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La teoria economica dei costi di transazione

La teoria economica dei costi di transazione si fonda sul pensiero di Coase, che ritiene che alcune delle transazioni tra gli attori economici avvengano nel mercato e alcune all'interno dell'impresa. Coase, con il suo articolo "The nature of the Firm" pubblicato nel 1937, rappresenta il punto di partenza per l'analisi della teoria economica dei costi di transazione. Egli osserva che quando si utilizza il mercato per allocare le risorse, si sostengono costi di transazione, cioè ad esempio i costi di raccolta delle informazioni, i costi di negoziazione delle clausole contrattuali e i prelievi fiscali. Se le transazioni vengono svolte all'interno dell'impresa, si risparmia sui costi ad esse legati e un'impresa si espande quando alcune transazioni sono decisive all'interno dei conflitti dell'impresa invece che del mercato. Secondo Coase, l'impresa esiste perché è

Economicamente più efficiente creare una struttura che svolga al suo interno alcune transazioni piuttosto che nel mercato. Imprese e mercato sono quindi due istituzioni alternative. L'unità di analisi di questa teoria è la transazione, vale a dire qualunque forma di contratto che abbia rilevanza economica per l'impresa come, ad esempio, un contratto di lavoro o di fornitura. L'assetto d'impresa, quindi, è definito sulla base dei contratti che essa stipula e dalle strutture di Governance approntate per monitorarne l'esecuzione. In estrema sintesi, la teoria dei costi di transazione supera l'equivalenza tra organizzazione e gerarchia. L'organizzazione di impresa contempla la possibilità che, all'interno delle imprese vi siano accanto agli assetti gerarchici, anche assetti di mercato e che l'organizzazione non riguardi una sola impresa ma anche rapporti tra due o più imprese. Nella sua forma più pura,

l'organizzazione diventa necessaria per gestire le complessità e le incertezze del processo decisionale. Inoltre, l'opportunismo dei soggetti coinvolti può portare a comportamenti non cooperativi che rendono difficile la realizzazione di contratti completi. La teoria dei costi di transazione sostiene che l'organizzazione interna di un'impresa può ridurre i costi di transazione rispetto al ricorso al mercato. Questo perché all'interno dell'impresa è possibile stabilire regole e procedure che facilitano la cooperazione e la condivisione delle informazioni. Tuttavia, l'organizzazione interna ha anche dei costi, come ad esempio i costi di coordinamento e controllo. Pertanto, l'impresa deve trovare un equilibrio tra l'organizzazione interna e il ricorso al mercato, in base alle specifiche caratteristiche del contesto in cui opera. In conclusione, l'organizzazione e il mercato sono due forme di coordinamento sociale che si integrano reciprocamente. Entrambe hanno vantaggi e limiti, e la scelta tra di esse dipende dalle circostanze specifiche e dalle informazioni disponibili.conviene ricorrere ad altre formule di collaborazione, fino alla forma estrema dell'impresa. L'opportunismo, ossia l'utilizzo di mezzi illeciti, come la frode, per raggiungere i propri scopi, si manifesta essenzialmente nel non fornire informazioni, o nel fornirle errate o incomplete, in modo da trarre in inganno la controparte. Con l'ampliarsi del numero di soggetti interessati alla transazione, aumenta la competizione, quindi anche le informazioni. Una situazione estrema di massimo mercato, dovrebbe scoraggiare comportamenti opportunistici. Se non vi fosse razionalità limitata, e non ci fosse rischio di comportamenti opportunistici, la stipulazione dei contratti non sarebbe complessa: questi potrebbero comprendere e prevedere ogni singola eventualità in modo preciso, essere rispettati e a costo accettabile. Nell'attività economica delle imprese, dobbiamo distinguere tra i costi di produzione, considerati dall'analisi neoclassica, e icosti di transazione, figli della teoria in esame. I costi di transazione possono essere:
  • ANTECEDENTI alla stipulazione del contratto quelli inerenti alla ricerca del contraente, alla conduzione dellatrattativa.
  • SUCCESSIVI alla stipulazione del contratto quelli riguardanti il controllo dell'esecuzione del contratto.
Se ipotizziamo l'esistenza del solo mercato, l'impresa opera comprando tutti i beni e i servizi che le occorrono per agire. Pur nella sua astrattezza, l'ipotesi è utile per comprendere fino a che punto all'impresa conviene ricorrere al mercato e quando invece è opportuno che produca internamente. La tecnologia può essere:
  • GENERICA, quando non richiede investimenti o competenze particolari.
  • SPECIALIZZATA, quando risponde ad esigenze peculiari e richiede investimenti durevoli e consistenti.
Nel caso di tecnologia specializzata, le imprese si trovano a dover verificare se esistano o meno tutele, che nonsono necessarie se il contratto è istantaneo o occasionale, perché i contenuti del contratto sono immediatamente controllabili. Le tutele diventano necessarie, invece, quando esistono delle incertezze dovute alla complessità della transazione oppure per timore di opportunismo. Le imprese che scelgono di agire senza tutele, effettuano una scelta ibrida, che porterà notevole instabilità nelle relazioni. Nel caso di ricorso a tecnologie specializzate con tutela, è opportuno ricorrere alla gerarchia, perché il ricorso al mercato comporterebbe costi molto alti, contratti incompleti e soggetti a continue controversie. In questo caso, alla negoziazione sul mercato, si sostituisce la disciplina disposta su base contrattuale, discutibile solo a scadenza. L'impresa, quindi si dota di un sistema di governo che garantisca il controllo diretto delle prestazioni pattuite. Tra mercato e gerarchia esistono situazioni intermedie, dove le transazioni assumonola relazione tra principale e agente può subire delle modifiche a causa di cambiamenti nelle circostanze o nelle preferenze delle parti coinvolte. Questo può portare a dei conflitti di interesse tra principale e agente, in quanto l'agente potrebbe agire in modo non ottimale per massimizzare il proprio interesse personale a discapito del principale. Per affrontare questi problemi, vengono utilizzati diversi strumenti contrattuali, come ad esempio i contratti di incentivi, che mirano a allineare gli interessi dell'agente con quelli del principale. Inoltre, vengono spesso introdotte delle clausole di controllo e monitoraggio per ridurre l'opportunismo dell'agente. La teoria dell'agenzia è stata ampiamente utilizzata per analizzare le relazioni contrattuali all'interno delle organizzazioni, ma può essere applicata anche ad altre situazioni, come ad esempio i rapporti tra azionisti e manager di una società. In conclusione, la teoria dell'agenzia è uno strumento utile per comprendere le dinamiche delle relazioni contrattuali e per individuare le possibili soluzioni ai problemi di agenzia che possono sorgere.possono verificarsi cambiamenti o rinegoziazioni, ad esempio: un datore di lavoro investe una somma di denaro nella formazione di un soggetto, come un agente, che a sua volta si impegna a raggiungere un determinato obiettivo formativo, come un master specifico, ad esempio. Nel momento in cui le parti si troveranno a rinegoziare il contratto di lavoro, cercheranno di appropriarsi di una quota sempre maggiore del rendimento che la nuova condizione dell'agente determina. Questo, ad esempio, può essere incentivato a presentare sempre maggiori richieste, anche dal punto di vista monetario, minacciando il mancato rinnovo del contratto. In questo caso, il principale dovrebbe affrontare di nuovo i costi di formazione per un nuovo soggetto e così, i costi di negoziazione possono lievitare in modo rilevante. L'alternativa è che l'accordo principal-agent sia integrato nell'impresa in cui il dipendente è vincolato con un contratto a lungo termine.possono essere previste delle clausole particolari per scoraggiare i comportamenti opportunistici. La teoria dell'agenzia affronta compiutamente il problema della selezione avversa e dell'azzardo morale, con riferimento allo svolgimento del rapporto.
  • SELEZIONE AVVERSA: In questo caso, ci troviamo di fronte ad un'informazione nascosta, in quanto il principale non ha gli strumenti per verificare le informazioni messe a disposizione dall'agente.
  • AZZARDO MORALE: In questo caso ci troviamo di fronte ad un'azione nascosta, derivante dall'impossibilità, per il principale, di controllare completamente il comportamento dell'agente.
Assumendo l'esistenza della selezione avversa o dell'azzardo morale all'interno di un contratto di lavoro subordinato, potremmo verificare che l'ipotesi di un salario fisso legato alla performance potrebbe indurre comportamenti fortemente opportunistici. Nel momento della stipula del contratto,

