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Movimento del discernimento: aiutare i cristiani a trovare gli strumenti per

destreggiarsi da buoni fedeli nella situazione odierna di forte ostilità ai valori religiosi.

Gli esercizi di discernimento possono aiutare i cristiani a sviluppare una migliore

comprensione del proprio sistema di valori, possono fornire strumenti di analisi della

visione del mondo dei non credenti e offrire la possibilità di uno scambio sensato tra

cristiani e non cristiani.

Alcuni all’interno del movimento del discernimento hanno promosso l’uso di giochi di

ruolo e di computer game come spazi per esplorare e dibattere su questioni morali.

Molti leader della cultura del discernimento appaiono meno tolleranti nei confronti

delle comunità di fan religiose, ma percepiscono il valore di appropriazione e rilettura

della cultura popolare.

Invece di bandire i contenuti che non rispecchiano fedelmente le loro visioni del

mondo, i cristiani del movimento del discernimento insegnano ai ragazzi e ai genitori

cristiani come leggere questi libri in maniera critica, come attribuire loro nuovi

significati e utilizzarli per accedere a prospettive spirituali alternative.

Il caos generato dalla cultura convergente non ci permette di muoverci con un grado

di certezza morale e manicheismo. Tutti i vari gruppi cercano di affrontare la natura

immersiva e la qualità espansiva dei nuovi franchise dell’intrattenimento con le risorse

che hanno a disposizione e con le proprie visioni delle cose.

La controcultura cristiana

Invece di rigettare totalmente la cultura popolare, un numero crescente di cristiani sta

producendo e consumando i propri contenuti mediatici popolari, ai margini del mondo

dell’intrattenimento mainstream.

Mentre molti cristiani si sono sentiti tagliati fuori dai mass media, questi altri hanno

velocemente accolto le nuove tecnologie e ne è risultata la creazione di contenuti che

rispecchiano le convenzioni di genere della cultura popolare, riuscendo tuttavia a

esprimere una scelta alternativa di valori.

Grazie a questi eventi, il muro che divideva i cristiani dalla cultura popolare

commerciale si sta abbattendo.

CAPITOLO 6 Photoshop e la democrazia: i nuovi rapporti tra politica e cultura

popolare

Le istituzioni, solitamente trincerate dietro se stesse, assorbono gli schemi delle

comunità grassroots di fan, si reinventano per un’era di convergenza mediatica e di

intelligenza collettiva.

Tutto ciò riguarda anche la trasformazione del ruolo pubblico all’interno del processo

politico, che consiste nell’avvicinare l’ambito del discorso politico alle esperienze della

vita quotidiana dei cittadini; si sta mettendo in gioco il cambiamento dei modi in cui la

gente pensa la comunità e il potere, così da rendersi capace di mobilitare l’intelligenza

collettiva nell’impresa di mutare i governi  passaggio da una concezione

individualista di cittadino informato a una più collaborativa di cittadino monitorante.

Vi sono dei cambiamenti in atto nei sistemi di comunicazione e nelle norme culturali:

l’attuale diversificazione dei canali comunicativi assume un’importanza politica perché

amplia la varietà di voci che possono essere ascoltate.

I nuovi media operano in accordo a principi diversi rispetto ai media broadcast che

hanno dominato la politica americana così a lungo: accesso, partecipazione,

reciprocità e comunicazione punto-a-punto anziché uno-a-molti. Dati tali principi

bisogna prevedere che la democrazia digitale sarà decentralizzata, non equamente

distribuita, profondamente contraddittoria e lenta a palesarsi. Queste forze si

manifesteranno prima attraverso forme culturali.

La rivoluzione non sarà trasmessa in tv

Negli anni ’60 era chiaro che lo stretto controllo esercitato dalle imprese mediatiche

major non permettesse di comunicare idee che fossero in contrasto con gli interessi

dominanti. La controcultura si esprimeva principalmente nel media grassroots come

giornali underground, canzoni folk, manifesti, radio popolari, fumetti. I network e i

quotidiani filtravano i messaggi che non volevano farci ascoltare, e le pratiche di

esclusione operate da questi intermediari favorirono la domanda di canali di tipo

grassroots e partecipativo.

L’abbassamento delle barriere all’ingresso del Web ha aperto la strada all’espressione

di idee innovative e perfino rivoluzionarie almeno a quel segmento di popolazione, in

crescita, che ha accesso al computer. Di tale opportunità, dal punto di vista politico, ne

hanno beneficiato partiti minori, rivoluzionari, reazionari e perfino razzisti. Essa ha

fatto anche nascere paura nei vecchi intermediari e nei loro alleati.

Il panorama mediatico contemporaneo si compone di molte tendenze contraddittorie e

concorrenti: nello stesso momento in cui il cyberspazio spazza via l’informazione

tradizionale e i gatekeeper della cultura, si registra una concentrazione di potere

all’interno dei vecchi media che non ha precedenti nella storia.

 la nuova cultura politica, proprio come la nuova cultura popolare, riflette lo

strattonarsi di questi due sistemi mediatici: uno di tipo broadcast e commerciale,

l’altro narrowcast e grassroots.

I canali mediatici grassroots entrano nella stessa cornice di riferimento creata dagli

intermediari tradizionali, generalmente anche criticandoli e scimmiottandoli.

