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Le ragioni del rigetto narrativo invasivo
Le ragioni di questo rigetto narrativo invasivo sono dovute dal fatto che chi le usava produceva il distacco ironico. Il narratore è il polo di emissione di una voce extralocale, voce al di fuori e al disopra del mondo rappresentato e non è vincolato dai limiti cognitivi dei personaggi, una voce "satroppo" = ironica. L'ironia occupa il polo diametralmente opposto a quello dell'illusio: azzera le distanze tra il lettore e la storia, mentre enfatizza l'artificio narrativo e uso il narratore per ingrandire cose che dovrebbero rimanere nascoste. L'ironia è dis-illusione. Un nome importante è Fielding: il Settecento è il secolo in cui il nascente genere romanzesco è inondato dalle continue intromissioni dei narratori, ad esempio Pamela, Tom Jones, Vita e opinioni di Tristram Shady. Il Settecento favorisce il genere saggistico per la sua efficacia, mobilità e duttilità. Caratteristiche che
Poi riprenderà anche il romanzo. I romanzieri della seconda metà dell'Ottocento sono avversi dall'ironia. Nel 1880 Zola pone il carattere impersonale, nel romanzo sperimentale, Verga vuole che l'opera venga fatta da sé e Henry James sostiene che l'illusio sia cuore e scopo del gesto narrativo. Percy Lubbock criticherà duramente Tolstoj per l'eccessiva vocalità del suo narratore onnisciente creando effetti nefasti della sua ossessione speculativa.
4.2 una forma di medio periodo
I confini e i caratteri del genere come si definiscono? Ci sono delle posizioni discordanti:
- Valentina De Angelis: si concentra sulla disanima degli aspetti logici e linguistici;
- Stefano Ercolino: il perimetro cronologico del romanzo-saggio è delimitato, il genere viene confinato all'ambito delle letterature francese e austrico-tedesca, che inizia l'ultimo decennio del XIX secolo, si conclude durante la Seconda Guerra Mondiale;
Maddalena Graziano: studia Musil e Italo Svevo, il picco era negli anni Venti e Trena del Novecento, si estende geograficamente ad altre letterature europee e all'indietro alla seconda metà dell'Ottocento.
In generale, il romanzo-saggio si condensa durante la seconda metà dell'Ottocento in corrispondenza della "svolta saggistica", con il picco negli anni Venti e Treni del Novecento.
Non ci sono delle caratteristiche costanti, ma ci sono degli elementi stabili:
- Serietà della riflessione: la presenza della voce narrante esprime un distacco ironico, il contenuto di pensiero è presentato in modo serio. La voce può scegliere l'ironia come strumento di aggressione al piano delle cose, ma la riflessione non dilaga, non si trasforma in scherzo. È parte integrante e necessario del progetto artistico. Se si riflette è perché ciò su cui si riflette è irrimandabile, è una parte fondamentale dell'opera.
Idee, problemi e domande irrisolte si impongono al lettore, al destino dei personaggi.
Instaurazione di un dialogo con le altre forme di conoscenza: è importante nella definizione del genere contaminato da scritture non fiction; rimando al di fuori della mimesi che confina con la pratica delle referenzialità. Searle, che sosteneva che non ci fossero differenze tra le enunciazioni finzionali e "serie", appoggia che la pratica referenziale è un dato discriminante, perché la capacità di rimandare a un ente (di chi scrive e di chi legge) contraddistingue gli atti linguistici finzionali. L'interazione con le altre discipline ha un valore storiografico periodizzante, perché la scelta dei riferimenti marca l'evoluzione del romanzo-saggio nel corso del tempo. In Guerra e pace e I fratelli Karamanzov vediamo che gli interlocutori sono le discipline occupanti il centro culturale della seconda metà dell'Ottocento:
Storiografia scientifica e il dibattito filosofico sul determinismo / ariadell'indagine morale e teologica sulla qualità etica dell'azione umana che si lega al tema politico. Nei testi novecenteschi vengono sostituite dalle riflessioni umano e della psicoanalisi, con il dibattito culturale sul cinema e la meccanizzazione della vita occidentale (sfondo opere di Pirandello). Per l'interdisciplinarità si passa ad avere un confronto con l'area delle scienze sociali. Si consolida l'interazione tra scrittori e antropologi, psicologi, sociologi, etnografi, scienziati protagonisti di forme di interpretazione generalizzazione della realtà che erano laterali quando i grandi sistemi dominavano la conoscenza. Con autori Walter Siti, David Foster Wallace, Annie Ernaux, Michel Houellebecq o Francesco Pecoraro.
