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IL CONFRONTO TRA IL MONOPOLIO E LA CONCORRENZA PERFETTA
Nel grafico di seguito si confrontano i risultati di prezzo, quantità ed efficienza di un monopolio puro e di un’industria
perfettamente concorrenziale. A. Lombardi
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La curva S=MC del grafico ci mostra che la curva di offerta del mercato perfettamente concorrenziale è la somma
orizzontale delle curve di costo marginale di tutte le imprese operanti.
Ricordiamo che la combinazione prezzo - quantità presentata nel grafico di sinistra determina una posizione di
efficienza produttiva e allocativa.
Se ipotizziamo che questa industria diventi un monopolio puro (ad esempio attraverso un’acquisizione da parte del
leader del mercato di tutte le imprese concorrenti), la curva dell’offerta concorrenziale S, è diventata la curva di costo
marginale del monopolista (MC).
La modifica maggiore si registra dal lato della domanda: in questo caso l’impresa coincide con l’industria, quindi il
monopolista si confronta con la curva di domanda decrescente D.
Ciò implica che il ricavo marginale sia inferiore al prezzo: in termini grafici MR è al di sotto di D.
Utilizzando la regola MR=MC , il monopolista sceglie la quantità qm, e il prezzo pm.
In altri termini, il monopolista ritiene profittevole vendere una minore quantità ad un prezzo più elevato, rispetto alla
concorrenza perfetta.
Quindi, il monopolio non consegue né efficienza produttiva, né efficienza allocativa.
Dunque, il livello di prodotto che massimizza il profitto del monopolista comporta un’allocazione subottimale(nello
specifico una sotto-utilizzazione) delle risorse. In monopolio avremo, quindi: P>MC e P>ATCmin.
Il risultato descritto si realizza solo se tutte le altre condizioni rimangono invariate.
Ma possiamo immaginare che un monopolista sia in grado di migliorare la tecnologia, in modo da alterare la condizione
di partenza.
Ciò può portare ad un abbassamento della curva del costo marginale, portando ad un abbassamento del prezzo di
monopolio e ad un aumento della quantità.
LA CONCORRENZA MONOPOLISTICA
La concorrenza monopolistica è caratterizzata:
● Numero relativamente ampio di venditori;
● Prodotti differenziati (spesso con un elevato uso della pubblicità);
● Facilità di ingresso e uscita dal mercato.
La prima e la terza caratteristica descrivono gli aspetti ‘concorrenziali’ del mercato, mentre la differenziazione del
prodotto attribuisce un carattere ‘monopolistico’.
La concorrenza monopolistica implica che:
● Ogni soggetto abbia piccole quote di mercato, avendo così un limitato controllo sul prezzo;
● Assenza di collusione; A. Lombardi
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● Azioni indipendenti: esistendo molte imprese, ognuna assume decisioni senza prendere in considerazione le
azioni dei concorrenti.
● Una singola impresa può aumentare leggermente la quantità prodotta riducendo il prezzo, ma l’effetto sarà
impercettibile sulle vendite dei concorrenti.
Una delle caratteristiche peculiari della concorrenza monopolistica è l’offerta di un prodotto differenziato.
La differenziazione può derivare, ad esempio, dalla localizzazione dell’attività (pensate ad un albergo vicino ad un
aeroporto), dalla notorietà del marchio, dalla qualità, oppure un prodotto può essere diverso quando la gente pensa che
lo sia.
Grazie al prodotto differenziato, un’impresa può permettersi di alzare il prezzo fino ad un certo punto e perdere alcuni
clienti, ma conservare gli altri, che apprezzeranno il suo prodotto anche il se il prezzo sarà maggiore rispetto ai suoi
concorrenti.
Inoltre, dato che offre un prodotto differenziato, un’impresa in concorrenza monopolistica è soggetta ad una curva di
domanda decrescente: quando alza leggermente il prezzo, la quantità domandata diminuirà (senza mai ridursi a zero).
L’ingresso nelle industrie in concorrenza monopolistica è piuttosto semplice: siccome le imprese operanti in questa
industria sono relativamente piccole, esistono poche economie di scala, e i requisiti di capitale richiesti sono accessibili.
Altrettanto semplice appare l’uscita da questo tipo di industria.
La curva di domanda con cui si confronta un’impresa in concorrenza monopolistica è molto elastica, ma non
perfettamente elastica (e decrescente).
La curva di domanda con cui si confronta l’impresa di cui si discute, è più elastica di quella vista nel monopolio puro,
perché comunque esistono imprese concorrenti che producono beni sostituti.
Nonostante questo, non è perfettamente elastica, perché gli operatori in concorrenza monopolistica sono in numero
minore, ed esiste una differenziazione del prodotto.
L’elasticità della domanda rispetto al prezzo, in concorrenza monopolistica, dipende dal numero di concorrenti e dal
grado di differenziazione del prodotto.
Al crescere del numero dei concorrenti, e all’indebolirsi della differenziazione, aumenterà l’elasticità della domanda
(avvicinandosi alla concorrenza perfetta).
L’impresa in concorrenza monopolistica raggiunge la massimizzazione del profitto producendo al livello in cui MR=MC:
nel breve periodo può realizzare un profitto o una perdita. A. Lombardi
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Quando un’impresa in concorrenza monopolistica alza il prezzo, i suoi clienti possono acquistare beni simili da altre
imprese: quindi, a parità di altre condizioni, la curva di domanda dovrebbe essere più piatta di quella del monopolio.
