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OVIDIO : LETTERE DI EROINE

a cura di Giampiero Rosati

INTRODUZIONE SINTETICA ALL’OPERA (appunti dell’università )

Raccolta di 21 epistole scritte in versi, di eroine del mito greco ai loro amanti.

Esse sono divise in DUE LIBRI

1. La prima raccolta non prevede alcuna risposta,

2. la seconda prevede la risposta degli amanti

Categoria antropologica: donne che sono state abbandonate. Sono accomunate dal dolore dell'abbandono nei

confronti dell'amato.

Viene fatta parlare la donna che avrebbe dovuto far silenzio, non devono parlare e si deve parlare di loro

Ovidio, poeta maschile in una cultura prettamente maschilista, riesce a mettersi nei panni di donne con grande difficoltà

—> interesse per l'amore e relativismo morale (i pensieri di una persona sono soggettivi).

Facciamo riferimento all'elegia (distici elegiaci).

Le lettere sono narrate in prima persona.

Ovidio fu il primo a scrivere epistole in versi (unire il distico elegiaco al genere delle lettere).

Nell'Ars Ovidio dice di aver creato questo genere nuovo

= forma epistolare in versi in cui trovano luogo vicende mitiche proprie della tradizione epico- tragica.

Ovidio si rifà al genere epico / teatrale-tragico, da cui attinge racconti ben noti e fa sì che i protagonisti di queste storie

scrivano lettere ai suoi amanti.

Il modello di questa operazione è Properzio: elegia del libro IV° (vi è un'eroina che scrive un'epistola: qui è un

unicum, mentre Ovidio crea una raccolta).

Se fossimo in teatro avremmo un monologo, aspetto che tradisce gli influssi del genere teatrale sul lavoro di Ovidio.

Monologhi poetici di donne innamorate hanno una lunga storia: Arianna di Catullo, Euripide rese popolare il monologo

passionale dell'eroina (il suo è un teatro di donne che soffrono).

Euripide è un lontano antenato delle HEROIDES.

Nell’HEROIDES non abbiamo un autore, è un insieme di tante voci diverse, in alcune casi contraddittorie.

Nel genere epico abbiamo la voce autoriale (la voce dell'AUCTORITAS che raccoglie e presuppone di conoscere il

vero). L'ispirazione poetica è dalle muse stesse, il divino.

ES: Giasone è destinatario di due lettere (Medea e Ipsipile): le due donne hanno un'idea dell'altra non pacifica.

Manca una voce autoriale ed anche una dialettica delle voci di teatro. Non vi è un confronto.

—> Stretti legami con la retorica: uno degli esercizi della retorica erano le prosopopea (la retorica prepara al politico/

oratore-avvocato)

La prosopopea consisteva nell'alunno che fa finta ad essere personaggio del mito che deve difendersi in una particolare

condizione.

Tecnica retorica di spogliare le donne del mito della sublimità eroica-tragica (fino ad ora eroine di generi sublimi/

alti) e accentuarne le sofferenze e debolezze.

Si dà alle donne del mito una dimensione quotidiana, umana (inaspettata se pensiamo che fino a questo momento

sono eroine).

Il destinatario dell'opera nella finzione letteraria è l'amante che ha abbandonato l'eroina.

= Lettore interno ed esterno (intradiegetico e esterno) coincidono, come coincidono anche l'eroina e la voce narrante.

—> La voce dell'autore deve cercare di emergere nella voce dell'eroina.

Gioca sulle conoscenze che noi abbiamo: noi a differenza di Giasone sappiamo come finisce il mito, tutta la storia.

La lettera invece è posta in un determinato momento della storia.

Se tante voci parlano non vi è una verità oggettiva (manca la voce unificante, si susseguono solo voci individuali/

parziali).

Noi siamo dalla parte dell'amante che abbandona e il poeta da quella dell'eroina.

La legge compositiva di ogni lettera è l'autonomia. Vi è un'idea dietro l'ordine dato, ma di per sé ogni lettera è

un'opera autonoma.

Questo fatto presuppone che ogni lettera debba dare tutte le informazioni necessarie alla comprensione.

Sono fatte queste lettere per avere risposta?

Possiamo rispondere NO perché abbiamo presente il mito e come finisce.

1. PENELOPE A ULISSE

La guerra di Troia è finita da tempo e solo Ulisse,tra i comandanti greci,non è ancora tornato in patria .Noi

però sappiamo che è già segretamente a Itaca sotto le sembianze di un vecchio ,e si rivelerà a Penelope

subito dopo il momento in cui si immagina scritta la lettera

Egli si attarda a tornare da chissà quali terre lontane,trattenuto da pericoli o forse,da un nuovo amore mentre

Penelope sostiene a fatica l’attacco dei Proci ,fedele al suo Ulisse ( fedeltà coniugale)

N.B la figura di Penelope è modellata,nelle Heroides,sul testo dell’Odissea,anche se rispetto al poema

omerico l’epistola presenta alcune divergenze di dettaglio

I presunti errori ovidiani sembrano potersi ricondurre a un’iniezione precisa del poeta,quella di assimilare

l’eroina omerica alla tipologia femminile domante nell’opera: una donna che lamenta l’infelicità della propria

condizione e contrappone all’indifferenza dell’amato lontana la propria sollecitudine per la sorte di lui

L’epistola ha un impianto strutturale molto nitido

V. 1-56 che rievocano le paure sofferte per la lunga guerra

Penelope scrive a Ulisse che sta mettendo tanto a tornare

(“Questa lettera te l’invia la tua Penelope, o Ulisse lento a tornare”)

Alla donna non interessa se lui le risponde ma desidera una risposta data in prima persona,faccia a faccia =

vuole che lui torni ( “non importa che mi risponda: vieni tu stesso !)

