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DISSIMULATIO

Questa virtus religiosa romana si imparenta con il nostro concetto di tolleranza? A Fabrizio Canfora dobbiamo la riscoperta più nota e più efficace di questa disputa, intitolando il suo saggio introduttivo Di un'antica controversia sulla tolleranza e sull'intolleranza.

Roma non conosce il nostro concetto di "tolleranza": gli antichi non ne conoscevano né il risvolto libertario di Voltaire né quello repressivo di Marcuse. I Romani erano allarmati di fronte a tutto ciò che era novum e alienum, non avevano una parola né specifica né positiva per indicare la nostra "tolleranza".

In latino c'era tolerantia (→ "capacità di sopportazione"), ma essa era propria della sfera individuale ed etica: era una delle ramificazioni della virtù cardinale della fortitudo (→ "fortezza d'animo", "coraggio").

Inoltre, la parola latina tolerantia

configura quasi una contraddizione linguistica: infatti, essa deriva dal verbotollere, che indica un movimento verso il basso, un “rivolgersi a un inferiore”. I Romani ricorrevano, quindi, a una parola suppletiva di segno negativo: dissimulatio (→ “comportamento che nasconde, tace”), che fu censurata dalla coscienza dei Cristiani, i quali da un lato distinguevano la sfera del sacro da quella del profano, dall’altro non transigevano sulla coerenza tra la professione di fede e la sua manifestazione pubblica. Dissimulatio è la parola del compromesso e dell’accomodamento attorno a cui ruota lo scontro tra Simmaco e Ambrogio, invocata dal primo e contestata dal secondo, il quale l’accoppia a coniventia, altro termine negativo che significa “l’atto di chiudere gli occhi” e quindi “l’essere indulgenti”. Tutto il contrario di quello che esigeva Ambrogio, per il quale l’indulgenza e la tolleranza erano.

Incompatibili con lo zelo della fede e della devozione. In conclusione, il vescovo non può né tollerare né fingere di non sapere, e così la Chiesa definirà la "tolleranza" permissio negativa mali, ovvero una concessione negativa, una resa al male. Gli studiosi si chiedono se dietro a questa disputa fosse in gioco solo lo scontro tra la nuova e la vecchia religione; oppure se invece più plausibilmente Ambrogio non si servisse delle stesse controdeduzioni teologiche e bibliche per un preciso disegno: l'Impero romano con l'Impero cristiano.

QUID NUNC? "Vi è un diretto rapporto tra il trionfo del cristianesimo e la decadenza dell'Impero romano", d'altra parte era inevitabile che lo Stato trascinasse nella sua fine quella religione con la quale si era identificato. La storia, ripetendosi, potrebbe riguardare anche i nostri tempi: è la tesi di Maurice Bellet, per il quale il cristianesimo (->

inteso come sistema religioso) è destinato a tramontare con l'età moderna perché è legato da un rapporto di interdipendenza. L'"intolleranza" è intrinseca al messaggio biblico e rivelativo, oppure è un portato storico-politico della Chiesa postcostantiniana? Il pluralismo religioso rivendicato da Simmaco va giudicato come fenomeno residuale destinato a riassorbirsi, oppure come ricchezza che lo stesso cristianesimo di Ambrogio avrebbe potuto ereditare con spirito inclusivo e "politeistico"? Una riflessione viene da una pagina di Josif Brodskij: una delle cose più tristi mai emerse nel corso della nostra civiltà è stato il confronto tra il politeismo greco-romano e il monoteismo cristiano, con le note conseguenze. Né intellettualmente né spiritualmente questo confronto era davvero necessario. Temo che il destino della nozione politeistica del tempo, in mano al monoteismo cristiano,

Rappresenti il primo stadio della fuga del genere umano dal senso di arbitrarietà dell'esistenza verso la trappola del determinismo storico. Una posizione, questa, consonante con la sapienza classica, dalla quale abbiamo appreso che il dio ignoto unisce e che le religioni dividono; ma dalla rivelazione cristiana abbiamo appreso che un dio noto può soppiantare il dio ignoto: una novità che sconfessa ogni patto e che smaschera ogni infingimento.

CRONOLOGIA a cura di Antonio Ziosi

313 A Milano, i due Augusti imperatori Costantino e Licinio promulgano alcune norme in materia di politica religiosa (Editto di Milano). Viene esteso all'Occidente l'Editto di Serdica di Galerio (311), è riconosciuta la libertà di coscienza e dunque l'aliceità della religione cristiana, vengono pattuite riparazioni per i danni subiti durante le persecuzioni e restituiti chiese, cimiteri e beni precedentemente confiscati.

313 - 321 Rivoluzione tributaria e

religiosa di Costantino nella pars occidentale dell'Impero: è riconosciuta una chiesa ufficiale e "universale" i cui clerici godono di particolari privilegi e immunità. 325 Concilio di Nicea: primo concilio ecumenico nella storia della Chiesa, al quale prende parte Costantino e dove viene definita l'ortodossia cattolica e condannata l'eresia ariana. Definitiva organizzazione episcopale della Chiesa e stesura del Simbolo Niceno. 337 Muore Costantino, sepolto come "istapolo" (→ con dignità pari agli Apostoli) nel mausoleo che si era fatto edificare accanto alla chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, nuova capitale imperiale dal 330. L'esercito acclama Cesari i tre figli di Costantino superstiti: Costantino II, Costante, Costanzo II. Costante sconfiggerà e ucciderà Costantino II nel 340 e sarà ucciso a sua volta dal ribelle Magnenzio in Gallia nel 350. Unico legittimo Augusto rimarrà Costanzo.

