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LETTERATURA DEL CINQUECENTO
Il Cinquecento rappresenta un periodo di grande trasformazione per la letteratura russa,
caratterizzato dall’emergere di nuove figure di autori e dall’affermarsi della pubblicistica
come attività letteraria predominante. La produzione letteraria si distingue per il prevalere del
panegirico, ovvero la lode del sovrano, e per il confronto tra due correnti principali
individuate dal critico S. Picchio:
● I “pratici”, tra cui Ivan Peresvetov, il cui stile è eclettico, con una mescolanza di
registri diversi e un linguaggio più istintivo.
● Gli “aristocratici”, come Andrej Kurbskij, attenti alla retorica, alle citazioni dotte e
alla purezza stilistica. Essi difendono la propria classe contro gli usurpatori e i
corruttori della lingua e della cultura.
Questo periodo è segnato anche da importanti dibattiti religiosi e sociali, con il crescente
contrasto tra la Chiesa ortodossa e i movimenti ereticali, nonché dalla laicizzazione della
società moscovita. 61
La lotta alle eresie e il dibattito religioso ebbero un impatto significativo sulla letteratura
russa. In questo periodo, infatti, la scrittura si trasformò:
● Il linguaggio ecclesiastico venne influenzato dal prikaznyj jazyk, una forma
cancelleresca più vicina all’amministrazione statale.
● Emersero nuove figure di scrittori e pubblicisti, che attraverso pamphlet e opere
polemiche difendevano diverse posizioni religiose e politiche
● Le cronache furono riscritte in chiave moscocentrica, con lo scopo di rafforzare
l’ideologia della Chiesa ortodossa e dello Stato moscovita.
Alcuni scrittori dell’epoca si distinsero per la loro opposizione al potere ecclesiastico:
● Maksim Grek (Massimo il Greco): monaco di origine greca, giunto a Mosca nel
1518, fu incaricato di rivedere i testi sacri slavi. Criticò aspramente gli errori
accumulati nei secoli e mise in dubbio l’autocefalia della Chiesa russa. Per questo fu
perseguitato e processato. Tra le sue opere principali vi sono Ispovedovanie Very e
Sermone sulle mancanze dei sovrani dell’ultimo tempo.
● Vassian Patrikeev: aristocratico e monaco, autore de Il sermone dei calunniatori
contro la verità evangelica, in cui criticava la corruzione della Chiesa.
Parallelamente alla letteratura religiosa, si sviluppò una letteratura politica che rifletteva il
rafforzamento dello Stato moscovita:
● Ivan Peresvetov: di formazione umanistica polacca, giunse a Mosca nel 1538 e si
schierò con Ivan IV contro i boiari. I suoi trattati, tra cui Lo Skazanie o Magomete
Saltane, esaltano l’autorità del sovrano e tracciano un parallelismo tra Ivan IV e
Maometto II, sostenendo la necessità di un governo forte e temuto, in linea con la
“ragion di Stato” di Machiavelli.
● Степенная Книга (1563): opera genealogica che ricostruisce la discendenza dei
principi russi da Rjurik, legittimando il potere dello zar.
Il periodo vide anche una crescente laicizzazione della società, con la nascita dei Prikasi
(ministeri statali) e l’emergere del prikaznoj jazyk, una lingua burocratica caratterizzata da
numerosi prestiti linguistici.
Un’opera fondamentale per comprendere l’organizzazione sociale dell’epoca è il
Домострой, un manuale di comportamento che paragona la gestione della casa a quella
dello Stato. Probabilmente elaborato dal monaco Silvestr, esso prescriveva rigide regole di
disciplina familiare, con il padre come figura autoritaria assoluta.
Il Domostroj riflette la mentalità patriarcale della Moscovia del Cinquecento e il modello di
governo autocratico promosso dallo zar Ivan IV.
La diffusione della cultura scritta subì un’accelerazione con l’introduzione della stampa a
Mosca nel 1564, grazie a Ivan Fëdorov, che pubblicò l’Apostol. Tuttavia, la tradizione
manoscritta continuò a prevalere fino alla fine del Seicento.
Parallelamente, si svilupparono nuove forme di enciclopedismo popolare:
● Азбуковники: raccolte alfabetiche di nozioni enciclopediche, destinate a una
popolazione sempre più alfabetizzata. 62
● Великие Четьи-Минеи: raccolta delle vite dei santi compilata dal metropolita
Makarij, che contribuì alla riorganizzazione delle cronache.
FËDOR I
A Ivan IV succedette il figlio superstite Feodor I, che governò dal 1584 al
1598, assicurando un periodo di pace relativa. Feodor si affidò molto ai suoi consiglieri e, in
particolare, a Boris Godunov.
Nel 1589 venne creato un patriarcato moscovita e il metropolita Giobbe fu il primo
patriarca moscovita (il patriarca è la massima carica dell’ortodossia). Nel 1591 morì il
principe Dmitrij di Uglič, fratello dello zar, che venne trovato con la gola squarciata. Tra le
varie teorie circa la sua morte, si pensò che fosse stato Boris Godunov ad ordinare di
ucciderlo per diventare zar.
Boris Godunov proveniva da una famiglia della piccola nobiltà mongola che si era convertita
all’ortodossia e si era russificata. Si era imparentato allo zar Fedor, sposando la sorella Irene.
Intorno al 1588 era praticamente diventato governatore della Russia, sconfiggendo i suoi
rivali a corte. Per queste ragioni, quando Feodor morì senza lasciare eredi nel 1598, fu lui a
salire al trono.
