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Spesso l’orientamento tecnico era dettato da quello
economico , e si puntava sulla reali zzazione di arredamento a
basso costo grazie all’introduzione dei macchinari. Tra gli altri
meriti, a questa ditta va ricordata la serie di mobili
componibili UNIT , prodotta per le case degli operai
dell’industria stessa, realizzando la meccanizzazione del 16
mobile per uso domestico, estendendola a interi arredamenti. La componente produzione
fu anche agevolata dalle invenzioni realizzate dalla metà del secolo precedente, tra cui
ricordiamo la macchina da scrivere (1855), la macchina per cucire (1858), l’automobile
(1862), la lampadina elettrica (1879), la fotografia (1888), ecc. Oltre a questo, però, un posto
di rilievo riguarda l’innovazione nei metodi della lavorazione industriale : l’ Europa procedette
con la meccanizzazione dei mestieri più semplici
, come filatura, tessitura, produzione
siderurgica, mentre l’ America prese l’avvio con la meccanizzazione dei mestieri complessi
,
come le linee di montaggio nate per fondere
l’industria in un unico organismo che coordini i
diversi stadi della produzione. La situazione
negli Stati Uniti era diversa: si comprese da
subito che il frazionamento della produzione
in procedimenti parziali e la loro integrazione
era la chiave della produzione contemporanea
di massa, che al di là degli aspetti tecnici si
rifaceva ai principi basilari della divisione del
lavoro. Fu fondamentale l'intervento di una
politica di incremento della produttività che
puntava al “grande numero”, a produrre per un pubblico indifferenziato
. Un altro
atteggiamento decisivo riguarda il distacco dei produttori dalla tradizione e
dall’artigianato, nonchè l’indifferenza rispetto alla letteratura critica d’opposizione
, facendo
della funzionalità, della praticità, del comfort e dell’economicità i valori vincenti dell’industria
americana. In questo contesto, spesso, la componente “produzione” prevaleva su quella del
“progetto”, e la figura di designer e fabbricante erano unite in un’unica persona . Ci si
trova quindi divisi tra due estremi : da un lato l’Europa che si arrovellava ancora sul rapporto
arte-industria, dall’altro il pragmatismo americano in cui la produzione aveva fagocitato
tutto; proprio dal confronto tra questi orientamenti nascono alcune iniziative che ne
realizzarono un’integrazione
.
Dal punto di vista della vendita, si costituirono in Germania grandi cooperative d’acquisto
all'ingrosso , che liberarono definitivamente gli acquirenti e i rivenditori dall’acquisto presso
il produttore, e assunsero il ruolo di mediatore
, per mezzo di fiere specializzate e riviste
tecniche. L’obiettivo era offrire prodotti buoni e a prezzo conveniente
, per stimolare gli
imprenditori a produrre . La Germania divenne uno dei paesi più industrializzati del mondo
,
e le sue esportazioni furono tra le più fiorenti, ma è importante capire quante di queste
operazioni siano da ascriversi alla nascente cultura del design, e quante invece fossero
dovute alla più grezza logica della domanda e dell’offerta. La fragilità della cultura del
design si dimostrò nel 1918, alla fine della Guerra, che mozzò le ali dell’industria tedesca.
Interpretando il conflitto come un prodotto dell’industria, all’interno del Werkbund si diffuse
il concetto di “ritorno all’arte” , di nobilitazione del lavoro artigiano come lavoro di qualità
,
segnando un ritorno al punto di partenza (a Morris e alle Arts and Crafts). Il contributo del
movimento fu fondamentale per la cultura del design, ma questa non sarebbe
sopravvissuta senza episodi meno ideologizzati e più legati alla logica dell’industria, nonchè
collegati alla nascita di nuovi e popolari settori merceologici: l’industria dell’elettricità (AEG)
e quella automobilistica (Ford). 17
La AEG
L'azienda berlinese rappresenta il momento più concreto, coerente e produttivo della storia
del design di quegli anni. Partendo dalla componente produttiva, è necessario evidenziare
come la AEG producesse articoli del tutto nuovi , legati allo sfruttamento dell’energia
elettrica ai fini dell’illuminazione, del riscaldamento, ecc.
