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ABERRAZIONI DI NUMERO AUTOSOMI
• Sindrome di Down/Trisomia 21: è la più comune aberrazione cromosomica e la più
frequente forma di ritardo mentale nella specie umana (1/750 nati vivi); la frequenza aumenta
con l’aumentare dell’età della madre.
Essa è dovuta per il 95% dei casi ad una non-disgiunzione meiotica (in meiosi I o II) di un
cromosoma 21 durante la gametogenesi, che è quasi sempre quella materna (ovogenesi), motivo
per cui correliamo la causa della sindrome di Down all’età materna.
Nel 4% dei casi è legata ad una traslocazione robertsoniana del cromosoma 21, che viene ad
attaccarsi ad un altro cromosoma acrocentrico, per cui la conta totale dei cromosomi è 46 ma la
massa cromatinica del cromosoma 21 è rappresentata 3 volte:
spesso si verifica de novo ma può anche essere trasmessa da
uno dei genitori nel quale è presente una traslocazione
bilanciata.
Infine, l’1% circa degli affetti ha un mosaicismo cromosomico
per non-disgiunzione mitotica post-zigotica (analizzando i
genitori non troviamo niente perché l’errore è avvenuto dopo il
concepimento), con la presenza di una linea cellulare a
cariotipo normale e una con trisomia 21: questi pazienti
possono presentare un quadro clinico con segni più sfumati, ed
esso dipenderà da quante e quali cellule hanno la trisomia.
I sintomi clinici più generali sono: ritardo mentale che aumenta con l’età (Alzheimer dopo i 35),
ipotonia muscolare, bassa statura e arti corti, tratti tipici del viso, spesso sterilità, più a rischio di
leucemia e patologie autoimmuni. Il riconoscimento della sindrome non è legato ad uno di questi
sintomi, ma alla presenza di combinazione, diversa per ogni caso, di alcuni di essi.
L’analisi citogenetica del cariotipo è l’unico esame che può dare una diagnosi certa: viene
eseguito dopo la nascita su una coltura di linfociti del sangue periferico o in epoca prenatale, nel
primo o nel secondo trimestre di gravidanza, su colture di cellule derivate dai villi coriali o dal 208
liquido amniotico. I tre cromosomi 21 sono ben visibili a livello di cariotipo.
La sopravvivenza è migliorata e supera i 50 anni; non esiste trattamento farmacologico.
• Sindrome di Edwards/Trisomia 18: anch’essa può essere compatibile con la vita (1/8000 nati
vivi), ma meno della trisomia 21, perché la maggior parte delle volte vi è un aborto spontaneo
(90%). Spesso si ha una trisomia libera del cromosoma 18, talvolta in mosaico o da
traslocazione, e può anche associarsi ad altre aneuploidie. Gli affetti presentano varie
malformazioni: cranio, orecchie, piedi, mani, ma anche malformazioni cardiache, delle vie
urinarie e dell’apparato digerente. A causa di questa, il 30% dei pazienti muore entro il primo
mese di vita, e solo il 10% sopravvive oltre l’età di un anno con un severo ritardo dello sviluppo
psicomotorio. La causa della sindrome è una non-disgiunzione della meiosi II che può portare
ad avere per il 50% un gamete disomico e per il 50% uno nullosomico: se un gamete normale
feconda il gamete disomico si ha la trisomia 18.
• Sindrome di Patau/Trisomia 13: è ancora più rara (1/10.000 nati
vivi), spesso dovuta ad una trisomia libera del cromosoma 13, talvolta a
traslocazione o più raramente a mosaicismo.
• Sindrome di Cri du chat: anomalia di struttura che vede una
delezione delle regioni 15.3 e 15.2 del braccio corto del cromosoma 5;
queste microdelezioni (individuabili con la tecnica CGH) causano un
danno molecolare proporzionale al numero di geni che vengono persi.
Anche questa sindrome è caratterizzata da un grave ritardo mentale. A
livello di cariotipo una delezione di questa grandezza è borderline, si è
al limite della potenza risolutiva del cariotipo, spesso utilizzate
anche tecniche complementari come la FISH, tecnica molto usata in
citogenetica e in diagnosi prenatale sia per confermare i dati del
cariotipo, sia per vedere patologie/alterazioni che non possono essere
viste/studiate con il cariotipo. In questa metodica, vengono utilizzate
sonde specifiche per le varie alterazioni, ad esempio per la delezione
tipica del Cri du Chat.
ABERRAZIONI DI NUMERO CROMOSOMI SESSUALI:
se avviene un problema di non-disgiunzione meiotica si
può generare un gamete con 2X e uno con 0X, e dopo la
fecondazione porteranno rispettivamente ad una femmina
con triploX e un’altra monoX (Sindrome di Turner), e ad
un maschio XXY (Sindrome di Klinefelter) o OY (non
compatibile con la vita).
Nella sindrome di Klinefelter (47, XXY) si arriva spesso
✓ alla vita (50% delle gravidanze giunge a termine) con
qualche problema ormonale, ma gestibili
e assolutamente compatibili con la vita. Colpisce solo il
fenotipo maschile (statura alta, azoospermia ma
intelligenza quasi normale); si possono fare esami di
laboratorio, ma la conferma della diagnosi può essere data solo dall’analisi del cariotipo; vi è
una terapia farmacologica (testosterone). Questa trisomia non è dovuta all’aumento dell’età
materna, ed è causata dalla non-disgiunzione della prima divisione meiotica paterna per il 209
50% dei casi (spermatogenesi).
