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Riassunto esame Istituzioni di storia della lingua italiana, Prof. Cannata Nadia, libro consigliato La lingua italiana: Storia. Varietà dell'uso. Grammatica (Capitoli 1, 2, 3, 4), Giulio Lepschy e Anna Laura Lepschy Pag. 1 Riassunto esame Istituzioni di storia della lingua italiana, Prof. Cannata Nadia, libro consigliato La lingua italiana: Storia. Varietà dell'uso. Grammatica (Capitoli 1, 2, 3, 4), Giulio Lepschy e Anna Laura Lepschy Pag. 2
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Il sistema vocalico

Nel latino classico la quantità (lunghezza o brevità) delle vocali distingueva una vocale dall'altra. Questo si può illustrare in numerose "coppie minime". In latino classico ci sono cinque qualità vocaliche, ma poiché si distinguono in lunghe o brevi, c'erano 10 fenomeni vocalici.

Sillabe leggere (brevi) e sillabe pesanti (lunghe). Una sillaba è leggera quando è libera e finisce in vocale breve, tutti gli altri tipi di sillabe sono pesanti. In latino classico la distinzione non dipendeva dalla posizione dell'accento, solo dalla quantità della vocale.

- Una sillaba con una vocale lunga era pesante

- Una sillaba con vocale breve poteva essere leggera se era libera o pesante

La posizione dell'accento era determinata dalla struttura fonologica della parola. Nei polisillabi l'accento era sulla penultima sillaba se era pesante, e sulla terzultima se la penultima era leggera.

Questo

il suo valore è fonematico, cioè quando la lunghezza della vocale cambia il significato della parola.

Sistema Toscano

Conserva le distinzioni latine volgari. Un fenomeno che caratterizza il fiorentino è l'anafonesi: di fronte a un nasale seguita da velare ([ɳk ɳg]) si trova [i] dove ci si aspetterebbe [e] ed [u] dove ci si aspetterebbe [o].

Es: [viɳko] < vĭncō "vinco"

Secondo alcuni linguisti si ha un caso di conservazione dei timbri latini I e U, e non uno sviluppo [e] > [i], [o].

In toscano ĕ e ŏ quando si trovano in sillaba accentata libera e in penultima posizione non danno [ɛ] e [ɔ] ma i dittonghi [jɛ] e [wɔ] > PEDEM > [pjɛde] "piede", BONUM [bwɔno] "buono".

Sistema Siciliano

Si trova anche in Calabria meridionale, in Cilento meridionale e nel Salento. Le vocali finali sono ridotte a tre [a i u]. Tipico della Scuola poetica di Sicilia del 200.

Sistema Gallo-Italico

Si tende a palatalizzare le vocali (usare suoni più alti e anteriori). Le vocali non accentate cadono in piemontese.

Lombardo ed emiliano, ma non in Liguria. I dialetti settentrionali sono più vicini al toscano e al modello europeo, consentendo una struttura sillabica più ricca e una maggiore economia d'uso.

Con 4 fonemi le combinazioni fonologicamente accettabili in toscano sono 4, mentre in emiliano sono fonologicamente accettabili tutte le 24 combinazioni possibili.

Es: [p], [t] [a] [i] in Emiliano si possono combinare anche come consonanti [pt] o [tp]

L'opposto accade nel Mezzogiorno, dove le vocali non accentate raramente cadono e spesso di introducono nuove vocali per interrompere i nessi consonantici (epentesi o anaptissi).

Es. l'abruzzese [solekɔ] rispetto all'italiano solco.

Nel dialetto napoletano si indeboliscono le vocali non accentate e si riducono le vocali finali a schwa e a volte scompaiono proprio.

Altri mutamenti condizionati dal sistema fonologico vengono classificati col fenomeno di metafonia o metafonesi > mutamento della vocale accentata provocato

dolce, viene indicata con il simbolo [ʒ]. Es. PĂNĬCE > [paˈniʒe] “pane”, MĂNĬCE > [maˈniʒe] “mani”.sonora rilassata, è da alcuni studiosi viene collegata alla fricativizzazione (o spirantizzazione) come in [p] > [v] 5. Palatalizzazione: in Toscana e in Italia centrale le occlusive velari latine [k g] seguite da vocale anteriore [i e] si palatalizzano diventando [ʧ e ʤ] e possono svilupparsi ulteriormente in [ʃ e ʒ] come in VICINUM > [vitʃino] > [viʃino] "vicino". θ ð In Italia settentrionale i suoni [ts e dz] possono ridursi a [s z]. in Veneto si hanno casi di [zh o dh ] es: enGĔNŬCŬLŬM > [ɔtʃo] "ginocchio". In friulano [k g] si palatalizzano di fronte ad [a]: CASAM > [ʧaze]. In una parte centrale della Sardegna, più conservatrice, [k g] mantengono il suono velare che avevano in latino. Es: CERTUM > [kɛrtu], CENTUM [kɛntu]. 6. Lo sviluppo di [j] e dei nessi di consonante +[j] è piuttosto complesso. In toscano troviamo in posizione intervocalica [j dj gj] > [ddʒ]. MAIUM > [maddʒo], HODIE >

