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La vita agra - Capitolo III
Il protagonista parla di come avrebbe raccontato e scritto della sua domenica soleggiata trascorsa con Carlone, Ettorino e Anna (di cui Carlone era geloso perché la credeva responsabile della possibile fine della loro amicizia in quanto donna) se solo ne avesse avuto il tempo "cronologico e sintattico". Ci racconta che la sua giornata, invece di trascorrerla in quel modo, l'ha passata pensando alla situazione in cui era finito; si ritrovava a chiedere aiuto al moro (un signora che lascia intendere non sia una brava persona dal punto di vista morale). Trattando ciò egli sottolinea che il problema non è il suo essere moro in quanto egli non ha problemi con le diverse etnie (segue una lista di tutti gli amici e coinquilini stranieri con cui ha avuto a che fare) ma piuttosto con i comportamenti stessi di quest'ultimo; si lamenta quindi di essere arrivato qui dal suo paese con una missione ben precisa e finire a dovere chiedere.
Aiuto ad una persona come il Moro. A seguito il protagonista parla della sua missione andando a raccontare e spiegare la tragedia avvenuta in passato in una miniera di lignite dove erano morte ben 43 persone a seguito di un'esplosione avvenuta pochi giorni dopo la festa dei lavoratori (2 Maggio). Egli quindi evidenzia i particolari che hanno portato a questa esplosione: condizioni di lavoro non fossero adeguate in quanto i lavoratori non riuscivano a respirare dal caldo presente nella miniera (assenza di ventilazione), la presenza di gas di accumulo e di fuochi in alcune gallerie e soprattutto l'egoismo del direttore che solamente era interessato a produrre il più possibile nonostante il numero di uomini non fosse sufficiente e le ore di lavoro fossero troppe. Le decisioni, intenzioni e azioni sbagliate da parte del direttore nei confronti dei lavoratori (evitava di ascoltare pure i consigli del caposquadra per la sicurezza dei lavoratori) vengono descritte dal protagonista.
In maniera ironica quasi schernendosi della sua stupidità e delle sue stesse affermazioni. Capitolo III Il terzo capitolo si apre con la descrizione da parte del protagonista di quella che egli definisce la "sua missione". Il suo intento era quello di far saltare in aria il torracchione andando a far affluire il metano in un tubo resistente, tanto mettano da farlo diventare grisù (miscuglio gassoso esplosivo quando a contatto con calore). Se questo non fosse possibile il piano B del protagonista era quello di occupare il torracchione e gli altri 3 palazzi, sbattere fuori gli impiegati e tenerli a disposizione di altre persone. La "missione" del protagonista era un vero e proprio piano conosciuto da tutto il paese da cui proveniva, in quanto si era sviluppato come vendetta per le vittime del 4 maggio (creato insieme a Tacconi Otello il quale era stato licenziato per aver denigrato la società durante un comizio), l'unica persona che probabilmenteNon aveva ancora capito l'intento del protagonista: era sua mamma e in parte anche Mara (moglie del protagonista con cui ha fatto un bambino, si scrivono due volte a settimana e lei si preoccupa di come vivrà l'assenza del marito). Il protagonista racconta poi che tutti i giorni andava ad osservare il torracchione di vetro e che nel mentre, per mantenersi, lavorava nella redazione di un quindicinale dello spettacolo, diretto da un signore chiamato Fernaspe, con cui, durante l'aperitivo quotidiano, gli dichiarava i dettagli della sua "missione" nonostante Fernaspe fosse convinto si trattasse della trama di un possibile racconto. (Insieme a questo lavoro il protagonista iniziò a lavorare per una rassegna stampa periodica inerente alla sociologia)
Nel terzo capitolo il protagonista racconta anche di un incontro fondamentale: conobbe la vedono Viganò la quale lavorava in una rivista specializzata all'interno del torracchione e che aveva lo stesso
punto di vista del protagonista. Egli si fidava quindi a tal punto da raccontarle tutta la "missione" in quanto sembrava che anche lei volesse fare una specie di rivolta comune; la vedova Viganò non era però chissà quanto d'accordo con l'idea del protagonista di far esplodere i palazzi piuttosto proponeva una vera e propria lotta delle masse. Il protagonista per l'appunto aveva compreso che da solo non sarebbe stato in grado di portare a termine la "missione" e quindi cercò di parlare con gli operai limatori della ghisa (i quali lavoravano a degli orari completamente differenti dai suoi e che quindi era molto difficile rintracciarli poiché anche alla stazione correvano per non perdere il treno) capendo che forse l'unico modo per incontrarli era in sede politica, come gli aveva suggerito la vedova Viganò.
