Capitolo II: Tra narrazione del lavoro e narrazione sul lavoro
L'incontro come racconto
Narrazione è mezzo primario di identificazione, inoltre il racconto è incardinato nella condizione umana, è basilare, centrale, imprescindibile dal pensare e dell'agire della persona.
L'essere umano è intimamente e costitutivamente intriso di narrazione, in primis perché nel momento in cui incontra l'altro e con cui si relaziona si racconta e ascolta un racconto. La narrazione appare come fondamentale modo di condividere ma anche ciò che essenzialmente si è.
Un essere umano si racconta, ma tale racconto risulta essere sempre una traduzione, un tradurre che nasconde sempre anche un tradire il messaggio originale, che è di fatto una complessità che non verrà mai completamente chiarificata. Ogni essere umano per riconoscersi come soggettività ha bisogno di una struttura relazionale, intessendo rapporti con altri proprio
narraGvamente. La persona può progressivamente scoprire la propria soggeWvità solo in rapporto all'alterità. È questa la ragione per cui l'uomo avverte cosGtuGvamente il desiderio e l'urgenza della narrazione. Tramite l'intreccio tra un io e un tu che pone in essere ogni narrazione nata da un incontro reale (o leTerario) ognileTore sperimenta il riconoscimento di sé e dunque la possibilità conGnua di prender forma e darsi forma in unprocesso lungo una vita. Ogni esperienza ed esistenza umane sono, cammino e percorso, ossia tempo e intreccio, maesse si rivelano per quello che sono solo nel discorso ossia nella trama delle parole che le narrano. Anche la narrazionedel e sul lavoro contribuisce alla costruzione dell'idenGtà, a quell’inesauribile processo di ricerca della propria pienezzae della propria compiutezza di chi ascolta o legge quell'esperienza narrata e la fa propria.La narrazione le8eraria perMolteplicare la propria riserva di esperienza. Coordinate di una letteraria avventuramimecaLe+eratura -> rappresenta la capacità dell'uomo di immedesimarsi e empatizzare con situazioni che si vedono accadere o delle quali si sente parlare anche tramite storie e narrazioni. Uomini: biologicamente struttura per comprendere ciò che fa l'altro, imitarlo, fare proprio il suo comportamento, simularlo e addirittura prevederlo. Un meccanismo che è anche al centro dell'esperienza narrativo letteraria in cui l'altro è di carta. In questo dialogo motorio-intellettuale gli altri di carta divengono magister di un'esperienza. La narrazione suggella un processo mimetico tra lettore e personaggio raccontato. Le storie narrate si legano a chi le legge anche quando la loro funzione è apparentemente solo quella di evasione; il lettore si inviluppa in una serie di problemi, tensioni, conflitti, diventando occasione per plasmarsi, compiere un tragitto esperienziale.
Chi narra, intraprende e incanta, ma al tempo stesso regala occasioni di sperimentare un modo per imparare a vivere ed agire. La letteratura diviene per il lettore occasione per darsi nuove forme e reagire al mondo che conosce. I racconti costituiscono lo spazio entro cui vivere esperienze simulate. Per avere la partecipazione interpretativa e il coinvolgimento esistenziale del piccolo lettore vi è una responsabilità autoriale, che deve essere sia dell'autore che del piccolo, una responsabilità connotata da autonomia, libertà creativa e scelta e che, per questa ragione, si fa corresponsabilità.
Homo sapiens e homo fictus si compenetrano:
- HOMO FICTUS:
- personaggi letterari
- si carica di valenza pedagogica perché stimola i destinatari della storia a identificarsi con lui, portandoli a porsi domande
- è veicolo per interpretare se stessi, per esperire possibili sé che ancora non si sono sperimentati.
Racconti: Non solo simulatori
di problemi ma anche banchi di prova per tentare di affrontarli e risolverli. Solo se c'è qualcuno disposto a condividerla e a narrarla, solo se c'è qualcuno disposto ad ascoltarla profondamente: l'esperienza sarà in grado di aprirsi al futuro. È vero che l'esperienza è unica, irripetibile e intrasmissibile ma l'uomo, grazie al logos, media razionalmente l'esperienza tramutandola in un sapere intellettuale che supera l'unicità e la nontrasmissibilità; l'esperienza diviene così insegnabile a chiunque abbia a sua volta intelletto. La pedagogia, a partire dalla situazione che c'è, dal contingente, guarda in avanti e attende l'avvento del futuro come orizzonte di un possibile e maggiore compimento di sé e di tutti. Guarda a imperfetto e a futuro come tempi kairòtici, dai quali arrivano ai soggetti possibilità nuove di esperienze che li possono arricchire. Per domare il nuovo cheavverrà la pedagogia si serve della razionalità teoretica e tecnica ma soprattutto della phronesis, maestro e allievo nel domare le possibilità future scelgono quelle valutate educative per il soggetto singolo in quel momento e contesto. In questo senso la pedagogia è sempre un sapere connesso a un agire e i due non possono mai essere disgiunti. Come alleneare/maturare razionalità e phronesis? È necessario esercitarsi sulla realtà esperita, vissuta o possibile. La letteratura con i suoi esempi di vita, esperienza e azioni pone il lettore nella condizione di immaginare possibiliazioni e paragonare le proprie a quelle narrate. La narrazione si fa mezzo e aiuto per il lettore, che tramite la lettura moltiplica la propria riserva complessiva di esperienza umana, per far fronte ai problemi e alle situazioni congeneri che la sua stessa vita porterà con sé. La letteratura è specchio ed espressione di un contesto culturale.eGco e civile, ma è anche indaginesull'enigma dell'io. Il romanzo non indaga la realtà ma l'esistenza (il campo delle possibilità umane). La potenza educaGva della narrazione sta nella possibilità del racconto di delineare coordinate prefiguraGve di evenG,azioni, situazioni sulle quali ogni leTore costruisce forme di conoscenza che lo orientano nel suo agire e molGplicano lasua saggezza. La leTeratura accompagna il leTore nel presente e nel futuro: per essere più capaci di intenzionalità, logos, libertà e responsabilità che lo porGno al riconoscimento del suo kairos (il tempo della compiutezza doveciascuno sperimenta la pienezza di sé).
