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RACCONTO MODERNO è L’ORDINE SUL PIANO DEL CONTENUTO.
- Nel racconto MODERNISTA, che sposta l’oggetto della mimesi all’interiorità del soggetto,
l’epilogo sigilla simbolicamente contenuto (una fabula esilissima la cui temporalità di riferimento
ha la fluidità del pensiero) e forma. OGGETTO DELLA RAPPRESENTAZIONE NEL
RACCONTO MODERNISTA è L’ESPLORAZIONE DEL MONDO DELLA MENTE.
- Nel racconto POSTMODERNO, antimimetico, il compimento della forma (che spesso ha la
struttura fortemente descrittiva e sincronica del puzzle) è condizione necessaria ma non
sufficiente al compimento del contenuto (una fabula che si presenta come un intervallo
temporale discreto e aperto o infinito): la fine del racconto non coincide con la fine della storia,
ma con quella della stessa operazione di finzione. OGGETTO DELLA RAPPRESENTAZIONE
NEL RACCONTO POSTMODERNO è L’ORDINE SUL PIANO DELLA FORMA, CHE RIGETTA
IL CONTENUTO E RIMANDA SOLO A SE STESSA.
- Nel racconto METAMODERNO, al compimento della forma (che spesso ha la struttura reticolare
dell’ipertesto) non corrisponde necessariamente la chiusura del contenuto (una fabula che si
presenta come un insieme di intervalli temporali continui e chiusi, giustapposti o confusi con
intervalli discreti e aperti o infiniti). OGGETTO DELLA RAPPRESENTAZIONE NEL RACCONTO
METAMODERNO è L’ENTROPIA, UNA SORTA DI DISORDINE CONTROLLATO, SIA SUL
PIANO DEL CONTENUTO SIA SUL PIANO DELLA FORMA.
Affinché il racconto catturi e mantenga l’interesse del lettore, occorre o che la costruzione della
trama sia compiuta o che la sua disgregazione sia compresa come un segnale rivolto al lettore
perché cooperi con il testo e sia lui stesso a tentare di costruire la trama che l’autore si è ingegnato
a occultare o disfare.
2. Trame
Grazie all’elaborazione di trame, la memoria trasforma gli eventi della materia in azioni dell’anima,
la natura in cultura, il caos in cosmo, permettendo all’uomo di ritrovare (ricordare, ricomporre,
interpretare) il tempo perduto, revocando l’irreversibilità del suo scorrere fisico a favore della
reversibilità infinita della durata interiore, cioè esorcizzando la morte.
Narrare, da (g)narus - radice GNO ‘distinguere, quindi percepire, quindi sapere’ che genera
l’italiano conoscere e l’inglese know: non solo il narrare presuppone il conoscere, ma il (far)
conoscere ha in sé la forma del narrare. Narrare, prima che a far conoscere agli altri, serve a
ravvivare la propria conoscenza.
Nel racconto moderno il senso è legato alla logica in senso stretto. Nel racconto modernista il
senso migra nel dialogo misterioso tra coscienza (sede della logica razionale) e inconscio (sede
dell’alogia delle pulsioni); nel racconto postmoderno il senso è estroiettato nella logica
combinatoria della forma narrativa, che non trova riscontro nella realtà; nel racconto metamoderno
il senso è nella riproduzione logicamente controllata del disordine.
Narrare ha la funzione di far vedere a noi stessi la nostra vita prima ancora di farla conoscere agli
altri, mettendoci in condizione di rivivere il passato e rendendo la sua immagine presente, in modo
tale che possa essere di nuovo percepita. 2
3. Pulsioni
La costruzione del plot non costituisce solo una mediazione tra racconto e tempo, ma anche un
possibile punto di incontro tra la mimesi dell’esistente e quella del possibile.
Ogni esistenza è un equilibrio irripetibile di spinte verso la vita e verso la sia estinzione. Questa
dicotomia ci aiuta a capire l’ambivalenza dell’esperienza di ogni narratore o lettore, che se da un
lato desidera appropriarsi della storia, sforzandosi di arrivare alla costruzione di significati in unità
sempre maggiori, a totalizzare le sue esperienze nel tempo, dall’altro lato desidera disfarsi della
storia, raggiungendo il momento di piena realizzazione (e di totale esaurimento) della produzione
di senso, poiché il significato si precisa definitivamente soltanto alla fine.
Il desiderio di arrivare alla fine della storia è dunque espressione diretta del principio dissolutivo di
piacere e delle pulsioni di morte che esso serve, il desiderio di sostare nel mezzo è invece
espressione del principio costruttivo di realtà e delle pulsioni di vita di cui è strumento.
Il racconto modernista e il racconto postmoderno frustrano fin dall’inizio il desiderio della fine: il
racconto modernista lo fa attraverso l’illusione di profondità incommensurabile evocata
dall’esplorazione dell’io, e il racconto postmoderno attraverso la dichiarazione di superficialità
ostentata nel gioco metaletterario e nella paralogia.
Attraverso il racconto il lettore esperisce metaforicamente la sua morte. La lettura e la scrittura
acquistano valore apotropaico nella misura in cui insegnano a bilanciare il desiderio precipitoso di
arrivare in fondo alla quiete mortuaria del non più raccontabile con il desiderio di sostare nel
mezzo, nel movimento vitalistico del non ancora raccontato e dell’ancora raccontabile.
Il desiderio di progredire in avanti (nel tempo) o verso l’alto (nella società) che anima i protagonisti
dei Bildungsroman racchiude sempre un senso di nostalgia, un desiderio di ritorno: lo sforzo di
riaffermare le proprie origini attraverso la fine.
