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Granulociti acidofili

I granulociti acidofili sono coinvolti nella difesa da infezione da parassiti elmintici. Son

prodotti a livello del midollo osseo e si riscontrano per 2-3 ore nel sangue, mentre

sopravvivono per 8-12 giorni nei tessuti connettivi. Presentano un nucleo bilobato e

privo di nucleolo. Al microscopio elettronico osserviamo nel citoplasma scarsi

mitocondri e ribosomi, elementi di RER e REL, un complesso del Golgi da cui

vengono prodotti i granuli primari e secondari. I granuli primari grazie alle idrolasi

acide contribuiscono alla frammentazione dei parassiti. I granuli secondari hanno

una forma ovoidale, hanno un contenuto omogeneo e si colorano di rosso-arancio. I

granuli secondari sono circondati da una membrana unitaria e presenta due

componenti: un cristalloide formato da proteine disposte a lamelle parallele e una

matrice granulare che lo circonda. Il componente principale del cristalloide è la

proteina basica maggiore (MBP) che legando il recettore delle immunoglobine

ditrugge la membrana dei parassiti elmintici. La matrice granulare invece è formata

dalla proteina cationica eusinofila che neutralizza l’eparina e frammenta i parassiti. È

presente inoltre la perossidasi eosinofile che legano i microrganismi e facilitano la

fagocitosi e la neurotossina derivata dall’eosinofilo che ditrugge il sistema nervoso

dei parassiti. Nei granuli secondari sono inoltre presenti: citochine, chemio chine e

fattori di crescita. Gli eusinofili svolgono un ruolo nei processi infiammatori, nella

risposta immunitaria contro parassiti elmintici e nelle reazioni immuni-allergiche.

Durante le reazioni allergiche gli eusinofili migrano nei tessuti secondo le seguenti

fasi: l’associazione e il rotolamento sull’endotelio, l’adesione alle cellule endoteliali e

la migrazione.tutte queste fasi sono controllate da fattori chemiotattici.

Granulocita basofilo

I granulociti basofili si sviluppano nel midollo osseo, hanno un nucleo centrale suddivido in 2-3 lobi irregolari ricoperto e

mascherato da granuli specifici del citoplasma. Nel citoplasma ritroviamo scarsi mitocondri e ribosomi, elementi di RER e

REL, un complesso del Golgi abbastanza sviluppato, granuli primarie secondari. I granuli secondari sono basofili e

presentano: l’eparina, un glicosamminoglicano solfato con attività anticoagulante, l’istamina che determina vasodilatazione e

aumenta la permeabilità dei capillari, l’eparan solfato che ha la capacita di dilatare i capillari sanguigni, i leucotreni che hanno

la capacità di indurre la contrazione della muscolatura liscia, perossidasi e fosfatasi alcalina. La funzione dei basofili è quella

di rilasciare eparina e istamina contenuta nei granuli. Sul plasmalemma dei basofili sono presenti i recettori che legano gli IgE

prodotti dalle plasmacellule, il quale legame induce il rilascio del contenuto dei granuli.

Monocito

I monociti originano dal midollo osseo e sono presenti nel sangue e nei tessuti

dove differenziano in macrofagi. Il nucleo è centrale o polimorfico, mentre il

citoplasma appare azzurro o grigio. Presentano numerosi vacuo li e granuli

azzurrofili che contengono perossidasi. Al microscopico elettronico sono

osservabili: nucleoli, cromatina reticolata, apparato del Golgi e RER ben

sviluppati e mitocondri abbondanti. I monociti appena formati migrano nei

tessuti connettici a seguito di stimolo infiammatori o miotattici e differenziano

in macrofagi. I macrofagi sono i principali effettori dell’immunità naturale.

Presentano numerose estroflessioni del citoplasma, un nucleo ovale, la cromatina appare spugnosa, citoplasma basofili

abbondante, apparato del Golgi e REL ben sviluppati che presentano la perossidasi. La funzione principale dei macrofagi è la

fagocitosi di microrganismi. I macrofagi una volta attivati liberano l’interleuchina 1, TNFalpha, l’interferone gamma e fattori di

crescita che svolgono un ruolo nell risposta sistemica all’infiammazione acuta. I macrofagi e i monociti formano il sistema

monocito macrofagico.

Le piastrine

Le piastrine sono frammenti cellulari coinvolti nello processo della coagulazione che si originano dalla frammentazione del

megacariocita, la quale produzione è sotto il controllo dell trombopoietina. Le piastrine hanno una forma discoidale

biconvessa, sono privi di nucleo, ma mantengono molti organelli. Il numero di piastrine nel sangue è tra i 200 mila e i 400 mila

piastrine per mm^3. L’attivazione piastinica avviene a seguito di una lesione endoteliale che porta all’esposizione delle fibre di

collagene, innescando una cascata di eventi che conduce alla formazione del coagulo. Nelle piastine distinguiamo una zona

periferica denominata ialomero costituita dal microtubili e microfilamenti e una zona centrale chiamato granulomero in cui

sono presenti gli organelli. La membrana plasmatica è rivestita dal glicocalice di glicoproteine e glicolipidi che sono

fondamentale per le interazioni e per l’aggregazione. Tra le glicoproteine troviamo la glicoproteina 1B coinvolta nell’adesione

delle piastrine al fattore di Von Willebrand, e la proteina GP2b-GP3alpha che lega il fibrinogeno. Il legame tra le piastine

all’endotelio è mediato dal legame tra il fattore di vomn Willebrand al fattore VIII della coagulazione. Nella membrana troviamo

l fattore alpha2beta1 che lega le piastrine al collage della matrice nella sede del danno. Nella zona ialomero i microtubuli sono