Capitolo IV
Il protagonista, in tempo di lotta e rivoluzione, si fidanza con Anna (rivoluzionaria);
è un amore passionale in quanti entrambi hanno paura che tutto faccia in tempo a finire (lei si trasferisce in casa da lui con i suoi coinquilini). In questo capitolo il protagonista si lamenta inoltre della pubblicità di adesso in quanto troppo spesso condotta a mero scopo sessuale; ogni oggetto viene estremamente sessualizzato. Rimanendo in argomento sesso, il protagonista racconta di come, da quando conosce Anna, gran parte del loro tempo lo dedichino solo a quello a tal punto che i numerosi ritardi e le false giustificazioni di malattia l'hanno portato al licenziamento da parte del Fernaspe (anche la vedo a Viganò era contraria a questo suo comportamento). In seguito il protagonista racconta di come Anna, nonostante il trasferimento, cercasse in tutti i modi di rientrare nella vita di sezione del quartiere in cui ormai abitava; essa diede le informazioni alla cellula del quartiere (nome, cognome, indirizzo, professione ecc...) la quale si trovava in un salone
di bellezza per cani. Alla fine del capitolo il protagonista non solo ci informa di aver trovato un nuovo lavoro ma ci parla anche di Marta, pensando a quanto la sua vita possa essere grigia e travolta dalla monotonia, e mostrando un po' di quello che sembrerebbe essere pentimento nei confronti della sua scelta di tradimento. Capitolo V Nel quinto capitolo il protagonista ci intrattiene, tra una litigata e l'altra con Anna, a descriverci i vari problemi economici che i due possedevano e le numerose abitudini di vita quotidiana; raccontava come erano soliti pranzare e cenare in una latteria vicino casa dove dovevano versare al primo del mese una quota mensile e di come con il ritardo dell'assegno facessero fatica a pagare in tempo la signora del locale. Il protagonista parla poi del nuovo lavoro di Anna la quale trascriveva indirizzi, nomi, cognomi per sole 500 lire al giorno e della nuova traduzione/trascrizione che gli avevano affidato per 300 lire a pagina (più di 300).pagine) la quale li aveva spinti a lavorarci insieme al fine di guadagnare per affittare una stanza tutta loro. Viene citata anche la paura da parte del protagonista per il ritardo di Anna; egli sembra essere convinto che lei "ci sia rimasta" (incinta) e al termine del capitolo il narratore ci informa che la coppia è riuscita ad affittare veramente una stanza da una coppia tedesca (Fisslinger) e di come facendo i conti e cercando di risparmiare il più possibile fossero stati in grado di arredarla al meglio solo con il necessario.
Capitolo VI
Nel sesto capitolo il protagonista racconta della difficoltà, da parte della coppia, nell'ambientarsi nel nuovo quartiere e con i coinquilini che li avevano accolti in casa. Vengono narrate le abitudini quotidiane dei due e al termine si racconta un episodio di un uomo ubriaco caduto per terra con il sangue che gli usciva dalla nuca. Il protagonista racconta di essere entrato in un bar di fronte per chiedere aiuto o
Il protagonista racconta di come avviene un licenziamento, dell'umiliazione che ne consegue, della sua vita quotidiana dopo essere stato licenziato e della sua difficoltà a ritrovare lavoro. Subentrano poi le descrizioni delle preoccupazioni del protagonista il quale, ricordandosi i differenti debiti da pagare, sembra essere sempre più convinto non solo di non farcela, ma di avere accanto a sé anche una persona che non sarebbe stata in grado di aiutarlo e che non si preoccupava nemmeno per queste cose.
Capitolo VIII
Il protagonista riuscì a trovare un altro lavoro come traduttore di un romanzo (dall'inglese all'italiano) da parte di una vecchia signora che lui aveva presupposto fosse vedova.
Malgrado ciò quando egli presentò il lavoro completato la signora gli rivelò che non era riuscito a seguire i consigli che lei gentilmente le aveva lasciato e pertanto la sua traduzione non era adeguata perché troppo lontana dalla versione originale. Il protagonista rimpiazzò quindi il vecchio lavoro con un altro il cui obiettivo era quello di tradurre testi di materia aziendale, per un editore minore, e inserire al termine di ogni capitolo il cosiddetto "modulo di controllo": un insieme di "si e no" in risposta a delle domande con poi altre 4 righe per eventualmente citare un esempio. Il lavoro veniva pagato a cartella, e lui ed Anna (che gli batteva a macchina) riuscivano a fare circa 15/20 cartelle al giorno a 400 lire l'una che gli producevano un guadagno di circa 200mila lire mensili che dovevano spartirai per le varie necessità (Mara, padrone di casa, luce, gas, telefono ecc...). La parte positiva di questo lavoroÈ che secondo il protagonista era comunque molto interessante perché gli consentiva di apprendere molte nozioni su tantissimi argomenti disparati, malgrado non avesse mai il tempo di approfondirli ed assimilarli come gli sarebbe piaciuto. Capitolo IX Il decimo capitolo si apre con il racconto del protagonista che afferma di essere stato cacciato di casa dei Fisslinger perché Anna continuava a tenere lo scaldabagno acceso per più di quattro ore con il rischio di farlo scoppiare. I due quindi riuscirono a trovare un altro appartamento piccolino solo per loro ma il protagonista fece l'errore del firmare il contratto con il suo vero nome, questo causò dei veri e propri controlli da parte della polizia sulla sua occupazione e suoi dati personali, il dottor Tartuga quindi una volta controllati tutti i documenti gli impose di iniziare a pagare le tasse legate alla città e tutti gli arretrati che non aveva mai pagato in quanto la sua residenza risultava da.altro lavoro. Era un lavoro faticoso ma gratificante. Ogni giorno si svegliava presto al mattino e si metteva subito all'opera. Indossava un abbigliamento comodo e resistente, pronto per affrontare qualsiasi sfida. Lavorava con passione e dedizione, mettendo tutto se stesso in ciò che faceva. Era un lavoro che richiedeva precisione e attenzione ai dettagli. Ma lui era determinato a fare del suo meglio, a superare ogni ostacolo e a raggiungere l'eccellenza. E alla fine, quando il lavoro era completato, poteva ammirare il risultato del suo impegno. Era soddisfatto e orgoglioso di ciò che aveva realizzato. Era un lavoro che gli dava una grande soddisfazione personale. E sapeva che, non importa quante difficoltà avesse incontrato lungo il cammino, ne sarebbe sempre valsa la pena.