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Vi è un’opposizione fra lo spazio centrale (Pietroburgo e Mosca) e quello periferico (la
provincia) dove vi è noia e si leggono i romanzi francesi. A ciò si oppone a sua volta la
campagna, simbolo di bellezza, purezza e tradizione (Tat’jana).
I personaggi principali
Il protagonista, Evgenij Onegin, è affiancato da un doppio, Vladimir Lenskij. I due,
inizialmente amici, diventano rivali.
Lenskij incarna l’ideale romantico: è un poeta che scrive versi sentimentali, e Onegin lo
canzona spesso, trovando il suo romanticismo troppo convenzionale e ingenuo.
Fin dall’inizio si nota una contrapposizione tra i due, che culminerà nel duello.
Le due sorelle, Tat’jana e Ol’ga, vivono con la madre (situazione che richiama La povera
Liza, ma senza la stessa drammaticità).
Ol’ga ha una bellezza slava, ordinaria: è bionda, con occhi azzurri, dolce, allegra e modesta.
Ama ricamare. Dopo la morte di Lenskij, si sposa rapidamente senza soffrire troppo.
Tat’jana, invece, ha una bellezza poetica: è mora, silenziosa, sognatrice e interessata ai
romanzi e al folklore. È un’eroina pre-romantica.
Struttura metrica
Il romanzo è scritto in tetrapodie giambiche (quattro piedi giambici con clausole alternate
tronche-maschili e piane-femminili).
Ogni capitolo è composto da strofe di 14 versi, chiamate strofe oneghiniane. L’unica
eccezione è la lettera di Tat’jana a Onegin, che non segue questa struttura. La strofa
oneghiniana è formata da tre quartine e un distico finale.
Puškin sfrutta le variazioni ritmiche e l’armonia fonetica, alternando suoni consonantici e
vocalici per creare fluidità e musicalità.
Onegin e il modello di Don Juan
Inizialmente Puškin si ispirò al Don Juan di Byron, ma con alcune differenze:
● Ambientazione: Byron colloca la storia nel XVIII secolo tra Spagna, Grecia e la
Russia di Caterina II; Puškin la ambienta nella Russia contemporanea.
● Caratterizzazione: Don Juan è un eroe, mentre Onegin è il primo modello del
“лишний человек” (uomo con un’educazione raffinata e una sensibilità spiccata, ma
incapace di cambiare la realtà).
Onegin non è un personaggio statico: subisce un’evoluzione. Alcuni critici, tra cui Belinskij
e la scuola sovietica, hanno ipotizzato un collegamento con i Decabristi, ma questa
interpretazione rimane controversa.
Struttura del romanzo secondo Puškin
Quando completò l’opera, Puškin elaborò una suddivisione in tre parti:
Parte I
● Capitolo I: Тоска (Noia)
● Capitolo II: Il poeta (Ленский)
● Capitolo III: La signorina (Татьяна e Ol’ga)
Parte II
● Capitolo IV: La campagna (Vita di provincia)
● Capitolo V: La festa dell’onomastico (Tat’jana sogna Onegin)
● Capitolo VI: Il duello (Onegin uccide Lenskij)
Parte III
● Capitolo VII: Tat’jana sola e il suo trasferimento a Mosca
● Capitolo VIII: Il viaggio di Onegin (espunto per ragioni di censura)
● Capitolo IX: Pietroburgo, l’alta società e l’incontro tra Onegin e Tat’jana
Secondo lo studioso Tynjanov, l’eliminazione del capitolo VIII non è solo per censura, ma
anche per motivi estetici: il viaggio di Onegin non si integrava bene con il resto della
narrazione.
L’assenza di questo capitolo rompe la simmetria tripartita, che avrebbe potuto richiamare
la struttura della Divina Commedia (Inferno, Purgatorio, Paradiso). Tuttavia, l’equilibrio si
mantiene: nella prima parte Tat’jana è una ragazza ingenua, nell’ultima parte è una dama
matura.
Повести Белкина
Le Novelle di Belkin sono una raccolta di racconti scritti nel 1830, durante il cosiddetto
“Autunno di Boldino”, periodo in cui Puškin, bloccato a Boldino a causa di un’epidemia di
colera, compose molte delle sue opere più celebri.
La raccolta è introdotta da una cornice narrativa che attribuisce i racconti a un personaggio
fittizio, Ivan Petrovič Belkin, un nobile di campagna senza particolari qualità, di cui viene
fornita una breve biografia nel testo postumo Letopis’ sela Gorjuchina (Cronaca del
villaggio di Gorjuchino), pubblicato sulla rivista Sovremennik dopo la morte dell’autore.
L’introduzione è firmata solo con le iniziali A.P., come se fosse anonima. Inoltre, Puškin
inserisce una “Avvertenza al lettore”, in cui finge di presentare Belkin come il vero autore,
mentre il suo vicino lo descrive con toni negativi, sottolineando la finzione dell’intero
apparato editoriale.
Un elemento costante delle opere di Puškin è l’uso delle epigrafi, che fungono da chiave di
lettura per i testi.
L’epigrafe generale della Novella del defunto è una citazione da Il Minorenne di Fonvizin.
Questo riferimento avvicina il personaggio di Ivanuska a Mitrofan, descritto come un
giovane che non ha saputo sfruttare la sua giovinezza per accrescere le proprie conoscenze o
sviluppare intellettualmente.
Puškin fornisce inoltre un elenco dei narratori di primo grado: per ogni racconto indica il
titolo, il grado e le iniziali della persona da cui Belkin avrebbe udito la storia.