In Underworld, le molteplici trame del romanzo sono accumunate dallo stesso desiderio di
tracciare un indelebile disegno contro la morte, al cui trionfo è intitolato il Prologo, che porta il
nome di un quadro di Pieter Bruegel il Vecchio: “Il trionfo della morte” (1563).
LA FORMA DEL TEMPO
Storia, racconto, narrazione
1.
E’ possibile raccontare una storia senza fare alcun riferimento al luogo in cui si è svolta (es. fiabe
popolari) o al luogo dal quale la si racconta, ma non è possibile raccontare una storia senza far
riferimento al tempo, che, se anche non viene indicato esplicitamente, viene evocato dai tempi
verbali sotto forma di differenziale implicito tra tempo della storia, tempo del racconto e tempo della
narrazione.
L’incapacità dell’uomo di muoversi liberamente nel tempo fisico oltre il presente renderebbe invece
il tempo narrativo non solo estremamente appetibile, poiché aperto verso l’invenzione
dell’inesistente e dell’impossibile, ma addirittura necessario alla sfida del racconto, il cui plot altro
non è che la logica interna del discorso della mortalità.
Con STORIA intendiamo la successione degli avvenimenti narrati da un testo; con RACCONTO (o
discorso narrativo) l’enunciato che assume la relazione di quegli avvenimenti, ovvero il testo nella
sua concretezza formale; con NARRAZIONE l’atto enunciativo produttore del testo.
Il racconto rappresenta la storia istituendo una serie di mediazioni. Gli eventi narrati (storia) e la
narrazione esistono solo per l’intermediazione del discorso narrativo (racconto).
2. Orologi e verosimile
Ogni volta che in un racconto le coordinate spazio-temporali dell’azione vengono modificate
accantonando il personaggio P e riportando in primo piano il personaggio P , precedentemente
1 2
abbandonato, le lancette dell’orologio del romanzo vengono fatte ruotare all’indietro. In questo
modo il racconto non appare più tanto come una linea, quanto come una superficie sulla quale
isoliamo un certo numero di linee, di punti, di raggruppamenti notevoli. 3
Il racconto moderno costruisce le sue storie con un’insistenza continua sulle origini, sulla
genealogia, sull’evoluzione, sul progresso.
La temporalità discorsiva (racconto) è sempre attenta a simulare una temporalità referenziale
(storia), in modo da produrre un effetto di realismo bilanciato.
Ciascun narratore può agire sulle relazioni temporali tra storia e racconto in termini di: ORDINE,
differenziando la disposizione degli eventi nel racconto rispetto alla loro successione nella storia;
DURATA, alterando le proporzioni tra l’estensione data agli eventi nel racconto e la loro durata
nella storia; FREQUENZA, agendo sulla corrispondenza tra la ripetizione degli eventi nella storia e
la ripetizione degli enunciati corrispondenti nel racconto.
3.Ordine
Una certa sfasatura tra la disposizione degli eventi nel racconto e la loro successione nella storia è
inevitabile poiché il discorso non può simulare la contemporaneità se non riferendo gli eventi
successivamente e correlandoli con opportuni indicatori temporali. Il narratore astuto ha tutto
l’interesse a costruire il suo racconto come un accattivante sistema di misteri, giocando con il
desiderio della fine e il desiderio del mezzo dei suoi lettori.
Chiamiamo PROLESSI qualsiasi manovra narrativa che consista nel raccontare o evocare in
anticipo un evento ulteriore e ANALESSI qualsiasi evocazione di un evento anteriore al punto della
storia in cui ci si trova.
L’analessi o prolessi si dice ESTERNA se il suo punto di inizio e punto di fine cadono entrambi
fuori dall’estensione temporale della storia principale, INTERNA se cadono entrambi dentro, MISTA
se uno dei due cade dentro e l’altro fuori.
Se il segmento di storia raccontato nell’analessi o prolessi è estraneo alla storia principale del
racconto, l’analessi o prolessi si dice ETERODIEGETICA; se invece è parte della storia principale,
l’analessi o prolessi si dice OMODIEGETICA e può avere funzione: COMPLETIVA, se serve a
colmare una lacuna del racconto, oppure RIPETITIVA, se il racconto torna sui propri passi.
4. Durata
Non è facile confrontare storia e racconto in termini di estensione temporale o durata, poiché le
grandezze messe in relazione sono eterogenee: il tempo della storia è misurato in secondi, minuti,
ore…, mentre il tempo del racconto (il tempo della sua lettura) è misurato convenzionalmente in
righe e pagine.
Stabilito pragmaticamente il punto di equilibrio tra tempo della storia e tempo del racconto nella
modalità della scena, dove si suppone che la durata effettiva dell’evento sia grossomodo la stessa
della lettura e che dunque la velocità sia uniforme, il narratore può comprimere o dilatare il tempo
della storia o il tempo del racconto, generando accelerazioni o decelerazioni:
- SOMMARIO: lo spazio testuale dedicato a segmenti di storia si riduce, il racconto procede
conciso e riassuntivo, la velocità aumenta.
- ELLISSI: nessuno spazio testuale corrisponde a una certa estensione della storia (omessa), la
velocità del racconto è massima.
- ESTENSIONE: lo spazio testuale dedicato a frammenti di storia si dilata, il racconto procede
dettagliato e analitico, la sua velocità diminuisce.
- PAUSA: a un certo spazio testuale non corrisponde alcuna estensione temporale della storia