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Sinossi
Il racconto si svolge a cavallo tra il 1947 e il 1948, in una Svezia che, anche se non toccata direttamente dalle distruzioni della Seconda guerra mondiale, si trova in condizioni di povertà, devastata dall'utilizzo del paese come passaggio da parte della Germania e della Russia. In particolare, tutto il nord del Paese era afflitto da una grande povertà e arretratezza culturale. Simbolo di ciò è la cittadina di Avabäck, un luogo in realtà inventato e il cui toponimo tuttavia e la localizzazione a 22 km a nord-ovest delle rapide di Vormfors nel Vindelälv appaiono molto veritieri. In questo paesino si incontrano due singolari personaggi appena trasferitisi: Robert Maser, un venditore ambulante di prodotti tessili dall'identità sospetta (potrebbe trattarsi infatti del gerarca nazista Martin Bormann, in fuga dalla Germania e di cui si erano perse le tracce), giunto da Sud, e Lars Högström, un maestro elementare.capitato anch'egli nellostesso paesino per prendere il posto del precedente maestro, morto di tubercolosi. I due scoprono di avere numerose passioni comuni: oltre alla musica e al canto, li unisce anche l'interesse per un piatto locale, la pölsa, introdotto da Eva Marklund, una donna che affitta loro due camere in cui stare, in attesa del ritorno del marito, rinchiuso in un sanatorio perché malato di tubercolosi. I due vengono a sapere che esistono infinite varianti della pölsa e, decisi a scoprire ogni suo segreto, decidono di intraprendere un viaggio che li porterà in tutta la regione svedese dove, assaggiando e confrontando le varianti preparate di volta in volta nei diversi villaggi, cercano di arrivare a scoprire le caratteristiche dellapölsa perfetta. Una volta giunti dalla signora Ellen, decretano la sua pölsa come la più buona di tutta la regione, tanto da rimanerne estasiati. Lars, pochi mesi dopo, sapendo che Ellen prepara lapölsa fino alla fine di ottobre, decide di tornare da solo. Robert, tuttavia, capendo il tradimento, lo segue per spiarelo, seguito a sua volta da Bertil, un aiutante di Eva. Lars, ormai stregato dalla pölsa di Ellen, decide di coricarsi con lei, finendo poi per contrarre la tubercolosi, malattia alla quale sembrava fino a quel momento immune. Bertil in una colluttazione uccide Robert, mentre il marito di Eva, una volta guarito, torna a casa, decidendo di iniziare a scrivere notizie locali per un giornale regionale. A raccontare la storia è un giornalista di trafiletti che, dopo aver ricevuto una lettera dal caporedattore che lo informava del suo imminente licenziamento, poiché i fatti da lui riportati negli anni non corrispondevano alla realtà, smette di scrivere. Cinquantatré anni dopo, ormai ultracentenario e rinchiuso in ospizio, legge per caso sul giornale della morte del caporedattore. Riprende così in mano dal suo scrittoio quel trafiletto.
che aveva cominciato anni prima e che aveva dovuto abbandonare.La polsaLa pölsa, oltre a essere un piatto locale del quale sembrano essere ossessionati il maestro e il venditoreambulante, rappresenta altro:1. Cultura e tradizione: tutto il libro è animato da polemiche su cosa sia la pölsa, con quali carni,spezie e procedimenti vada preparata, proprio perché ogni villaggio ha la propria tradizione cheva preservata. Ogni piatto ha un suo archetipo, un piatto iniziale che ha dato origine alla tradi-zione e alle variazioni che ne hanno determinato poi un canone. Nel romanzo, infatti, esistonoinnumerevoli modelli di pölsa a partire da una forma che è diventata un canone. Ad esempio,Robert si scandalizza quando il venditore di spartiti di Umeå suggerisce che tra gli ingredienti2fondamentali del piatto ci sia l’orzo; la pölsa autentica, dice, è quella dell’entroterra, in cui l’orzonon si usa affatto. Vediamo quindi come
Il cibo sia intimamente legato a fattori culturali geo-localizzati, poiché, attraverso gli ingredienti, emerge il ruolo di differenziazione culturale.
Carnalità e piacere: il Cristianesimo luterano, fortemente puritano, condanna il godimento e il piacere dei sensi, fedele a una tradizione medievale che fa della gola uno dei sette peccati capitali. La pölsa, in realtà, evoca proprio questo, piacere. Cadere nel piacere del cibo allora è sinonimo di peccato nelle chiese locali. Un piacere, simbolo di benessere e felicità, che spinge i protagonisti, ogni volta che si concedono questo piacere, a rimanere in silenzio subito dopo.
Peccato e punizione: come Ellen stessa dice, molti vorrebbero assaggiare la sua pölsa, ma non hanno il coraggio di affrontare il contagio della tubercolosi, che li potrebbe portare alla morte, anche se poi se ne pentono; meglio insomma morire dopo aver assaggiato la sua pölsa, che vivere senza. Proprio la tresca finale
Tra il maestro di scuola e l'orrenda Ellen mostra come il godimento per la preparazione del cibo supremo induca il maestro non solo a gustare la pölsa, ma anche a coricarsi a fianco di Ellen, incurante della malattia di cui si crede immune. Tuttavia, proprio da Ellen verrà la tisi. Cedendo infatti alla passione della carne, sulla cui ambiguità l'autore gioca continuamente (carne del piatto o carne umana?), Lars si contagia fatalmente. La trasgressione carnale è punita con la malattia. I misfatti di ognuno sono quindi disciplinati da una giustizia superiore: si potrebbe essere dunque tentati a collegare il peccato e la punizione, in una giustizia divina razionale; e forse, in tal senso si può interpretare la morte del tedesco Robert, probabile criminale nazista. Eppure la giustizia non viene sempre "riconosciuta": Maser la evoca a proposito della sua uccisione, ma in realtà il suo assassino, Bertil, non sa di essere strumento di giustizia.
