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GRAFICO SLIDE
Ci sono dei prodotti di lusso che sono comprati anche perché sono esclusivi e quindi che poche persone possono
permettersi, se questo diventa più accessibile allora la clientela non è più interessata a quel prodotto.
Quindi per questi non vale questa relazione prezzo-quantità.
Il prezzo in uenza le quantità.
A parità di prezzo la quantità domanda di un certo prodotto è in uenzata da altro:
• In una fase di crisi economica, quindi riduzione dei redditi, si avranno meno redditi per i consumi; se c’è meno
ricchezza, ci saranno meno opportunità di consumo.
• Gli investimenti in pubblicità delle imprese servono per stimolare i consumi e far si che la curva di domanda si
sposti, a parità di prezzo siamo più stimolati a consumare.
• La domanda dipende dai prezzi dei beni fungibili e complementari
Un’impresa che osserva questa relazione è tentata ad aumentare il prezzo perché alzandolo ha un vantaggio nei
ricavi. Il problema è che l’aumento dei prezzi porta ad una riduzione della domanda.
Quale dei due e etti vince?
Lo possiamo stimare facendo dei ragionamenti.
Ci si chiede come varierà la domanda all’aumento del prezzo? O viceversa con l’abbassamento del prezzo?
La risposta è l’elasticità della domanda rispetto al prezzo. L’elasticità indica la sensibilità della domanda alle
variazioni del prezzo.
Ci possono essere dei prodotti dove una variazione di prezzo non porta una variazione della quantità domandata, la
domanda è anelastica o poco sensibile. Questo vale per beni di prima necessità e di largo consumo.
Ci sono dei prodotti in cui a variazione di prezzo corrisponde una variazione signi cativa nella quantità domandata e
qui si vede l’elasticità. Parliamo di variazione percentuale perché questa variazione non è assoluta. La variazione è
data dalla variazione assoluta tra la domanda e la corrispondete variazione percentuale del prezzo.
Questa si indica sempre con un valore assoluto, avrebbe sempre un segno meno.
Se il numero è inferiore a 1: domanda anelastica
Se numero superiore a 1: domanda elastica, la quantità domandata è quindi molto reattiva.
L’elasticità della domanda di regola varia lungo la curva di domanda, la variazione di prezzi non ha sempre lo stesso
impatto.
Le scelte di prezzo come vengono fatte? Ci sono 3 elementi fondamentali:
1) Costi di produzione, applicato un prezzo che permette all’impresa di recuperare i costi e anche un margine di
pro tto. Le imprese fanno un’analisi dei costi. I costi aziendali si classi cano in ssi e variabili.
2) Concorrenti: la decisione di prezzo deve avvenire anche osservando i concorrenti del settore.
3) Domanda: quanto il cliente è disposto a pagare per questo prodotto?
L’impresa può anche o rire un prodotto unico ma ci si chiede se il cliente pagherebbe questo costo. Ci sarebbe da
osservare il ciclo di vita del prodotto, la sua stagionalità e le condizioni economiche
Scelte di dimensionamento della capacità produttiva, le scelte che riguardano la dimensione dell’attività aziendale.
Una delle domande chiave che l’imprenditore deve porsi è il quanto deve essere grande la sua attività?
Ci sono settori in cui la dimensione media dei settori è molto grande (es. chimico, farmaceutico...), in altri invece
hanno successo anche aziende di dimensioni più piccole e quindi cerchiamo di capire quanto è importante la
dimensione.
Ci sono dei fenomeni che spiegano perché una grande dimensione comporta dei vantaggi competitivi per le
imprese.
La dimensione dell’impresa si può valutare in vari modi: il numero dei dipendenti, i fatturati, i ricavi, il totale degli
investimenti. Le piccole imprese sono quelle con meno di 50 dipendenti. Le PMI (piccole e medie imprese) hanno
meno di 250 dipendenti. Ci sono poi le microimprese con meno di 10 dipendenti.
La capacità produttiva
indica il numero massimo di prodotti e servizi che l’impresa può realizzare in un certo arco temporale. Diverso è il
grado e ettivo di uso della capacità produttiva, il rapporto tra la produzione e ettiva e il numero massimo di prodotti
che potresti realizzare. Gli esempi si riferiscono sempre all’attività manifatturiera. La capacità produttiva in realtà
esiste in ogni tipo di impresa, anche in imprese di servizi.
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Economie di scala
Le economie di scala sono le riduzioni di costi unitari che si ottengono al crescere della capacità produttiva
dell’azienda.
Aumentando la scala, il costo unitario del prodotto si riduce.
A parità di condizioni, consideriamo due capacità produttive uguali. Se il costo unitario di produzioni è più basso c’è
un fenomeno di economia di scala.
Fonti delle economie di scala
1) Indivisibilità di alcuni componenti: ci sono componenti indivisibili che non si possono ridurre ma hanno dei costi
ssi, è quindi più e ciente usarli per un numero maggiore di prodotto o clienti se c’è bisogno di sostenere dei costi,
questi componenti indivisibili devono lo us per un numero maggiore di clienti
2) Gli impianti più grandi sono più e cienti perché fanno maggiore specializzazione delle materie impiegate. I vari
collaboratori si specializzano in materie più speci che.
