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CHRISTALLER - GERARCHIE DI CITTÀ
Sia la teoria di Weber che quella di Von Thunen ci fanno capire che la città industriale andava ad assumere rispetto all'intorno e allo scambio vicendevole che legava le diverse aree, delle nuove funzioni. La città interpretava sempre di più un magnete attraente caratterizzata da forze centripete e centrifughe. L'importanza che la città industriale andava ad assumere rispetto l'intorno e lo scambio vicendevole che legava le diverse aree, fu tematica affrontata da molti studiosi sin dai primi decenni dell'Ottocento e diverranno in seguito centrali nell'indagine geografica di stampo funzionalista. Dagli anni '30 del Novecento appare sempre più evidente come la città stesse trasformandosi in un centro raccolta di persone e di attività di diversa tipologia, in un magnete prepotente che per il suo naturale sostentamento aveva bisogno di risorse dall'intorno.quale offriva in cambio beni e servizi. Anche se la Geografia funzionalista approfondì queste tematiche soprattutto negli anni '50 e '60 del secolo scorso, la sua tipologia d'analisi fu anticipata negli anni '30, quando per la prima volta si parlò di "funzioni banali" per indicare quei beni e servizi offerti alla popolazione urbana, e di "funzioni specifiche e basilari" per quelli capaci di attirare popolazione anche extraurbana allargando, così, l'ambito gravitazionale e d'influenza della città sull'intorno. Ovviamente, queste ultime formavano l'apparato industriale e terziario che, assieme, costituivano la base economica urbana. Un'analisi schematica, quasi astratta che riduce la città a struttura dotata di funzioni che, evolvendosi, intrattiene relazioni con l'intorno.
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La città veniva concepita come un polo generatore di movimenti centrifughi e centripeti
E attorno ad esso si estende l'intorno, cioè il territorio gravitante sulla città governato dalle funzioni urbane. Al di là dell'intorno si estende invece l'ambiente esterno. I beni e le prestazioni prodotte nella città e dirette a soddisfare i bisogni della popolazione costituiscono le funzioni banali, quelli dirette alle popolazioni dell'intorno e dell'ambiente esterno sono le funzioni basilari. Tanto più sono estesi gli intorni e l'ambiente esterno e quanto più è consistente la mole di beni e servizi che la città invia loro, tanto più è elevato il livello funzionale della città. Ovviamente le funzioni specifiche e basilari formano l'apparato industriale terziario che assieme costituiscono la base economica urbana. Inoltre, la distinzione tra funzioni banali e basilari permetteva di mettere a confronto diversi gruppi di città, anche di un solo paese e stilarne una.
gerarchia riferita alla base economica, ma anche alla capacità di gestire le relazioni inter-intra spazio urbano, per cui i beni e servizi prodotti dalla città possono essere ripartiti in tre gruppi in base al loro destinatario: popolazione urbana (centro città), popolazione dell'intorno o ambiente esterno. In sostanza si potrebbe immaginare un nucleo dove vive la popolazione urbana e due corone, intorno e spazi esterni. Il peso di una città non è tanto espresso da ciò che essa produce per i propri abitanti, ma dall'offerta di beni e servizi che rivolge all'esterno; infatti, è da questa offerta che traggono alimento le relazioni tra la città e l'esterno. Tanto più l'offerta è alta, tanto più le relazioni sono ampie, tanto maggiore è l'incidenza che la città esercita sulla vita della regione a cui appartiene e sulle relazioni intra-regionali. Questa distinzione trafunzioni era già presente negli anni '30 e il modello di riferimento è senz'altro quello della teoria di Walter Christaller del 1933.
Il termine località centrale esemplifica perfettamente la città e il ruolo funzionale centrale svolto in un dato spazio, ambito gravitazionale a livello regionale. La centralità data da Christaller alla città è attribuita ai beni centrali (es. trattori, macchinari vari) e ai servizi centrali (es. strutture ospedalieri specializzati).
Christaller fu il primo a costruire un modello interpretativo delle funzioni terziarie capace di spiegare l'organizzazione delle reti di città rispetto ai servizi da esse prodotte.
La centralità di un centro urbano è data, quindi, dal rapporto tra i servizi offerti da un dato luogo (per i residenti e per gli abitanti delle regioni complementari) e i servizi di cui, comunque, i residenti hanno bisogno. Le città dotate di
Elevata centralità sono in grado di fornire un alto numero di servizi al residente, mentre, viceversa, quelle caratterizzate da una bassa centralità sono in grado di offrire un basso numero di servizi alla loro popolazione interna. Christaller individua cinque ordini di regione classificate in base al rango dei servizi offerti e tanto più è estesa l'area, tanto più è estesa l'area di gravitazione.
Secondo questa teoria la località centrale è il punto focale rispetto a una determinata gerarchia delle funzioni che vengono insediate. Possiamo dire di un agglomerato urbano che non coincide perfettamente con la città, la sua grandezza non coincide con il valore demografico. La distribuzione delle aree di mercato o regioni complementari corrisponde a una struttura a nido d'ape con il centro corrispondente al centro di un esagono. Per ogni centro di ordine superiore esiste in cascata una pluralità di
centri di ordine inferiore fino al livello più basso corrispondente al villaggio di cui esiste DEBORAH MEDICI 45 un numero più elevato e in cui si producono beni di più limitata portata, cioè la distanza massima che una popolazione è disposta a percorrere per acquistare un determinato bene.
