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Classificazione degli atti imitativi

Non è plausibile una classificazione degli atti imitativi fondata su criteri intersoggettivi, perciò possiamo provare a fissare qualche direttrice. La nozione di imitare un modello contiene due atteggiamenti e due nodi di lavorarlo.

Nella filologia classica esiste un modello che potremmo definire "Modello-Esemplare" che viene appunto utilizzato come "exemplar" da cui si copia e si cita e la sua imitazione consiste in riprese puntuali (parole individuali imitate).

Esiste un secondo modo che non ha come finalità la riproduzione di singole parole e il suo esito è la nascita di un analogo del testo usato come modello. Quindi nel caso del "Modello-Esemplare" interessa la produzione di un uguale o simile, nell'altro caso si cerca una proporzionalità che generi un analogo e per fare questo si interpreta il modello come un tessuto di relazioni. Questo secondo modello si può chiamare "Modello-Genere".

Ricapitolando,

Distinguiamo tra:

Modello-Esemplare: il modello viene usato come exemplar da cui si copia e si cita. La riproduzione estesa di un testo letterario non è ammessa, quindi l'exemplar viene ripreso puntualmente (parole individuali citate o trasformate). Alcuni autori "scrivono come" altri autori, cioè un autore scrive come un altro senza mai dire esattamente la stessa cosa. Il fine è rifare e sostituire creando un "analogon" che diventerà il nuovo modello piuttosto che ricordarlo, modello.

Modello-Genere: come un altro senza mai dire esattamente la stessa cosa. Il fine è rifare e sostituire creando un "analogon" che diventerà il nuovo modello piuttosto che ricordarlo, modello.

L'ESEMPIO DELLA RETORICA, E FIN DOVE PUÒ CONDURCI:

5. I filologi classici prestano attenzione ai fenomeni di intertestualità e sembra che questa attenzione abbia dato buoni frutti. I filologi, per ragioni di mestiere, tendono a sovrainterpretare il testo caricandolo di implicazioni nascoste ma non è difficile scartare le interpretazioni improbabili. In questa tendenza critica un ruolo notevole alla retorica. Negli

gli usi figurati o simbolici. Questo spostamento crea un effetto di significato aggiuntivo, che va oltre il significato letterale delle parole o delle immagini utilizzate. La retorica e l'arte allusiva sono quindi strumenti che permettono di creare significati più complessi e profondi, attraverso l'uso di figure retoriche e di allusioni. Questi strumenti sono particolarmente utili nell'analisi letteraria e poetica, in quanto permettono di cogliere sfumature e significati nascosti che altrimenti potrebbero sfuggire. La connotazione, in particolare, è una categoria linguistica che permette di analizzare le associazioni di significato che si creano attraverso l'uso di parole o immagini. Questa categoria si basa sul concetto che i segni linguistici comprendono sia un significante (la forma fisica del segno) che un significato (il concetto o l'idea che il segno rappresenta). La connotazione permette di esplorare i significati aggiuntivi che si creano attraverso l'uso di figure retoriche e di allusioni. In conclusione, l'analisi letteraria, la poesia, la retorica e la linguistica si sono intersecati negli ultimi anni, fornendo nuovi strumenti di analisi che permettono di cogliere sfumature e significati nascosti. La connotazione è una categoria linguistica che permette di esplorare i significati aggiuntivi che si creano attraverso l'uso di figure retoriche e di allusioni. Questi strumenti sono fondamentali per una comprensione più approfondita dell'arte allusiva e della sua relazione con la cultura.

Un uso improprio. Il processo allusivo assicura il passaggio dal senso nozionale a quello emozionale: il termine evocato, nel momento in cui si fa presente uscendo dal suo stato di immagine implicita o presupposta, sovraccarica di nuovo senso il "reale" termine che la evoca. Come per la figura retorica, la nuova presenza evocata per allusione si configura come non pertinente perché viola la proprietà oggettiva del pensiero. Analogamente che nella struttura figurata del discorso retorico, in cui agisce una duplicità di parola (il proprium e l'improprium), anche nell'arte allusiva la compresenza simultanea di due diverse "realtà" testuali aspirano all'identificazione. Tra i due procedimenti c'è però reciproca. una differenza fondamentale: la procede nascondendo l'uso proprio (verbum metafora, in quanto spostamento, è l'allusione, mentre proprium) e mettendo in luce quello figurato.

Inversamente, esibisce la funzionalità di senso propria e denotativa, lascia da scoprire la connotazione rimasta implicita. Nel primo caso il senso è dato dalla riduzione degli dopo che la memoria ha operato l'agnizione, siscarti; nel secondo, invece, solo realizza la pienezza espressiva. È il caso di segnalare anche un limite di questi studi. La considerazione retorica dell'arte allusiva si è rivelata migliore di altre prospettive; se non altro si coglie così la solidarietà fra i diversi processi di formazione del testo poetico più di quanto sa fare un'analisi di motivazioni psicologiche e biografiche. È una strategia descrittiva che fa agire l'arte allusiva dentro un semplice modello di comunicazione. Ma da qualche tempo la retorica e la linguistica hanno cominciato ad abbandonare l'arte allusiva. I linguisti hanno sempre di più abbandonato la letteratura che non era il loro campo perciò gli

Studi di poetica devono continuare da soli. Questo è solo un'analogia, utile solo il cammino ci insegna che il modello retorico era in realtà una analogia. Non si può fingere che quanto accade al principio del carme 101 di Catullo sia una sostituzione metaforica, analizzabile negli stessi termini del modello aristotelico "sera= vecchiaia del giorno". Se la virtù dell'allusione catulliana sta nel proiettare una sorta di sceneggiatura alternativa e già codificata (Catullo alla ricerca del fratello morto si confronta con Ulisse che molto patì per terra e per mare), non si può ridurre questa sceneggiatura a un "proprium" che abbia una sua formulazione vincolante.