Le novelle rappresentano tre principali ambiti della società russa dell’epoca:
● Esercito (Lo sparo),
● Amministrazione pubblica (Il fabbricante di bare, Il mastro di posta),
● Vita nobiliare e sentimentale (La bufera, La signorina contadina).
Inoltre, ritorna il tema della fanciulla lettrice di romanzi, figura tipica della letteratura russa
del primo Ottocento.
La raccolta si chiude con La signorina contadina (Барышня-крестьянка), il cui titolo è stato
tradotto anche come “La contadina padrona”. Il traduttore Caramitti ha preferito questa
versione per sottolineare l’influenza delle commedie di Goldoni e Pergolesi, che avevano
spesso per protagoniste donne di umili origini che si fingono nobili o viceversa.
Ogni racconto è preceduto da un’epigrafe, che ne anticipa il contenuto e il tono.
1. Lo sparo
Trama
Il racconto si apre con due epigrafi: una tratta da Il ballo di Baratinsky e l’altra da Una sera
al bivacco di Marlinsky. La vicenda ruota attorno alla figura di Silvio, un uomo cupo e
ossessionato dalla vendetta, che vive tra i militari nonostante non sia un ufficiale. La storia è
divisa in due parti e ha una struttura quasi teatrale, con tre narratori diversi.
Un giovane ufficiale ha un diverbio con Silvio, ma quest’ultimo si rifiuta di sfidarlo a duello,
un comportamento inaspettato per un uomo dell’ambiente militare. Poco dopo, Silvio riceve
una lettera e parte all’improvviso. Prima di andarsene, racconta la storia di un duello
avvenuto anni prima con un nobile spavaldo, il quale si era presentato all’incontro mangiando
ciliegie – un dettaglio ispirato a un vero episodio della vita di Puškin. Il nobile aveva sparato
per primo, mancandolo, e Silvio aveva deciso di rinviare il proprio colpo, promettendo di
sparare solo quando l’altro avesse avuto qualcosa da perdere.
Anni dopo, Silvio si ripresenta nella vita del nobile, ora conte e appena sposato, per
concludere il duello. Il conte spara di nuovo e manca il bersaglio. Silvio si prepara a
rispondere, ma proprio in quel momento entra la moglie del conte, interrompendo la sfida.
Soddisfatto dell’umiliazione inflitta al suo avversario, Silvio rinuncia a vendicarsi e spara
invece contro un quadro, colpendo esattamente il punto in cui il conte aveva sparato prima.
Analisi
Il racconto esplora il tema dell’ossessione e della vendetta. Silvio è un eroe byroniano,
cupo e tormentato, ma Puškin ne decostruisce il mito: la sua fissazione per il duello lo porta a
un’esistenza di sofferenza e isolamento. Al contrario, il conte, pur avendo avuto un
atteggiamento sprezzante in gioventù, si rivela più equilibrato e riesce a sfuggire al ciclo della
vendetta.
L’elemento del duello riflette la cultura militare del tempo, dove l’onore maschile era
strettamente legato alla capacità di affrontare una sfida. La narrazione utilizza una struttura
frammentata con più punti di vista, una tecnica che verrà ripresa da Lermontov in Un eroe
del nostro tempo. Il finale ironico e la mancata vendetta di Silvio suggeriscono una critica ai
codici d’onore dell’epoca.
2. La bufera di neve
Trama
La storia inizia con un’epigrafe tratta da Svetlana di Žukovskij, una ballata romantica che
affronta il tema dell’amore e del sovrannaturale. La protagonista, Mar’ja Gavrilovna, è una
giovane nobile appassionata di romanzi sentimentali. Decide di fuggire con il suo
innamorato, Vladímir, per sposarsi segretamente.
La notte della fuga, una violenta bufera di neve impedisce a Vladímir di raggiungere la
chiesa, mentre Mar’ja, ignara, si sposa con un misterioso giovane. Dopo la mancata fuga, la
ragazza cade in una profonda malinconia e, anni dopo, incontra un ufficiale di cui si
innamora. Quando gli rivela di essere già sposata, lui le svela di essere lo sconosciuto che
quella notte l’aveva sposata. La storia si conclude con un lieto fine.
Analisi
Puškin gioca con le aspettative del genere romantico: la storia inizia con un’atmosfera cupa
e misteriosa, evocando il tema della ballata gotica, ma si conclude con un finale ironico e
inaspettato. L’agnizione finale ribalta la tensione drammatica, trasformando la tragedia in
commedia.
La bufera di neve, oltre a essere un elemento narrativo, ha un forte valore simbolico nella
letteratura russa. Richiama episodi della Figlia del capitano di Puškin e del poema I dodici di
Blok, dove la tormenta rappresenta il caos della Rivoluzione russa. Qui, invece, simboleggia
il destino, che, nonostante le sue apparenti avversità, porta comunque alla felicità.
3. Il fabbricante di bare
Trama
Il racconto, con un’epigrafe tratta dall’ode La cascata di Deržavin, ha un tono grottesco e
umoristico. Il protagonista, Adrian Prochorov, è un fabbricante di bare scorbutico che si
trasferisce in un nuovo quartiere di Mosca. Durante una festa, in preda ai fumi dell’alcol,
scherza sul fatto che vorrebbe organizzare un banchetto con i suoi “clienti” (cioè i morti).
Quella notte, in un incubo, vede i defunti che si presentano davvero alla sua casa per la festa.
Terrorizzato, Adrian si sveglia e realizza che era solo un sogno.
Analisi
Puškin prende spunto dalla letteratura fantastica tedesca, in particolare da Hoffmann, ma
ne smonta il carattere spaventoso con un’ironia sottile. Il racconto gioca sul contrasto tra la
seriet&agrav