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La poesia moderna e la sua definizione

Poesia significa discorso scritto in versi. La poesia moderna inizia in un periodo compreso tra l'età romantica e quella delle avanguardie, ognuno poi periodizza in maniera differente all'interno di questo range. Per noi oggi l'idea di poesia comprende dei brani brevi, scritti in uno stile personale e con contenuti personali e in versi. Considerato questo ci viene molto strano considerare poesia quel poema sulle selve e sui boschi che Leopardi avrebbe voluto scrivere. In genere è lontana dalla poesia moderna l'idea di utilizzare il verso per scrivere qualcosa di distante dall'esperienza vissuta. Oggi la poesia epica, didascalica e descrittiva non esiste più. La poesia soggettiva è il centro della poesia moderna, alla periferia troviamo due famiglie di testi che non possono essere chiamati lirici. Da un lato i poemetti o long poems che superano i limiti della poesia soggettiva, affrontando contenuti narrativi o saggistici e rinunciano

alla forma breve. Dall'altro quei testi che mirano ad eliminare la prima persona, un contenuto manifesto e a ridurre la poesia a un gioco di pure suggestioni formali. Naturalmente il confine tra centro e periferia è sfumato.

Capitolo primo

Lirica e poesia nella moderna teoria dei generi

Tra la fine del Cinquecento e la seconda metà del Settecento, il concetto di poesia subisce una metamorfosi traumatica quando quella che subisce tra l'età di Baudelaire e l'età delle avanguardie. Questo cambiamento rappresenta l'inizio della poesia moderna.

Nella nostra cultura oggi la poesia coincide con la lirica, nella cultura antica la lirica è la poesia cantata al suono della lira. La lirica per noi oggi è la forma di poesia dove un io si esprime, con contenuti soggettivi e in uno stile lontano dal grado zero della prosa. Questo concetto ha un'origine e una storia: è coevo alla divisione della letteratura in tre categorie teoriche.

Che si afferma fra la seconda metà del Settecento e l'inizio dell'Ottocento nella cultura tedesca e inglese. Nasce una nuova partizione dei generi differente da quella classica: la letteratura viene divisa in tre grandi generi. L'epica, la lirica e il dramma. L'epica mette in scena l'oggettivo, la lirica dà voce al soggettivo, il dramma unisce entrambe le caratteristiche. Questa tripartizione seppur con le dovute variazioni è rimasta valida negli ultimi due secoli. Anche per la poetica antica (Aristotele e Platone) sono tre i generi. Ma il criterio della distinzione è completamente diverso da quello cui si rifanno i romantici. Per Platone il racconto può svolgersi per narrazione semplice, per imitazione o in forma mista. Nella narrazione semplice il poeta parla in prima persona (ditirambo), invece la tragedia e la commedia sono mimetiche, perché il discorso è affidato direttamente ai personaggi senza la mediazione di

un narratore. L'epopea è un genere misto. Per Aristotele la situazione è un po' più complessa: i criteri per classificare le opere sono tre:

  1. Imezzi usati per imitare
  2. Gli oggetti imitati
  3. Il modo di imitare

Mezzi: arte poetica, musica, pittura. Poesia in versi o in prosa.

Oggetti: possono essere uomini migliori di noi, peggiori di noi, o uguali a noi

Modo: opere drammatiche oppure narrative oppure miste.

Questa classificazione mira a rispondere alla domanda: Chi parla all'interno del testo? E la risposta è o il narratore, o i personaggi o entrambi. Quindi la classificazione è in base alla quantità dimimetismo.

Questa distinzione non permette la classificazione moderna della poesia così come è stata pensata nel romanticismo. Perché a ben guardare il modo della mimesis se ne conclude che la lirica e l'epica sono indistinguibili. Se si risponde solo alla domanda Chi parla effettivamente è

quello che succede perché sia nella lirica che nella narrativa può parlare una sola voce. Eppure la sensibilità moderna avverte uno scarto tra l'epica e la lirica e questo dipende dal contenuto che quella voce esprime. Perché se la voce nella lirica esprime dei contenuti esterni, eventi esterni all'io, la voce della lirica esprime degli eventi interni all'io. Il sistema di generi romantico fa un'altra cosa. Prima distingue in base alla voce, quindi a dei criteri formali: differenza tra testo drammatico e testo non drammatico ma poi distingue tra lirica e narrativa seguendo un discrimine che è questa volta contenutistico e non riguarda la forma. Quindi la lirica è il genere in cui una prima persona parla di sé in forma personale, il centro non è l'evento ma lo stato d'animo. Cultura latina e cultura greca non concepivano l'idea che un genere letterario potesse reggersi sull'idea.

Dell'espressione di un io soggettivo. I concetti della poetica classica si diffusero nella cultura medievale anche se in maniera frammentaria e caotica. Ciò che rimane inalterato è il criterio della classificazione. La categoria unitaria di lirica e il sistema moderno dei generi si affermano intorno alla metà del Cinquecento in Italia. Minturo per la prima volta propose la distinzione tra epica, lirica e scenica. Ma comunque Minturo categorizza in base al criterio aristotelico, ovvero in base ai mezzi che il poeta usa per mimare la realtà. L'epica ha bisogno della sola parola, la scenica si serve della rappresentazione teatrale, la litica della parola accompagnata dal ballo e dal canto. In realtà, l'affermazione dell'identità del genere poesia in base al suo rapporto con la musica è qualcosa che non rendeva conto del concetto che il letterato medio Cinquecentesco avesse della poesia. Per molti, infatti, le poesie liriche

Erano caratterizzate dalla capacità di evocare gli affetti dell'animo ma il problema era che i testi antichi non davano appigli per sviluppare questa posizione.