[ɔddʒi].Ci sono alcune parole in cui si trovano sviluppi diversi, come in [tj] > [ʧ] dopo consonante. Es: CUMINITIARE> [kominʧare] “cominciare”. [tj] > [ʒ e ʤ] in ragione, stagione, pregio ecc.[kj] > [ts] come in CALCEAM > [kaltsa] “calza”.Nei dialetti meridionali troviamo [j dj e gj] > [j] (calabrese JOCUM > [jɔku].Anche altri nessi con [j] offrono utili criteri di distinzione tra dialetti diversi:

  1. –[rj]- si riduce in –[j]- in Toscana e a –[r]- in altre parti d’italia. Es. -ARIUM che dà –[ajo] in Toscana e–[aro] in altri dialetti.
  2. –[sj]- > -[ʃ] in Toscana e in italia centrale BASIUM > [baʃo] e [s] o [z] in altre parti d’Italia comeBASIUM > [bazo] in veneziano.
  3. –[lj] > -[ʎʎ] come FILIUM > [fiʎʎo]
  4. –[mj] > -[mmj] in toscano, ma –[mj]-, [ɲ]-, -[m] nel settentrione e [ɲ ɲ] nel Mezzogiorno.

Nello studio della grammatica dei dialetti

si trovano tratti interessanti che non ci sono nella lingua letteraria. Per esempio nei dialetti dell'Italia centrale e meridionale sopravvivono alcune distinzioni tra maschile e neutro. Si possono toccare altri punti, come la posposizione dei possessivi nel Meridione (es. campano[fratətə] "tuo fratello"), o alcune desinenze di prima plurale dei verbi come -[jamo] o -[imo]. Altri fenomeni sono la graduale eliminazione del passato remoto e la generalizzazione del passato prossimo nel Settentrione. L'uso dell'imperfetto indicativo invece del condizionale in Puglia. Molti dialetti hanno il condizionale in -[ia] invece di -[ɛi]. CAPITOLO 4 - LE VARIETÀ DELL'ITALIANO È più realistico parlare di varietà locali e settoriali dell'italiano, che di un unico preteso modello che di fatto nemmeno esiste. Le varietà locali non sono forme in qualche modo inferiori che vivono nell'ombra di un modello nazionale.

Sono ciò di cui l'italiano consiste. Le differenze sono particolarmente evidenti in campo fonologico, ancora nella sintassi e nel lessico, ma ormai praticamente inesistenti nella morfologia. Si può parlare anche dell'intonazione, che rende subito riconoscibile la parlata di alcune zone. È indicato anche comunemente come "cadenza" o "calata".

FONOLOGIA

È difficile trovare un quadro sistematico zona per zona. I puristi hanno comparato il fiorentino alle altre varietà locali, definendole "errori" rispetto al modello, e ciò ha creato un pregiudizio secondo cui l'uso di altre varietà locali di italiano sarebbe un segno di incultura.

Fonologia fiorentina:

  • Il sistema fonologico fiorentino, adottato da manuali e dizionari, presenta 7 vocali, 21 consonanti e 2 semiconsonanti.
  • Per 15 delle 21 consonanti si ha un'opposizione della doppia alla semplice, come si vede nelle coppie minime.
  • Le 6

consonanti [ts] [dz] [ʃ] [ɲ] [ʎ] in posizione intervocalica sono sempre doppie. Se le 15 consonanti doppie si considerano unità fonologiche indipendenti, abbiamo 36 consonanti invece che 21.

In posizione intervocalica troviamo [h] per [k] > fricativizzazione (spirantizzazione) spesso chiamata "gorgia", si presenta in maniera diversa a seconda della consonante che la tocca. La gorgia è più diffusa e marcata nel parlare incolto e informale.

Raddoppiamento fonosintattico: certe parole provocano il raddoppiamento della consonante iniziale della parola seguente. Le semiconsonanti non vengono raddoppiate e il raddoppiamento non si ha quando produrrebbe un nesso non attestato in italiano. - A sapere [a ssapere], ma a stare [a stare] e non [a sstare]

Il raddoppiamento è causato da tutte le parole che finiscono con vocale accentata. Se si tratta di polisillabi la vocale è accentata anche graficamente. Provocano raddoppiamento: andò, cantò,

perché, così, è, più, può, do, gru, re, blu, tre, sé, ciò ecc. Ma anche i monosillabi deboli (mai accentati) come: e, o, a, da, fra, che, se, ma ecc. e anche dei polisillabi senza accento finale come: dove, qualche, sopra, come.

Ci sono due ragioni per il raddoppiamento:

  • Una sincronica è che le vocali accentate finale sono brevi, ma la struttura sillabica non ammette vocali accentate brevi seguite da consonanti sillabi.
  • Ragione diacronica: il raddoppiamento rappresenta l'assimilazione di una consonante finale latina (e<ET, a<AD ecc) alla consonante iniziale della parola seguente.

Il raddoppiamento non è normalmente rappresentato nella scrittura tradizionale, ma etimologicamente lo stesso fenomeno è in gioco in a prendere [a pprɛndere] e apprendere [apprɛndere]. La separazione delle parole in trascrizione fonetica è puramente convenzionale.

Come, dove, sopra provocano il raddoppiamento quando sono usati.

Come preposizioni e congiunzioni, ma non come quando sono avverbi, sopra la tavola.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
14 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aeileen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di storia della lingua italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cannata Nadia.