L’azienda nasce, agli albori, quando l’ingegnere e industriale Emil
Rathenau (1838-1915) ottenne i diritti di sfruttamento per la
Germania dei brevetti Edison
, e dopo la fondazione di due
società, una di studio, e una di produzione di lampadine, si vide la
nascita della AEG nel 1887 . Un anno dopo la sua nascita, la
produzione si allarga alle dinamo, ai motori elettrici, ai cavi, e a
tutti gli accessori adatti alla produzione di energia elettrica
,
assieme alle reti distributive. Con una logica basata sui criteri
della standardizzazione e della linea di montaggio , il catalogo
è poi velocemente arricchito con ogni sorta di prodotti legati all’elettricità, tecnologicamente
all’avanguardia
. In breve tempo divenne un vero e proprio colosso del settore
elettrotecnico , e potè esportare i suoi prodotti in tutto il mondo
. Ben presto, stabilitosi un
regime fortemente concorrenziale, l’azienda si pose problemi promozionali , evidenziando
la necessità di far conoscere i proprio prodotti
al più vasto pubblico dei consumatori,
unificandoli in maniera inconfondibile per dare
all’azienda un’immagine unitaria e singolare
. Il
compito di consulente artistico venne affidato a
Peter Behrens (1868-1940), che era incaricato
di curare il settore della grafica pubblicitaria
,
ma si dedicò anche al design degli oggetti e
perfino delle fabbriche, che realizzò
successivamente come architetto. L’apporto di
Behrens all’azienda fu magistrale, secondo
quella che lui definirà “riorganizzazione del
visibile” , arrivando a creare una unitaria
immagine aziendale resa possibile dalla sicura scelta di un’ispirazione classicista. Partendo
dal classicismo come conformazione che si addice meglio al prodotto lavorato
meccanicamente
, Behrens affronta in modo nuovo i problemi del design anche come
progettista: il suo obiettivo era recuperare il binomio tra estetica e funzionalità che era
decaduto nell’industria tedesca
, popolata da
prodotti funzionali, a basso prezzo, ma di cattiva
qualità, o da prodotti estremamente accurati nel
disegno, ma deludenti nella funzione. Si trattava
quindi di conciliare le istanze tecniche con quelle
estetiche : Behrens riesce a progettare creazioni
oggettive, eccellenti sia dal punto di vista estetico
che funzionale, che rinunciano alle decorazioni e si
basano su logiche produttive dell’organizzazione
industriale
, articolando pochi elementi in una vasta
18
possibilità di soluzioni per consentire una sufficiente possibilità di scelta. Fondamentale fu il
tema dell’involucro , come struttura che andava a sovrapporsi alle parti più tecniche e
delicate, e che si poneva tanto con problematiche tecniche e di sicurezza quanto con altre
estetiche e di appetibilità
. I prodotti della AEG ebbero largo consenso dal pubblico , grazie
alla corretta impostazione del problema di progetto
, e all’immagine unitaria che caratterizzò
ogni espressione dell’azienda, conferendo ai prodotti un certo senso di solidità e di
sicurezza. Un terzo motivo va attribuito al settore merceologico in cui l’azienda operava: in
un campo di prodotti del tutto nuovi e liberi da vincoli tradizionalisti
, a cui si è potuto
conferire un’artisticità completamente nuova.
Il caso Ford
Henry Ford (1863-1947) raffigura l’emblema del self-made man, e già nel 1896 aveva
costruito da solo un primo modello di automobile. Nel 1903 la fondazione della Ford Motor
Company , che divenne ben presto la maggiore fabbrica al mondo
. Il suo lato di progettista
si inserisce nel contesto americano in cui prevale lo stretto contatto tra forma e funzione ,
con una tendenza al perfezionamento continuo delle macchine senza tenere conto delle
oscillazioni del gusto. Per Ford l’automobile è un prodotto moderno che nasce per
prestare il servizio per cui è prevista : il merito di
Ford non sta nell’aver teorizzato il funzionalismo,
ma nell’averlo tradotto in prodotti tangibili
,
offrendo esempi concreti di questo tipo di estetica.
Si puntava alla creazione e al perfezionamento
di un solo modello che fosse il più possibile
duraturo: l’automobile Modello T fu tenuta in
produzione dal 1908 al 1927, costruita con
materiali di grande resistenza e leggerezza,
rappresentando, dal punto di vista formale, una
riduzione dei modelli lussuosi in commercio. Per la
produzione, si introdusse la celebre catena di
montaggio , rivoluzionando il modo di costruire le varie parti e permettendo di lavorare su
più macchine contemporaneamente
; a queste tecniche si aggiungevano i vantaggi di
utilizzare parti costruite altrove
. In pochi anni, il tempo di assemblaggio di una Modello T
passò da dodici ore a un’ora e mezza, che
equivale a circa un milione di vetture l’anno. In
questo modo l’automobile divenne alla portata
di tutti , adeguando il prezzo alla capacità di
acquisto
. Questo fu possibile anche grazie a una
politica salariale del tutto nuova, con paghe più
alte e meno ore di lavoro
, in modo da intervallare
tre turni di operai e incrementare la capacità
produttiva dell’impianto; l’idea di base era che
se ai lavoratori fosse stata data una maggiore
disponibilità finanziaria e più tempo libero, questi
avrebbero aumentato la domanda sul mercato. La Ford Modello T venne vendu