Il ruolo "magistrale" di una narrazione del lavoroPer secoli il lavoro è stato la prima e più significaGva isGtuzione educaGva. Ciò è dovuto dal faTo che si ècontraddisGnto in primis come un'organizzazione basata sull'apprendistato.
Il lavoro inteso come Grocinioà professionale, ma anche sociale e personale, è occasione per una formazione completa luogo di saperi professionali, modelli, comportamentali, aTeggiamenG mentali che concorrono alla formazione della professionalità del giovane. ATraverso l’imitaGo, l'osservazione del maestro, l'esercizio personale e la ripeGzione dei gesG uGlizzaG, nonché lacondivisione quoGdiana del lavoro, si era alimentato un apprendimento non limitato solo ad acquisire competenze, ma anche capacità di giudizio, finalizzato a far comprendere al bambino il senso profondo della propria azione. - quando il bambino trova modelli, esempi da seguire e a cui affidarsi, guide con le quali condividere le proprie conoscenze e le proprie azioni in un fare davvero partecipato, allora il lavoro si fa occasione formaGva ed educaGva. L'exemplum del mastro-maestro, con la sua esperienza intrasmissibile, ma sempre formalizzabile tramite logos.emostrabile nella sua gestualità, diventa tramite imprescindibile per un lavoro che non sia solo strumento per acquisire competenze ma anche tramite per iniziare un percorso di crescita interiore un senso pieno.
Un lavoro così strutturato non aveva una valenza solo economica, ma sconfinava in quella sociale, culturale, politica e soprattutto educativa.
- Il magister e il minus nel momento in cui compiono questo incontro si raccontano reciprocamente.
Con la diffusione capillare dell'industria, di un nuovo modello organizzativo del lavoro e della sua progressiva divisione e specializzazione, unitamente soprattutto a quei processi culturali che si sono già delineati, si affievolisce il rapporto tra capitale umano e capitale sociale e si passa da una centralità del lavoro e delle relazioni come vettori di formazione all'incontro integrale della persona ad una marginalità formale generazionale tra un magis è un minus che, lavorando fianco a fianco,
Intraprendono un percorso reciprocamente ascensionale e miglioraGvo, pare non avere più ragione di esistere. Apparentemente la fabbrica, con lavoro produWvo standardizzato e ripeGGvo, pare svuotare il lavoro del suo significato profondo, riducendolo ad un mero fare alienante. Eppure anche nell'industria il lavoro potrebbe divenire straordinario giacimento culturale ed educaGvo, se si riuscisse ad estrarre da esso quelle materie prime formaGve, scienGfiche, tecniche e tecnologiche ma sopraTuTo relazionali ed eGche. Anche negli ambiG più brutalizzanG l'aWvità lavoraGva si può fare per qualcuno un mesGere non solo necessario ma vitale, segno insosGtuibile della sua appartenenza all'umanità. Ogni lavoro possiede questa proprietà nella misura in cui in esso un uomo sperimenta uno spazio di sviluppo della propria idenGtà professionale e umana, un'occasione di impiegare le proprie potenzialità per fare qualcosa di uGle.
È buono per sé e per gli altri. Ogni mestiere diventa pena quando è percepito come una condanna da chi lo compie.
Lavoro -> da sempre portatore di una tensione/contraddizione tra libertà e necessità, autenticità e alienazione. Già i Greci erano consapevoli di tale polarità; definirono infatti il lavoro degli schiavi PONOS, i Latini lo tradussero poi con LABOR. - Ponos si riferisce quindi ad un lavoro vissuto tramite mediazione degli imperia, un lavoro costritto, vincolato e forzato, che non può essere occasione di libertà e responsabilità per chi lo esercita: non c'è spazio per sostare con il pensiero su quanto si sta facendo. Lavoratore: compito di eseguire disposizioni i cui fini sono ignoti. Nessuna originalità, creatività e capacità critica.
I Greci si erano però già accorti che anche questo tipo di lavoro servile conteneva in sé potenzialità ed aperture.
verso un'azione libera e consapevole, infaW c'erano schiavi che non parevano piegarsi a queste premesse (= riuscivano aduGlizzare quel lavorare per divenire uomini migliori). L'esperienza di quesG uomini, liberG, dimostr&ogra-
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