Da qui la formula: peccato, a cui segue la punizione, per cui si è fatta giustizia. Temi 1. Salute e malattia: tutta l'avventura gastronomica dei due protagonisti si svolge mentre infuria nella regione la tubercolosi, alla quale per motivi differenti entrambi si credono immuni. La tisi è vista come malattia che induce alla sovraeccitazione e alla follia, e quindi all'attività intellettuale creatrice. Lo stesso Lindgren, che appare nel libro bambino ai due protagonisti, ne è affetto. Ma è una tisi diversa dalle altre: come il dice narratore, "non si può curare". Effettivamente, l'unico personaggio che veramente sconfigge la malattia è proprio il marito di Eva, forse perché non si fa soggiogare dal piacere, perché trova uno sfogo nella scrittura. 2. Il vero e il falso: è un romanzo che interroga costantemente la "verità", combinando fatti reali e fatti fantastici.personaggi pronti a mentire e tradire. Scarseggiano, infatti, nel testo, l'amore romantico, la vera amicizia, la fedeltà: gli uomini tradiscono gli amici (Lars che mente a Robert, che a sua volta è un impostore), come le mogli tradiscono i mariti (Eva che sostituisce Lars al marito Manfred mentre questo è al sanatorio). Già nel primo capitolo si teorizza la contrapposizione con l'inflessibile caporedattore del giornale, il quale imputa al giornalista di essere un "impostore". La risposta preparata da quest'ultimo mette in questione la distinzione tra la verità, i dati di fatto immaginati e verità note, in un'orgogliosa difesa del mestiere dello scrivere e della sua possibilità di inverare l'immaginario, il "piacere di creare". Emergono anche dei rispecchiamenti tra finzione narrativa e biografia attuale, come il piccolo cameo dell'autore.
33. Passato e presente: si passa
continuamente tra il presente (l'anziano all'ospizio che riprende a scrivere il trafiletto interrotto) e il passato (la storia narrata dall'anziano). L'apparente disordine del romanzo è in realtà molto ben pensato, poiché permette allo scrittore di muoversi costantemente tra la realtà e la finzione. 4. Perfetto e imperfetto: il tema della perfezione è rappresentato dalla pölsa. Tuttavia, il personaggio di Bertil permette di introdurre un altro tema, quello del doppio: la sua perfetta simmetria è un segreto che nessuno conosce tranne il maestro Lars; per Bertil, la simmetria del suo corpo indica che esiste in lui una sola volontà, che è libero dal conflitto che dilania le persone comuni. La sua è quindi un'identità compatta, priva di ambiguità. Eppure, questa sua "perfezione", come la definisce lui, non gli impedisce di uccidere Robert, nella frustrazione di.essereescluso dal “piacere”. Lungi dall’essere migliore di altri uomini, quindi, le sue mani si muovonoin “perfetto sincrono” verso l’atto cruento. La perfezione è quindi molto lontana. In sostanza,anche un personaggio apparentemente “perfetto”, alla fine compie un atto estremamente “im-perfetto”.
5. Ironia e disincanto: pur non essendo un romanzo umoristico, emerge tuttavia una leggera venaironica di humour nordico. Il testo è infatti pervaso da uno humour cinico e beffardo: quellodi un vecchio che si fa beffe dei giovani, di un uomo del nord che ha scelto il sud, di uno svedeseche ha rinnegato la religione della patria per il Cattolicesimo, abbandonando la Chiesa di Sveziache fino al 2000 è stata religione di Stato, forse anche per il gusto di scandalizzare i suoi com-patrioti. Sorridiamo perché la vita è beffarda e i fatti si beffano di noi: uno pensa di farsi beffedella malattia, ma
soccombe giacendo con la più brutta delle donne.
6. Scienza e religione: le visite ricevute dall'ultracentenario da parte del grande professore di Umeåe del pastore protestante suggeriscono che né la scienza né la religione, almeno quella luterana, possono ammaestrare l'arte dell'affabulazione. Il concetto di verità – scientifica, religiosa – è messo a confronto con l'arte del racconto e della finzione. Né la scienza né la religione possiedono le chiavi per accedere alla verità, che forse risiede solo nell'arte dell'affabulazione.
7. Nord e sud: tradizionalmente, gli svedesi del nord nutrono un complesso di inferiorità indotto dalle circostanze nei confronti degli abitanti del sud e della capitale. Così si indigna il funzionario del comune di fronte alla lettera venuta da Stoccolma ("Ecco come si comporta Stoccolma con il Västerbotten!"); anche
Questo risentimento è evocato dall'autore con beffardo distacco: ricordiamo che Lindgren si era trasferito in una cittadina a sud di Stoccolma, in una regione dal clima molto più mite.
8. Amore e musica: la spinta della pölsa v