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Capitolo XI: “Un secret”
Forse c’è un segreto che copre la storia della famiglia di Camille. C’è un silenzio che
corre per generazioni con solamente qualche storia raccontata furtivamente. In una
lettera Marguerite Duras scrive: “si crede che la vita abbia solo un inizio e una fine,
che sia una cronologia. Ma non è così perché appena si arriva a vivere un avvenimento
lo si ignora, e poi è con la memoria che si crede di sapere quello che è successo.
Allora, quello che resta di visibile è superfluo, è apparenza. Il resto degli eventi è
custodito/conservato, ferocemente, biologicamente, fuori portata”.
Capitolo XII : “l’histoire de Camille”
La storia di Camille è diventata una leggenda. Spesso la storia viene raccontata in
questo modo: un giorno, un’artista bella, insolente, raggiante e soprattutto molto
passionale è stata distrutta da un dispiacere d’amore. È diventata pazza, allora venne
internata. In trent’anni ha vissuto da sola in un ospedale psichiatrico, nessuno è
andato a visitarla né suo fratello, un grande poeta che viveva in un castello o ancora
più lontano in una delle più belle città del mondo, né sua madre. La ragazza aveva
comunque trovato la forza di scolpire con dei materiali che nessuna donna aveva mai
potuto utilizzare. Le sue opere erano straordinarie e le si possono osservare al museo
Rodin. È la sua passione che l’ha devastata. È stata amante di uno dei più grandi
scultori del suo tempo, molto più vecchio di lei, ed anche lui era pazzo dei lei, le
lettere dello scultore provavano che lui l’amasse veramente. Lei si era riempita di
questo sogno romantico. Dal loro amore clandestino sono nate delle opere bellissime.
Entrambi si sono sostenuti ed hanno scoperto una nuova libertà. Poi lei è rimasta
incinta, ha dovuto abortire, ed esigeva che il suo amante si separasse dalla compagna
e la sposasse. Ma lui non lo fece e la lasciò. Rompere con lui è stato come rompere con
sé stessa. La magia sparì a poco a poco. Lei si è ripiegata su sé stessa, si è chiusa nel
suo atelier, poi un giorno è stata portata in un ospedale psichiatrico e ci è rimasta per
trent’anni. L’hanno abbandonata come si abbandonavano i bambini bastardi nella
foresta. La madre e il fratello avevano preso insieme questa decisione (forse anche
con la sorella minore). Hanno convocato il dottore che abitava al secondo piano dello
stesso edificio, hanno firmato dei fogli e l’hanno internata perché non si poteva fare
nient’altro.
Questa è la storia approssimativa che ha girato nel corso degli anni, ma solo chi ha
lavorato a partire dalle lettere e dagli archivi sa che questa versione non è quella
corretta, la vera storia è molto più complessa anche se quello che viene detto è in
parte vero. Non si può sapere quello che è successo realmente, molte lettere sono
scomparse e altre sono state distrutte o non datate. Ci saranno sicuramente altre cose
essenziali che non sono ancora state trovate. Tutte le vite hanno segreti e la bellezza
di Camille e delle sue opere sta proprio in questo.
Il continuo della storia lo si conosce: il fratello ha preferito rompere discretamente con
la sua famiglia e si è tenuto lontano da tutto ciò, è partito per vivere la sua vita
diplomatica dall’altra parte del mondo, ha costruito una lingua sontuosa. Mentre la
sorella ha smesso di creare, il fratello se n’era già scappato e ha continuato a creare
per due, la sua energia e la sua passione creatrice erano raddoppiate. È lui che si è
preso il nome di famiglia. Al giorno d’oggi lui viene chiamato Claudel e Camille viene
chiamata Camille, ma da quando lei è entrata nel mondo della scultura viene chiamata
anche lei Claudel.
Più Camille si ritira in sé stessa e più Paul trova la forza di viaggiare e inventare. Lui se
ne va molto lontano mentre lei resta immobile nel luogo dei pazzi, che la guardano e
che la fanno sentire diversa. Non riesce mai a riconoscersi in mezzo alla gente pazza.
Deve essere stata forte per resistere trent’anni in quelle condizioni. Aveva una
patologia misteriosa che non toccava la lucidità e l’intelligenza ma che portava al
disastro. La psichiatria dei giorni nostri direbbe che soffriva di una psicosi individuata
nella sua famiglia, anche se ne portava i segni fin dalla sua tenera infanzia. Molte
famiglie decidono ancora di far ospedalizzare dei bambini, un marito o una moglie che
rovinano o avvelenano la loro vita o quella della famiglia. L’internamento diventa una
tentazione, una vera soluzione. È una soluzione così criminale che nella maggior parte
delle volte, si cerca di trovare altri modi/soluzioni. I trattamenti riservati ai malati
mentali erano molto sommari. Camille è scomparsa dalla vita al di fuori dell’ospedale,
una volta internata è stata dimenticata a poco a poco. Nel 1960, l’enciclopedia
Larousse ha collocato la sua morte nel 1920 e lei non poteva nemmeno saperlo perché
si trovava rinchiusa nel sud della Francia. Le lettere che scriveva non erano lettere di
una persona pazza, certo aveva ancora delle manie di persecuzione che non
l’abbandonavano. Lei ha sempre scritto delle lettere a sua madre e a suo fratello, ma
non sono mai uscite dall’ospedale per ordine della madre. Nelle lettere chiede di
essere aiutata, lei spera ed è stato questo, probabilmente, che le ha dato la forza di
sopportare tutto ciò per così tanto tempo. Paul, nel frattempo, era diventato molto
famoso in diverse città e paesi importanti. È stato anche in Giappone e in Cina. Quel
Giappone che Camille gli aveva fatto conoscere molto presto attraverso libri e stampe
che lei ammirava e che guardavano insieme. Lui ha comunque custodito quel ricordo
di Camille. Si ricordava degli occhi blu di sua sorella e della sua voce. La loro vita
raccontata in questo modo ricorda una favola. Lei ha sempre scritto a suo fratello
chiedendo di essere portata via da quel posto pieno di pazzi. Ha implorato sua madre
più volte chiedendole di essere spostata da un’altra parte, un convento o in un
ospedale ma non tra i pazzi.
