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ANALISI

Storia- Se facciamo attenzione Mr. Deasy nel suo studio ha una collezione di gusci di conchiglia e ritratti di cavalli. È

un uomo che esalta la storia mentre Daedalus è famoso per aver detto "la storia è un incubo dal quale sto cercando

di svegliarmi".

Vuol dire che la storia toglie i molluschi e ci lascia solo i gusci. Quando parliamo della storia parliamo solo del

guscio, perché la vita se n’è andata (Pirro è un guscio). Gli artisti non fanno storia, cercano il mollusco, cercano il

modo di far vivere a noi la storia. Lo storico invece non vuole muovere nessuno, vuole raccontare dei gusci vuoti.

Monologo interiore- Il monologo interiore è usato anche qui: sentiamo le voci di Dedalus che interroga su Pirro, e in

contemporanea i suoi pensieri. Notiamo inoltre la monotonia della lezione. Nessun ragazzo parla con i loro pensieri,

ciò per far capire come non parliamo con le nostre ma con le parole degli altri.

Pensiero- Il pensiero è quello che più si avvicina al sogno, sono delle allucinazioni. Il pensiero è un sogno ad occhi

aperti. Anche il significato di una parola è un allucinazione.

EPISODIO 3: Proteo

Riassunto: Stephen è da poco uscito da scuola, inoltre dai primi due capitoli capiamo che non ha più un luogo dove

tornare (ha lasciato la chiave della Torre Martello) e che forse Stephen lascerà la scuola presso cui insegna, perché i

rapporti con Mr. Deasy sono di tolleranza e perché si rende conto di inculcare nella testa dei suoi studenti solo luoghi

comuni.

Stephen si reca a Sandymount Strand e vaga lì intorno per qualche tempo, rimuginando su vari concetti filosofici, la

sua famiglia, la vita da studente a Parigi e la morte della madre.

Meditando e riflettendo, si stende tra alcune rocce, guarda una coppia e un cane che passano, scarabocchia alcune

idee per una poesia, si mette le dita nel naso e urina dietro lo scoglio. Questo capitolo è caratterizzato da una

modalità narrativa definita "Flusso di coscienza" in cui i piani del racconto sono intrecciati e mutano velocemente.

La cultura di Stephen lo aiuta a creare riferimenti oscuri, impiegando grammatiche e fraseggi parzialmente

incomprensibili.

ANALISI :

Sandymount- Stephen Dedalus si aggira sulla spiaggia di Sandymount e rimugina non solo sul senso della sua

presunta vocazione, che è una chiamata alla quale non sembrerebbe ancora aver dato piena risposta, ma anche, e

per quanto non siano nemmeno le undici di mattina, su tutto ciò che gli è capitato quel giorno. Di decisioni ne ha

prese, Stephen, in quelle poche ore: non tornerà più nella torre che divide con quel buffone di Buck Mulligan, il quale

gli ha sottratto la chiave per darla allo studente oxfordiano Haines; e magari finirà pure col dimettersi dalla scuola

dove svogliatamente insegna, come ha profetizzato il direttore Deasy, un antisemita e misogino. La conseguenza di

non avere più la chiave con sé è che non sa dove ridursi questa notte e gli verrà quindi offerta una casa da un padre

putativo. Perseguitato dal fantasma materno, Stephen ha bisogno di una donna.

Non è una spiaggia come le nostre, perché c'è una grande marea. Per cui Stephen sta passeggiando in una parte

della spiaggia che con l’alta marea il mare sommergerà. Sotto i piedi sente sassolini e le conchiglie, tutto ciò che il

mare ha lasciato e che tornerà a riprendersi.

Organo e Arte - La vista è per noi apparentemente il primo dei nostri sensi, crediamo di avere il “privilegio ottico”.

Il privilegio ottico non appartiene ai mammiferi, e quindi agli uomini. Non è la vista l’organo principale, ma l’olfatto

e l’udito.

Se non avessimo inventato l’alfabeto e la scrittura non ci sarebbe il privilegio ottico, ci siamo modificati.

La vista si è sviluppata ulteriormente quando gli abbiamo dato importanza, altrimenti saremmo come tutti i

mammiferi.

L’arte è la Filologia, che non sta a significare soltanto la scienza che studia la lingua e la letteratura di un popolo

deducendola dai testi scritti, ma qui prende il significato di quella disciplina che nel Novecento venne chiamata

“linguistica”, cioè la storia delle lingue e della loro mutevolezza.

Parallelo omerico- Il parallelo Omerico è quando Telemaco va alla corte di Menelao, uno dei re che sono andati a

Troia, che gli racconta di come è riuscito a catturare il Dio incatturabile, cioè il Dio che si manifestava assumendo

mille forme diverse, Proteo (proteiforme).

Aristotele- Gli interessi di Joyce come scrittore e lettore sono molteplici, di fatto notiamo all’inizio del capitolo

subito una citazione di Aristotele, facendo così capire la formazione di Joyce, ovvero una gesuitica.

Non artista- È vero che da questo capitolo possiamo recuperare delle informazioni sul periodo di latenza di

Stephen, ma possiamo dire che fino a questo momento è un ragazzo colto, intelligente, amareggiato, un tipo che se

la tira, ma di sicuro non un’artista.

Esperimenti- Gli viene in mente di andare verso l’eternità camminando sulla spiaggia quando compie uno strano

esperimento: chiude gli occhi. Gli esperimenti che fa Stephen sono un tentativo di cominciare a sentire dentro di sé

la sua capacità di artista. Nel momento in cui chiude gli occhi, sente smisurati suoni, ovvero i gusci di conchiglia che

calpesta con i suoi bei stivali, l’unica cosa nuova che indossa.

