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DEMOCRATIZZAZIONE DEI PAESI ANGLOFONI
Uganda di Museveni
Il presidente Museveni dopo la presa di potere nel 1986 sviluppa un sistema politico basato su modelli decentralizzati di consigli locali e sulla nascita della cosiddetta democrazia senza partiti. L'Uganda resta un caso anomalo perché il multipartitismo arriva con molto ritardo: a metà anni 2000 in un contesto però sempre rigidamente controllato da Museveni. La vita politica ugandese dell'era Museveni è stata costellata da conflitti: la lunga lotta contro il Lord's Resistance Army (LRA), sconfitto ma che ha lasciato incertezze e difficoltà nel nord del paese; il coinvolgimento dell'Uganda nel conflitto nella Repubblica democratica del Congo.
Ghana
Il regime di Jerry Rawlings si apre al multipartitismo dal 1990, si sviluppa subito un'ampia coalizione antigovernativa che chiedeva la trasformazione del sistema politico, ma la giunta burocratico-militare di Rawlings riesce...
A rimanere al potere. Quando il partito al2000: elezioni in cui si attua un primo processo di alternanza politicapotere (National Democratic Congress) viene sconfitto dal New Patriotic Partyguidato da John Kufuor → da allora è rimasto al potere.
In Ghana, come in Senegal, si è realizzato un sistema di alternanza politica visto da moltianalisti come un segnale positivo di consolidamento della democrazia, con lademocratizzazione però i poteri sono restati molto concentrati nel potere esecutivo, st nelpresidente.
Rilevanti le procedure di riorganizzazione del governo locale basate sul modellointernazionalmente sostenuto della decentralizzazione.
Il Ghana si è caratterizzato per il notevole aiuto esterno allo sviluppo: l’intervento deidonatori nei processi decisionali ha esteso il ruolo di élite politiche che hanno assorbito attorinuovi in cui l’assistenza tecnica e la condizionalità politica hanno prevalso.
NIGERIA
In Nigeria si sono
susseguiti una serie di regimi militari e di politiche di aggiustamento strutturale, mentre aumentavano le tensioni etniche e legate alla gestione della rendita petrolifera. Le transizioni alla democrazia sono state controllate dal gruppo egemonico dei militari. Il rapporto centrale fra militarismo, potere statale, ruolo del petrolio ha peggiorato le tensioni sociali e politiche ereditate dalla storia coloniale. Lo scontento provocato dalla politica di austerità economica è alla base di rafforzamento di dissidenze e tensioni. Già nel 1983 le elezioni avrebbero dovuto risolvere la crisi, ma un colpo di Stato riporta al potere i militari. Fine degli anni '80: annunciato il riconoscimento di due partiti politici per favorire un processo graduale e controllato di apertura al multipartitismo e al governo civile. Nel 1993, nuove elezioni presumibilmente vinte dal ricco uomo d'affari yoruba Moshood Abiola, i militari intervengono di nuovo bloccando la transizione.con il generale Abacha, prendono di nuovo il potere.Nuovo duro e violento regime militare, lotta contro ogni forma di opposizione, st contro il MOSOP (il movimento di lotta delle pop Ogoni sul delta del Nilo colpite dai danni ambientalie sociali determinati dai pozzi petroliferi).
La lotta ai movimenti del delta del Niger → condanna e all’impiccagione del suoleader, il noto scrittore Ken Saro-Wiwa, che si era fatto portavoce delle rivoltedelle pop del delta.
Il ritorno al governo civile e a elezioni multipartitiche avviene soltanto nel 1999: eletto l’exgenerale Obasanjo.
Il processo di democratizzazione porta un importante impeto riformista che si rivelaproblematico.
Appare ancora difficile il processo di rafforzamento democratico in un paese la cui storia èstata complessa e piena di difficoltà:
- un paese popoloso (oltre 140 mln)
- almeno 300 gruppi etnico-linguistici
- profonde differenze economiche, sociali, culturali, religiose fra le diverse partidelterritorio.Il problema di fondo della Nigeria continua ad essere la gestione del petrolio e delle suerendite e come rafforzare la democrazia, trovando l'equilibrio fra le diverse componentiregionali e politiche dello Stato.Il petrolio è centrale perché rappresenta l'80% degli introiti del governo, ma almeno il 70%della pop nigeriana vive sotto la soglia di povertà.Dopo il passaggio dal governo militare a quello formalmente democratico attuale→ crescita costante di forme di violenza nell'arena politica.Il ruolo dello Stato si basa sulla spartizione delle rendite del petrolio e nel garantire lasicurezza a questo mercato.E' importante considerare che la classe politica nigeriana ha potuto sfruttare la legittimità186internazionale che proveniva dall'idea che si fossero instaurati governi democratici.Lo Stato controlla le risorse nel modello di democrazia neoliberista e della globalizzazioneoggi dominante.I principali
Problemi della democrazia nigeriana: è ancora escludente per la maggior parte della popolazione. Lo stato riproduce modelli di accumulazione capitalista molto distorti basati sul petrolio: le questioni del profitto e della sicurezza energetica vengono anteposte ad ogni ideale democratico, rafforzando le tensioni fra Nord e Sud e impoverendo le popolazioni sfruttate della regione del Delta. La prospettiva della "militarizzazione della politica" e del conflitto fra élite resta centrale, insieme al divario nord-sud e all'acuirsi di fenomeni di adesione a movimenti di matrice islamista, fra cui Boko Haram (contro cui il governo di Buhari ha lanciato una vasta azione di lotta militare). Boko Haram segnala la debolezza dello stato nigeriano e la sua incapacità di costruire una legittimità di governo, di rendere disponibili servizi pubblici e di rafforzare un islam moderato, tutte questioni che rimandano alla complessa storia del "gigante dell'Africa".
