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La ratifica italiana della Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale
In Italia la ratifica è avvenuta nel 1977. Il primo sito culturale è entrato nella lista nel 1979 ed è stato l'arte rupestre della Valle Camonica. I siti naturali in Italia sono più recenti: il primo è del 2000 (Isole Eolie).
Regioni in cui non è presente alcun patrimonio Unesco culturale: Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria. Perché? Probabilmente il divario Nord centro-Sud è imputabile alla pigrizia dei governi locali.
PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE: è un ampliamento dei tipi di patrimonio e tutela folclore, tradizioni, lingue e elementi non materiali che caratterizzano una cultura locale. L'Italia ha ratificato nel 2007 e ha ben 8 patrimoni immateriali.
MAN AND THE BIOSPHERE: è un programma sempre UNESCO di carattere scientifico che protegge e studia ecosistemi attraverso la cooperazione scientifica. Nel 2018
Sono state inserite nella lista UNESCO 668 biosfere in 120 paesi. I geo parchi sono 127 (dato del 2018). In Italia, in 40 anni sono state istituite 15 riserve. Anche in questo caso l'Italia meridionale è meno rappresentata.
AZIONI E POLITICHE EUROPEE culturale heritage
L'Europa ha dato impulso alla tutela e valorizzazione del con il Trattato di Maastricht del 1992; il trattato dedica l'intero Titolo XII al tema del patrimonio, tuttavia è più tardi che si vedono i primi programmi concreti.
Dal punto di vista legislativo la materia beni culturali è stata normata a livello europeo solo sul reato di esportazione illegale di beni culturali, mentre per il patrimonio ambientale abbiamo due leggi, la Direttiva Uccelli e la Direttiva Habitat. Per il resto ci sono diverse linee guida e raccomandazioni.
Un cambio di rotta è avvenuto prima con Culture 2000 poi con vari strumenti successivi fino a "Europa 2020" che ha generato una nuova
sensibilità sul patrimonio culturale visto come volano economico e quindi strategico per lo sviluppo delle nazioni. Le strategie sono due: 1) FONDI STRUTTURALI DESTINATI ALLO SVILUPPO DELLE REGIONI IN RITARDO PER riconvertire le aree in declino (svantaggi urbani, disoccupazione, agricoltura etc) 2) FINANZIAMENTI SPECIFICI SULLA CULTURA Culture 2000 è stata la prima strategia che ha messo in essere l'articolo 167 del Trattato di Maastricht incentivando la cooperazione delle nazioni su obiettivi culturali (musica, letteratura, forme espressive, beni immobili). Europa 2020 è la strategia che ha cambiato in modo più incisivo la prospettiva dell'Europa nel programmare e progettare strumenti di promozione culturale. Mapping Report In primis La Commissione Europea ha realizzato il che risposta leggi e possibilità di finanziamento in modo organico. 4 Programmi e finanziamenti sono divisibili in 4 aree: culturale, generalista, specifico, trasversale. Ciòche è interessante osservare è che il patrimonio culturale (materiale, immateriale) è preso in considerazione anche a livello di diversi programmi non strettamente legati ai beni culturali. Esempi: Istruzione con Erasmus plus, Ricerca e Innovazione (digitalizzazione biblioteche e monumenti), Cittadinanza (gemellaggi fra città e loro patrimoni). LE CAPITALI EUROPEE DELLA CULTURA: UN ESEMPIO DI SUCCESSO Tra i programmi/finanziamenti di tipo culturale una particolare attenzione va data al Creative Europe programme 2014-2020, che è il "contenitore" nel quale si trova il progetto o come noi diciamo nella nostra lingua, il progetto CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA. NB: fino al 1999 si parlava di Città Europea della Cultura. Obiettivo è la promozione del patrimonio e dell'intercultura, è stata un'opportunità di riqualificazione delle città. Quando nasce l'iniziativa? Nascenel 1985 grazie all'allora ministro della cultura greco Melina Mercuri, con lo scopo di promuovere il patrimonio e il dialogo interculturale. Obiettivi di secondo tempo sono: - costruzione di una identità europea - cooperazione con organizzazioni artistiche nazionali ed estere - nuova immagine di città in un'ottica turistica e culturale (european rebranding scrive Clarck nel 2010) Va detto che le prime città ad avere lo status di città europea della cultura furono le città d'arte come Firenze o Amsterdam e le attività erano legate a festival culturali. Ma nel 1990 fu scelta Glasgow, città industriale, e fu la svolta del progetto perché si capì che anche città non già famose per il patrimonio artistico potevano essere faro culturale e riqualificarsi grazie al progetto, soprattutto in un'ottica di lungo periodo e soprattutto nel settore del turismo culturale. Dunque, diventare capitale.La designazione di una città come Capitale Europea della Cultura significa rilanciare l'immagine della città e farla conoscere sul territorio europeo e non solo.