Rumore- L’artista è colui il quale, contrariamente allo storico che conserva i gusci vuoti di conchiglia, con quei gusci

vuoti fa ritmo. Joyce usa addirittura delle onomatopee per descrivere il rumore dei gusci. Calpestare i gusci

significa che non possiamo far rivivere la storia ma possiamo farla suonare, possiamo darle un ritmo.

Due coppie- Inoltre sono apparse due coppie, che sembrano secondarie ma sono importantissime. Joyce affida

spesso ai personaggi minori il nocciolo della narrazione. Le due coppie sono:

Due cercatrici di terline, forse zingare. Quando le vede le scambia per due allevatrici visto che hanno una

●​ borsa (le incontreremo spesso).

Un cane con il suo padrone. Il cane però è senza guinzaglio per cui va dove vuole. Sappiamo che Stephen

●​ oltre ad avere paura dell’acqua, ha paura dei cani tanto che si irrigidisce, come Joyce. Il cane incontra la

carcassa di un cane e lo fiuta. Anche questa scena sembra inutile ma non lo è.

Foglio di carta- Poi svuoterà la vescica, per finire con lo scaccolarsi e lasciare il “verdemuco” su uno scoglio.

Inoltre, alla fine Dedalus scrive dei versi (la prima testimonianza di essere “an artist”) e probabilmente lascerà

cadere il foglio di carta, come se stesse marcando il territorio per chi, poche ore dopo (nel tredicesimo episodio,

Nausicaa) vi lascerà delle deiezioni.

Padre, seme- Ma chi non è se non il padre, che disperde in ogni dove il seme?! Pensiamo al ritornello al quale

Stephen pensa durante la sua svogliata lezione nel secondo capitolo: “my father gave me seeds to saw” (mio padre

mi ha dato dei semi da seminare). Come spiegava Freud, non c’è padre che non rimandi al proprio di cui resta figlio,

e non dilegui in tal mondo.

Ombelico- Parla dell’ombelico come se fosse il telefono genetico, perché il nostro cordone ombelicale ci lega alle

generazioni precedenti. Con tutti i cordoni si arriva fino al Giardino dell’Eden di cui ci dà anche il numero: “Aleph,

alpha: nought, nought, one”. Aleph e Alfa sono la stessa cosa; Aleph è la prima lettera dell’alfabeto ebraico e

corrisponde alla lettera greca Alfa. Il padre (1), un figlio (0), una donna (0), le prime due lettere dell’alfabeto greco

ed ebraico.

McLuhan- Nessuno autore come Joyce ha avuto, dopo la sua morte, delle letture intensissime da parte di persone

che non si occupava per niente di letteratura, come: Marshall McLuhan (che ha inventato la mass-mediologia) il

quale diceva di leggere Joyce per capire di comunicazione. Joyce ad esempio ha capito che con l’arrivo dei nuovi

mezzi di comunicazione di massa il privilegio ottico recede.

Pensieri- Nel primo capitolo i suoi pensieri sono dei lampi; nel secondo diventano un basso continuo; nel terzo il

pensiero occupa tutto il capitolo. Siamo passati dal monologo interiore, accennato nel primo e più chiaro nel

secondo, al flusso di coscienza (Stream of consciously).

EPISODIO 4: Calipso

Riassunto : La narrazione cambia bruscamente. Sono di nuovo le otto del mattino, ma l'azione si è spostata in città

ed entra in scena il secondo protagonista del libro, Leopold Bloom, un agente di vendita che lavora come

procacciatore di pubblicità per il giornale cui Stephen deve portare la lettera del preside. Bloom, dopo aver iniziato

a preparare la colazione, decide di raggiungere a piedi il macellaio per comprare un po' di rognone di maiale.

Tornato a casa, prepara la colazione e la porta, assieme alla posta, alla moglie Molly, mentre lei pigramente resta a

letto. Molly, moglie di Leopold Bloom, è una parodia della Penelope dell'Odissea. La maggior differenza tra le due

mogli è che Penelope è fedele ad Ulisse, mentre Molly, al contrario, ha una relazione extraconiugale con Hugh

"Blazes" Boylan. Joyce - si ritiene - modellò il personaggio di Molly su sua moglie, Nora Barnacle; in effetti, il giorno

in cui si svolge il romanzo è il 16 giugno 1904, data del primo appuntamento di Joyce e Nora, ora chiamato

Bloomsday. Molly, che è cantante d'opera, riceve la posta e Leopold vede che una delle lettere è proprio del

direttore Blazes Boylan. Bloom è consapevole che Boylan finirà a letto con sua moglie Molly il giorno stesso, ed è

tormentato da questo pensiero. Nel frattempo legge una lettera della figlia e poi, tra aromi di cucina e di cloaca si

chiude in bagno a defecare.

ANALISI:

Riferimento omerico- È Calipso che dopo l’ennesimo naufragio di Ulisse, ormai da solo, finisce sulla sua isola dove

trascorre tanto tempo con lei, fin quando non decide di tornare ad Itaca. Calipso vive su un’isola più Occidente di

Itaca, così tanto da essere vicino a Gibilterra.

Molly Bloom è Penelope durante il dormiveglia, mentre appena si sveglia è Calipso.

Ora- I primi tre capitoli dell'Odissea propriamente detta iniziano alle 8 del mattino così come i primi tre i capitoli

della Telemachia.

Empatia- Leopold ha la capacità di entrare in rapporti empatici con tutto ciò che lo circonda.

10 anni indietro- Perché Joyce ha avuto bisogno di fare un salto di 10 anni? Perché ha sentito in una certa fase

della sua epoca che gli elementi propulsivi, che sembravano andare verso il miglioramento delle condizioni di vita,

sono entrate in crisi e sostituiti con i modelli più regressivi. Se avesse a

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

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