Kenya
→ Dopo la morte di Kenyatta nel 1978 prende il potere il vicepresidente Daniel Arap Moi aveva un ampio sostegno nella Rift Valley grazie alla sua origine + appoggio dell'establishment kikuyu. Moi avrebbe garantito la continuità della politica estera filo-occidentale perseguita da Kenyatta durante la sua presidenza.
Rallentamento dell'economia tra gli anni '70 e '80 → Koi è costretto a negoziare un prestito con il FMI adottando una serie di misure di austerità → forte malcontento popolare e critiche rivolte al governo. → 1982: dall'autoritarismo responsabile al dominio personale stato a partito unico.
Poco dopo un fallimentare tentativo di colpo di stato spinge Moi ad accentrare ulteriormente il potere nelle sue mani e a reprimere duramente ogni forma di opposizione politica. 187 Per rafforzare la sua autorità, Moi continua la strategia di etnicizzazione della politica avviata da Kenyatta, sostituendo gli esponenti kikuyu.
ai vertici dell'amministrazione con dei suoi alleati politici. Fine anni '80: crisi economica e sociale, gruppi della società civile e di figure dell'opposizione avviano una mobilitazione popolare per rivendicare l'apertura del quadro politico e del multipartitismo in Kenya. La resistenza opposta da Moi viene presto meno quando i donatori internazionali segnalano di voler sospendere i loro aiuti allo sviluppo fino a quando il governo non avesse intrapreso una serie di riforme politiche. 1991: Moi è costretto ad annunciare la fine del regime a partito unico e a indire elezioni multipartitiche (svolte in un clima di violenza) ma non rinuncia al potere. Alle elezioni Moi viene confermato alla presidenza, mentre la KANU si aggiudica la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. Anni '90: processo di liberalizzazione politica insieme alla crisi sociale e alla strumentalizzazione della violenza per fini politici da parte tanto del governo e dell'opposizione.e a una dilagante corruzione. Elezioni del 2002: la KANU, che candidava Uhuru Kenyatta, figlio di Jomo Kenyatta (sostenuto da Moi che non poteva più candidarsi) affronta la National Rainbow Coalition (NARC) → un'alleanza di partiti di opposizione che volevano che il nuovo governo intraprendesse una riforma costituzionale istituendo anche la figura del primo ministro. Unione dell'opposizione + discredito politico della KANU = Kibaki è il nuovo presidente: dopo 40 anni di governo della KANU, si realizzava l'alternanza politica. Il nuovo governo però entra in conflitto con i donatori internazionali per il continuo dilagare della corruzione, e la forte crescita economica riduceva di poco i tassi di povertà. Con la bocciatura della nuova costituzione si segna la fine della NARC. Dopo la confusione elettorale del 2007: gravi violenze nella Central Province e Rift Valley → 1000 morti e 500.000 sfollati interni. Gli scontri assumono carattere.etnico ma la violenza viene istigata dagli esponenti politici kenyani, manipolando timori, divisioni e antagonismi per avere maggiore forza nella lotta per il potere politico. Solo una mediazione internazionale guidata dall'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e sostenuta dai governi dell'Africa orientale porta ad un governo di unità nel 2008 → Kibaki è il legittimo presidente.
Alcuni esponenti politici kenyani sono stati formalmente incriminati dalla Corte Penale Internazionale per avere istigato le violenze del 2007 e 2008. Kenyatta e Kosgey si uniscono accusando Odinga (di cui Kogsey era stato alleato) di mascherarsi dietro la CPI per sbarazzarsi dei più pericolosi candidati alla presidenza.
La vittoria di Uhuru Kenyatta alle elezioni presidenziali e la nomina di Kosgey alla vice-presidenza hanno contribuito a ridurre lo spazio democratico in Kenya. Kenyatta viene poi rieletto nel 2017. 2022: eletto William Rutu.
6. TANZANIA
Contesto di rapide trasformazioni regionali e internazionali, il dibattito sulle riforme politiche si riapre a fine anni '80 dal presidente Nyerere, favorevole a un ritorno al multipartitismo.
Secondo l'ex presidente:
- Uno dei compiti principali del partito unico, quello di assicurare l'unità della nazione, era ormai stato conseguito
- La reintroduzione della competizione multipartitica avrebbe potuto rinsaldare i legami tra il partito e le masse
- I donatori avrebbero cominciato a esercitare pressioni sul governo per abbandonare il sistema a partito unico, per cui al CCM conveniva pilotare la transizione al multipartitismo anziché essere costretti ad attuarla.
CCM: Chama Cha Mapinduzi, partito fondato da Nyerere.
Iniziava la transizione democratica guidata dall'alto che avrebbe ripristinato la competizione multipartitica, il CCM da partito unico diventava partito dominante.