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LOST E 24 A CONFRONTO
24 e Lost, insieme al loro overflow mediale e culturale, sono esempi di testo espanso. Due
testi origine che espandono al limite iperserialità, complessità e televisuality secondo le
regole della quality tv.
24
Va in onda su Fox dal 2001 (per 9 stagioni). Creato da Joel Surnow e Robert Cochran.
Una stagione di un telefilm dura 24 puntate, ovvero una giornata dell’agente Jack Bauer,
impegnato a sventare un piano terroristico. Ogni puntata racconta un'ora di questa
giornata.
24 prende ad esempio il racconto sospeso in stile soap opera ma lo applica al thriller
d’azione.
La serie mette in scena in tempo reale (si presume che tutto accada in un giorno di cui
visioniamo ogni ora) più eventi che accadono contemporaneamente (grazie allo spilt
screen), raddoppiando la suspense e i colpi di scena. Il tempo è il vero protagonista. Il
tempo che manca, scorre, sfugge.
24 gioca con principi cardine di tutto il cinema di Alfred Hitchcock. Come nel film del
maestro Nodo alla gola (1948), dove il ritmo era in crescendo, fino alla confessione finale
dei due assassini. In 24 invece tutto è in primo piano fin da subito, le informazioni ci
vengono date a un ritmo dieci volte maggiore grazie allo split screen.
Il pubblico conosce tutti gli elementi del gioco, sa più dei protagonisti e quindi è in pena
per loro. Preoccupati per Bauer lo siamo sempre, perché sappiamo in anticipo le mosse
dei suoi antagonisti. Naturalmente solo alcune mosse, così ogni momento di suspense si
tramuta in un’inaspettata sorpresa.
24 è eccessivo nel suo stile e rinuncia quindi a certe profondità della trama e nella
caratterizzazione dei personaggi.
E' prima di tutto un'idea formale, che nasce dalla scelta di una struttura definita: una
stagione, un giorno, ogni ora narrata in tempo reale. Il contenuto viene dopo.
Lo schermo si frantuma in più finestre e l'orologio digitale batte i minuti. Il tempo si fa
vedere. Lo split screen rende visibile la contemporaneità degli eventi, permette di gestire
più linee narrative, crea connessioni tra personaggi e luoghi, guida lo spettatore.
24 ha una serialità aperta, ma allo stesso tempo chiusa: una puntata è un segmento della
storia, ma ogni sua stagione funziona autonomamente ed è chiusa.
Due principali trame narrative: la vita professionale e la vita privata di Bauer. A questi due
plot si aggiungono altre sottotrame parallele, contemporanee, frammentarie, portate avanti
da un cast multiplo, complesso per numero dei personaggi e legami tra loro.
In 24 l'ordine gli eventi non può che essere lineare. 24 è narrata in tempo reale e quindi si
suppone che il tempo della storia e il tempo del discorso coincidano. L'idea è quella di
mettere in scena la realtà così come accade.
Il telefilm pone il tempo come suo nucleo narrativo e stilistico, il real time come esperienza
di visione, il numero delle ore/episodi come fine ultimo, che è la fine di tutto: del tempo,
della narrazione, dello spettacolo, della serie. Eppure 24 ha la possibilità di rigenerarsi e
dar vita a una stagione successiva, a una nuova corsa contro il tempo.
Il telefilm mima la Tv, quella Tv della diretta continua e delle molte finestre. Mima lo stile
del piccolo schermo come finestra sul mondo. È la diretta costante, l’informazione
costante, un bombardamento di eventi. Come accade su un altro medium a finestre, il
web.
Mette in scena concettualmente e graficamente le all news, la diretta, internet, il “farsi degli
eventi davanti ai propri occhi”. Mantiene l’illusione nello spettatore di essere testimone di
ogni evento narrato. Ma non è affatto così.
24 incorpora il real time grazie a uno stile videografico, che deve la sua origine alla
manipolazione elettronica, esibisce la sua ossessione per l'aspetto visivo, si mostra
iperattivo nella costruzione dell'immagine stessa. Uno stile videografico reso più sporco
dalla regia secca, camera a mano, che ricorda lo stile live dei tabloid televisivi.
Quale effetto ha lo split screen sulla storia?
1. è segno di contemporaneità, molteplicità, velocità. Affastellamento di notizie,
molteplicità di finestre, richiede la nostra capacità di concentrazione.
2. è un organizzatore narrativo. Impagina differenti plot, ne sottolinea la
contemporaneità, ne rilancia il significato. Permette il passaggio da un plot all'altro.
Prima di ogni pubblicità lo schermo si divide in 4 finestre con 4 nodi narrativi diversi che
rimangono sospesi fino alla fine della pausa, solo in quel momento un solo riquadro si
allargherà diventando dominante.
3. unisce e separa i personaggi a seconda delle loro emozioni. I riquadri si avvicinano
e i personaggi si uniscono emotivamente, sebbene siano fisicamente distanti.
Lo split screen ci permette di passare da una storia all’altra non solo e non tanto per
renderci testimoni di più eventi, ma anche per nasconderci qualcosa. Quando un riquadro
diventa dominante, abbandoniamo una storia e non ne siamo più testimoni. Il tempo reale
è bucato, lo split screen ci induce in inganno: crediamo di monitorare tutto, e invece
tasselli fondamentali ci vengono nascosti.
La diretta e le finestre multiple paiono fornire notizie in più, in realtà le mascherano.
Possiamo tentare di monitorare tutto per difenderci, eppure ci sarà sempre qualcosa che ci
sfugge.
