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CONCETTI E PROBLEMI GENERALI

La controversia della storia antica

La storia politica è un'invenzione di vecchia data che risale ai greci, mentre la storia dell'economia è una scoperta del XIX secolo, anche se già precedentemente aveva suscitato interesse: infatti, nel 1817 August Boeckh pubblicò la sua grande opera sull'economia politica degli ateniesi, Die Staatshaushaktung der Athener, anche se questi lavori non ebbero alcuna influenza immediata sugli storici dell'antichità.

La storia economica rimase per un certo periodo un campo a sé, così uno dei più illustri storici della Grecia, George Grote, poté scrivere una History of Greece (1846-1856), in cui le questioni economiche occupavano solo un posto molto modesto e non erano oggetto di ricerca sistematica. Eppure Grote si trovava in una posizione adatta per vederne l'importanza, sia pure dal punto di vista del liberalismo inglese.

presentò il problema di come la nuova dimensione economica dovesse essere integrata nella storia della Grecia. Il primo tentativo si ebbe verso la fine del XIX secolo ed è legato ai nomi di alcuni storici filologi tedeschi, Eduard Meyer, Julius Beloch e Georg Bustolt. Alcuni economisti tedeschi del XIX secolo avevano elaborato alcune teorie che miravano a riassumere a grandi linee l'evoluzione economica dell'uomo attraverso la storia: essi si servivano del concetto di stadi di sviluppo attraverso cui sarebbe passata la storia dell'umanità. Così, uno di loro, Karl Bücher, ne "La genesi dell'economia nazionale" (1893), riconosceva l'esistenza di tre stadi dell'evoluzione economica, che corrispondevano grossomodo alle tre grandi divisioni della storia: 1. L'economia domestica chiusa → l'antichità; 2. L'economia urbana → il Medioevo; 3. L'economia nazionale → il mondo moderno. Questo schema,

Però, non poteva reggere alla prova dei fatti, soprattutto per quanto riguardava l'antichità. Eduard Meyer e gli altri storici tedeschi si adoperarono a distruggere questo schema e a sostituirvi una visione più "realistica" dell'economia greca antica. La loro intenzione era quella scrivere una storia greca che fosse più "moderna" di ciò che fin a quel momento era stato prodotto, ma li portò diritto a un nuovo errore: come la loro concezione della storia politica della Grecia era distorta dall'interesse dominante, caratteristico dei tedeschi di allora (→ per il problema dell'unità nazionale), così l'immagine che costoro diedero della storia economica greca rispecchiava più o meno fedelmente lo sviluppo economico dell'Europa moderna. I concetti e la terminologia della storia economica dell'epoca venivano da loro applicati più o meno letteralmente al mondo greco.

Secondo loro, il mondo greco avrebbe conosciuto un notevole sviluppo dell'industria e del commercio, caratterizzato dall'espansione di una produzione e di scambi di tipo capitalistico e dalla nascita di un'economia monetaria. Già allora, il vecchio regime economico basato sulla terra era condannato a morte, le vecchie aristocrazie della terra venivano sostituite dalle aristocrazie del denaro, i proprietari terrieri cedevano il posto agli "industriali" e ai commercianti. La storia politica della Grecia veniva reinterpretata alla luce di una rivoluzione economica e delle sue presunte conseguenze sociali. Agli Stati greci venivano attribuite preoccupazioni commerciali di un tipo molto moderno. Karl Bücher rispose come meglio poté all'attacco degli storici della Grecia, rilevando numerose lacune e difetti nelle tesi dei suoi avversari, che si basavano su un impiego soggettivo delle fonti antiche. Questo, però, non avvalorò la sua.interpretazione dell'economia antica. Il dibattito era stato impostato male e da allora non ha mai cessato di risentire gli effetti di quella falsa partenza, tanto più che il prestigio e l'autorità degli storici tedeschi sono spesso riusciti a imporre una visione dell'economia greca che è insostenibile. L'errore fondamentale commesso sia da Bücher che da Meyer stava nei termini i cui veniva impostato il dibattito, infatti si riduceva il problema alla semplice alternativa: l'economia greca era moderna o primitiva? Ambedue le parti della controversia partivano dalla premessa che l'evoluzione economica fosse un processo unilaterale che in teoria seguiva una curva regolare e non necessariamente continua. Nello studio dell'economia greca si trattava dunque di determinare quale punto di questa curva avesse raggiunto; a seconda della risposta che si dava, l'economia greca veniva definita primitiva o moderna, oppure le veniva

assegnato uno studio intermedio. La domanda fondamentale se fosse possibile o no studiare l'economia greca in modo isolato e servendosi di concetti creati per il mondo moderno non veniva neppure sollevata. Per uscire da questa situazione di stallo, era necessario trovare un nuovo punto di partenza: il grande sociologo Max Weber aprirà la strada che portò a una migliore comprensione del posto occupato dall'"economia" nella storia greca. Egli respinse in partenza la falsa alternativa "modernismo/primitivismo" ed affrontò il problema dal punto di vista delle istituzioni, sottolineando i caratteri peculiari della storia greca; il suo scopo era quello di definire la città greca antica in contrapposizione alla città medievale. La città greca era un'aristocrazia di guerrieri e marinai; era una città di consumatori, mentre la città medievale era una città di produttori. Ad esempio: Firenze, XIV secolo

→ il cittadino esercitava la sua sovranità sulla campagna (→ contado) ed era tale in• quanto apparteneva a una delle arti ed esercitava la sua parte di potere attraverso di essa.