In questa teoria acquistano grande importanza le regioni complementari, quelle aree servite da una località centrale per cui quelle relative ai centri superiori sono estese e si sovrappongono a quelle complementari connesse ai centri di grado inferiore.
La città viene quindi descritta, modellizzata e concettualizzata e diventa un'astrazione dello spazio geografico, diventa una superficie uniforme e omogenea.
In base alle funzioni urbane è possibile erigere una piramide gerarchica, avente alla base quelle banali e al vertice quelle basilari.
FUNZIONALISMO
Un geografo che è stato capace di sintetizzare tra il funzionalismo geografico il possibilismo,
è stato fondamentale per comprendere le dinamiche spaziali e le interazioni tra gli esseri umani e l'ambiente circostante. La geografia umana si concentra sullo studio delle relazioni tra le persone e il territorio, analizzando come le caratteristiche fisiche e culturali di un luogo influenzino le attività umane. Secondo Edward Ullman, il contributo intellettuale della geografia umana può essere sintetizzato nei concetti di sito e situazione. Il sito si riferisce alle caratteristiche fisiche e concrete di un luogo, mentre la situazione riguarda l'influenza che un'area ha su un'altra. Nel concetto di sito, si pone l'accento sulle relazioni uomo-ambiente e si studiano le interazioni verticali. Questo approccio, chiamato possibilismo, considera come le caratteristiche fisiche di un luogo influenzino le attività umane. D'altra parte, la situazione si concentra sulle relazioni tra aree e si parla di scienza delle relazioni spaziali. In questo caso, si analizza come un'area e i suoi fenomeni influenzino un'altra area. Negli anni '50 è emerso il funzionalismo, che ha sostituito il concetto di territorio con quello di spazio. Il funzionalismo si è diffuso negli anni '60 e '70, ma ha iniziato a essere criticato. Questo approccio ha permesso di analizzare le relazioni tra aree, ma ha accantonato il rapporto uomo-ambiente e ha considerato lo spazio come un'entità astratta. Nonostante le critiche, lo studio delle relazioni spaziali e delle interazioni tra le persone e l'ambiente rimane un aspetto fondamentale della geografia umana.si concentra sulla struttura territoriale e sulla relazione con altre aree.DEBORAH MEDICI 46
Il rapporto che la città intrattiene con il territorio circostante diventa portante nell'indagine funzionalista definito strutturalismo geografico in virtù delle assonanze con la corrente di pensiero che si sviluppò in quegli anni soprattutto in ambito linguistico e psicologico.
Il funzionalismo va a guardare la città come una struttura territoriale, indagabile perché la realtà è evidente, oggettiva, descrivibile, conoscibile in virtù della possibilità di poterla ridurre e quindi conoscere in maniera esaustiva attraverso una logica causa-effetto (precetti cartesiani). Il funzionalismo fa capo proprio a questa corrente razionalista che si rifà ai precetti cartesiani. I concetti cari a questa analisi sono:
- Localizzazione: perché un centro abitato si posiziona in un dato punto della superficie terrestre e da
Quale processo prende vita per poi crescere?
Distribuzione: per quali forze un complesso industriale si è insediato su un territorio connotandone le funzioni.
Concentrazione: come e perché determinati elementi si sono addensati in un'area, come ad esempio perché un complesso di industrie si sia concentrato in uno spazio generando un distretto industriale.
La città funzionalista è una città razionale che viene quindi studiata attraverso una visione razionalista che non analizza soltanto il movimento ma anche le reti sulle quali questo movimento di relazione tra città e aree circostanti si va a creare. Si tratta di un movimento fatto di informazioni, prodotti e persone che si muovono dando vita a dei nodi quali punti di convergenza e smistamento dei flussi che si vengono a creare.
Secondo il Funzionalismo il territorio è, quindi, una struttura, un campo magnetico che governa l'intorno fatto di aree dominanti e fulcri.
rappresentabile attraverso modelli spaziali che ne semplificano e generalizzano le proprietà funzionali.
PERROUX – TEORIA DEL POLO INDUSTRIALE
Proprio per cercare di capire come la città, con la sua capacità polarizzante elargita dalle funzioni industriali, riuscisse ad influenzare l'intorno circostante e la sua organizzazione, Perroux, durante gli anni '50 del Novecento - momento storico e sociale assolutamente particolare per la crescita industriale che produsse concentrazioni demografiche senza uguali nella Storia - elaborò la teoria del polo industriale, anche detta "del polo di sviluppo".
La teoria di Perroux cercò di analizzare come questa crescita dell'urbe industriale fosse sorretta dalla polarizzazione di diverse industrie, la cui funzione trainante - intra e interurbana - era esercitata dall'industria motrice caratterizzata da attività manifatturiera.
L'indagine di Perroux si concentrò
sugli effetti prodotti dall'industria motrice sulle attività della città e del suo hinterland, ed osservò che l'industria motrice pur richiedendo risorse per la sua produzione, offriva lavoro - quindi introito - favorendo così l'insediamento di altre industrie e attività che davano vita a qu