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A G
amminoacido. Dal punto di vista evolutivo, la prima divergenza ha determinato la
separazione delle catene ε-γ e δ-β, circa 200 milioni di anni fa, e successivamente le
diverse sequenze si sono diversificate, l’origine più recente è quella delle γ-globine.
All’interno della
superfamiglia è stato
ipotizzato che la prima
divergenza, risalente alla
comparsa dei mammiferi,
ha portato alla
differenziazione in catene
α e catene non-α,
successivamente è
avvenuta la divergenza tra
i membri delle due
famiglie.
In entrambe le famiglia
sequenza dei geni nel
cluster riflette l’ordine
con cui le sequenze sono espresse nelle diverse fasi dello sviluppo, come dimostrato
dall’Hb.
Infatti, la struttura di tale proteina è diversa nell’embrione, nel feto e dopo la
nascita. A seconda della fase dello sviluppo embrionale, fino all’8° settimana, l’Hb si
presenta in tre forme diverse e successive, ζ2-ε2, ζ2-γ2 e α2-ε2. L’Hb fetale ha
struttura α2-γ-, mentre quella adulta α2-β2.
La sequenzialità dell’espressione durante lo sviluppo dell’organismo è garantita da un
complesso meccanismo basato su una
sequenza a monte, costituita da una serie
di siti ipersensibili (facilmente clivabili con
DNAsi), che rappresentano la zona di
regolazione dell’espressione e per
esplicare la propria funzione devono
giustapporsi ai promotori a monte dei
singoli geni. L’ipotesi più plausibile prevede
che nel corso dello sviluppo, nei cluster
avvenga una giustapposizione dei diversi
siti ipersensibili con il promotore del 28
singolo gene da esprimere. La sequenza creata da questo avvicinamento, contese il
reclutamento e il legame dell’apparato trascrizionale. Se tale meccanismo di
regolazione non funziona correttamente si manifestano diverse condizioni
patologiche, come la persistenza dell’Hb fetale nell’adulto. È importante ricordare,
che nella fase adulta nel cluster β, sono accessi sia i geni delle β-globine che quelli
delle globine δ, che però sono espressi di meno e ciò è dovuto alla presenza di un
promotore debole per la catena δ.
Inoltre, i cluster delle due famiglie di globine, sono altamente soggetti a mutazioni
nella specie umana, che possono determinare l’insorgenza di patologia, come l’anemia
falciforme, dovuta ad una mutazione puntiforme nella catena β, che determina un
ripiegamento anomalo della catena stessa e conseguente mal funzionamento dell’Hb.
Infine, Nel cluster β, a causa della sua struttura e della presenza di sequenze
ripetute, sono frequenti eventi di crossing over ineguale, che provocano la
formazione di cromosomi con duplicazioni e altri con delezioni durante la meiosi.
Questi ultimi provocano la mancata espressione dei geni coinvolti nella delezione 29
L’epigenetica comprende tutti i meccanismi che mantengono diversi patterns di
espressione genica senza modificare la sequenza del DNA. Le modificazioni
epigenetiche sono caratterizzate da diversi livelli di complessità e comprendono la
metilazione, la modificazione degli istoni, il rimodellamento della cromatina e la
presenza di microRNA.
Il DNA può essere metilato da tre diversi enzimi, di cui due catalizzano l’aggiunta di
un gruppo metilico su atomi di azoto, con formazione di N-6metiladenina o N-
4metilcitosina. . il terzo enzima, invece, metila l’atomo di carbonio 5 a formare 5-
metilcitosina. La metilazione sul carbonio 5 della citosina è una modificazione
epigenetica ed è catalizzata dalla DNA metiltrasferasi. La metilazione, solitamente,
avviene nelle citosine della sequenza 5’-CpG-3’.
Il 70% dei dinucleotidi CpG è metilato,
ma la frequenza con cui appaiono nel
genoma è inferiore ad un quarto di
quella attesa. Ciò è probabilmente
dovuto al fatto che 5-metilcitosina
rappresenta una base ipermutabile, in
quanto può essere deamminata con conseguente deplezione delle isole CpG e
formazione di TpG.
I dinucleotidi CpG non sono distribuito casualmente nel genoma, me esistono delle
regioni in esso, definite isole CpG, che normalmente non sono metilate in tutti i tessuti
e che frequentemente si trovano nella regione del promotore di diversi geni. Se i
fattori di trascrizione sono disponibili, le modificazioni istoniche sono in uno stato
permissivo e l’isola CpG rimane in uno stato non metilato, il gene a valle di essa sarà
trascritto.
Lo stato di metilazione è mantenuto dall’azione delle DNA-metiltrasferasi (DNMT),
che catalizzano il trasferimento di un gruppo metile dal donatore di metili S-adenosil-
L-metionina (SAM) sul carbonio 5 dell’anello pirimidinico (SAM S-adenosil-
omocisteine, importante nella sintesi delle poliammine). Il pattern di metilazione è
ereditato di generazione in generazione attraverso un meccanismo post-replicativo.
Tale processo, detto metilazione di mantenimento, è catalizzato da DNMT specifiche
per il DNA emimetilato, generato durante la replicazione del DNA. Il periodo che
intercorre fra l’incorporazione della citosina nel filamento di DNA e la sua metilazione
è di circa un minuto, dovuto all’inaccessibilità al DNA a livello della forca di
replicazione. La metilazione di mantenimento è probabilmente implicata nel ristabilire
non solo il pattern originale di metilazione, ma anche la struttura della cromatina e la
30
formazione dei nucleosomi. Nel processo sono stati descritti diversi tipi di DNMT,
come la DNMT1 (1500 aa), che è la principale metiltrasferasi e consiste di un dominio
conservato ad attività metiltrasferasica, un dominio regolatorio e siti di legame ad
altre proteine, fra cui DNMT3a, DNMT3b, Rb e le istone-deacetilasi (HDAC1 e 2).