Il broadcasting trasmette la cultura di massa, il web offre canali più localizzati per

rispondervi.

Bisogna fare una distinzione fra media, soprattutto per quanto riguarda la politica e in

particolar modo una campagna politica:

Media push: inviano messaggi al pubblico, che esso lo voglia o meno;

→ Media pull: raggiungono solo coloro i quali si interessano attivamente a tale

→ informazione.

È necessario usarli entrambi in una campagna elettorale, prima è utile usare il web per

accrescere il proprio consenso, poi si deve per forza ripiegare sulla televisione per

raccogliere tutta la popolazione utile.

Nella tattica per le presidenziali USA di Dean, però, la parte relativamente al web ha

avuto successo e gli ha permesso di ottenere molti finanziamenti, ma poi tali tattiche

sono state citate fuori contesto in tv, tagliate e divulgate sui media broadcast che

volevano farlo fuori. E il web ha risposto con numerose parodie denigratorie.

Culture jamming: espressione resa famosa da Mark Dery che indica la pratica con

cui organizzazioni grassroots inseriscono rumore all’interno del processo comunicativo,

disturbando o interrompendo il flusso dei media corporate. È una forma di

tecnocultura intrusiva e strumentale il cui modus operandi è la produzione di consenso

attraverso la manipolazione dei segni.

Essa era importante in un momento importante della storia dei media fai-da-te,

inaugurata dal momento in cui gli attivisti hanno imparato a usare i nuovi mezzi di

comunicazione per esprimere una prospettiva alternativa rispetto a quella offerta dai

media di massa.

Oggi però il concetto di culture jamming ha esaurito la sua utilità. Esso nasceva in un

contesto in cui l’iniziativa dei consumatori era molto limitata nel plasmare i contenuti

mediatici, mentre il nuovo ambiente digitale allarga il raggio e la portata delle attività

dei consumatori. Pierre Lévy sostiene che oggi esiste un mondo dove la comunicazione

grassroots non è l’interruzione momentanea del segnale delle corporate, ma il modo

consueto con sui opera il nuovo sistema.

Il blogging può rappresentare la conversazione pubblica permanente di cui parla

Lévy.

Blog: abbreviazione di Weblog, è una forma di espressione grassroots, personale e

subculturale che propone continuamente riferimenti, riassunti e link ad altri siti. il

blogging è una modalità di convergenza grassroots  mette in comune l’informazione

e permette di usufruire della competenza diffusa, di discutere le prove ed esaminare

tutti i dati disponibili.

In qualche caso i blogger, come gli spoiler, sono all’inseguimento di notizie su eventi

già passati; ma in molte altre situazioni cercano invece di influenzare gli avvenimenti

futuri, aiutando con i dati scoperti a intervenire nel processo democratico.

L’insoddisfazione verso i canali di informazione tradizionale si è manifestata al

momento in cui i blogger hanno scelto di pubblicare gli exit poll su cui i network si

basavano per assegnare gli stati ai diversi contendenti. I network non li avevano resi

pubblici ma gli exit poll erano già ampliamente disponibili su Internet e al pubblico fu

possibile guardare la copertura dell’informazione con un occhio più critico. Tuttavia gli

exit poll pubblicati mostravano la vittoria di Kerry su Bush quando poi non fu così. I

giornalisti professionisti utilizzarono l’inaffidabilità di questi risultati per sostenere che

chi professionista non è non dovrebbe raccontare o interpretare notizie.

Il blogging può per un certo verso facilitare il flusso di idee attraverso il passaggio

mediatico, mentre per altri tende a polarizzare ancora di più il dibattito politico. Di

certo, il giornalismo mainstream è sempre meno attendibile, poiché è guidato da

un’agenda ideologica anziché da standard professionali e in tale contesto i blogger si

batteranno contro i giornalisti mainstream.

Spin: indica genericamente tutti gli interventi, nell’ambito di una campagna, che

cercano di curvare l’informazione a favore di una parte. Le campagne sviluppano

argomenti e temi di conversazione, che ogni portavoce riprende e ripete e che

implicano un’interpretazione degli eventi. Lo spin è in qualche modo un prodotto della

cultura televisiva. Prima il pubblico nemmeno si accorgeva dello spin e questo veniva

usato moltissimo. Oggi il pubblico è più critico nei confronti di questa pratica.

Fan, consumi, cittadini

La politica della convergenza in azione si avvale dei media grassroots per la

mobilitazione e dei media mainstream per la pubblicazione. Tra i due mondi si può

sottolineare la differenza tra l’apertura dei media grassroots verso una larga

partecipazione e il controllo esercitato dalle corporate del broadcasting.

Molti sono gli attivisti che attraverso il web si scagliano contro l’informazione

mainstream e ai loro contenuti che considerano siano controllati dalle corporate.

Attivisti, fan e umoristi di ogni parte, grazia a programmi commerciali di grafica come

Photoshop, si appropriano di immagini e le manipolano per farne dichiarazioni

politiche. Le immagini elaborate con Photoshop spesso proiettano motivi della cultura

popolare nel cuore della campagna elettorale.

Può sembrare che far circolare immagini di questo tipo sia un cattivo surrogato di

forme più tradizionali di attivismo politico e ciò in parte è vero. Ma

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Publisher
A.A. 2011-2012
41 pagine
5 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DeliaLeggio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche della fiction radiotelevisiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Cardini Daniela.