6. QUALCHE ESEMPIO SCELTO PER MOSTRARE (COME ERA PREVEDIBILE) CHE LA VARIETÀ DEI FENOMENI SUPERA QUALUNQUE CLASSIFICAZIONE E TEORIA

La letteratura romana nasce in connessione con i modelli che già la letteratura greca raccoglieva in sistema.

Abbiamo quindi a che fare con una duplice serialità che presuppone spesso un bilinguismo poetico; risulta così che tutte le operazioni che coinvolgono una pluralità di linguaggi finiscono per alimentare una sensibilità allusiva. Ne abbiamo un esempio con gli Alessandrini che, seppur all'interno di una sola lingua, grazie allo sviluppo di istituti letterari, codificazioni, generi e sottogeneri poetici, vedeva la grande tradizione precedente come un intertesto ricco di voci contrastanti. Nell'interpretare l'arte allusiva sono le condizioni principali finora apparse la motivazione contestuale e la funzionalità retorica. Questo non significa che l'interpretazione sia ridotta ad un povero schematico questionario. Dagli esempi di allusività che evidenzieremo, ricordano non solo la natura polimorfa della memoria poetica, ma mostrano anche alcune zone d'ombra. Ci sono esempi e discussioni che procedono da imitazioni fortemente.

lessicalizzate che hanno un forte supporto materiale, per poi passare a casi più sfumati in cui ha sempre meno importanza la sovrapponibilità della materia verbale e cresce il rilievo di implicazioni diffuse, sceneggiature intertestuali e presupposizioni. dove cresce il livello di implicazioni diffuse.

Il primo caso preso ad esempio è un campione di inafferrabilità che tormenta gli studiosi per la sua incorporeità. Ci sono imitazioni che risultano fatte di niente ed è il caso del congedo della lettera ad Augusto di Orazio che richiama un verso di Cicerone. "et formidatam Parthis te"

Il verso di Orazione (Epist. 11 I 256) recita: "principe Romam" [Roma che sotto il tuo principato fai tremare i Parti] che per molti studiosi ed interpreti rimanda ad un verso epico di Cicerone assai noto per la sua cacofonia che "o fortunatam natam me consule Romam!" recita così: [O Roma fortunata, sotto il mio consolato nata].

L'eco è

evidente ma non è razionalizzabile e a crearlo concorrono numerosi fattori metrico-verbali. Del verso di Cicerone possiamo dire che è il più famigerato della poesia epica romana, che presenta una infelice figura fonica, come la sequenza "natam-natam" che viene indicata come malo esempio nelle scuole di retorica. Interessanti sono le soluzioni date dagli studiosi Pasquali e Ronconi: sia Cicerone che Orazio stanno imitando un perduto verso enniano, pensando addirittura che forse Orazio migliora Cicerone. Osservando meglio il contesto oraziano, si evidenzia un'altra soluzione. Il finale dell'epistola ad Augusto riguarda i rapporti tra Orazio e la poesia epica, vista esclusivamente come celebrazione di grandi personaggi. Probabilmente ci si vuole riallacciare alla polemica di Orazio contro i poetastri ambiziosi e alla sua recusatio verso il genere epico: i cattivi poeti danno cattivi servigi e deturpano quelli che essi vorrebbero lodare. Introducendo un secondo esempio,

Diciamo che potremmo accumulare moltissimi casi dove uno stampo sonoro rifiuta qualsiasi interazione dei significati o riattivazione del contesto. È così che la memoria poetica può esercitarsi sul solo aspetto esteriore dellaportare con l'espressione il contenuto coerente.parola senza L'esempio più calzante è il verso di Albinovano Pedone, un confidente di Ovidio, trai più importanti poeti storici della tarda età augustea. Esso recita: "accumulat fragor ipse metus. Iam sidere limo/ (navigia...), [il rumore navia...)]. accresce la paura. Ormai si adagiano nel fango (le Si tratta di un verso che richiama quello del suo amico Ovidio nelle Metamorfosi: "aetherioque l'astro del cielo il fango ancora fresco recens exarsit sidere limus" [sotto In questo caso l'identità fonica non garantisce la ripetizione si riscaldò e si seccò]. "sidere", nel primo caso è un

infinito verbalelessicale, perché (le navi si adagiano nel fango), nel secondo caso è un ablativo.

Lo studio di tale tecnica poetica ci mostra come la ricorsività (possibilità di una regola sintattica di essere applicata più volte di seguito) possa diventare una matrice (madre, origine) della composizione poetica. Vale la pena di insistere che nel caso della formularità omerica l'uso della ripetizione era controllato da convenzioni comuni al poeta e ai suoi destinatari: si trattava, cioè, di un'economia compositiva capace di produrre effetti estetici ben precisi, ma limitati.

La partita si riapre quando, in un mutato orizzonte, i poemi omerici vengono letti e apprezzati in base a nuove convenzioni.

Le nuove convenzioni di scrittura/lettura rendevano possibile rimotivare ripetizioni e somiglianze, rendendole funzionali anche alla costruzione del senso narrativo. Ciò

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
12 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marinocarmine di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pellacani Daniele.