Inoltre, tale enzima è coinvolto anche nell’inattivazione del cromosoma X e nei
imprinting
processi di genomico.
vitro
In si può indurre una condizione di emi-/ipo-metilazione, utilizzando la 5’-
azacitidina, analogo della citosina non riconosciuto dalla DNMT1 ( 50% di
metilazione in meno) o l’etionina (cancerogeno), analogo della metionina, che
legandosi all’adenosina riduce la disponibilità di SAM e quindi la metilazione
genomica.
Oltre alla metilazione di mantenimento, nello sviluppo embrionale è stato evidenziato
de novo
un processo di metilazione , catalizzato da DNMT3a e DNMT3b. Tale
processo è stato, poi, rilevato anche nei tessuti adulti. In particolare, sia nel feto che
dopo la nascita, durante il differenziamento delle cellule germinali nelle ovaie e nei
de novo
testicoli, la metilazione è necessaria a ristabilire i pattern di metilazione
genomica, rimossi nelle cellule germinali primordiali. Il DNA dei gameti maturi
presenta pattern sesso- e gene-specifici di metilazione, con un livello totale che
risulta inferiore negli oociti che negli spermatozoi. Tuttavia, i pattern di metilazione
stabili durante la gametogenesi sono soggetti a cambiamenti drammatici dopo la
fecondazione. Infatti, il grado di metilazione nello zigote di 8 cellule corrisponde ad
una combinazione del DNA materno ipometilato e del DNA paterno metilato,
successivamente fra tale stadio e quello di blastocisti si assiste ad una riduzione
globale nel grado di metilazione sia del DNA materno che, e soprattutto, di quello
paterno. La maggior parte del DNA delle cellule della blastocisti risulta non metilato e
ciò potrebbe essere dovuto alla mancanza del donatore di metili SAM nell’embrione.
de novo
In seguito, l’embrione subisce un processo di metilazione e durante la fase di
gastrulazione il grado di metilazione del DNA corrisponde ai livelli, che caratterizzano
l’animale adulto (la metilazione prosegue anche dopo lo stadio di gastrula).
Le cellule germinali, comunque, presentano un grado di metilazione differente da
quello delle cellule somatiche. In particolare, nelle cellule germinali maschili, e
soprattutto negli spermatociti, oltra all’RNA di 5.2Kb, che codifica per la DNMT
presente in tutte le cellule, è presente un trascritto di 6.2Kb, che sembra essere
responsabile della maggior metilazione negli spermatozoi rispetto gli oociti. 31
Il tasso di
In generale, il pattern di metilazione delle cellule nell’adulto è metilazione si
caratterizzato dalla completa metilazione dei geni inattivi e dalla misura con l’utilizzo
ipometilazione dei geni trascrizionalmente attivi. di Ab anti-5-
La metilazione determina silenziamento genico, bloccando metilcitosina
direttamente il legame dei fattori di trascrizione al DNA o
attraverso il riconoscimento della 5-metilcitosina da parte di una famiglia di proteine,
altamente conservate, le methyl-CpG binding domain (MBD). Il meccanismo di
silenziamento dovuto all’inibizione del legame dei fattori di trascrizione caso, è stato
messo in discussione dalla dimostrazione che il fattore di trascrizione Sp1,
generalmente associato ai geni housekeeping, lega il DNA e attiva la trascrizione,
consesus
anche quando la è metilata. Ciò ha suggerito la possibilità che il legame di
Sp1 al DNA ne previene la metilazione.
Per quanto riguarda le MBD, la prima ad essere stata individuata è stata la MeCP2
(466aa; 52Kb), una proteina multidominio, contenente un dominio di legame ai
dinucleotidi CpG metilati e uno di repressione della trascrizione genica (TRD). Tale
proteina è reclutata a livello delle regioni metilate del genoma, dove interagisce con un
complesso, contenente il co-repressore Sin3, e con le istone-deacetilasi, che
aumentano la compattezza della cromatina, inducendo il silenziamento genico.
Sono stati proposti anche modelli HDAC- La rimozione dei gruppi acetili
indipendenti, secondo cui il legame delle MBD può dagli istoni ad opera delle HDAC,
provocare rimodellamento locale della struttura aumenta la carica positiva degli
della cromatina, rivestire i siti d’accesso al genoma, istoni (Lys non coperte dai gruppi
impedendo il legame del complesso trascrittasico, e acetili), determinando una
sequestrare i fattori di trascrizione, maggior “avvolgimento” della
prevendendone la funzione. cromatina su di essi.
Nonostante le funzioni molecolari della MeCP2 non 32
sono ancora note, è stato dimostrato che essa è necessaria nei neuroni affinché ci sia
una normale funzionalità cerebrale. Infatti, mutazioni nel gene di tale proteina sono
all’origine della sindrome di Ret umana (RTT) e causano un fenotipo RTT-simile nei
topi. Tale sindrome è un disordine neurologico progressivo, che riguarda quasi
esclusivamente le donne, che risultano eterozigoti per mutazioni inattivanti il gene X-
linked MeCP