perché sa che non farà parte della fagiolata. Si ricorda così del viaggio fatto insieme ai compagni dal Brasile dove ci si chiedeva spesso se sarebbero potuti piacere agli italiani, se li avrebbero potuti accettare, se non avrebbero avuto pregiudizi a vederli così scuri e diversi. In un secondo momento, però, il fagiolo capisce che la posizione marginale in cui si trova passa a essere privilegiata, poiché così può commentare tutto quello che
Succede in cucina; è qui che si inserisce la struttura tipica del ricettario, cioè l'elenco degli ingredienti e le istruzioni da seguire per la preparazione, oltre che qualche informazione sul piatto, come ad esempio in che momento viene mangiata. In questo modo, l'autrice avvicina l'italiano alla propria cultura di origine, non a una semplice ricetta. Attraverso questa struttura, si può notare come l'attenzione per gli ingredienti esprima l'identità territoriale: la sostituzione è vista o come tradimento o come arricchimento della ricetta. In questo caso l'autrice vuole arricchirla, o meglio creare un terzo che nasce dall'incontro tra culture diverse. Più avanti, la ricetta si fa ancora più ibrida, sempre più aperta a contaminazioni.
Piatto parigino dei Balcani in salsa veneziana4. , Gabriela Preda
Nata a Bucarest, l'autrice racconta, in una fredda Venezia, di una donna romena rimasta sola
Vicino a Natale nell'appartamento che condivide con una ragazza polacca e un ragazzo italiano. La protagonista invita le sue amiche del corso di formazione, anch'esse straniere, a cena, decidendo di preparare un piatto tipico che possa raccontare le sue origini, la "moussakà" (il padre dell'autrice era greco), una specie di lasagna di melanzana e patate, e l'insalata "boeuf", variante romena dell'insalata russa. Il fatto di dimenticare un ingrediente, il pollo lessato, fa sì che, grazie alla sua sostituzione con il Manzotin, si dia vita a un "nuovo" piatto balcanico-italiano alla "Parigina dei Balcani", ma in salsa veneziana di Manzotin. Il convivio e il cibo sono dunque il veicolo per fare incontrare le identità diverse.
Cena delle letterate 5. , Armando Gnisci e Laila Wadia
La signora Malavoglia, professoressa universitaria e studiosa, organizza una volta al mese una cena delle letterate a tema,
E Mira, la domestica indiana, chiede un consiglio al signor Nanno del primo piano in merito al menù da preparare. La domestica tuttavia non capisce bene l'italiano, e questo dà vita a una serie di ironiche incomprensioni dei comandi della signora che hanno luogo nella conversazione con il signor Nanno. Ad esempio, "deve superare Babette", in riferimento alle portate del racconto di Karen Blixen, Il pranzo di Babette, diventa "deve superare Buvette". Convengono infine a realizzare una cena di 32 portate di insalate, tutte con nomi molto strani.
Pranzo pasquale 6., Gabriella Ghermandi
In questo racconto della scrittrice di origine etiope troviamo una ragazza che descrive ciò che vede dalla finestra della "casona", il riformatorio per ragazzi stranieri situato in un quartiere di Bologna, dove i "figli del rione" hanno frequenti liti con dei ragazzi albanesi appena arrivati e che, puntualmente, fanno arrivare la polizia.
dopo la morte di una persona. La protagonista riflette sul fatto che, nonostante il padre fosse straniero, la sua presenza nella famiglia era stata accettata e apprezzata. Questo la fa sentire orgogliosa delle sue radici e della sua identità mista. Alla fine del racconto, la protagonista afferma che essere stranieri non è un crimine, ma una ricchezza, e che la diversità è ciò che rende il mondo interessante.dopo la morte al qualei poveri mangiano e il defunto riceve la benedizione, senza la quale la sua anima non potrà raggiungere la destinazione. La nonna dà la colpa all’assenza di questa cerimonia per i falliti fidanzamenti dellanipote, obbligandola quindi a viaggiare che, nella cultura della famiglia nomade, significa “curarsi” eviene svolta quando una persona continua a commettere gli stessi errori o incontra sempre lo stessodestino.Tortilla, mojo y almendras amargas7. , Maria Eloina Garcia
La scrittrice spagnola mette in scena un racconto storico. La protagonista, Antonella, di Palermo, riceveuna lettera da Salvatore, soldato che ha combattuto la guerra civile in Spagna, tramite la quale la avvisache si trova in carcere a Milano poiché accusato di tradimento della patria per propaganda anti-fascista.La protagonista è decisa a liberarlo, ma per questo ha bisogno di denaro. Si reca dunque a Riesi, nellaproprietà degli zii, per