Il problema che si pongono i teorici italiani del Cinquecento era abbastanza spinoso. Petrarca era considerato un grande maestro della lirica, ma se si fosse dovuto classificare sulla base dei testi antichi egli non avrebbe neanche dovuto essere chiamato poeta. Infatti, secondo Platone e Aristotele, un poeta che parla in prima persona, e quindi parla della sua autobiografia non è un imitatore. La mimesis è inconciliabile con il discorso autobiografico.

Quindi Petrarca non è un poeta? Questo per un uomo del Cinquecento è assolutamente inaccettabile. Ecco che nasce la categoria moderna di lirica, proprio bisogna risolvere questo problema. Bisogna trovare un compromesso tra le autorità antiche e Petrarca e questo compromesso fu l'invenzione della poesia lirica come genere.

Unitario accanto alla poesia drammatica e la poesia epica. Bisognava aggirare la poetica classica riportando il Canzoniere nelle regole. Nel Canzoniere sono adottati metri diversi e temi diversi, l'unica cosa che tiene unita l'opera è l'unità dell'io che scrive. L'ostacolo maggiore era quello di conciliare l'idea moderna di poesia con la mimesis. Il modo di risolvere è stato quello di affermare che anche la lirica è mimetica, ma invece di imitare le azioni è imitazione degli affetti, delle passioni. Ma questo non basta, bisogna affermare che non è solamente imitazione degli affetti ma anche dei concetti. Le riflessioni di Tasso, Sassetti e Scalingero contengono in questo senso le prime tracce di un discorso che è costretto a divenire qualcos'altro, ad evolversi in una considerazione della poesia completamente nuova. Infatti, loro ammettono che l'imitazione dei concetti è un ragionamento che

non tiene. Imitare presuppone che vi sia un evento esterno che preesiste alla rappresentazione, come un oggetto di fronte al pittore. Invece la poesia più che imitazione di concetti è espressione di concetti.

Il problema è che nonostante questi critici innovativi, la maggior parte continuò a interpretare Aristotele e Platone alla lettera.

La nuova teoria romantica

La situazione cambia. La tripartizione tra epica, lirica e drammatica si affermano definitivamente nella seconda metà del Settecento.

L'idea di poesia come espressione dei concetti, o teoria espressiva della poesia, diventa ora un luogo comune, e si ammette che il principio aristotelico dell'imitazione non può spiegare tutta l'arte perché è incapace di rendere conto della musica e della poesia.

La poesia crea una sovrapposizione totale tra arte ed esperienza vissuta. È proprio in questo periodo che iniziano a svilupparsi le idee che noi oggi attribuiamo al

romanticismo: l'arte non è più vista come mimesi della realtà ma come espressione della vita intima dell'autore. Si affermano inoltre concetti di originalità, genio creativo, autenticità come criterio di giudizio, esaltazione a discapito delle regole. La poesia romantica è una poesia: 1. Refrattaria alla mimesis; 2. La nozione di lirica si trasforma da una nozione poetica specifica (quindi poesia cantata al suono della lira) a categoria estetica universale. D'ora in poi sarà lirico tutto ciò che è espressione artistica della soggettività; 3. La lirica viene a coincidere sempre di più con l'idea stessa di poesia; 4. La teoria romantica rifonda il rapporto tra lirica e musica. La poesia è una musica interiore; 5. Rapporto tra poesia e brevità, tra lirismo e attimo. Poiché come disse Poe tutte le eccitazioni intense sono di necessità brevi. QUESTO colossale mutamento di

idee anticipa e favorisce la metamorfosi della poesia europea che avverrà tra il romanticismo e l'età delle avanguardie.

Postilla: nell'antichità le differenze di metro o argomento contavano di più dell'unità dell'io nella classificazione del genere. Infatti, gli Epodi, le Odi, le Satire e le Epistole di Orazio, nonostante gli elementi comuni e il comune autobiografismo, erano considerati generi diversi fra loro.

Il concetto di poesia moderna e la nuova tripartizione dei generi, si affermano nello stesso periodo.

Secondo un disegno che risale a De Sanctis e che non è mai stato seriamente contestato la poesia moderna nasce in Italia con Foscolo e Leopardi. Foscolo è il primo a dire delle cose che non soltanto pensa ma che sente. Egli è la grande voce della rinascita lirica. Per De Sanctis Foscolo annuncerebbe i tempi perché 1. nella sua poesia il soggetto poetico e la persona biografica coincidono; 2.

Novità nello stile: semantico (perché dice cose e non parole) e personale. Stile che evita l'artificio. Poi anche abbandono di forme rigide di poesia come sonetto, canzone, rima, a favore di una maggiore libertà espressiva.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
16 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/05 Letteratura spagnola

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gilds998 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura spagnola e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Lombardi Chiara.