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Estratto del documento

Gli imam in ambito sunnita sono coloro che guidano la preghiera, dei capi locali, con funzioni

liturgiche e di commentario rispetto ad alcuni passi di Corano e Sunna, nessuna applicazione

dal punto di vista dottrinale. In ambito sciita gli imam sono figure che godono dell’infallibilità

divina, in quanto discendenti diretti del profeta questi sono divinamente ispirati e dunque i

legittimi capi della comunità islamica; questo pone un’enorme differenza negli hadith,

sebbene il Matn (contenuto) sia pressocchè lo stesso l’Isnad deve contenere almeno un

imam.

Un’altra differenza sta nel consenso che deve essere espresso dai rappresentanti di Dio sulla

Terra ovvero gli imam. In ambito sciita il consenso è legato in maniera indissolubile al ruolo

degli imam (che per gli sciiti non sono scomparsi), il mahdi (l’imam incarnazione della volontà

di Dio) c’è ed è nascosto tra la comunità e in particolare tra i giuristi, questo fa sì che i giuristi

abbiano uno status importante, inoltre proprio per questo il consenso bisognerà trovarlo tra i

giuristi e in particolare tra le comunità di giuristi di cui si conosce meno la biografia perchè è

facile che tra di loro si nasconda il mahdi.

Siccome il mahdi è nascosto tra i giuristi questi hanno il potere di rappresentare le istanze

dell’imam, questo ha fatto sì che tra i giuristi stessi si sviluppasse una gerarchia: alla base ci

sono gli mullah’ che gestiscono il potere locale; al livello intermedio ci sono i mujtahiid

(huyyat al-islam, che hanno una certa indipendenza nell’applicare l’ijtihaad); al livello più alto

ci sono gli hayyat allah (Atollah); guidati a loro volta dalla figura suprema del maja’ taqlid.

Coloro che hanno posiizone più alta sono coloro che hanno più discepoli, il sistema è basato

sul riconoscimento dell’autorità del singolo giurista.

Differenze minime e pratiche tra sciismo e sunnismo: il matrimonio a tempo (muttah) gli

imamiti legittimano il matrimonio a tempo con scadenza determinata, una pratica secondo

cui il Profeta avrebbe dato il consenso ad una donna di sciogliere il matrimonio dopo che il

marito era andato in guerra e non si avevano avuto più notizie di lui, questo ebbe poi una

diffusione enorme anche rispetto a pratiche che prescindevano il medio e lungo termine,

ovvero matrimoni strumentali per non andare incontro al biasimo sociale, pratica molto

criticata dai giuristi sunniti; Talaq, ovvero il ripudio e il divorzio unilaterale, in ambito sciita ci

sono varie limitazioni; l’eredità in ambito sciita è molto più semplice rispetto all’ambito

sunnita; infine le differenze riguardano questioni liturgiche come le abluzioni, le rakah

(prostrazioni durante la preghiera), può cambiare anche il richiamo del muazzin. Il discrimine

principale è il ruolo dell’imam, per quanto riguarda la metodologia è pressocchè simile;

anche se il diritto sciita si è sviluppato più tardi e in una società diversa (più moderna e

complessa) rispetto al diritto sunnita.

I kharigiti

I Kharagiti, o Kharigiti, sono una setta islamica emersa nel primo secolo dell'Islam, durante il

califfato di Ali ibn Abi Talib, il quarto califfo. Il termine "Kharagiti" deriva dall'arabo "khawarij,"

che significa "coloro che escono" o "i ribelli". Questa setta si formò in seguito alla battaglia di

Siffin (657 d.C.), un conflitto tra Ali e Mu'awiya, il governatore della Siria.

I Kharagiti si separarono da Ali perché non erano d'accordo con la sua decisione di accettare

l'arbitrato per risolvere il conflitto con Mu'awiya, considerandolo un atto di debolezza e una

violazione della volontà di Dio. Essi credevano che qualsiasi musulmano giusto potesse

essere califfo, a prescindere dalla sua discendenza o status sociale, e che la leadership

dovesse essere basata sulla pietà e sulla giustizia.

I Kharagiti sono noti per le loro rigorose interpretazioni religiose e per la loro insistenza sulla

purezza morale. Erano anche noti per il loro fervore religioso e per la loro prontezza a usare la

violenza contro coloro che consideravano ipocriti o peccatori, inclusi altri musulmani.

Questo estremismo li portò a scontri violenti con le autorità islamiche dell'epoca e con altre

sette musulmane.

Nel corso della storia, i Kharagiti si divisero in vari gruppi con differenti credenze e pratiche,

ma il loro movimento originale è stato quasi completamente estinto. Tuttavia, alcune delle

loro idee hanno influenzato altri movimenti islamici radicali successivi.

La teologia e il sufismo

Origine e primi temi della riflessione dogmatica

La teologia è quella disciplina che, dall’interno della religione, contribuisce a fissare le

credenze di una religione (dogmi irrinunciabili) e codificarle, ma anche discuterne nei punti in

cui c’è spazio per dissensi, discussioni e punti di vista diversi, discuterne se possibile

razionalmente e “provarli” scientificamente dimostrandoli, trovando un fondamento razionale

a ciò che è istituito dalla rivelazione.