Il livello di produzione che massimizza il profitto è pari a q2, al prezzo p2.
Nel lungo periodo altre imprese entreranno nell’industria, eliminando tutti i profitti economici.
Nel lungo periodo, quindi, l’impresa in concorrenza monopolistica guadagnerà soltanto un profitto normale.
Infatti, nel caso esistano profitti di breve periodo nuove imprese sono spinte ad entrare: in tal caso, la curva di domanda
si sposta verso destra(diminuisce), perché ogni impresa ha una minor quota di mercato.
Questo, chiaramente fa ridurre il profitto economico.
Quando dei nuovi venditori entreranno nel mercato, sicuramente alcuni clienti dell’impresa a passeranno all’impresa b o
c (nuove entranti).
Per questo motivo, l’impresa a venderà meno prodotto di prima e la sua curva di domanda si sposterà verso sinistra
finché a, b e c non guadagneranno un profitto economico nullo.
Uno spostamento verso sinistra della domanda, equivale ad un abbassamento della domanda, perché, ora che
l’impresa a ha più concorrenti, dovrà chiedere un prezzo inferiore per ogni data quantità di prodotto.
Se però il prezzo è inferiore, allora, in corrispondenza di qualsiasi quantità, la vendita di una unità aggiuntiva
aumenterà il ricavo totale in misura minore rispetto a prima.
Quindi, per ogni livello di produzione, il ricavo marginale è inferiore alla situazione precedente: la curva MR si sposterà
verso il basso e verso sinistra.
Se un'impresa in concorrenza monopolistica vuole espandere la produzione, può ridurre il prezzo, può cioè spostarsi
lungo la sua curva di domanda.
Ma questa non è l'unica soluzione; poiché l'impresa offre un prodotto differenziato, può venderne di più convincendo i
consumatori che il suo prodotto è migliore di quello delle altre imprese.
Sforzi diretti in tale senso, se efficaci, sposteranno la curva di domanda dell'impresa verso destra.
Ogni azione che un’impresa intraprende per incrementare la domanda del proprio prodotto, esclusa la riduzione di
prezzo, è chiamata concorrenza non di prezzo.
Le imprese in concorrenza monopolistica spesso investono grossi capitali in pubblicità.
L’obiettivo della pubblicità è quello di rendere meno rilevante il prezzo come elemento di discriminazione nell’acquisto.
La concorrenza non di prezzo è un'altra ragione per cui le imprese in concorrenza monopolistica realizzano un profitto
economico nullo nel lungo periodo.
Se un'impresa innovativa scopre un modo per spostare la propria curva di domanda verso destra (per esempio offrendo
un servizio migliore o adottando una pubblicità più intelligente), allora è possibile che nel breve periodo realizzi un
profitto.
Di conseguenza altre imprese, meno innovative, subiranno uno spostamento verso sinistra nella propria curva di
domanda.
Nella concorrenza monopolistica l'ipotesi della "facilità di entrata" implica che sia le imprese entranti sia quelle esistenti
possano imitare le azioni delle imprese che ottengono un successo maggiore.
Tutta questa concorrenza non di prezzo è costosa (bisogna pagare la pubblicità, le garanzie, un miglior addestramento
del personale) e tali costi vengono inclusi nella curva ATC di ogni impresa, che si alza di conseguenza.
L’OLIGOPOLIO
L’oligopolio è un mercato dominato da pochi grandi produttori di un bene, o servizio, omogeneo o differenziato.
Un oligopolio può essere omogeneo, se le imprese producono beni o servizi standardizzati, o differenziato, se i prodotti
hanno una qualche differenza tra loro.
Molti prodotti industriali, come l’acciaio, il piombo, il cemento, sono virtualmente prodotti standardizzati, mentre spesso
le imprese che realizzano beni di consumo, come elettrodomestici, prodotti per lo sport, configurano un oligopolio.
A. Lombardi
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Siccome le imprese dell’oligopolio sono poche, esse sono price maker, ma a differenza del monopolista, l’oligopolista
deve considerare le reazioni dei concorrenti ai suoi comportamenti.
Per questo motivo, l’oligopolio è caratterizzato da un comportamento strategico e di interdipendenza reciproca.
Per comportamento strategico intendiamo un comportamento che, per realizzare i propri scopi, tiene conto delle
potenziali reazioni di altri.
Le imprese sviluppano, e attuano strategie di prezzo, localizzazione, pubblicità, per accrescere il volume delle
transazioni, ma siccome hanno pochi rivali esiste interdipendenza strategica: i profitti di ogni impresa non dipendono
solo dalle proprie strategie commerciali, ma anche da quelle dei concorrenti.
Le imprese strategicamente interdipendenti cercano spesso di incrementare i profitti attraverso la collusione, ossia
accordandosi per aumentare i prezzi a danno dei consumatori.
L'interdipendenza strategica - e la possibilità di collusione - è maggiore quando il mercato è fortemente concentrato,
cioè quando una quota rilevante della produzione totale si concentra tra poche imprese di grandi dimensioni.
Le stesse barriere all’entrata che creano il monopolio puro contribuiscono anche alla nascita dell’oligopolio.
Le economie di scala rappresentano importanti barr