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2. IL LINGUAGGIO DELL’OSTILITÀ: QUANDO LA POLITICA DIVENTA INCIVILE
1. Breve storia dell'irruzione dell'inciviltà nel discorso politico
Agli inizi del 2016 2 giornalisti del «New York Times», Jasmine Lee e Kevin Quealy, pubblicarono
un articolo dal titolo “Le 199 persone, luoghi e cose insultate da Donald Trump su Twitter: una lista
completa”. Accanto alle accuse rivolte al mondo dei media considerati «fake, faziosi e disonesti»,
si trovano attacchi indirizzati ad altri esponenti politici - accusati di essere corrotti o inadatti a
ricoprire alcune cariche, a esponenti del mondo dello spettacolo e dello sport.
Donald Trump utilizzi il discorso incivile quale strategia di potere finalizzata al self branding.
Questa operazione passa attraverso la costruzione di uno spettacolo politico che lo vede al centro
della scena disintermediata, a partire da Twitter per poi rimbalzare sugli altri spazi digitali e
informativi. Il ricorso all'inciviltà nella comunicazione politica non è certo appannaggio di Trump o
della politica americana. Simone Fontana della testata «Wired Italia» ha approntato un'analoga
lista costruita sui tweet pubblicati da Matteo Salvini. Pur senza essere altrettanto prolifico, anche
Salvini dà sfoggio di un linguaggio aggressivo e talvolta incivile. Tra i suoi bersagli troviamo politici,
giornalisti, professori universitari, associazioni, personaggi dello spettacolo, cittadini e immigrati.
Al contrario di quanto spesso si sente dire circa la recente irruzione del fenomeno dell'inciviltà,
esso affonda le sue radici nel contesto politico in generale. Così, la copertina del volume Rude
Democracy: Civility and Incivility in American Politics di Susan Herbst mostra l'immagine
dell'attacco sferrato nel 1856 dal deputato Brooks al senatore Sumner all'interno del senato a
dimostrazione che l'aggressività, addirittura fisica in questo caso, affonda le sue radici nel passato.
Nel contesto italiano, non si possono non citare i casi dei leghisti che sventolarono il cappio sui
banchi di Montecitorio nel corso di un dibattito sulla corruzione nel 1993 e gli esponenti del M5S
che portarono in aula l’apriscatole per «aprire come una scatoletta di tonno il Parlamento».
Vale inoltre la pena prestare attenzione al ruolo giocato dalla televisione nella diffusione del
fenomeno. Nel fare ciò è inevitabile ricordare il famoso testo di Neil Postman Amusing Ourselves
to Death, pubblicato nel 1985, che ci metteva in guardia sulla natura dei prodotti offerti dalla
televisione - definiti junk television - e sulle inevitabili conseguenze negative esercitate sul discorso
pubblico. La sua preoccupazione era legata non tanto all'offerta della TV spazzatura, quanto alla
possibilità che la televisione andasse oltre quel tipo di offerta e si presentasse come un'importante
occasione di conversazioni culturali. Una pretesa di difficile realizzazione in presenza di aspettative
del pubblico ormai decisamente collocate sul versante dell'intrattenimento e coltivate dallo stesso
mezzo televisivo. La moltiplicazione dell'offerta televisiva complica ulteriormente la situazione.
Infatti, allorché la competizione tra le emittenti televisive diventa sempre più forte e si afferma una
modalità di offerta narrowcasting, lo spettacolo della contrapposizione politica, dello scontro e
dell'aggressività verbale diventa un mezzo per richiamare l'attenzione dei telespettatori.
Sulla stessa lunghezza d’onda si collocano gli studi che analizzano il fenomeno dell'outrage, inteso
come estremizzazione dell'inciviltà nel contesto televisivo. Si tratta di due fenomeni decisamente
prossimi, tant'è che si sostiene che «l'oltraggio è inciviltà scritto in grande», esso viene definito
come una particolare forma di discorso politico che ha come obiettivo quello di attivare riposte
viscerali (rabbia, giustizia, paura, indignazione morale) da parte dell'audience attraverso l'uso di
generalizzazioni, sensazionalismo, informazioni distorte o chiaramente inaccurate, attacchi ad
personam, verità parziali sugli avversari. Se un tempo l'obiettivo dei grandi network generalisti era
quello di evitare di offendere parti di pubblico per contenere eventuali defezioni dei telespettatori,
oggi, con audience di minori dimensioni ma fortemente polarizzate, l'eventualità dell'offesa non è
più un problema e, addirittura, può trasformarsi in un asset.
Herbst afferma che l'inciviltà è nell'occhio di chi guarda, sostenendo l'impossibilità a definirla.
Inciviltà come cattiva educazione: una prospettiva essenzialista
Inciviltà intesa come mancanza di rispetto che si esprime, nei confronti dell'individuo o, meglio,
nella negazione del suo desiderio di mantenere la propria immagine. L'inciviltà viene vista anche
come una forma di controllo sull'altro, un tentativo di «diminuire il valore della persona attaccata e,
forse, aumentare il proprio». Essa viene ricondotta «alla scortesia o alla maleducazione che
violano alcuni standard condivisi di comportamento della società».