Il datore di lavoro potrebbe assumere agenti con una produttività reale inferiore alla remunerazione offerta, perché gli agenti con alta produttività non sono disponibili a lavorare per un salario inferiore alla propria reale produttività. Allo stesso tempo, l'agente potrebbe non avere stimoli a lavorare al massimo della sua produttività poiché la remunerazione è indipendente dalla performance. Sta di fatto che entrambi i problemi presentati potrebbero essere risolti con una remunerazione collegata ai risultati ottenuti. Tuttavia, anche con una corretta definizione degli incentivi, è molto difficile misurare le performance di ognuno sui risultati ottenuti da una squadra o da un team.

OLIGOPOLIO NON COOPERATIVO

L'Oligopolio è una forma di mercato che presenta le seguenti caratteristiche:

  • Presenza di poche imprese dal lato dell'offerta;
  • Il bene prodotto è omogeneo o differenziato, anche solo
formalmente; ● La domanda che viene soddisfatta in funzione delle caratteristiche elencate è di tipo atomistico. Sul mercato di oligopolio risulta quindi molto difficile, se non impossibile, determinare condizioni generali di equilibrio stabile con l'obiettivo di individuare in modo univoco prezzo e quantità. Inoltre, su questo tipo di mercato possono essere presenti barriere all'entrata o all'uscita, anche se queste non risultano insuperabili, così come può presentarsi informazione imperfetta, ma in misura intermedia rispetto alla concorrenza perfetta e al monopolio. Nella realtà, troviamo molti esempi di mercato oligopolistico, come ad esempio la grande distribuzione di computer, servizi di telefonia, servizi televisivi... 13 Le imprese che operano in un mercato oligopolistico, cercano sempre di mascherare le loro caratteristiche, diversificando, anche solo apparentemente, il prodotto. Ogni produttore di computer, ad esempio, offreconfigurazioni particolari, anche se è facilmente verificabile che, a parità di configurazione, tutti praticano il medesimo prezzo. Uno dei caratteri di a
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A.A. 2022-2023
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher asialuisalombardiabc di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Imprese e mercati e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Iannaccone Guido.