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Capitolo 5: Le fonti del diritto

L'espressione "fonti del diritto" indica tutti quegli atti o fatti a cui un determinato ordinamento riconosce la capacità di produrre norme giuridiche. Le fonti di produzione sono quei fatti o atti abilitati dall'ordinamento a creare diritto oggettivo; le fonti di cognizione sono gli strumenti attraverso cui è possibile venire a conoscenza delle fonti di produzione; le fonti sulla produzione sono quelle fonti che determinano gli organi deputati nel nostro orientamento a produrre norme e le procedure di formazione delle stesse. La distinzione tra atti e fatti dipende dalla divisione delle fonti in fonti-atto (atti normativi posti in essere da soggetti determinati nell'esplicazione di uno specifico potere normativo loro assegnato) e fonti-fatto (fatti che producono norme che vengono assunte nell'ordinamento nella loro oggettività).

La Costituzione è essa stessa una fonte, disciplina tutte le fonti.

di grado primario, i rapporti intercorrenti tra le fonti e la possibilità d'ingresso nell'ordinamento di fonti di tipo diverso. Le norme di riconoscimento sono le regole di individuazione del diritto vigente, cioè del diritto applicato ai singoli casi e che assume significati diversi nel tempo. La molteplicità delle fonti impone la necessità dell'individuazione di criteri volti a risolvere le antinomie che nascono inevitabilmente; quindi, l'ordinamento giuridico richiede criteri volti alla risoluzione delle antinomie. Il criterio gerarchico stabilisce che la norma prodotta da una fonte di grado superiore prevale sulla norma prodotta da una fonte di grado inferiore; in caso di contrasto tra norme di pari grado, si fa ricorso al criterio cronologico, secondo il quale la norma successiva abroga la precedente (l'abrogazione non estingue la norma ma ne delimita la sfera materiale di efficacia e l'applicabilità ai fatti verificatisi in.

un certo momento). L'abrogazione può essere espressa (l'atto normativo abrogante dichiara esplicitamente l'abrogazione), tacita (l'abrogazione si deduce dall'incompatibilità della nuova disposizione con quella precedente) o implicita (la nuova normativa ha disciplinato integralmente la materia in questione).

Il criterio della competenza presuppone una separazione tra fonti diverse, a ciascuna delle quali viene assegnata la competenza a disciplinare specifiche materie.

Le leggi retroattive disciplinano e dispongono nuove regole per fatti già realizzati, la Costituzione pone il divieto di leggi retroattive in materia penale (nessuno può essere punito se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso).

L'ordinamento giudicante assegna al potere giudiziario il compito di individuare la norma vera e spetta, poi, alla Cassazione il compito di assicurare l'esatta osservazione e l'uniforme interpretazione.

dovrebbe stabilire in modo chiaro e preciso i limiti e le modalità di esercizio di ogni potere pubblico). L'interpretazione della legge è quindi fondamentale per garantire la corretta applicazione del principio di legalità. L'interpretazione del diritto non può essere considerata un'attività puramente tecnica, ma deve essere riconosciuta come una vera e propria attività creativa. L'interprete, infatti, non si limita a individuare il significato letterale delle norme, ma deve anche tener conto del contesto storico, sociale e culturale in cui esse sono state formulate. L'interpretazione svolge un ruolo di preservazione nel tempo del sistema giuridico, consentendo di adattare le norme alle mutate esigenze della società. Tuttavia, è importante sottolineare che l'interpretazione non può essere utilizzata per modificare il significato delle norme o per creare nuove norme. L'interprete non può sostituirsi al legislatore, ma deve limitarsi a dare un'interpretazione coerente e ragionevole delle norme esistenti. L'attività interpretativa si compone di due momenti: il momento ricognitivo, in cui si individua il significato delle norme, e il momento rappresentativo, in cui si esprime tale significato in modo comprensibile e applicabile alla pratica. L'obiettivo dell'interpretazione è sempre quello di ottenere un risultato pratico, cioè di applicare correttamente le norme al caso concreto. È importante sottolineare che la distinzione tra individuazione e interpretazione della norma è inammissibile, in quanto l'elemento valutativo è immanente alla norma stessa da interpretare. Pertanto, le due operazioni si intrecciano e si fondono in un processo unitario. In conclusione, l'interpretazione del diritto svolge un ruolo fondamentale nella corretta applicazione delle norme giuridiche. Essa permette di adattare il sistema giuridico alle mutate esigenze della società, garantendo al contempo il rispetto del principio di legalità.deve porre anche la disciplina fondamentale della materia, affinché il soggetto cui è conferito il potere sia titolare di un potere che trovi nella legge anche i relativi limiti). La Costituzione, pur non codificando espressamente il principio di legalità, ha avvertito chiaramente l'esigenza di garanzia, ponendo più di uno strumento e la consacrazione del principio di legalità costituzionale con la previsione di una costituzione rigida garantita da un controllo di costituzionalità; l'esigenza di garanzia porta anche all'affermazione dell'istituto della riserva di legge (quando la Costituzione riserva alla legge la disciplina di una determinata materia). La riserva di legge viene definita rinforzata quando la Costituzione, oltre a provvedere la necessità di un atto legislativo, pone ulteriori vincoli o limitazioni o un principio di disciplina che il legislatore deve rispettare. Inoltre, si distingue in assoluta.

