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Sostenere un costo unitario inferiore rispetto a due o più imprese. Il grafico
mostra che il mercato potenziale massimo del prodotto si ha in corrispondenza di q1.
Affinché la domanda di mercato passi a q2, il prezzo deve scendere a p3, ma perché si
possa offrire tale quantità il costo per unità dovrebbe salire oltre p3. Ad esempio, nel
punto B avremmo un’unica impresa che serve tutta la richiesta q2, sostenendo un
costo unitario pari a p2(punto B) e dovrebbe uscire dal mercato se chiedesse più di p3,
che è il massimo che il mercato è disposto a pagare. Se le imprese fossero due la
situazione sarebbe ancora peggiore, perché il costo unitario sarebbe ancora più alto. Si
conclude che la quantità massima di output è q1.
Molti monopoli nascono dalla presenza di barriere imposte per legge: ne sono
esempi la concessione di brevetti, di licenze, e la protezione della proprietà
intellettuale. Un brevetto è il diritto di utilizzo esclusivo di un inventore ad usare la
propria invenzione. I brevetti, e le leggi a protezione di questi, proteggono gli inventori
dal fatto che altri potrebbero utilizzare l’idea senza avervi contribuito. Nell’industria
farmaceutica, ad esempio, i brevetti sui farmaci hanno determinato enormi brevetti di
monopolio, che hanno reso possibile il finanziamento per altre ricerche. Lo Stato può
limitare l’entrata in un’industria o in una professione attraverso l’uso di licenze (come
ad esempio i taxi in Italia). Si verifica un’esternalità di rete quando all’aumentare
del numero di fruitori del prodotto aumenta il valore della rete per i suoi membri. Un
esempio di mercato di questo tipo è il mercato di Windows, sistema installato su più
dell’80% dei PC. LEZIONE 39 – VINCOLI DI MONOPOLIO
La differenza fondamentale tra un monopolista puro e un’impresa che agisce
in concorrenza perfetta proviene dal lato della domanda di mercato. L’impresa in
concorrenza perfetta si confronta con una domanda perfettamente elastica in
corrispondenza del prezzo dato (è price taker). Ogni unità supplementare venduta farà
crescere il ricavo totale di un ammontare costante pari al prezzo: quindi, il ricavo
marginale di un’impresa in concorrenza perfetta è costante e uguale al prezzo del
prodotto. Siccome il monopolista puro coincide con l’industria, la curva di domanda
con cui si confronta è la curva di domanda di mercato, che non è perfettamente
elastica, e inclinata negativamente.
Ricordiamo che in caso di monopolio puro abbiamo bisogno di un’unica curva di
domanda, perché impresa e industria coincidono. Con una curva di domanda inclinata
negativamente il monopolista può aumentare le vendite solo applicando un prezzo
inferiore.
Quindi il ricavo marginale è minore al prezzo per ogni unità di output, tranne
la prima. Questo perché il minor prezzo necessario per vendere un’unità addizionale
di prodotto deve applicarsi anche a tutte le precedenti unità vendute. Ogni unità
supplementare di prodotto venduto fa aumentare il ricavo totale di un ammontare pari
al prezzo meno la somma delle riduzioni di prezzo di tutte le precedenti unità di
output.
Nel grafico precedente si nota come la curva MR giace sempre al di sotto della curva
di domanda, ad indicare che MR è minore del prezzo per ogni unità di output, ad
eccezione della prima. Chiaramente il monopolista si collocherà sempre in un’area in
cui MR>0. Quale specifica combinazione prezzo-quantità sceglierà il monopolista per
massimizzare il profitto? Realizzerà il livello di produzione in corrispondenza di MR =
MC, e la curva MC intersecherà MR dal basso, come indicato nel punto E del grafico
successivo. Possiamo dire che per il monopolista la decisione di prezzo e di quantità
non sono indipendenti: una volta determinato l’uno si trova anche l’altro valore.
Ricordando che profitto unitario= P - ATC vediamo che il questo è dato dalla
distanza tra la curva di domanda e ATC.
Un monopolista realizza un profitto ogni volta che P>ATC. Il profitto totale, in
corrispondenza del livello di produzione ottimale, equivale all’area del rettangolo con
altezza pari alla differenza tra P e ATC e larghezza pari alla quantità prodotta. Al
contrario, un monopolista subisce una perdita ogni volta che P<ATC. Rispetto ad
un’impresa in concorrenza perfetta è molto più probabile che un monopolista puro
ottenga un profitto economico, mentre abbiamo visto che in concorrenza, nel lungo
periodo, ogni operatore ottiene un profitto normale. Nonostante questo, anche in
monopolio si possono soffrire delle perdite
LEZIONE 40 – CONCORRENZA E MONOPOLIO
La curva S=MC del grafico ci mostra che la curva di offerta del mercato
perfettamente concorrenziale è la somma orizzontale delle curve di costo marginale di
tutte le imprese operanti. Ricordiamo che la combinazione prezzo - quantità
presentata nel grafico di sinistra determina una posizione di efficienza produttiva e
allocativa. Se ipotizziamo che questa industria diventi un monopolio puro (ad esempio
attraverso un’acquisizione da parte del leader del mercato di tutte le imprese
concorrenti), la curva dell’offerta concorrenziale S, è diventata la curva di costo
marginale del monopolista (MC). La modifica maggiore si registra dal lato della
domanda: in questo caso l’impresa coincide con l’industria, quindi il monopolista si
confronta con la curva di domanda decrescente D.