Inizialmente le scuole giuridiche non esclusero dal proprio campo di studio la teologia e la

morale. Fu solo in seguito che i giuristi si specializzarono sempre di più in materia legale

lasciando il campo libero alla formazione di vere e proprie scuole teologiche. Si formava così

la scienza del discorso (su Dio) (‘ilm al-kalàm), quella teologia che partendo dalle stesse

fonti della Legge, fece un largo uso dell’investigazione razionale e di tutti quegli elementi di

stampo occidentale quali la logica e la dialettica. Quando parliamo di razionalità è comunque

applicata nei limiti della religione, non parliamo di un ragionamento puramente razionale

disancorato dalla rivelazione.

Il tema centrale nel primo dibattito teologico fu quello riguardante i rapporti tra la fede e le

opere. In particolare ci si chiese se il musulmano responsabile di una grave trasgressione può

ancora essere riconosciuto come credente. I kharigiti optarono per una soluzione radicale

del problema: il reo di un grave peccato era escluso dalla comunità dei credenti e doveva

essere quindi ucciso. Contro questo rigorismo intransigente si delineò ben presto una

tendenza che separava l’essenza della fede dalle opere degli uomini, i seguaci di questa

posizione vennero definiti come murg’iti poichè si affidavano al principio coranico del

“differimento” rimettendo a Dio il giudizio sulla fede umana. Per i murgi’iti la fede consiste

nella conoscenza e nell’affermazione di Dio e questi due principi sono sufficienti a fare di un

uomo un credente. i murgi’iti non costituirono mai una scuola organizzata, si trattò più di un

orientamento diffuso, tuttavia i loro principi hanno finito comunque per rappresentare una

tendenza ufficiale nell’ortodossia sunnita quando riscontrarono il favore di Abu Hanifa.

Un altro grande dibattito del primo Islam riguarda il libero arbitrio. Il Corano sembra

autorizzare entrambi i punti di vista in materia, sia il determinismo che il libero arbitrio. In

alcuni passaggi si esalta la potenza divina tanto da cancellare l’idea che l’uomo possa avere

una parte, anche minima, nella costruzione del proprio destino; in altri invece si sottolinea

con forza il valore della responsabilità umana. Questi due orientamenti opposti favorirono la

nascita di due scuole distinte, quella dei qadariti e quella dei giabariti. I primi sembra che

prendano il nome dal termine arabo qadar (decreto), essi negavano il valore del decreto

divino e attribuivano all’uomo la libertà nella scelta del proprio agire. Invece i giabariti

traevano il loro nome dal concetto di gabr (costrizione) che alludeva alla loro posizione

deterministica nei confronti delle azioni umane.

Per quanto riguarda le altre correnti teologiche sono poche le informazioni giunte fino a noi, e

di alcune conosciamo poco più che il nome. Tra queste ricordiamo: la giahmiyya, che negava

gli attributi divini, ò’eternità del paradiso e dell’inferno e la visione di Dio nell’aldilà; i mu’attila

che credevano nella totale astrazione di Dio dal creato, nulla possiamo conoscere di lui nè in

positivo nè in negativo, data l’incolmabile distanza tra il divino e l’umano; gli hashwiyya

caratterizzati da un rigido letteralismo nell’approccio alle fonti.

I mut’taziliti

È nell’ambiente dei qadariti che si forma la prima scuola teologica dell’Islam, il mutazilismo.

L’etimologia della parola sembra risalire al concetto di “separazione” e lo fa derivare da un

episodio della vita del fondatore del movimento Wàsil ibn ‘atà il quale si era separato dal suo

maestro adottando posizioni differenti. È difficile che i seguaci del movimento però

adottassero un nome che indicava origini scismatiche; è più probabile che il termine fosse

inteso come “astensione”, in quanto i seguaci della nuova scuola sospesero il giudizio per

quanto riguardava lo status del musulmano colpevole di un grave peccato. La soluzione che

trovarono in seguito fu quella di far rientrare i credenti peccatori in una speciale categoria,

quella degli uomini “empi”.

Si è soliti dividere la corrente mutazilita in due scuole, quella di Baghdad e quella di Bassora.

Fu soprattutto sotto il califfato degli Abbasidi di Baghdad che i mutaziliti raggiunsero l’apice

della loro affermazione, addirittura alcuni critici affermano che Abbasidi e mutaziliti abbiano

rappresentato quasi una cosa sola, il frutto politico e dottrinale della stessa tendenza. Sotto il

califfo al-Mamùn il mutazilismo divenne la prima e più importante scuola teologica dell’islam

e per quasi cinquant’anno fu la dottrina ufficiale dello Stato. Con il califfato di al-Mutawakkil

(861 circa) l’ortodossia sunnita termina il lungo processo di elaborazione e trionfa su tutte le

altre correnti avversarie, il mutazilismo non cessò immediatamente di esistere ma

lentamente perse sempre più consensi fino a sparire.

Dal punto di vista della dottrina i dogmi della teologia mutazilita si possono riassumere in

cinque principi di fondo:

• L’unità di Dio, Dio è unico ed è giusto negare in lui qualsiasi forma di pluralità. Questo

principio condanna non solo le idee che attentano all’unità divina, ma anche quele

tendenze letteralistiche di interpretazione coranica che inducono concezioni

antropomorfiche di Dio. Nella “mano di Dio” si deve scorgere un’allusione alla sua

potenza, nel gesto di sedere in trono un’allusione alla sua maestà; inoltre bisogna

nega

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
27 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/12 Lingua e letteratura araba

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vitods97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Islamistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Franchi Cinzia.