Trisomia dell’X (47, XXX): il 70% delle gravidanze giunge al termine, mentre i nati vivi
✓ presentano statura alta e normale intelligenza e attesa di vita. É causata da una
non-disgiunzione nella seconda divisione meiotica materna e correla con l’età materna.
Sindrome di Turner (45, X0): colpisce il sesso femminile e riguarda la parziale o totale
✓
assenza di un cromosoma X. Nell’80% dei casi dipende da un errore nella spermatogenesi e non
correla con l’età dei genitori. In rapporto all’eterogeneità del genotipo, il fenotipo si manifesta in
modo molto variabile. É l’unica monosomia compatibile con la vita, ma il 98% dei feti va
incontro ad aborto spontaneo. Un basso livello di mosaicismo somatico Turner, inferiore al 2%, è
di normale riscontro nella popolazione.
Altre tecniche oltre all’esame del cariotipo
La FISH (ibridazione fluorescente in situ) è un esame complementare al cariotipo, che può
confermare un cariotipo o permettere una diagnosi in caso di sospetto. Si usa, ad esempio,
perdiagnosticare la sindrome di Cri du chat, perché con il classico
cariotipo non si vedrebbero le microdelezioni, sono troppo piccole.
Si disegnano sonde locus-specifiche, complementari alla regione che
vogliamo ibridare, queste si legano e rileviamo il segnale: se si ottiene
solo un segnale si ha una monosomia. Il vantaggio è che la sequenza
può essere vista sia in metafase che in interfase, mentre lo svantaggio è
che si rileva solo la sequenza di interesse, non fornisce informazioni sul
resto del genoma.
Una tecnica ancora più ad alta risoluzione, e soprattutto ad ampio spettro, è la CGH (cariotipo
molecolare), che permette di valutare l’acquisizione o la perdita di materiale genetico con una
più alta risoluzione (fino a 5000 pb), quindi si riesce a “zoommare” di più. (Permette di vedere
micro-delezioni di 1 Mb).
In essa, si comparano le cellule del paziente con cellule di riferimento, quindi si comparano i due
DNA (uno di controllo e uno malato) con una risoluzione molto più superiore sia al cariotipo che
alla FISH: i due genomi vengono marcati con due fluorocromi diversi (rosso per il malato e verde
per quello normale) spottando sul vetrino delle sonde; se si ottiene il colore giallo in array
significa che la regione è presente in entrambi i genomi; se invece nel cariotipo sono presenti
delezioni o duplicazioni, ci sarà rispettivamente un maggior segnale rosso o verde (reazione di
ibridazione “competitiva”). 210
Il cariotipo molecolare permette di valutare tutti i cromosomi ma non di capire dove è
posizionato un cromosoma, non vede traslocazioni; spesso quindi viene usato in maniera
complementare al cariotipo (che dà informazioni importanti su trisomie, traslocazioni o inversioni),
mentre questa tecnica, grazie alla più alta risoluzione, permette di analizzare meglio
microduplicazioni o microdelezioni (tantissime nel genoma).
Generalmente, le patologie cromosomiche correlano con l’età materna, ad eccezione delle
anomalie dei cromosomi sessuali e dell’acondroplasia.
Riassumendo, le tecniche che possono servire sono il cariotipo, la FISH e la CGH: per le prime
due si ha bisogno della coltura di 20 giorni (lavorazione citogenetica), per la CGH no (biologia
molecolare), basta estrarre il DNA.
DIAGNOSI PRENATALE
La diagnosi prenatale è l’insieme di tecniche strumentali e di laboratorio, finalizzate alla
identificazione di eventuali patologie prima della nascita. C comprende test genetici, clinici,
ecografie, etc. Non vi è una linea guida standard da seguire in ogni diagnosi prenatale, bisogna
vedere e valutare diverse cose, è complesso.
Viene eseguita quando c’è il rischio di patologie cromosomiche (per età materna o per aborti
spontanei precedenti) o se è nota la presenza di mutazioni cromosomiche nei genitori e si
vuole vedere se sono state ereditate dal feto.
In una diagnosi prenatale non si cercano mai cose che non si conoscono: in due settimane di
tempo bisogna identificare un’eventuale mutazione e darle un significato (sano o malato), non ha
senso cercare mutazioni a significato incerto (cioè che poi non so se determinano o meno la
malattia).
Ci sono anche marcatori ematici che correlano con patologie cromosomiche, quindi non si
sfrutta solo un approccio cariotipico.
La diagnosi prenatale riguarda i test genetici che vengono fatti prima della nascita, sul DNA del
feto, ma c’è anche la possibilità di diagnosi neonatale (appena nato), dedicate più che altro a
patologie metaboliche; e test che si fanno sull’adulto (pre-sintomatici, di suscettibilità, di diagnosi,
etc); si possono fare anche post-mortem (il DNA rimane), nella genetica forense ad esempio. 211
Quando si fa una diagnosi prenatale?
preconcezionali: in base al rischio di una popolazione, cioè si vuole sapere se si è
✔screening
portatori di una variante causante patologia (entrambi gli individui di una coppia), per valutare il
rischio di trasmetterlo ai figli: SLA, fibrosi cistica, etc.
la valutazione del rischio di aneuploidie: se si sa di essere portatore di una aberrazione
✔per
cromosomica, come una traslocazione bilanciata, si può sapere che tipo di traslocazione ha
ereditato il feto, se è sano, portatore o malato con sindrome di Down.
studiare i casi di familiarità (se in una famiglia è diffusa una certa patologia, per valutare
✔per
se viene trasme