Inciviltà come deliberazione: una prospettiva costruttivista
Un confronto o un dibattito possono essere particolarmente accesi e conflittuali senza per questo
essere incivili. Se il confronto è tra opinioni diverse, espresse e difese anche in termini accesi, non
si scivola in una situazione definibile incivile, al contrario: una «democrazia sana presuppone e
richiede animati confronti tra differenti punti di vista». Si scivola nell'inciviltà, invece, quando non si
«rispettano le tradizioni collettive della democrazia e si mettono in atto comportamenti che
minacciano la democrazia, negano alle persone la loro personale libertà e stereotipizzano gruppi
sociali». Oppure, quando la discussione si caratterizza per la presenza di «un tono irrispettoso nei
confronti del forum di discussione, dei suoi partecipanti e dei suoi argomenti». Un'ulteriore
specificazione viene offerta da Patricia Rossini che introduce una differenziazione tra inciviltà e
intolleranza. A suo avviso, «una vera minaccia per la democrazia si ha con il discorso intollerante,
nel quale gruppi di persone sono attaccati in modo da minacciare il pluralismo democratico».
Inciviltà come retorica discorsiva: una prospettiva funzionalista
Infine, Ashley Muddiman distingue tra un'inciviltà a livello personale e un'inciviltà a livello pubblico:
la prima si colloca nel contesto della buona educazione, la seconda in quello della deliberazione.
Entrambi i tipi di violazione delle norme siano percepiti come incivili sebbene l'inciviltà a livello
personale sia considerata più incivile di quella a livello pubblico. I cittadini, infatti, hanno reazioni
diverse di fronte alle manifestazioni di inciviltà: le giudicano meno gravemente se esibisce un
comportamento incivile un esponente del partito al quale aderiscono, più gravemente se, invece, a
essere incivile è stato un esponente di un altro partito. Analogamente, i soggetti mitigano il loro
giudizio negativo se la manifestazione di inciviltà rimanda a un punto di vista da loro condiviso.
«Gli attori politici utilizzano la civiltà e l'inciviltà in modo strategico», esibendosi in comportamenti
che ritengono possano mobilitare e attivare i propri sostenitori.
Le mille sfumature dell'inciviltà politica
Gli approcci delle ricerche si differenziano in relazione al protagonista dell'atto di inciviltà, che può
essere un soggetto appartenente all'élite politica o un cittadino comune. Sul primo fronte si
collocano tutte le ricerche che hanno studiato l'inciviltà dei parlamentari, dei candidati impegnati in
campagna elettorale e dei presidenti eletti. Sul secondo fronte, invece, quelle che hanno studiato
l'inciviltà da parte degli utenti online, coinvolti in gruppi di discussione e in commenti alle news.
Accanto a questi approcci si colloca quello che assume come oggetto di studio la percezione
dell'inciviltà da parte dei cittadini o degli stessi utenti coinvolti in manifestazioni di inciviltà nel corso
della loro presenza online. L'insulto, il sarcasmo, l'uso di volgarità, l'attacco alla reputazione,
l'accusa di mentire, il ricorso a stereotipi di genere, razza e religione, il mancato riconoscimento
dell'interlocutore, l'hate speech, l'omofobia e la diffusione di informazioni false sono tutti considerati
espressione di inciviltà. Una buona sintesi è quella che riconduce gli indicatori più utilizzati a 3 aree
tematiche: inciviltà espressiva: ricomprende attacchi personali, insulti e nomignoli come
«Obamabots» - per riferirsi ai sostenitori di Barack Obama - o «Gretina» - per definire con
disprezzo Greta Thunberg. Possono essere ricomprese le manifestazioni incontrollate di rabbia o
di dissenso e derisione; inciviltà discorsiva: rimanda a quelle forme che mirano a escludere dalla
discussione alcuni soggetti negando la possibilità del confronto attraverso interruzioni continue e il
rifiuto ad ascoltare; e inciviltà ingannevole: include il ricorso intenzionale alla menzogna, l'accusa
di utilizzare menzogne, l'uso di un'argomentazione basata su teorie infondate e mistificatorie.
Ricerche su ciò che i soggetti ritengono classificabile come incivile nel comportamento di un
politico. La più convincente è quella condotta negli Stati Uniti dove, a partire dall'analisi del
coverage giornalistico di alcuni eventi politici, sono state prima individuate 24 forme di dichiarazioni
e poi sono state sottoposte agli intervistati affinché vi distinguessero le dimensioni presenti
(personale e pubblica). Lo studio ha fatto emergere come gli individui ritengano che entrambi i tipi
di violazione delle norme siano incivili. Lo stesso studio evidenzia, però, come le forme di inciviltà a
livello pubblico siano considerate meno incivili di quelle a livello personale, nel senso che
«insultare un altro politico può essere considerata un'offesa maggiore di quella del bloccare il
processo legislativo. Indicazioni ancora più precise in merito a ciò che i cittadini considerano
incivile nel comportamento di un attore politico provengono da una ricerca che esortava gli
intervistati a offrire esempi di comportamenti incivili a livello sia personale sia pubblico.
Gli intervistati sono stati molto più propensi a fornire esempi di inciviltà a livello pubblico (61%) che
a livello privato (21%). Tra le conferme vi è l'attribuzione di inciviltà a comportamenti come l’attacco
personale, le bestemmie, le urla e