disposti in forma concentrica per mantenere la forma della piastrina. Tra i microtubuli troviamo actina, miosina e

trombostenina. I microfilammenti permettono:la contrazione delle piastine, la mobilita e il rilascio dei granuli. La membrana

plasmatica presenta delle invaginazioni che formano il sistema canalicolare in grado sia di rilasciare il contenuto dei granuli

sia di ricevere i fattori della coagulazione. Esiste inoltre il sistema tubulare denso che accumula ioni calcio in grado di indurre

l’attivazione delle piastine. La regione granulomero oltre a contenere gli organuli contiene granuli alpha, densi e lisosomali. I

granuli alpha contengono: proteine della coagulazione, proteine specifiche delle piastine, glicoproteine adesive e con attività

antimicrobica. I granuli densi contengono mediatori del tono vascolare, mentre i granuli lisosomali sono lisosomi che

contengono enzimi idrolitici. Le piastrine contengono fattori dell coagulazione come il fattore III che partecipa alla formazione

della trombospondina piastinica, proteine contrattili e ATPasi. Le piastine tramite il rilascio di trombocitodine a seguito della

stimolazione da parte delle trombone e chinocitodine possono reclutare leucociti nel sito di infezione. Le piastine risultano

metabolica mente attive.

L'emostasi

L’emostasi è un processo finalizzato alla riduzione delle perdite ematiche a seguito di lesioni vascolari, tale risposta è volta ad

arrestare l’emorragine, riparare il vaso danneggiato e mantenere la fluidità del sangue. Le piastrine aderiscono alla parete del

vaso leso, si aggregano tra loro e formano il primo tappo emostatico e la liberazione delle sostanze contenute conduce

all’attivazione della cascata coagulativa. L’emostasi è divisa nelle seguenti fasi: vascolare, piastinica e del sistema

coagulativo. La componenti di rivascolarizzazione è costituita dai seguenti sistemi coordinati: l’anticoagulazione fisiologica, il

sistema della fibrinolisi e i meccanismi di riparazione del vaso.

Fase vascolare

A seguito della lesione di un vaso le cellule endoteliali si attivano comportando vasocostrizione del vaso. L’Endotelio viene

interrotto e i componenti del sangue sono a contatto con quelli del tessuto connettivo

Fase piastinica

La fase piastinica può essere divida in: adesione piastinica, attivazione piastinica e aggregazione piastrinica.

● Durante l’attivazione piastinica, le piastine aderiscono al collage, conducendo alla loro degradazione e al rilascio di

serotonina che determina vasocostrizione locale. Contemporaneamente le cellule endoteliali producono il fattore di von

Willebrand, alla quale le piastrine si legano, incrementando il loro attacco al collagene e alla matrice subendoteliale. Le

piastine formando così il tappo emostatico piastrinico che risulta instabile.

● Durante l’attivazione piastrinica, il legame tra il fattore di von Willebrand e il recettore GP1b determina cambiamenti nelle

piastrine (attivazione) che assume una forma globulare, con numerose estroflessione, e rilascia il contenuto dei granuli

che richiama nuove piastrine.

● Durante l’aggregazione piastrinica, si formano dei legami tra le piastrine mediante dei recettori integrinici che occludono le

soluzioni di continuo del vaso. I recettori accoppiati alle proteine G mediano i segnali della trombina, trombossano A2 e

l’ADP. Le piastrine rilasciano il contenuto del granuli alpha e densi come: l’ADP che attira altre piastrine, la

trombospondina che favorisce l’adesione e la granulazione, il trombossano A2 che determina vasocostrizione, e ione

calcio che favorisce la formazione del coagulo. Sulla membrana della piastrina è inoltre espresso il fattore piastrinico 3

che favorisce la formazione del coagulo fornendo una superficie fosfolipidica

Fase del sistema coagulativo

Il tappo emostatico piastrinico viene convertito in coagulo a seguito della conversione del fibrinogeno in fibrina. Il fibrinogeno è

prodotto dagli epatociti, ed è formato da tre catene polipeptidiche costituite da amminoacidi caricati negativamente. Il

fibrinogeno si lega ai recettori integrinici legando le piastine le une alle altre. La fibrina forma una rete di fibre che cattura

piastrine e globuli rossi, che viene successivamente rafforzata dal fattore XIII della coagulazione. La conversione del

fibrinogeno è fondamentale per la cascata di coagulazione del sangue, che è catalizzato dall’’enzima trombina, che si forma

dalla protrombina. La trasformazione della protrombina in trombina avviene grazie al fattore X che agisce in presenza di

calcio e il fattore V. Il fattore X può essere attivato secondo due vie: la vie intrinseche ed estrinseca, che convergono nella via

comune di attivazione del fibrinogeno.

● la via estrinche inizia nel sangue, ed è attivato dal fattore XII a sua volta attivato dai polifosfati inorganici, presenti nei

granuli densi e rilasciati dalle piastrine attivate. I polyP sono catene di fosfato carico negativamente con azione pro-

coagulante. Una volta attivato il fattore XII attiva il fattore XI, che interagendo con gli ioni calcio attiva il fattore IX. Il fattore

VIII risulta legato al fattore di Von Willebrand e funge da cofattore al fattore IX attivato. Si forma un complesso, in cui è

presente anche lo ione calcio e i fosfolipidi, che porta all’attivazione del fattore X. La via intrinseca amplia e potenzia la via

estrinseca.

La via estrinseca è innescata dalla tromboplasmina tissutale presente sulla parete delle cellule endoteliali solo se attivate in

seguito a danno tissutale

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
13 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/17 Istologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giuseppe9904 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istologia ed embriologia umana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli" o del prof Papaccio Gianpaolo.