II.339 A Treviri nasce Aurelio Ambrogio.

340 ca. Nasce Quinto Aurelio Simmaco.

354 A Tagaste nasce Aurelio Agostino.

355 Concilio di Milano, favorevole agli ariani, al quale presenzia Costanzo II, oppostosi ad Atanasio, vescovo niceno di Alessandria. Aussenzio è nominato vescovo di Milano. Costanzo II emana un editto che sancisce la chiusura di tutti i templi pagani, la condanna a morte per chi pratica idolatria, magia e arti divinatorie, il divieto di querelare un religioso davanti a giudici ordinari.

Flavio Claudio Giuliano è nominato Cesare da Costanzo II, con mandato su Gallia e Britannia per combattere Franchi e Alamanni. Egli diverrà celebre come Giuliano l'Apostata.

357 Costanzo II fa rimuovere dalla curia Iulia l'altare della Vittoria che Augusto aveva fatto collocare nel giorno del suo ritorno dall'Egitto, ai piedi della statua della dea Vittoria.

361 Muore Costanzo II. Rimasto unico Augusto, Giuliano, l'imperatore filosofo, avvia una

politica di restaurazione dei culti pagani e riforma efficacemente il sistema tributario e amministrativo. Durante il suo dominio ha luogo la ricollocazione dell'altare della Vittoria nella curia Iulia.

Antiochia diviene la capitale giulianea dell'Impero. Per un editto di Giuliano, i retori, i filosofi e i grammatici cristiani sono interdetti dall'insegnamento nelle scuole.

Giuliano muore durante una campagna contro i Persiani. Gli succede il cristiano Gioviano, che revoca i provvedimenti anticristiani.

Alla morte di Giuliano, diviene imperatore Valentiniano I che, da Treviri, regna sull'Occidente, mentre il fratello Valente, di fede ariana, regna sull'Oriente. Valentiniano persegue tuttavia una imparziale politica di tolleranza verso i pagani.

Graziano, giovane figlio di Valentiniano, fedele all'ortodossia nicena, è cooptato come terzo Augusto.

Valentiniano I promulga norme che vietano agli ecclesiastici di ricevere eredità.

E donazioni e impongono la rinunzia al patrimonio familiare ai sacerdoti cristiani esonerati dall'onus curiale (→ l'obbligo per i membri della curia di amministrare la città a proprie spese, dal quale erano esclusi i senatori e i vescovi).374 Ambrogio è eletto vescovo di Milano alla morte del vescovo ariano Aussenzio.375 Morte di Valentiniano I a Brigenzio; gli succede il figlio sedicenne Graziano. Le truppe dell'Illiria gli affiancano come Augusto l'altro figlio di Valentiniano, Valentiniano II; sarà imperatore a Milano al tempo della disputa tra Simmaco e Ambrogio sull'altare della Vittoria.377 - 378 Ambrogio scrive il De virginibus e il De virginitate, dove attacca le vestali.379 Morto Valente nella disfatta romana di Adrianopoli contro i Goti, Graziano nomina Augusto per l'Oriente il generale iberico Teodosio.380 Editto di Tessalonica. Teodosio ingiunge ai popoli da lui dominati di conformarsi al suo credo: il

niceno è dichiarato religione ufficiale dell'Impero e gli altri culti sono proscritti. 381-383 Legislazione antipagana di Teodosio. Divieto di compiere sacrifici e pratiche divinatorie; gli apostati sono privati del diritto di testimoniare e di ereditare. 382 Graziano, influenzato da Ambrogio, emana le disposizioni antipagane che sono al centro della disputa sull'altare della Vittoria. Sono soppressi i finanziamenti statali al culto pagano, i privilegi tributari e il diritto di eredità per sacerdoti e vestali, confiscati i fondi posseduti dai templi, aboliti i contributi per le feste pagane. Viene ordinata infine la rimozione dell'altare della Vittoria dalla curia. Graziano rinuncia inoltre alla carica pagana di Pontifex Maximus, ricoperta, da Augusto in avanti, da tutti gli imperatori. Immediata la reazione del Senato: Simmaco da Roma si reca a Milano per protestare contro tali provvedimenti, ma non viene nemmeno ricevuto dall'imperatore.forse su pressione di Ambrogio.383 Graziano è ucciso a Lione dall'usurpatore spagnolo Magno Massimo, anch'egli sostenitore dell'ortodossia nicena. Gli succede il dodicenne fratellastro Valentiniano II, sotto la tutela della madre Giustina, ariana e avversa ad Ambrogio, e del magister militium Flavio Bauto. Ai disordini seguiti alla rivolta di Massimo si riferisce Simmaco, così come alla carestia che segue la morte di Graziano. Per la precarietà della sua posizione, Valentiniano II deve appoggiarsi a tutte le forze del suo dominio, compresi i pagani. In mano a loro sono, infatti, le cariche più importanti, sia civili, sia militari. In Oriente, Teodosio coopta il figlio maggiore Flavio Arcadio, destinatario della Relatio tertia di Simmaco.383 – 385 Simmaco praefectus urbi.384 Decreto imperiale, su sollecitazione del praefectus praetorio d'Italia, il pagano Vettio Agorio Pretestato, contro coloro che si erano sottratti da templi.

Pagani in seguito ai provvedimenti grazianei. Agostino è esaminato da Simmaco per la cattedra di retorica a Milano. Una seconda legislazione di senatori pagani, guidati da Simmaco, princeps senatus, si reca alla corte imperiale.

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
16 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher micolprencipe di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Biavaschi Paola.