Troia è caduta e Penelope maledice Paride che recandosi a Sparta ( Lacedemone) e rapendo Elena ha dato

inizio alla guerra di Troia. Se non fosse stato per lui ,Penelope non sarebbe rimasta sola e abbandonata

Ella ha cercato di ingannare le lunghe ore notturne con la tela

N.B Ovidio non accenna allo stratagemma della tela tessuta di giorno e disfatta di notte per rinviare la scelta

di un nuovo sposo

L’amore,dice Penelope , è una cosa piena di ansiosa paura ( lei si immagina cosa potrebbe essere accaduto

al suo Ulisse e quindi,il motivo del suo mancato ritorno )

Penelope però, grazie al Vecchio Nestore e a Telemaco ( figlio di Ulisse ) scopre che Troia è ridotta in cenere

e il suo sposo è salvo

—> In Omero è la dea Atena,sotto le spoglie di Mentore,a mandare Telemaco,all’insaputa di

Penelope,presso Nestore a Pilo ,per avere notizie su Ulisse

Penelope a questo punto accusa Ulisse di aver osato troppo in battaglia dimenticandosi dei suoi cari ma è

sicura che lui,nelle sue azioni di guerra,sia stato cauto proprio perchè pensava a lei

La distruzione di Troia non porta alcun giovamento a Penelope perchè finché essa resisteva ,Ulisse era in

pericolo ,dopo la sua distruzione Ulisse è ancora lontano dall’amata nonostante ne sia uscito vincitore

V. 57-80 resoconto dei tentativi di avere notizie sulla prolungata assenza dell’eroe

Durante la sua assenza Penelope ha riempito di domande chiunque arrivasse ad Itaca ed ha affidato a tutti

delle lettere nella speranza che lo incontrassero

Non ricevendo notizie Penelope pensa a tutti i pericoli in cui Ulisse potrebbe incombere ; nemmeno lei sa di

cosa avere timore, si sente folle ma anche stolta perchè lui potrebbe essere invece ,sano e salvo tra le

braccia di un’altra donna .

V. 81-116 una descrizione dell’insostenibile situazione nella reggia di Itaca,preda ormai dei Proci nemici di

Ulisse, accompagnata da rinnovati giuramenti di fedeltà allo sposo e sigillata dall’amara contrattazione di

Penelope sulla vecchiaia che ormai oscurato la sua vita,passata ad aspettare il ritorno dell’amato

—> Penelope viene sollecitata dal padre a lasciare il vedovo letto ma lei insiste e ribadisce di essere solo di

Ulisse

I pretendenti stanno distruggendo la loro casa e stanno facendo strazio dei beni di Ulisse che sono la vita di

Penelope

( tra i Proci viene inserito il nome di Medonte che però nel testo omerico risultare fedele a Penelope )

Contro di loro sono solo tre ad opporsi

-Penelope

- Laerte che è un vecchio

- Telemaco che quasi è morto in un’imboscata

Altri atleti sono il bovaro , la vecchia nutrice e il guardiano del porcile

Penelope cerca di ricordare a Ulisse di avere un figlio e che questo figlio ha bisogno di un padre che lo

educhi e lo protegga

ALLA FINE..Penelope invoca ancora il ritorno di Ulisse ; che lui possa tornare per chiudere gli occhi al

vecchio Laerte e vedere la stessa Penelope vecchia

2.FILLIDE A DEMOOFONTE

Assente in Omero e nei tragici,il mito di Fillide era stato trattato da Callimaco negli Aitia (ce ne resta

un frammento )

Demofoonte, figlio di Teseo re di Atene,approda in Tracia e li riceve l’ospitalità della principessa Fillide,che si

innamora di lui.

Al momento di partire per la patria,egli le promette di tornare; il giorno fissato ella corre ripetutamente alla

riva del mare,ma non vedendolo arrivare si crede tradita e si uccide

FILLIDE —> PHYLLIS il particolare delle foglie che,in segno di lutto,cadono dalle piante nate attorno al suo

sepolcro ,collega etimologicamente al nome dell’eroina il termine greco desigante le foglie

Ovidio ,nel corso delle sue opere, menziona più volte questo mito = carattere fortemente patetico ,

Fillide ha il suo principale paradigma in Arianna ma anche nella Didone virgiliana

Tale processo di assimilazione,sopratutto con Didone,è reso evidente da tutta una serie di motivi:

- le lunghe peregrinazioni di Demofoonte

- l’aiuto avuto da Fillide nella riparazione della flotta

- l’offerta del regno come dote da parte di lei

- l’ostilità dei pretendenti locali per la preferenza a uno straniero

- l’insistenza sulla generosità e l’ospitalità tradita

- il comune destino suicida delle due eroine

- la frequenza diffusa di precisi richiami testuali all’opera virgiliana

—> Fillide e Demofoonte come paradigma di Didone ed Enea

(Ovidio inserisce poi un vistoso sigillo,nei due epitaffi,molto simili,che chiudono le lettere sia di Didone che di

Fillide)

Fillide si lamenta che Demofoonte non sia ancora tornato nonostante la promessa e la sua speranza si sta

affievolendo .

Lei cerca di giustificarlo e di mentire a se stessa pensando a chissà quale causa potesse essere all’origine di

questo ritardo . Ella ha supplicato gli dei affinché lui stesse bene

Man mano che passa il tempo Fillide però,si rende conto che lui le ha mentito e ripensa /maledice tutti i

giuramenti che lui le aveva fatto

- di fedeltà

- di amore (destra congiunta alla destra

- agli dei

- sui suoi avi

- su Venere e su Giunone

Fillide si sente folle e sciocca perchè lo ha addirittura aiutato a riparare la flotta con la quale lui è

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Benny0500 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Bandini Giorgia.
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