Dal 2005 non è più solo la Commissione europea a decidere, ma più istituzioni di concerto. Le regole di selezione sono state più volte modificate anche perché il successo dell'operazione nel tempo ha stimolato le città a candidarsi.
Oggi la selezione avviene con una call nazionale di ciascuno stato, sei anni prima dell'anno scelto. L'organo preposto, in genere il ministero della cultura o equivalenti, nominano commissioni indipendenti per la scrematura e propongono le selezionate alla giuria europea che con il supporto della Commissione sceglie la capitale (in verità quasi sempre due).
La nomina avviene 4 anni prima, tempo necessario alla città di mettere in moto la grande macchina amministrativa, organizzativa, pragmatica. A fine svolgimento dell'anno in cui si è
capitali della cultura è possibile avere il premio in denari dall'Europa, il premio melina Mercuri.
NB Nel 2020 ci sono state 9 capitali europee della cultura
ITALIA: nel 1986 Firenze è stata Città Europea della cultura. Ne 2000 Bologna, nel 2019 Matera sono state Capitale Europea della cultura.
La città nominata riesce a veicolare su di sé un grande budget escludendo quello messo a disposizione dell'UE, che viene erogato comunque a fine anno dopo valutazione attenta. In media l'UE finanzia 1,5 milioni di euro, mentre il budget speso dalla capitale è in media di 50 milioni di euro.
NB - 2018 ANNO EUROPEO DEL PATRIMONIO CULTURALE
6 CAP 2 IL CONCETTO DI BENE CULTURALE: l'evoluzione in Italia
In questo capitolo si farà un breve excursus della legislazione fino al 2020 riguardanti i beni culturali.
La prima legge in materia di protezione artistica, e catalogazione di oggetti di arte e antichi è il testo del 1820 (editto del
cardinale Pacca). È importante perché introduce il concetto di catalogazione che, come vedremo, sarà ripreso in più momenti ma attuato in modo sistematico solo recentemente.
1948 - Giungendo con un gran balzo al periodo repubblicano, va menzionato l'articolo 9 della Costituzione (la Costituzione rientrerà in gioco nella materia anche con la modifica del Titolo V sul rapporto Stato-Regioni). L'art 9 della Costituzione inserisce il PRINCIPIO di sviluppo della cultura, tutela di paesaggio e patrimonio.
ANNI '60 - Va nominata poi la Commissione parlamentare Franceschini che non ebbe seguito, ma che introdusse degli elementi che saranno poi ripresi nella legge successiva, il Testo Unico sui beni culturali del 1999.
La Commissione parlamentare Franceschini degli anni '60 introduce il termine BENI CULTURALI* che estendono l'area semantica di bene e cultura sia a oggetti che a beni immateriali, quindi musica, come patrimonio librari.
arti tecniche e lingue come statue e quadri. *Questa estensione la ritroviamo nel concetto di patrimonio culturale del Codice del 2004. 1975 viene creato un Ministero ad hoc, il Ministero per i beni culturali e l'ambiente (cultura e ambiente cammineranno di pari passo strettamente legati). Questo ministero, voluto dal governo Spadolini, fu un passo nei principi, stimolò la forma mentis per altre leggi, ma per molto tempo ebbe un effetto di isolamento della materia ormai distaccata. Il ministero nacque con l'intento di avere un organismo preposto allo sviluppo economico del settore. Dal punto di vista amministrativo poi, le Regioni ebbero già da subito alcune competenze. Nel 1986 con la Finanziaria fu fatto il progetto Giacimenti culturali per applicare l'informatica alla catalogazione del patrimonio, con risultati però deludenti. 1997 Leggi Bassanini: diedero più potere alle regioni con varie deleghe in materia, mantendo allo Stato lacompetenza di tutela dei beni c.1998 TESTO UNICO DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI; legge che riorganizza altre leggi in materia.
2001- TitoloV modifica costituzionale; allo Stato spetta la tutela, agli enti locali spetta la valorizzazione.
2004 viene emanato il nuovo CODICE DEI BENI CULTURALI (che abroga il testo Unico del 98)
2013 - il Ministero cambia demoninazione e diventa MIBACT, Ministero dei beni e delle Attività culturali e del Turismo
IL CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO DEL 2004 (CODICE URBANI), insieme alla precedente istituzione di un ministero ad hoc, rappresenta lo step più importante, l'apice dell'evoluzione legislativa perché sancisce principi e permette l'articolazione di competenze di intervento diretto fra enti locali e uffici distribuiti delle soprintendenze.
Principi:
- inalienabilità dei beni divieti (esportazione, manomissione)
- concetto di patrimonio paesaggistico inserito nella categoria di patrimonio