Capitolo XIII : “Louise-Athanaise Cerveaux”
Louise-Athanaise è la madre di Camille. Personaggio principale di questa storia, oltre a
Camille. È nata nel 1840, come Rodin. Non ha mai veramente amato Camille, non l’ha
mai compresa, si è tenuta a distanza da lei durante l’infanzia. Ma non sapeva fare
altrimenti. Lei non ha mai ricevuto né mai visto i gesti di una madre dato che sua
madre è morta quando lei aveva tre anni, dando alla luce suo fratello Paul. La madre di
Camille non aveva mai sopportato il legame che sua figlia aveva con Rodin, l’ha visto
come una menzogna, un tradimento. Non la voleva vedere e non voleva nemmeno che
la figlia tornasse nella loro casa dove lei è cresciuta. A poco a poco la madre si è
abituata all’assenza di Camille, l’ha cancellata dalla sua vita e dal mondo decidendo di
portarla a Ville-Evrard e poi a Mont-devergues, un anno più tardi, a causa della guerra.
La maggior parte dei malati dopo la guerra tornarono a casa, Camille no. Per Louise
sua figlia era morta, l’aveva resa morta, non la voleva rivedere e non la voleva
rivedere tra i vivi. Non l’ha uccisa ma l’ha resa morta. Una lettera agghiacciante scritta
dalla madre mostra come, con molta freddezza, chiede di poter far internare la figlia.
Nella lettera sbaglia anche l’indirizzo di casa sua, mettendo il numero civico di dove la
figlia aveva l’atelier. Probabilmente era la madre che doveva essere internata e non la
figlia. Dopo l’internamento della figlia non l’ha più rivista. Le spediva giusto un po' di
vino, del burro, della cioccolata e una sciarpa o un foulard in inverno quando la figlia le
scriveva che aveva freddo. Quella di sua madre era una follia calma, pacata,
insensibile. È impossibile che una madre possa essere così.
Capitolo XIV: “Lorsque Camille est née”
Camille è nata nell’inverno del 1864, l’8 dicembre. Sua madre aveva appena perso un
figlio maschio Charles-Henri, vissuto solo 15 giorni. È morto nell’estate del 1863, il 18
agosto. È un accadimento essenziale per la famiglia Claudel. Ci vorranno solamente 5
mesi perché Louise sia incinta di nuovo a gennaio del 1864. Aveva 24 anni alla nascita
di Camille. Louise è stata la seconda figlia di Claudel e quattro anni più tardi è nato
Paul, in estate, il 6 agosto come il fratello morto, Henri, che era nato il primo agosto.
Paul era venuto probabilmente per colmare il vuoto del fratello morto. Camille non
riempirà mai quel vuoto, era una figlia femmina ed era arrivata troppo presto, la sua
nascita era troppo vicina al dramma che avevano appena subito. Sua madre non
sapeva cosa farne di lei, era fredda, incapace di amare. Diversa dal padre che invece
guardava, ascoltava e sosteneva sua figlia. Louise è costretta ad accettare il desiderio
di sua figlia Camille di diventare scultrice, per non contraddire il marito. Quando tutti
insieme sono andati a fare un viaggio a Parigi lei è rimasta sempre molto distante,
forse gelosa della tenerezza che suo marito aveva nei confronti della figlia.
Louise mettendo alla luce Paul, gli ha dato lo stesso nome di suo fratello che è morto
annegato nella Marna a vent’anni, un suicidio senza dubbio ma in quella famiglia e
soprattutto a quell’epoca si taceva tutto, non si poteva dire niente, il ricordo restava
impresso nella mente e nei corpi ma niente trapelava al di fuori. Alcune volte si
cercava addirittura di dimenticare come se non fosse mia successo.
La morte del fratello nato prima di Camille, la perseguiterà per sempre, in maniera
insidiosa e l’avvelenerà. Camille sarà sempre sofferente durante l’estate, comincerà a
distruggere le sue opere in estate. Al contrario, la morte di questo piccolo bambino
irradierà l’opera di suo fratello. Ma la malizia del destino farà sì che il figlio di Paul,
chiamato anche lui Charles-Henri, morirà a soli 22 mesi nel 1938. Suo figlio verrà
trasferito e interrato nel cimitero del castello. Paul Claudel e sua moglie saranno
interrati nella stessa tomba, sul fondo del parco, contro il muro.
Anche Rodin ha avuto i suoi dolori con la morte di sua sorella Marie, che aveva due
anni più di lui. Sua sorella lo aveva sempre sostenuto, formato, era per lui una persona
con cui confidarsi, un’amica. La sua perdita sarà uno dei più grandi dolori della sua
giovinezza. Alla morte di sua sorella,