3) Dimensione profana del pensiero: Erich Auerbach lo attribuisce a Montaigne, con i Saggi, ascrivendo da profano sugli argomenti più importanti.
sdoganando il modo di concepire l'interazione degli individui. In quest'epoca in cui la parola su temi astratti e universali è vincolata dall'autoritas, Montaigne si impossessa del diritto di pensare e di condividere i suoi pensieri, in base solo alla proprietà di un individuo. Montaigne introduce l'idea che si possa riflettere sul mondo senza essere trattatisti e il romanzo-saggio eredita la dimensione occasionale e asistematica del pensiero inteso come attività umana. La saggistica è composta da frammenti perché frammentarietà è la stessa realtà. Il romanzo-saggio è il rifiuto di delegare i gesti a quelle autorità esterne e a quegli schemi di senso preesistenti che fino ad ora erano sotto controllo della produzione. A rivendicare l'esercizio del pensiero è l'individuo a vocazione intellettuale che riflette negli ambiti accademici e le carenze formali non sono barriere. Il pensatoreprofano è colui che non prova la sensazione di disagio paralizzante di Thomas Buddenbrook, che davanti alle riflessioni di Schopenhauer si chiede se sia giusto, se quella conoscenza gli si addica e si blocca. Questa mancanza di specialismo è messa in scena in quanto dato di realtà; uso quotidiano incerto del pensiero.
4) Ambizione universale dello sforzo conoscitivo: l'investimento conoscitivo punta alla costruzione di un sistema omnicomprensivo; la totalità del mondo in cui quell'esperienza si dipana. Questo genere risulta caratterizzato; il romanziere cerca di misurarsi con la confusa totalità dei materiali del proprio tempo e la sua scrittura allarga lo sguardo. Il destino e la tragedia non si svelano più sul piano delle singole azioni, ma su quello generale dell'umanità e chi scrive è interessato all'esito delle vite umane.
4.3 il soggetto pensante: tre forme di "presenza"
distintivi di questo genere è il soggettivismo, chiamato anche presenza da VirginiaWolf> dire la verità su se stessi, scoprirsi da vicino, mettersi per iscritto. Si sceglie la riflessione come prodotto si un individuo biograficamente definito, con preferenze, emozioni, tic intellettuali e procedimenti logici. Un tratto presente anche in Le confessioni di sant'Agostino riuscendo a scandagliare la psiche e analizzando il mondo. Il saggio nasce come (auto)rappresentazione dell'individuo che cerca di raccogliere la propria biografia e trasformare le esperienze in conoscenza per l'analisi. È un genere simile all'autobiografia e alle forme mimetiche. La presenza soggettiva nel discorso porta al problematica di come questa presenza interagisca con l'organismo romanzesco e su quali siano le opzioni formali per l'interpolazione riflessiva nei loro testi, con le caratteristiche principali. Le modalità: 1. Dialogo tra eroi intellettuali: formasimile all'esposizione scientifica di Platone, ma non si ha un'estrema chiarezza, si ha una affermazione graduale della sua superiorità sulle altre posizioni orizzontali. In Fratelli Karamazou si ha un dialogo in cui abbiamo termini della teodica con serietà e scioltezza, con la costruzione sistematica delle argomentazioni frantumate e la chiarezza è rifiutata per la creazione di un tratto inammissibile, l'inammissibile emotiva della soluzione teoretica, la sensibilità individuale della persona che parla. Il modello di saggismo dialogico di Dostoevskij evoca interi sistemi ipotetici di personaggi persino nelle situazioni in cui a esprimersi è un individuo isolato. Passa al romanzo-saggio alcune caratteristiche della forma dialogica: 1) Permette di costruire un sistema di ambiguità irrisolvibile: a. Da un lato: responsabilità dei contenuti di pensiero delegata ai personaggi, spingendole sul fondo della dimensione finzionale;Dall'altro: presenza dei personaggi che fa immedesimare aumentando la carica diserietà di ogni argomento, toccando le convinzioni effettive del lettore. 2) Lascia irrisolto il conflitto radicale tra le posizioni esposte e incarnate dai personaggi facendoli diventare la loro identità. Senza il filtro della voce narrante, i personaggi possono dispiegare la sua interna logica e autonomia come parola altrui, come parola del personaggio stesso. 3) La drammatizzazione dello scontro intellettuale, descrizione delle ricadute psicologiche e addirittura fisiche. I soggetti pensati e dialoganti, con la foga delle idee, possono risultare disturbati e disturbanti, con una luce ambigua sul valore del pensiero in sé. 2. Intromissione del narratore onnisciente: caratteristiche dell'epoca classica tipo la vocazione digressiva dello histor, forma del discorso sulla realtà slegata dall'ispirazione o dalla tradizione, che si qualifica per essere un ricercatore.Derivando la propria autorità non tanto dalle sue fonti, quanto dallo spirito critico ad avvicinarsi. Nelle opere in cui storiografia e la ricostruzione del passato collettivo occupano il polo del confronto interdiscorsivo, come Guerra e Pace, le affinità tra histor e narratore onnisciente del romanzo-saggio sono vistose, dalla comune movenza interrogativa e polemica. Nei romanzi storici di Walter Scott la ricostruzione del passato usa l'interpolazioni immaginarie. Nel romanzo-saggio l'urgenza di verità della voce in terza persona è esplicita e ignora la conoscenza storica "scientifica" e supera i discorsi storiografici veri per entrare in competizione con gli eventi riportati. Il saggismo del narratore onnisciente usa il posizionamento extradiegetico per trasformare la storia narrata in un'argomentazione da opporre ad altra teorie sulla realtà - problema del rapporto complicato tra casi particolari e teorie generali.
Giustapponendo gli estremi della mimesi e della digressione analitica, è possibile rendere più incisivo nell'esporre quell'elemento di violenza e ambiguità.