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La vita di Orazio

l'8 dicembre del 65 a.C. a Venosa, una colonia militare romana al confine tra Apulia e Lucania, nacque Orazio da una famiglia modesta. Si trasferì a Roma dove svolse il mestiere di esattore nelle vendite all'asta. Qui frequentò la scuola del grammatico Orbilio. Attorno ai vent'anni si recò in Grecia per perfezionare gli studi, ma la sua carriera di studente fu traumaticamente interrotta. La Grecia era allora teatro di storici avvenimenti: gli uccisori di Cesare ne avevano fatto la principale base di operazione, e fu naturale che il giovane Orazio, fresco di studi filosofici, fosse attratto dagli ideali della libertas. Si arruolò nell'armata repubblicana di Bruto, ricevendo il comando di una legione e il titolo di tribuno militare. Tornò a Roma nel 41 a.C. e là cominciò a scrivere versi, attirando l'attenzione di Virgilio e Vario che lo presentarono a Mecenate, ministro di Ottaviano. Intorno al 33 a.C. Mecenate gli

donò un podere nella campagna sabina e da quel momento si dedica alla scritturaopere. Entrò in confidenza con l'imperatore Augusto che gli chiese die pubblicazione delle suediventare suo segretario personale ma egli rifiutò. Mecenate, prima di morire, raccomandò Orazioalla benevolenza di Augusto, ma ciò non portò frutto in quanto lo stesso Orazio morì appena dopoMecenate il 27 novembre dell'8 a.C.

Tra le sue opere ricordiamo:

Epodi: 17 componimenti il cui titolo rimanda alla forma metrica epodo = verso più corto che seguequello più lungo). Vengono trattati vari argomenti: carmi di invettiva, epodi erotici, epodi civili.

Satire: opera composta da tre libri con più di 2000 versi e trattano argomenti vari: adulterio,indulgenza nei confronti dei difetti, diario di viaggio, riflessioni sulla propria condizione sociale e irapporti con Mecenate.

Odi: raccolta di tre libri con 88 carmi pubblicata nel 23 a.C. alla

quale Orazio aveva lavorato per 7 anni 8 Epistole: lettere raccolte in due libri, il primo pubblicato nel 20 a.C. mentre il secondo viene pubblicato postumo dopo la sua morte. LE ODI Si richiede la lettura nell'originale latino delle seguenti Odi del lib. I: 1, 9, 11, 38; in traduzione italiana la lettura delle Odi II 1 e 20; III 1 e 30. La lirica oraziana non può prescindere dal rapporto organico con la tradizione greca. Lo stesso Orazio per la sua produzione lirica rivendica il titolo di Alceo romano, anche Orazio stesso parla di imitatio che significa soprattutto obbedire alla lex operis (le regole che organizzano il genere letterario), non nella Epistola: "Io per primo posi i miei tralasciando la propria originalità. Sarà Orazio stesso a dire liberi piedi per libro suolo, e non calcai col mio piede le orme di altri". Nelle Odi viene fuori l'immagine di Orazio come poeta dell'equilibrio sereno, del distacco dalle quest'opera comprendiamo il.

Il ruolo centrale della meditazione e delle passioni, della moderazione. Incultura filosofica. Punto centrale è la brevità della vita che comporta la necessità di appropriarsi dellagioia del momento, senza perdersi nell'inutile gioco della speranza, dei progetti o delle paure. Per questa caratteristica è famosa l'esortazione a Leuconoe: "sii saggia, filtra il vino; e, poiché il tempo è breve, riduci la lunga speranza. Mentre parliamo sarà già fuggita la vita invidiosa: cogli il giorno al domani" (carpe diem), e non credere. C'è da dire che nelle Odi di Orazio la varietà dei temi è notevole e corrisponde spesso alle diverse categorie in cui si articolava l'antica lirica greca. Abbiamo così carmi conviviali fatti di inviti, descrizione dei preparativi, il tradizionale apparato del simposio ellenistico-romano. Quasi un quarto delle Odi possono essere classificate come "erotiche".

L’amore viene poi analizzato come un rituale fatto di serenate, incontri, giuramenti, schermaglie, conviti. Ma l’ironia oraziana non ignora la passione. Nella sua lirica Orazio inserisce anche l’inno, conservando di quello ellenistico formulario ed andamento. Tra i temi ricorrenti nei carmi vi è quello della natura, dove la campagna viene stilizzata come un l’angulus, locum amoenus, un luogo-rifugio, luogo deputato al vino, al canto ed alla saggezza. Importante è anche il tema dell’amicizia e della vocazione poetica (il vates si sente in rapporto con le Muse e le altre divinità ispiratrici). Una delle caratteristiche della lirica oraziana è la perfezione dello stile, che lascia spazio a parole molto semplici. Per Orazio collocare le parole in un verso vuol dire seguire una strategia: alcune parole sono accostate tra loro, altre lontane che però si richiamano a distanza. Lui stesso definisce questa strategia come callida iunctura (tiesprimerai in modo personale se un accorto abbinamento renderà nuova una parola nota). L'EPICA La produzione epica che va dall'età degli Scipioni a quella di Cesare è dominata dall'esemplarità di Ennio. Molta influenza ebbero in questo periodo gli Annales. Dopo Ennio, qualcuno ridusse in esametri l'Odissea di Livio Andronico; Accio intitola Annales un suo poema in esametri. Ancora Annales è il titolo prescelto da Aulo Furio Anziate per un'opera che sembra narrasse le guerre di Roma contro i Cimbri e di un'altra opera di Volusio, contro la quale polemizzerà duramente Catullo. Questo titolo richiamava un genere di epica storica che celebrava avvenimenti militari. E' possibile ricostruire una continuità di poemi epici a tema storico che va da Ennio fino a Lucano. Pur se gli esponenti della nuova scuola letteraria latina considerano questo genere come statico e polveroso, bisogna comunque dire che essa si