3) Maggiore e cienza degli impianti di maggiori dimensioni
4) Minori costi di acquisti derivanti da una maggiore forza contrattuale
Secondo tipo di economie: economie di saturazione della capacità produttiva dette anche assorbenza di costi ssi.
I costi aziendali si possono classi care in vari modi:
Costi ssi:
• sono i costi che non variano al variare delle quantità prodotte (es. canone di locazione). Questo entro
certi limiti
Costi variabili:
• sono i costi che variano alle quantità prodotte, ad ex. materia prima
All’aumentare del grado di sfruttamento della capacità produttiva, il costo sso è ripartito su un numero maggiore di
output e questo determina la riduzione del costo medio unitario.
Le economie di saturazione della capacità produttiva sono le riduzioni del costo medio unitario determinate dal
maggior sfruttamento della capacità produttiva.
VEDO Gra co delle economie di assorbimento della capacità produttiva. Nel gra co è rappresentato il costo unitario
e quindi per fare un singolo vestito serve la stessa quantità di sto a; qualsiasi numero ne facciamo, la sto a per un
vestito è lo stesso.
È identico ai gra ci di prima, in quelli precedenti si vedono i costi unitari e in questo i costi unitari.
Si deve distinguere da:
• Impianti più grandi, economie di scala
• Maggiori volumi di produzione, economie di saturazione della capacità produttiva
Economie di apprendimento o di esperienza
Sono le riduzioni di costi unitari degli output, grazie all’accumulo di esperienza. Si realizzano ogniqualvolta si
producono quantità aggiuntive di beni.
Con e etto esperienza si intende il numero cumulato di prodotti no alla data considerata.
Come si rilevano queste economie?
Lo studio è di osservare quale fosse il costo unitario di produzione quando sia aveva una produzione cumulata.
Lo studio è fatto sulla produzione di aerei.
Si vede una cura di esperienza; l’impresa impara.
Si diventa più abili nel fare l’attività, ripetendo lo stesso procedimento.
Inoltre, sono migliori le selezioni delle risorse produttive.
C’è anche un migliore coordinamento dei lavori e dei vari reparti con anche maggiore programmabilità dell’attività.
Un’impresa scopre anche dei modi nuovi per sempli care i processi di lavorazione.
Analisi costi volumi risultati (break-even analisi o del punto di pareggio)
È un modello che ci permette di analizzare la relazione tra la struttura dei costi di un’impresa, volumi d produzione e
risultati ottenuti (redditi).
La struttura dei costi è il mix costi ssi e costi variabili. Come varia l’incidenza sul sso e del variabile sul totale?
Questo dipende dall’impresa che analizziamo. Pagina 15 di 20
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I costi variabili totali di un’impresa sono dati dal costo variabile unitario per il numero di prodotti.
Costo variabile totale= costo variabile unitario*quantità
Il costo variabile unitario è il coe ciente della retta dei costi variabili totali.
I costi totali sono la somma dei costi variabili e dei costi ssi; questi
Margine di contribuzione
Margine che residua dopo la copertura dei costi variabili ed è perciò il margine disponibile per la copertura dei costi
ssi.
Ogni incremento unitario dei livelli di attività, i costi variabili crescono di un ammontare costante
A fronte di ogni incremento. GUARDO SLIDES TUTTI I GRAFICI
Break even point punto in cui i ricavi eguagliano i costi e quindi l’impresa è in pareggio. Al di sotto l’impresa è in
➜il
perdita e al di sopra l’impresa ha del pro tto.
Mi devo chiedere, dati i costi, di quanti clienti si ha bisogno per andare in pari.
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28 novembre
Il punto di pareggio
il modello di analisi del punto di pareggio ci permette di analizzare la relazione esistente tra la struttura dei costi di
un'impresa(inteso come mix costi ssi-costi variabili), i volumi e i risultati (cioè i redditi conseguiti). L'applicazione di
questo modello si basa sulla distinzione dei costi in ssi e variabili.
I costi ssi sono quelli che non variano al variare delle quantità prodotte e vendute, es stipendio e a tto. I costi
variabili variano al variare delle quantità prodotte e vendute, es materie prime.
Come si calcola questo punto di pareggio? Serve un'unica informazione, ovvero ricavi - costi = reddito,
dove i ricavi sono:
P x Q (prezzo per quantità) - (CV +CF) = reddito
P x Q- CV unit x Q- CF = reddito = 0 = 50mila
P x Q- CV unit x Q = CF + 50mila
P x Q = CV unit x 0 = CF
(P - CVu ) x Q = CF + 50 mila Q = CF + 50mila / P - CVu × CT = CV tot + CF
La di erenza prezzo - costo variabile è il margine di contribuzione, ciò che rimane dopo aver coperto i costi variabili.
Questo margine che residua contribuisce alla copertura dei costi ssi e alla formazione dell'utile. Ogni prodotto e
servizio è un piccolo contributo a coprire tutti i costi ssi, è una grandezza fondamentale da monitorare.
MDCunit = p - CVu MDC = Ricavi totali - costi variabili
MDCunit x Q = (p - CVu) x Q
Il punto di pareggio è espresso in quantità (qual è la quantità di