lavorare nelle miniere di zolfo, dove nessuno si accorge che è una donna. Dopo aver informato zia Paquita, di Tenerife, della condizione in cui lavorano lei e gli altri carusi, decidono di preparare, a patto che le famiglie dei lavoratori portino gli ingredienti, una specialità della zia, le "tortillas" con o senza salsa "mojo" per la pausa pranzo. Antonella, dopo aver racimolato qualche soldo e qualche gioiello, comincia il suo viaggio verso Milano. Qui viene introdotta una narrazione tramite lettere: Antonella informa la zia che ha incontrato Salvatore in carcere, ma che i gioielli e il denaro non sono serviti a niente; Salvatore e il suo compagno sarebbero presto stati fucilati. Antonella si reca in carcere, ma questa volta con una tortilla con mojo e patate avvolta in un pacchetto preparata apposta per il comandante e le guardie, ignari che contiene mandorle amare e zolfo per avvelenarli. Quando arriva in cella, uccide Salvatore per evitargli lafucilazione e, successivamente, ritorna in una Palermo ormai liberata dagli Alleati. Di sarmale, involtini, amiche e brassica8. , Mihai Mircea Butcovan L'autore romeno racconta di Paola, che gestisce un agriturismo, e Florica, una sua amica. In una delle tante visite, Florica insegna a Paola a fare gli involtini di "sarmale" per il compleanno della madre di lei: l'involtino di verza è l'oggetto della ricerca di una ricetta perfetta. Preparare il cibo permette di parlarsi, raccontarsi, esprimere le rispettive individualità. In questo caso si parla di ricette originali, diversioni personali, di sostituzioni di ingredienti. Dalla lettera di Nicu, il marito di Florica, in cui fornisce la sua versione della ricetta, si scopre che Florica, laureata in biologia e una volta professoressa, viene ogni anno in Italia per tre mesi per fare la badante e riuscire a mantenere i figli all'università, mentre il marito chiede aiuto a Paola per unLo scrittore algerino Tahar Lamri racconta di un uomo che torna nel suo paese di origine, l'Algeria, dopo vent'anni.
Il protagonista è preoccupato e ansioso di questo ritorno, e la vista della terra rossa, delle palme e di un camion, gli scatena una serie di ricordi d'infanzia; tornare alle radici infatti, significa confrontarsi con lo scenario complesso del quale noi siamo espressione, nel quale siamo stati formati e che non possiamo dimenticare.
Il recupero delle proprie radici è in questo caso mediato dal cibo. Fin dal primo momento di rincontro con la famiglia, il protagonista non è commosso e si sente come un perfetto estraneo alla madre, ai suoi fratelli, ai volti e alle voci dei familiari. Pensava di ritrovare un mondo uguale, invece è cambiato, così come anche lui, ormai ibridato con il mondo occidentale. Anche le semplici azioni come sedersi sul tappeto gli incutono timore di non riuscire più a fare le
Stesse cose di prima. Proprio quando beve il caffè, amaro e bollente, come quello italiano, capisce di non essere più lo stesso. Alla vista dei comportamenti e dei "nuovi" gusti di suo figlio, sua madre lo dichiarerà "morto". Emerge qui l'evidente tema dell'idealizzazione della patria.
Dolce caffè, amare le donne10. , Muin MasriMasri, palestinese, racconta di un figlio che accompagna la madre palestinese all'aeroporto dopo essersi rivisti dopo quindici anni. Durante il tragitto riflette su quanto non la vorrebbe abbandonare ancora, su quanto vorrebbe che restasse con lui, su quanto tempo passerà ancora prima di rivederla. Emerge, durante la chiacchierata, la gelosia per i fratelli, la critica della madre alla cucina del paese in cui vive il figlio, la cucina come mondo esclusivo delle donne, il pudore nel parlare dei propri sentimenti, la preparazione del "Warak dawali", la nostalgia infine per i piatti della madre.
Il cibo qui è un'arte che richiede cura, amore, e ciò restituisce all'anima di chi lo prepara. Doner Kebab11. , Nora Moli Il protagonista di questo racconto dell'autrice tedesca è un italiano. Insieme alla fidanzata tedesca Ingesi stanno dirigendo a Berlino insieme alla famiglia di lei per conoscere la sorella della ragazza. Già dalle prime pagine si nota subito lo stereotipo dell'italiano che vede il tedesco come preciso, attaccato in maniera quasi maniacale alla regola e all'ordine. Il protagonista si sente a disagio in questa situazione quasi da collegio, non tanto per le abitudini e per il rigore tedesco, quanto per la fame e la difficoltà a farsi capire parlando una lingua così rigorosa. Vorrebbe accettare la cultura tedesca per rispetto della fidanzata, ma fa fatica, anche per il fatto ad esempio che gli stereotipi del tedesco che mangia pesante sono smontati subito da una Germania che sembra sempre più biologica.ttiglia di pane fresco. Passeggiando per le strade del quartiere, si imbatte in un piccolo panificio. L'odore del pane appena sfornato lo avvolge e lo invita ad entrare. Una volta dentro, si trova di fronte ad una vasta selezione di pane di ogni tipo e forma. Decide di prendere una baguette croccante e una focaccia morbida. Mentre paga, nota anche una torta al cioccolato che sembra deliziosa e non riesce a resistere alla tentazione di comprarla. Esce dal panificio con il sacchetto pieno di prelibatezze e torna a casa, felice di poter finalmente soddisfare la sua fame.