24 mette in scena metalinguisticamente la sua stessa struttura, e porta a riflettere su come
la realtà sempre monitorata, in diretta (Tv o web), sorvegliata possa invece essere
facilmente manipolata.
LOST
Va in onda sulla ABC dal 2004 (per 6 stagioni). Creato da J.J.Abrams, Jeffrey Liber,
Damon Lindelof.
Il 22 settembre 2004 l'aereo di linea 815 della compagnia australiana Oceanic Airlines, si
schianta presso un'isola apparentemente disabitata. I sopravvissuti si accampano sulla
spiaggia e si organizzano per resistere fino all'arrivo dei soccorsi, che però tardano ad
arrivare. Ben presto, però, scoprono che l'isola è teatro di una serie di eventi
apparentemente inspiegabili. Nel tentativo di trovare un modo per fuggire, si renderanno
conto che altre persone, prima di loro, sono naufragate su quell'isola e probabilmente
sono ancora lì.
Nel frattempo, iniziano a nascere amicizie e tensioni tra i vari superstiti, le cui storie
personali celano molti segreti, con cui saranno costretti a confrontarsi. Lost mette
volutamente in gioco diverse attitudini alla vita (caos o destino? Fede o Ragione?)
Il passato dei personaggi viene raccontato attraverso dei flashback. Dalla quarta stagione
alcuni personaggi possiedono anche un futuro, raccontato attraverso il flashforward.
Lost nasce come idea dell'ABC di realizzare una serie su un aereo che si schianta su
un'isola. Affinché ciò fosse possibile, gli autori hanno dovuto puntare tutto sui personaggi,
tanti, in modo che ci fossero tante storie da raccontare e da dilatare.
I personaggi e le loro metamorfosi, questo è il fulcro di Lost secondo gli autori.
La serie è impregnata di teorie del Viaggio dell'Eroe.
Secondo queste teorie, qualsiasi storia si basa su un protagonista che si pone un
obiettivo, per ottenere il quale dovrà abbandonare il proprio “mondo ordinario” ed entrare
in un altro “mondo straordinario”, un mondo sconosciuto che dovrà imparare a conoscere
attraverso la propria esperienza personale, anche con l'aiuto degli altri personaggi. Il
protagonista compie un percorso di formazione e maturazione.
Il Viaggio dell'Eroe può essere reale, ovvero oggettivo e orizzontale, quando il
protagonista compie un effettivo viaggio del mondo reale, oppure può essere simbolico,
ovvero soggettivo e verticale, quando il viaggio è interiore al personaggio, alla scoperta del
proprio io.
Il viaggio però è solo uno scheletro, una traccia. Il viaggio dell'eroe e l'arco di
trasformazione del personaggio sono lo scheletro di Lost, ma gli autori hanno saputo
donare una polpa speciale a questa struttura base, grazie a un uso raffinato della
focalizzazione e dei flashback e flashforward.
Il flashback dilata la narrazione, apre nuove prospettive, aggiunge sapere, offre uno
sguardo sulla soggettività dei personaggi, muta la nostra conoscenza su di loro. Uno
stesso personaggio può vedersi dedicare più puntate, ma non per forza seguendo lo
stesso nesso cronologico.
Ogni puntata è composta da una linea narrativa incentrata sul personaggio (presente
sull'isola e passato/futuro non sull'isola) e da un altra dedicata agli altri personaggi e
soprattutto ai misteri dell'isola.
Lost continua ad aumentare i running plot interstagionali, gli archi narrativi dei suoi
personaggi e il mityarch (un arco narrativo che accomuna tutta la serie e i personaggi (chi
è l'isola? Chi sono gli Altri?). Lost non ha un punto d'arrivo, non ha una chiusura ogni
stagione (solo alla terza stagione gli autori hanno stabilito quante puntate mancavano a
quella finale.). Lost nasce quindi come serie serializzata senza chiusura prestabilita.
Lost è un'avventura, ma ci sono richiami anche al altri generi: medico con Jack, road
movie con Sawyer e Kate, melò coreano con Sun e Jin e così via. E' un ibridazione di
genere.
In Lost la citazione è fondamentale: continui sono i riferimenti a testi, libri, film, telefilm, che
diventano chiavi di lettura che il lettore deve saper cogliere.
1° stagione: gli unici personaggi presenti sono i sopravvissuti della sezione di testa
dell'aereo. Focalizzazione interna e variabile (il narratore ci dice solo quanto ne sanno i
personaggi, tanto di quel che accade sull'isola quanto di se stessi).
Lo spettatore però ha un sapere superiore ai singoli personaggi, perché conosce il
passato di ognuno e quello che ognuno di loro ha scoperto sull'isola, tutte informazioni che
raramente un personaggio condivide con gli altri.
2° stagione: la presenza di altri sopravvissuti sull'isola (sezione di coda) significa
l'inserimento di nuovi punti di vista e di nuovi flashback sul loro passato (solo dopo averli
presentati tramite una ricapitolazione degli eventi accaduti sull'altra parte dell'isola dal
momento dello schianto). Loke, aprendo una botola, svela anche un Altrove, un nuovo
luogo.
Nel primo episodio si introduce il personaggio di Desmond (un altro in un Altrove, la
botola). Noi entriamo nella botola e conosciamo Desmond prima che lo facciano i
personaggi, tramite un cambio di focalizzazione, in questo momento onnisciente.
Quando invece ci viene mostrato il momento dell'apertura della botola tramite un flashback
di Desmond, abbiamo una s