(l'intera disciplina dellamateria deve essere posta dalla fonte di grado primario) e relativa (è sufficiente che la legge ponga la disciplinadi principio della materia e autorizzi il regolamento governativo d'introdurre la disciplina di dettaglio) aseconda della possibilità riconosciuta alla fonte secondaria di intervenire nella disciplina della materia.

FONTI DI GRADO COSTITUZIONALE

Il termine costituzione è caratterizzato dalla presenza di molti significati; nei secoli XVIII e XIX assume il significato di documento politico contenente i principi di limitazione del potere del monarca, mentre nel Novecento assume anche il carattere di norma giuridica. Il concetto di costituzione (e la sua funzione), pur continuando a rivestire un ruolo centrale sia del sistema giuridico che di quello politico, viene a caratterizzarsi sempre più per la propria non univocità.

Dal punto di vista della teoria delle fonti del diritto dell'ordinamento italiano

Si fa riferimento al documento formale approvato dall'Assemblea costituente nel dicembre del 1947 ed entrato in vigore nel 1948. È la massima fonte del diritto che condizione e conferisce validità a tutte le altre fonti, strutturando l'intero sistema delle fonti. La rigidità della Costituzione si riflette sull'intero ordinamento ed è in essa che devono rinvenirsii principi fondamentali del sistema delle fonti.

La Costituzione disciplina il procedimento da seguire per l'approvazione sia di leggi volte a modificare parti della stessa (leggi di revisione costituzionale) sia delle leggi costituzionali (fonti di grado costituzionale non destinate a mutare la Carta repubblicana). Queste fonti di grado costituzionale sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni adottate a distanza non minore di tre mesi; sono da evidenziare le differenze che intercorrono fra le due deliberazioni di ciascuna Camera, nella prima si segue

L'ordinario iterlegis, mentre nella seconda si procede solo alla votazione (è richiesta la maggioranza qualificata). La prassi e la giurisprudenza costituzionale tendono ad assimilare queste diverse tipologie di fonti di gradocostituzionale accumunandole in ragione dell'identità di procedimento costituzionalmente prescritto. Invece, in dottrina è stato spesso evidenziata l'importanza della differenziazione.

La Costituzione dispone che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale, ponecosì un limite esplicito alla revisione della Costituzione (ribadisce il valore democratico della Carta). Si ritiene anche che la Costituzione contenga dei limiti impliciti alla revisione costituzionale, concernenti scelte e principi fondamentali della Costituzione.

Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige (costituito dalle province autonome di Trento e Bolzano) e Valle d'Aosta sono regioni a statuto speciale.

Godono di un'autonomia speciale costituzionalmente garantita e che concerne l'ampiezza della potestà legislativa ed amministrativa loro conferita, ma hanno anche autonomia finanziaria. Gli statuti speciali affidano a decreti del Presidente della Repubblica il potere di emanare norme di attuazione degli statuti stessi; la giurisprudenza costituzionale e la dottrina riconoscono a tali decreti legislativi la qualità di fonte di grado primario ed il relativo potere è espressione di una potestà legislativa a carattere permanente.

FONTI DI GRADO PRIMARIO

La legge ordinaria è l'atto normativo approvato nell'identico testo da entrambe le Camere e promulgato dal Presidente della Repubblica. La funzione legislativa indica il necessario contenuto normativo della legge ordinaria, è esercitata collettivamente dalle due Camere. La Costituzione prevede la possibilità di leggi in senso meramente formale, cioè di atti che hanno la

La legge provvedimento fa riferimento a quelle leggi che dispongono direttamente in merito ad una determinata situazione (non a discipline astratte e generali).

La legge rinforzata è una legge il cui procedimento di formazione è più complesso in ragione della necessità dell'intervento di ulteriori adempimenti che ne aggravano l'iter di formazione (influenzando il procedimento parlamentare); si distinguono dalle leggi comuni sia per forza attiva (possono abrogare solo le leggi che hanno quello specifico contenuto) che per forza passiva (possono essere abrogate solo dalle leggi formate con quello specifico procedimento). Sono quindi leggi atipiche, cioè hanno una peculiare forza che le distingue dalla legge ordinaria.

C'è una distinzione tra forza di legge (vis normativa, cioè la capacità dell'atto di innovare l'ordinamento giuridico con la stessa

La forza della legge indica l'obbligatorietà dell'atto normativo, mentre il valore di legge indica il regime giuridico dell'atto. La Costituzione utilizza indifferentemente le due espressioni e la dottrina riconosce che gli atti legislativi del nostro ordinamento costituiscono una categoria chiusa e costituzionalmente definita.

L'atto con cui il Parlamento delega al governo l'esercizio della funzione legislativa è una legge di delegazione legislativa. Questa legge deve prevedere l'oggetto su cui il governo può adottare decreti legislativi, il limite temporale e i principi e i criteri direttivi a cui il governo deve adeguarsi nella formulazione del decreto.

L'espressione "oggetti definiti" mira a restringere l'ambito della delega legislativa, escludendo che possa essere delegata un'intera materia. Pertanto, l'ambito della delega deve essere chiaramente definito. Riguardo al limite dei principi e dei criteri direttivi, si è contrapposto un orientamento volto a individuare un concetto

Proprio diciascuno dei due termini: il principio si pone come norma già capace di regolare la materia, mentre il criterio direttivo si pone come vincolo al legislatore delegato (possono assumere le forme più diverse). Inoltre, il Parlamento può inserire nella

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Publisher
A.A. 2022-2023
29 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ggaj di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di diritto pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Belletti Michele.