Ciò implica che il ricavo marginale sia inferiore al prezzo: in termini grafici MR è al di
sotto di D. Utilizzando la regola MR=MC, il monopolista sceglie la quantità qm, e il
prezzo pm. In altri termini, il monopolista ritiene profittevole vendere una minore
quantità ad un prezzo più elevato, rispetto alla concorrenza perfetta. Quindi il
monopolio non consegue ne efficienza produttiva, ne efficienza allocativa. Dunque il
livello di prodotto che massimizza il profitto del monopolista comporta un’allocazione
sub –ottimale (nello specifico una sotto-utilizzazione) delle risorse. In monopolio
avremo, quindi: P>MC e P> ATC min
Il risultato descritto si realizza solo se tutte le altre condizioni rimangono invariate. Ma
possiamo immaginare che un monopolista sia in grado di migliorare la tecnologia, in
modo da alterare la condizione di partenza. Ciò può portare ad un abbassamento della
curva del costo marginale, portando ad un abbassamento del prezzo di monopolio e ad
un aumento della quantità.
LEZIONE 41 – CONCORRENZA MONOPOLISTICA
La concorrenza monopolistica è caratterizzata: - numero relativamente ampio di
venditori - prodotti differenziati (spesso con un elevato uso della pubblicità) - facilità di
ingresso e uscita dal mercato La prima e la terza caratteristica descrivono gli aspetti
‘concorrenziali’ del mercato, mentre la differenziazione del prodotto attribuisce un
carattere ‘monopolistico’. La concorrenza monopolistica implica che: - ogni
soggetto abbia piccole quote di mercato, avendo così un limitato controllo sul prezzo -
assenza di collusione - azioni indipendenti: esistendo molte imprese, ognuna assume
decisioni senza prendere in considerazione le azioni dei concorrenti. Una singola
impresa può aumentare leggermente la quantità prodotta riducendo il prezzo, ma
l’effetto sarà impercettibile sulle vendite dei concorrenti. Una delle caratteristiche
peculiari della concorrenza monopolistica è l’offerta di un prodotto differenziato. La
differenziazione può derivare, ad esempio dalla localizzazione dell’attività (pensate ad
un albergo vicino ad un aeroporto), o dalla notorietà del marchio. Si pensi al successo
di alcuni prodotti derivante solo dal fatto di sponsorizzare eventi di rilievo, o di avere
testimonial di successo.
L’ingresso nelle industrie in concorrenza monopolistica è piuttosto semplice:
siccome le imprese operanti in questa industria sono relativamente piccole, esistono
poche economie di scala, e i requisiti di capitale richiesti sono accessibili. Altrettanto
semplice appare l’uscita da questo tipo di industria. Le imprese in concorrenza
monopolistica spesso investono grossi capitali in pubblicità. L’obiettivo della
pubblicità (concorrenza non di prezzo) è quello di rendere meno rilevante il prezzo
come elemento di discriminazione nell’acquisto. La curva di domanda con cui si
confronta un’impresa in concorrenza monopolistica è molto elastica, ma non
perfettamente elastica (e decrescente).
La curva di domanda con cui si confronta l’impresa di cui si discute è più
elastica di quella vista nel monopolio puro, perché comunque esistono imprese
concorrenti che producono beni sostituti. Nonostante questo, non è perfettamente
elastica come quella che abbiamo studiato in concorrenza perfetta, perché gli
operatori in concorrenza monopolistica sono in numero minore, ed esiste una
differenziazione del prodotto. L’elasticità della domanda rispetto al prezzo, in
concorrenza monopolistica, dipende dal numero di concorrenti e dal grado di
differenziazione del prodotto. Al crescere del numero dei concorrenti, e
all’indebolirsi della differenziazione aumenterà l’elasticità della domanda
(avvicinandosi alla concorrenza perfetta).
L’impresa in concorrenza monopolistica raggiunge la massimizzazione del
profitto producendo al livello in cui MR=MC: nel breve periodo può realizzare un
profitto o una perdita. Quando un’impresa in concorrenza monopolistica alza il prezzo,
i suoi clienti possono acquistare beni simili da altre imprese: quindi, a parità di altre
condizioni, la curva di domanda dovrebbe essere più piatta di quella del monopolio. Il
livello di produzione che massimizza il profitto è pari a q2, al prezzo p2. Nel lungo
periodo altre imprese entreranno nell’industria, eliminando tutti i profitti economici.
Nel lungo periodo, quindi, l’impresa in concorrenza monopolistica guadagnerà soltanto
un profitto normale. Infatti, nel caso esistano profitti di breve periodo nuove imprese.
Sono spinte ad entrare: in tal caso la curva di domanda si sposta verso
destra(diminuisce), perché ogni impresa ha una minor quota di mercato. Questo,
chiaramente fa ridurre il profitto economico.
LEZIONE 42 – OLIGOPOLIO
L’oligopolio è un mercato dominato da pochi grandi produttori di un bene, o
servizio, omogeneo o differenziato. Un oligopolio può essere omogeneo, se le imprese
producono beni o servizi standardizzati, o differenziato, se i prodotti hanno una
qualche differenza tra