IL SEICENTO
IL PERIODO DEI TORBIDI
Il Periodo dei Torbidi (1598-1613) fu una fase di crisi dinastica, sociale e politica che scosse
profondamente la Russia. Ebbe inizio con la morte dello zar Fëdor I, l’ultimo discendente
della dinastia Rjurikidi, e si concluse con l’ascesa al trono di Michail Romanov, che
inaugurò la dinastia Romanov destinata a regnare fino al 1917.
Le cause della crisi
● Vuoto dinastico – Con la morte di Fëdor I senza eredi, il trono rimase vacante. A
prenderne il posto fu Boris Godunov, eletto dallo zemskij sobor, ma la sua legittimità
fu sempre messa in discussione.
● Crisi sociale ed economica – Il peggioramento delle condizioni di vita dei
contadini, la carestia del 1601-1603 e le epidemie portarono a una profonda
instabilità. La servitù della gleba si consolidò, mentre bande di disperati
saccheggiavano le campagne.
● Devastazioni dell’epoca di Ivan IV – Le politiche dell’opričnina avevano indebolito
la nobiltà, mentre lo sterminio di molti boiari creò un vuoto di potere.
● Interferenze straniere – Polonia, Lituania e Svezia approfittarono della crisi per
intervenire negli affari interni russi, aggravando il caos politico.
● Fenomeno della cosaccheria – I cosacchi, comunità semi-indipendenti delle regioni
di frontiera, giocarono un ruolo chiave nei disordini e nelle ribellioni.
Il regno di Boris Godunov (1598-1605) 63
Boris Godunov cercò di consolidare il suo potere, ma il suo regno fu segnato da difficoltà. La
carestia e le epidemie alimentarono il malcontento, mentre cominciarono a circolare voci
secondo cui egli avesse ordinato l’uccisione del giovane principe Dmitrij, figlio di Ivan IV,
per eliminare un possibile rivale. Nel 1602, comparve un uomo che affermava di essere
proprio Dmitrij sopravvissuto: il primo Falso Dmitrij (Lžedmitrij), in realtà un monaco
fuggito di nome Grigorij Otrep’ev.
L’ascesa e la caduta del primo Falso Dmitrij (1605-1606)
Nel 1604, il Falso Dmitrij (Лжедимитрмй) marciò su Mosca con l’appoggio della Polonia
e di alcuni aristocratici russi. Nel 1605, la morte improvvisa di Boris Godunov gli spianò la
strada: entrò a Mosca, divenne zar e sposò la polacca Marina Mniszech, attirando però
l’ostilità dei boiari per le sue simpatie filo-polacche e per il suo distacco dalle tradizioni
russe. Nel 1606 fu assassinato dai nobili, e le sue ceneri vennero simbolicamente sparate con
un cannone verso la Polonia.
Fu il primo di una serie di impostori самозванцы) che cercarono di farsi passare per Dmitrij.
Il regno di Vasilij Šujskij (1606-1610) e il secondo Falso Dmitrij
Dopo il colpo di stato, il boiaro Vasilij Šujskij divenne zar, ma il paese rimase nel caos. Nel
1607 apparve un secondo Falso Dmitrij, che ottenne l’appoggio di cosacchi, polacchi e della
stessa Marina Mniszech. Si stabilì a Tušino, vicino Mosca, creando un governo parallelo e
guadagnandosi il soprannome di “ladrone di Tušino”.
Nel tentativo di rafforzare la propria posizione, Šujskij si alleò con la Svezia, scatenando però
una guerra con la Polonia. Nel 1610 fu deposto dai boiari e costretto a farsi monaco.
L’occupazione polacca e la reazione russa (1610-1612)
Dopo la caduta di Šujskij, la Polonia cercò di insediare sul trono russo il principe Ladislao,
figlio del re Sigismondo III, ma la sua mancata conversione all’ortodossia provocò la
reazione della Chiesa e della nobiltà russa. Nel 1611 si formò un esercito nazionale per
liberare Mosca, ma i conflitti interni ne ritardarono l’azione. Nel frattempo, gli svedesi
conquistarono Novgorod e un terzo Falso Dmitrij apparve a Pskov, aggravando il disordine.
Solo nel 1612, sotto la guida di Kuz’ma Minin e Dmitrij Požarskij, l’esercito nazionale
riuscì a cacciare i polacchi da Mosca, segnando una svolta nella crisi.
L’elezione di Michail Romanov (1613) e la fine del Periodo dei Torbidi
Nel 1613, per risolvere definitivamente la crisi dinastica, venne convocato uno zemskij sobor,
in cui per la prima volta furono rappresentati anche i contadini. L’assemblea scelse come
nuovo zar Michail Romanov, un giovane legato alla vecchia dinastia per il matrimonio tra
Ivan IV e Anastasia Romanova.
Con l’ascesa al trono di Michail, ebbe inizio la dinastia Romanov, che governò la Russia
fino alla Rivoluzione del 1917. Tuttavia, sebbene il Periodo dei Torbidi si fosse concluso dal
punto di vista politico e dinastico, le tensioni sociali rimasero irrisolte, portando a nuove
rivolte contadine nei secoli successivi. L’autocrazia ne uscì rafforzata, legittimando il
potere zarista come unica garanzia di stabilità per il paese. 64
I REGNI DI MICHAIL, ALEKSEJ E FËDOR III ROMANOV
Il XVII secolo fu un periodo di profondi cambiamenti per la Russia, segnato da crisi
dinastiche, trasformazioni sociali e riforme religiose. L’avvento della dinastia Romanov nel
1613 segnò la fine del Periodo dei Torbidi e l’inizio di una nuova fase della storia russa,
caratterizzata dal passaggio dalla Moscovia medievale a una Russia più centralizzata e
orientata verso l’Occidente.
Michail Romanov (1613-1645)
Quando Michail Romanov fu eletto zar nel 1613, la situazione del paese era estremamente
critica: la Russia era devastata