Atene → i calderai, i vasai e i commercianti, se erano cittadini, dovevano la loro cittadinanza al fatto di• essere nati da un cittadino e dalla figlia di un cittadino, e di essere debitamente registrati e riconosciuti nelle loro fratrie e nei loro demi.

Weber sottolineò in particolare il ruolo della guerra nella storia greca: la democrazia greca redistribuiva ai suoi membri i proventi di guerra; queste idee di Weber furono accolte e sviluppate da Johannes Hasebroek in due opere pubblicate a Tubinga:

  • Stato e commercio nella Grecia antica (1928) → più importante dal punto di vista teorico;
  • Storia dell’economia e della società greca fino alle guerre persiane (1931).

Hasebroek spostò il dibattito dal piano delle forme e dell’estensione

dell'attività economica a quello dei rapporti tra l'economia e la vita politica della città greca. Secondo lui, non poteva esistere nelle città greche una politica economica nel senso moderno del termine perché non esisteva un commercio o un'industria "nazionale" a causa del notevole ruolo che nell'attività economica svolgevano gli stranieri, i quali non avevano accesso al potere politico nelle città. I cittadini si riservavano il monopolio della proprietà terriera, e le altre attività economiche erano lasciate in gran parte agli stranieri. Gli Stati greci si limitavano ad assicurarsi l'importazione di prodotti essenziali per la vita della città; i cittadini contavano solo come consumatori, non come produttori, e lo Stato si preoccupava delle proprie entrate, che queste venivano assicurate per mezzo di imposte sull'attività economica o attraverso le diverse forme della guerra e.

Della dominazione su altri Stati. In sostanza, Weber e Hasebroek portarono il dibattito dal livello dei fatti e delle forme economici in astratto a quello dei rapporti tra l'economia e le istituzioni della città greca: non si poteva studiare correttamente l'economia greca al di fuori dell'ambito della città.

I libri di Hasenbroek, però, fecero scandalo e diedero nuovo impeto alla controversia tra "modernisti" e "primitivisti". Dopo Hasenbroek, criticato per un eccessivo schematismo, nella nostra conoscenza dell'economia greca, i problemi fondamentali sono stati spesso trascurati e non è stata proposta alcuna teoria complessiva che sostituisse la sua.

Bisogna tuttavia segnalare l'opera dello storico e antropologo ungherese-americano Karl Polanyi come occupante un posto a sé: infatti, le idee di Polanyi segnano un importante passo avanti nel modo di affrontare lo studio dell'economia in società.

diverse da quelle moderne, e ci possono fornire un utile punto di partenza per alcune considerazioni generali.

Polanyi faceva una distinzione tra società moderne e altre società:

Nelle società moderne, l'economia si è "liberata" ed "emancipata" → è diventata una sfera autonoma e per questo è possibile studiarla isolatamente, servendosi di concetti che sono stati creati per essa sola; l'economia è un campo che obbedisce alle sue leggi.

In altre società, in particolare in quelle "primitive" e arcaiche, l'economia è sempre più o meno "integrata" alla società e a tutte le sue istituzioni → essa non costituisce un campo separato, riconosciuto e organizzato come tale nella società in questione; non è dunque possibile studiarla isolatamente, poiché non ha un'esistenza indipendente e il suo funzionamento

è costantemente sotto l'influenza difattori sociali di tipo non economico; ne discende che per studiare il posto occupato dall'economia inuna società di questo tipo, non si possono usare i concetti e la terminologia propri delle economiemoderne, perché questi sono applicabili solo al mondo per cui sono stati creati. Per sostituire i moderni concetti economici nello studio di altre società, Polanyi propose quattro schemi per mezzodei quali sarebbe stato possibile capire la circolazione e la distribuzione dei beni in queste società:
  • Reciprocità
  • Redistribuzione
  • Scambi per mezzo del commercio
  • Economia domestica
Non bisogna, però, attribuire un valore assoluto a questi quattro schemi o tentare di applicarli sistematicamentealla storia greca. Invece, la distinzione fatta da Polanyi tra economie autonome rispetto alle loro società edeconomie più o meno integrate ad essa è fondamentale: essa rende esplicito.ciò a cui tendeva l'analisi di Weber e di Hasebroek, ovvero l'impossibilità di studiare l'economia greca isolatamente, prescindendo dall'intelaiatura sociale e istituzionale.
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
40 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher micolprencipe di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Biavaschi Paola.