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Fin da bambini, quando iniziamo a disegnare, ci insegnano che seguire uno schema,

rappresenta una sorta di limitazione alla nostra naturale tendenza all’espressività.

Tutte le scuole insegnano, fin dalla primissima infanzia, a lasciare esprimere il bambino

liberamente, quasi come se lo schema o la forma geometrica fossero una sorta di

mostro che divora le emozioni racchiuse nel disegno a mano libera.

Purtroppo, questa convinzione è ben radicata nella mente di molti graphic designer, che

rifuggono le “griglie” come se fossero una prigione che limita la creatività.

Giusto per aumentare questa sensazione, la lingua italiana, in ambito grafico, tende a

sostituire la parola “griglia” con “gabbia”. Questo genera un effetto negativo: ci dà l’idea

che si tratti di qualcosa che imprigiona la creatività e conferma, a livello inconscio,

quanto appreso in tenera età.

In realtà le griglie non sono costrizioni. Non sono “gabbie”.

Le griglie, nel graphic design, sono esattamente l’opposto! Sono il campo da gioco

all’interno del quale giocare liberamente. Il foglio bianco da cui partire in modo ordinato.

Sono il punto di partenza di ogni progetto di design.

Molto spesso, invece, molti, troppi designer ignorano una progettazione ordinata

attraverso un utilizzo efficace delle griglie.

Proprio per farti capire l’importanza delle griglie, ho scritto uno degli articoli più

approfonditi di Grafigata (come si usano le griglie nella grafica), in cui cerco di chiarire

per bene l’immenso valore del nostro strumento grafico.

Principio n. 3: usa lo spazio bianco per creare equilibrio

Lo spazio bianco va considerato come un elemento attivo, non come uno sfondo

passivo

– Jan Tschichold

Prova ora a chiudere gli occhi e ad immaginare una canzone priva di pause, in cui tutti

gli strumenti (voce inclusa) battono incessantemente dall’inizio alla fine del brano, senza

mai lasciare respiro al pezzo.

Scommetto che non ci sei riuscito; perché non esiste musica senza pause, suono senza

silenzio e cantato senza respiro.

Esattamente come la musica è fatta di suoni e silenzi, la grafica è fatta di colori e spazi

bianchi, dalla cui unione scaturisce il risultato finale che intendiamo raggiungere.

Gli spazi bianchi, intesi come spazi “vuoti”, aiutano a stabilire equilibrio ed armonia

visiva all’interno di un progetto grafico. Servono a collegare concettualmente vari

elementi tra loro e ad aumentare leggibilità e fruibilità di un progetto.

Imparare a gestire gli spazi bianchi e a sfruttarne le dinamiche è davvero molto

importante per creare design di qualità, perché lo spazio bianco, se usato ad arte, esalta

e non svilisce la forma, le conferisce centralità e dinamica.

Come migliorare nella gestione dello spazio bianco in un progetto?

Il mio consiglio è quello di partire sempre dall’ambito tipografico, dove lo spazio bianco

svolge un ruolo cruciale per garantire una buona leggibilità.

Come scrivo in quest’articolo sullo spazio bianco, nella tipografia, ci sono spazi bianchi

micro e spazi bianchi macro. Quelli macro sono, ad esempio, i margini di una pagina o il

padding in un sito web. I micro, sono cose come crenatura, spaziatura e interlinea,

invece.

Imparare a gestire bene i micro spazi bianchi è già un grande passo avanti. Uno degli

aspetti più difficili nella tipografia, ad esempio, è la gestione del kerning (o crenatura,

cioè lo spazio tra i caratteri in un font). Un aiuto in questa direzione è questo giochino,

Kern Type, che ho scoperto in cui bisogna sistemare le lettere in modo da farle avere il

giusto kerning.

Io ho fatto 92/100, ti sfido a fare meglio! Scrivi nei commenti a questo articolo il tuo

risultato! :)

Un altro metodo per allenare il tuo occhio nella gestione degli spazi bianchi, che ho

trovato qui, è quello di: prendere un progetto di grafica famoso, disegnare l’asse delle x

e delle y, semplificare gli elementi del progetto in forme base, analizzare come questi

elementi sono bilanciati tra loro e infine riorganizzarli tenendo conto degli spazi e delle

relazioni tra di loro.

Il consiglio, in ogni caso, è di fare grande attenzione a come gli spazi vuoti influenzano

gli elementi e gli equilibri e, ancora una volta,per questo, ti rimando al corso Abc graphic

design, dove l’argomento viene trattato nel dettaglio e dove il vuoto si trasforma in una

sorta di alleato.

Principio n. 4: le dimensioni creano gerarchie visive

Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
8 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/17 Disegno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giovanniesp di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Graphic design 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Accademia di Belle Arti di Venezia o del prof Cruciani Fabrizio.