Sviluppò nel tempo, ad esempio con poeti come Varrone Atacino, dedicò a questo genere una maggiore cura formale. Ne è testimonianza anche l'Eneide di Virgilio, che, pur se batte una strada completamente diversa. Tutto ciò aveva successo perché i romani pensavano che il compito della poesia fosse anche quello di celebrare le azioni eroiche in versi, tanto da essere incoraggiata da molti illustri protettori e politici di turno. Questo rende la poesia epica il miglior legame tra letteratura e propaganda, tra letteratura e potere.

VIRGILIO

Publio Virgilio Marone nacque presso Mantova il 15 ottobre del 70 a.C. Fu educato a Roma e Napoli. La sua vita è povera di eventi esterni. Ricordiamo che nel 29 Ottaviano, tornando vincitore dall'Oriente, si ferma nella città campana di Atella e si fa leggere da Virgilio le Georgiche appena scritte. Da qui in poi il poeta fu assorbito dalla composizione dell'Eneide, lavoro molto

Seguito dall'imperatore Augusto al quale Virgilio leggeva frequentemente brani appena composti. L'Eneide fu pubblicata proprio per volere di Augusto e per cura di Vario Rufo dopo la morte di Virgilio avvenuta a Brindisi il 21 settembre del 19 a.C., di ritorno da un viaggio in Grecia (Virgilio fu sepolto a Napoli).

Tra le sue opere ricordiamo: "egloghe" e Bucoliche: (canti dei bovari) dieci brevi componimenti in esametri chiamati anche composti tra il 42 e il 39. L'opera rievoca uno sfondo pastorale in cui i pastori stessi sono messi in scena come attori e creatori di poesia. Pur se i temi pastorali non mancavano nella poesia latina, l'originalità di Virgilio sta nell'avergli dedicato un libro intero.

Georgica: poema didascalico in quattro libri di esametri completati nel 29 a.C. dove si parla rispettivamente del lavoro dei campi, l'arboricoltura, l'allevamento del bestiame e l'apicultura. E' interessante vedere come

L'ordine di questi argomenti formano una curva partendo dalla fatica umana (il lavoro nei campi) fino all'operosità delle api, animali che per le loro caratteristiche si sostituiscono all'impegno umano.

Aeneis: è un poema epico in dodici libri in esametri, pubblicata dagli esecutori testamentari di Virgilio dopo la sua morte. Ciò fa sì che negli ultimi libri si nota qualche incongruenza o ripetizione, mentre alcuni versi risultano addirittura incompleti.

I brani del libro I letti in latino a lezione sono: vv. 1-33; 450-493

I passi del libro II letti in latino a lezione sono: 2.1-20; 40-56; 268-297

La nuova epica non si proponeva di continuare Ennio, ma di "sostituirlo" e per fare ciò era inevitabile antichi l'intenzione dell'Eneide sarebbe un confronto diretto con Omero. Secondo i grammatici duplice: imitare Omero e lodare Augusto "partendo dai suoi antenati".

Se diamo un primo sguardo all'opera,

ci accorgiamo che si tratta di una semplificazione: si passa dai 48 libri dei due poemi omerici ai 12 di Virgilio. Nei primi sei libri l'Eneide racconta il travagliato viaggio di Enea da Cartagine alle coste del Lazio, con una retrospettiva sulle vicende che lo avevano portata da Troia a Cartagine. A partire dal settimo con la morte di Turno all'ultimo verso del Libro si racconta di una guerra che si concluderà dodicesimo Libro. Questo ci fa capire perché si parla di una metà "odissiaca" dell'Eneide (I-VI) e di una metà "iliadica". Notiamo anche che la scelta di comporre così l'opera da parte di Virgilio (VII-XII) non è casuale ma voluta. L'Iliade narra le vicende che portano alla distruzione di una città; l'Odissea narra, facendo seguito a questa guerra, del ritorno a casa di uno dei distruttori. Virgilio invece rovescia la sequenza, come a dirci che il viaggio di Enea non è un

ritorno a casa come quello di Odisseo, ma bensì un viaggio verso l’ignoto e che la guerra di Enea non serve a distruggere una città, ma a costruire una città nuova, antenata di Roma.

Non si può comunque negare che l’Eneide presenta una contaminazione dei due poemi omerici, proponendoci di Omero una ripetizione (la guerra del Lazio è spesso intesa come una ripetizione delle imprese di Enea fanno seguito all’Iliade e si riallacciano guerra di Troia), una continuazione all’Odissea) ed un superamento (La guerra porterà non alla distruzione, ma alla costruzione di una nuova città).

Abbiamo già detto che l’Eneide è una lode ad Augusto, anche se narra di avvenimenti lontani un millennio dal presente. E’ come se Virgilio guardasse il mondo di Augusto da lontano rifacendosi alle tecniche narrative omeriche.

Facciamo qualche esempio: Nell’Iliade Zeus profetizza il destino degli eroi e la

distruzione di Troia, mentre nell'Eneide Giove parla del destino di Enea ma anche della futura grandezza di Roma.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
12 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marinocarmine di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pellacani Daniele.